CARA MINISTRA AZZOLINA, NON MI FACCIA FARE LA MAESTRA DIGITALE A VITA. LA DIDATTICA E’ UN’ALTRA STORIA

martedì 28th, aprile 2020 / 11:30
CARA MINISTRA AZZOLINA, NON MI FACCIA FARE LA MAESTRA DIGITALE A VITA. LA DIDATTICA E’ UN’ALTRA STORIA
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E’ un periodo difficile quello attuale, una fase dove ognuno di noi  cerca certezze e punti fissi per evitare di continuare a brancolare nel buio dell’ignoto nel quale si è inabissato.

Purtroppo però la parola  certezza non può essere usata con facilità in questo momento e ci si aggrappa quindi a quel pizzico di conoscenze che abbiamo per convivere con la situazione tirando avanti,  intravedendo spiragli di possibilità e  alternative decodificando quelle voci autorevoli che ci hanno guidato fino a qua.

Una settimana fa la  ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è intervenuta  durante trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio tenendo testa  al virologo Burioni, il quale affermava che le decisioni politiche non possono essere prese dalla scienza poiché non le appartengono, ma devono essere prerogativa di chi gestisce la res publica .

Azzolina ha saggiamente ribadito che in questo momento la politica non può prendere decisioni autonome riguardo alla ripresa di qualsiasi tipo di attività senza che prima le autorità sanitarie non abbiano ben chiarito quale sarà il decorso del virus nei mesi a venire. La chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, avvenuta lo scorso marzo è stata una scelta obbligata, doverosa e saggia per il contenimento della pandemia; i luoghi deputati all’ istruzione potevano essere un bacino pericoloso per il proliferare del virus e quindi provocare un’impennata dei contagi. Le attività didattiche verranno riprese soltanto quando saranno messi in atto tutti i protocolli di sicurezza atti a  garantire a docenti ed alunni sia il  diritto alla tutela della salute che  il diritto all’istruzione.

In una manciata di minuti la Ministra ha illustrato i possibili scenari che si potrebbero prospettare nei mesi a venire in relazione alle attività scolastiche e ha colto l’occasione per ringraziare ampiamente tutto il personale docente e scolastico  che si è dimostrato resiliente e capace nell’affrontare  questo momento di emergenza sanitaria, economica e sociale attivando in maniera esemplare tutte le varie strategie che la didattica a distanza (DAD) mette a disposizione per arrivare ai ragazzi nelle loro abitazioni.

Ha ribadito più di una volta che la DAD ha funzionato eccellentemente raggiungendo il 94% della popolazione scolastica italiana, creando nell’immaginario collettivo una nuova figura dell’insegnante, ovvero una sorta di docente virtuale,  che grazie alla tecnologia è riuscito a non perdere il contatto con gli alunni e a mantenere una parvenza di continuità didattica dopo che lo tsunami Covid19 ha travolto e trascinato il mondo alla deriva .

Il lavoro svolto dai docenti è stato definito ottimo dalla Ministra Azzolina e tutta la categoria sicuramente la ringrazierà per il suo encomio, tirando anche una boccata di sollievo poiché questa novità futurista materializzatasi  nel quotidiano di molte famiglie non è stata un boccone facile da mandare giù.

Per la maggior parte dei docenti questa alfabetizzazione informatica improvvisa, che ha poco a vedere con la didattica tout court, non è stata facile da masticare né da gestire, anche se, ad onor del vero, ci sono stati alcuni che hanno saputo tener testa al cambiamento repentino, muovendosi onorevolmente sin da subito nell’organizzare lezioni virtuali accompagnate talvolta anche da effetti super speciali. Wow!

Ahi noi però costoro sono stati la minor parte, mosche bianche insomma, i cosiddetti insegnanti premium, ovvero coloro che hanno competenze informatiche celestiali poiché ne hanno coltivato il linguaggio più per interesse personale che non per dovere legato alla professione.

Molti docenti invece appartengono ad un’altra categoria: quella classic e lo sforzo che sono stati chiamati a fare per arrivare ai ragazzi è stato enorme.

Saranno stati bravi? Questo Ministra Azzolina ancora non ci è dato saperlo, di certo si sono impegnati tanto e se impegno corrisponde a bravura allora sì, forse ha ragione lei, sono stati bravi ma non è prudente gridarlo a voce alta perché durante questo processo di cambiamento, di trasformazione, molto è andato perduto.

A farne le spese è stata la didattica vera, quella che può essere tale solo in presenza e nei luoghi deputati a farla, ovvero nelle scuole, non nel soggiorno di casa, o in camera, o dal divano, o seduti sul tappeto con l’ausilio obbligatorio di uno dei genitori. Infatti, i problemi di gestione dello “spettacolo” che va in onda sono tantissimi, dalla linea telefonica che manca, al collegamento che si interrompe, ai giga che finiscono, alla batteria del tablet che si scarica e se uno dei familiari non è lì pronto a coadiuvare l’applicazione degli utenti questi si perdono, soprattutto i più piccoli.

La formazione che funziona purtroppo è doverosamente in solitaria, è quella che passa in primis attraverso la fatica e l’autonomia operativa e va da sé che non si può essere totalmente autonomi e operativi se si ha a che fare con strumenti di cui si ignora gran parte delle funzioni; poi se al tutto si aggiunge che i ragazzi devono condividere spazi domestici e dispositivi elettronici con fratelli, sorelle, genitori  e quando va male pure con il cane e il gatto è chiaro che l’impresa risulta essere più ardua e talvolta vana, che valorosa.

