‘HO VISTO UN FILM’: CHECCO ZALONE E LA SUA AFRICA. LO SCRITTORE GIOVANNI DOZZINI RACCONTA TOLO TOLO
In questi giorni si parla molto in tv, sui social e anche al bar dell’ultimo film di Checco Zalone Tolo Tolo… Un po’ perché i film di Zalone sono nazionalpopolari, parlano a tutti. Un po’ perché stavolta il comico pugliese parla anche lui dei migranti, degli africani, di quelli che insomma arrivano in Italia coi barconi dopo viaggi interminabili e pericolosi, dopo aver assaggiato magari i lager libici.
Abbiamo sentito e letto giudizi diversi e contrastanti sul film. Per la nostra rubrica “Ho visto un film” prendiamo a prestito una recensione che sul proprio profilo facebook ha fatto lo scrittore perugino Giovanni Dozzini, autore tra l’altro del libro “E Baboucar guidava la fila”, ovvero la storia di Baboucar, Ousman, Yaya e Robert, 4 richiedenti asilo arrivati in Italia dopo aver attraversato mezza Africa e il Mediterraneo, sospesi tra la speranza di una vita migliore e l’ansia di essere respinti e rimandati a casa loro… Un libro che ha vinto l’European Union Prize for Literature nel 2019. Ci è sembrato interessante il punto di vista di Dozzini su Tolo Tolo, perché il suo libro e il film di Checco Zalone alla fine parlano della stessa cosa.
Ecco cosa scrive Dozzini:
Ho visto ‘Tolo Tolo’. Speravo fosse il film che è.
avevo sentito parlare già l’estate scorsa da gente fidatissima: Checco Zalone sta facendo un film sui migranti, mi avevano detto, se non ci riesce lui non ci riesce nessuno. Già, un film di Zalone sui migranti era proprio quel che ci voleva per scardinare la rappresentazione tossica che si fa della questione nel nostro Paese ormai da anni. Altro che ‘Baboucar’ o incontri tra i soliti noti, qua serviva parlare al pubblico di Zalone, che è il popolo italiano senza distinzione, e quindi serviva Zalone.
E Zalone è stato bravissimo. ‘Tolo Tolo’ racconta una storia surreale con moltissimi tratti realistici, edulcora un po’ le tribolazioni dei migranti africani ma gli snodi e gli elementi fondamentali dei loro viaggi drammatici – la guerra, la povertà, gli europei sfruttatori o paternalisti, i trafficanti, il deserto, la Libia, la violenza, gli stupri, i barconi – ci sono tutti.
‘Tolo Tolo’ è un film coraggioso, perché è un film schieratissimo – altroché! Sta dalla parte dei migranti e se la prende con i fascisti, i razzisti e i qualunquisti.
Nessuno, vedendolo, potrebbe mai pensare il contrario. Se c’è arrivato pure La Russa, in fondo, possono arrivarci tutti.
E Zalone è bravo perché nella sua parodia dei costumi italici è feroce e spietato. Il paragone con Alberto Sordi non regge. Perché laddove Sordi era irridente ma in fondo ammiccante, in fondo comprensivo, in fondo adesivo all’idea per cui bene o male questi siamo, tutti, e non ce ne dobbiamo vergognare, Zalone è invece durissimo, e non lascia scampo, non lascia margini per autoindulgenze di sorta.
Infine, Zalone fa ridere, e con intelligenza, e con intelligenza fa pure un po’ piangere, e il film regge anche sul piano narrativo. ‘Tolo Tolo’ è davvero quel che ci voleva.
Evviva ‘Tolo Tolo’, quindi, evviva Checco Zalone, evviva la gente che se ne va per cercare una vita migliore.
(Giovanni Dozzini, 8 gennaio 2020).
Magari si poteva anche dire di un recente libro di un ex richiedente asilo qui a Chiusi, da poco riconosciuto rifugiato politico che racconta la sua storia in prima persona: https://www.amazon.it/Perch%C3%A9-l%CA%BCItalia-Storia-richiedente-asilo/dp/1703386000/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=George+Onuorah&qid=1578487605&s=books&sr=1-1
Si poteva anche dire… ma in questa specifica occasione anche no. Non perché il libro che citi non valga o non sia interessante, ma semplicemente per il fatto che la recensione di Dozzini citata nell’articolo riguarda il film di Checco Zalone Tolo Tolo, che in questi giorni è sulla bocca di tutti. Non è un articolo sui migranti o i richiedenti asilo. E’ una recensione ad un film. Fatta da uno scrittore che ha già affrontato il tema in suo libro. Non credo che il libro che hai citato parli del film di Zalone. Cercare per forza la polemica mi pare quantomeno pretestuoso. E in questo caso del tutto fuori luogo.
Anche se con ritardo, voglio esprimere un mio giudizio. Poco dopo le feste di Natale, sono andato anch’io come tanti a vedere il film di Zalone Tolo Tolo. Piuttosto scettico prima di entrare in sala (il precedente film del regista attore, quella polemica sull’aspirazione al posto fisso, francamente non l’ho capita e apprezzata), ne sono uscito entusiasta. La pubblicità con la quale si invitavano i cittadini ad andare a vedere l’opera, era “ingannevole”. Infatti dava a intendere un altro tipo di storia raccontata. Invece il film, la storia dell’immigrazione che espone, è un autentico pugno sullo stomaco alla società occidentale. E che il pugno sia stato forte, lo si capiva benissimo quando si sono riaccese le luci in sala. Una sala gremita che in silenzio assoluto usciva a testa bassa. Se il film, e la stragrande maggioranza di chi era andato a vederlo, sperava di vedere il seguito del trailer, il suo sviluppo narrativo populista, è rimasto senza parole. Una denuncia forte di come l’Occidente ha affamato un intero continente, lo ha portato alla disperazione, solamente per poter rapinare le risorse di cui quella immensa terra è ricca. La forza delle immagini, dell’immenso dolore che esse trasmettevano, non ha lasciato scampo ai razzisti, ai demagoghi salviniani. Sto trascorrendo un periodo di vacanza in terra brasiliana. Anche da qui si vede benissimo l’effetto devastante dell’agire delle multinazionali occidentali.