Il docente virtuale o digitale è costretto a spogliarsi del suo ruolo originario e deve trasformarsi in un tecnico, una voce dall’altro lato del cavo che prova a coordinare una parvenza di lezione, il più delle volte sterile quanto il canale che è costretto ad utilizzare. Cerca di orientarsi tra un “ Maestra non ti sento; non mi funziona il microfono; maestra non ti vedo, forse hai la telecamera spenta; maestra non ho capito dove siamo arrivati; maestra mi si è disconnesso il PC sono rimasto indietro. Maestra se non vedi Luca cliccaci sopra”.

Ecco, l’insegnate classic mai avrebbe immaginato di dover fare i conti con tutto questo: microfoni, telecamere, connessioni e giga. Una maestra non è un ingegnere informatico, ha piena consapevolezza del sistema metrico decimale, ma ignora totalmente a quanto corrisponda un giga, per cui quando dopo l’ennesimo tentativo di connessione non andato in porto, chiama la compagnia telefonica per avere un supporto tecnico che le risolva il problema e le dicono in tono saccente: “Scusi signora ma lei ha finito i giga per questo non si connette” e lei educatamente risponde :”Ma come ho finito i giga? Ho ricaricato una settimana fa? “

“Ma che c’entra, lei deve effettuare una nuova ricarica, sa quanti giga aveva nel pacchetto? Sa a quanto corrisponde un giga?”

Ecco la risposta è “no!”, l’insegnate classic non sa a quanto corrisponde un giga, perché fino a questa emergenza sanitaria, che ha stroncato insieme al paese anche la sua stabilità emotiva, non le serviva saperlo.

Alla luce di ciò si evince che è  tutto un rifarsi da capo, un re-iniziare e mai terminare veramente; le nozioni, quando arrivano, sono sbiadite, senza toni né anima.

La fatica è immensa per arrivare ad un minimo risultato, sia per i docenti che per gli alunni ed anche per i genitori dei più piccoli, costretti ad affiancarli e sostenerli per tutta la durata del collegamento, perché è di questo che stiamo parlando, di collegamenti, la didattica è un’altra cosa.

La didattica vera, quella che può chiamarsi tale è quella scandita da orari fissi, nell’ambiente specifico, con la presenza continua del docente che fa da supporto per un periodo di tempo abbastanza lungo e che va oltre l’ora e mezzo di diretta, che promuove non soltanto l’apprendimento delle nozioni, ma soprattutto l’autonomia sociale e operativa dello studente .

Insomma per l’insegnante classic, quello che si è formato su Compagno di Scuola di Antonello Venditti, la DAD è stata un duro colpo.

A scuola,  il suono della campanella delle 8:30 era inconfutabilmente l’inizio di un viaggio mentale e sociale che sarebbe durato almeno 5 ore.

La maestra al timone della sua nave, pronta a salpare per  condurre l’equipaggio verso le tante spiagge della conoscenza.

Lei e loro soltanto, un sodalizio che dura nel tempo fatto di fiducia, stima, affetto, regole condivise, qualche sfuriata, ma anche tante risate, il tutto per arrivare al compimento del  miracolo finale: una mente che diventa.

 LA DAD è stata un’ancora di salvezza in questo periodo catastrofico, dalle prospettive incerte,  è stato un tentativo di salvataggio andato a buon fine ma ci auguriamo che non venga mai preso in considerazione da nessun governo, dopo il prossimo tana liberi tutti, come un’alternativa possibile alla didattica in presenza.

Tra poco sarà giugno, il mese degli esami di Stato e quest’anno mancheranno dal calendario di molti giovani diversi appuntamenti importanti che precedono la data d’esame.  Salterà  la gita di fine anno, non ci saranno i 100 giorni all’esame,  saranno proibite le fughe al mare nei week-end per studiare in pace a casa di “Luca” (che poi diciamocelo, ma chi ha mai studiato al mare? Nessuno).

La fase preparatoria alla maturità, che forse è la parte migliore della vita, dove si fa gruppo, ci si fa forza, si fanno gli schieramenti per i passaggi durante le prove scritte, quest’anno assumerà un carattere domestico e confuso.

Non si sentirà aleggiare tra i banchi quello spirito di  appartenenza e solidarietà che è tipico di questo periodo, dove ognuno impara a toccare con mano l’insegnamento più importante della vita,ovvero che l’unione fa la forza e che i nostri poteri si amplificano quando si condividono; che la meta si raggiunge camminando insieme, fianco a fianco.

Vede Ministra Azzolina, la didattica vera sta tutta qua, nella presenza; nella forza, nel supporto, negli insegnamenti e nelle strategie che gli individui sono in grado di trasmettersi. Sta forse anche nelle preghiere e negli scongiuri prima di un’ interrogazione e in quello che si riesce a fare o a dire rielaborando ciò che si è imparato.

Tutto il resto è un surrogato di Microsoft o di Apple, crea connessioni virtuali che spesso grazie ad un buon intuito e una buona dose di giga vanno a buon fine. Nulla di più e visto il “costo” di tutto il pacchetto, verrebbe quasi quasi da dire: menomale, almeno questo.

Paola Margheriti

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