LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA NELLA SANITA’ PUBBLICA: EMILIA E TOSCANA AI PRIMI DUE POSTI, UMBRIA SESTA

giovedì 05th, dicembre 2019 / 11:15
LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA NELLA SANITA’ PUBBLICA: EMILIA E TOSCANA AI PRIMI DUE POSTI, UMBRIA SESTA
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CHIUSI – Spesso, anche dalle nostre parti ci si lamenta della difficile accessibilità alle cure sanitarie, delle liste di attesa troppo lunghe, di prestazioni e servizi non sempre presenti negli ospedali del territorio, della necessità per ottenere cure e visite in tempi più rapidi di ricorrere alla sanità privata E in effetti non è che la sanità pubblica sia tutta rose e fiori.

Però, secondo un report della Fondazione GIMBE, riportato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore, Toscana e Umbria non sono tra le regioni messe peggio. Tutt’altro. E’ vero, dice la Fondazione Gimbe che il 26% delle risorse assegnate negli anni dallo Stato alle Regioni per garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA) ai cittadini, cioè le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale dà gratuitamente o dietro pagamento di un ticket, sono andate a vuoto non producendo servizi, ma alcune regioni hanno fornito e forniscono risposte in termini più che accettabili.

Al primo posto figura l’Emilia Romagna  con un percentuale di risposta ovvero di “adempimento” del 92,2%. La Toscana è seconda con l’89,6%. Seguono il Piemonte con l’86,9%, il Veneto con l’86,7%, la Lombardia con l’85,3%.

L’Umbria è sesta con  l’83,9%. La regione Marche settima.

Nelle ultime 5 posizioni troviamo la Valle d’Aosta, la Calabria, la Sardegna, la Provincia autonoma di Bolzano e la Campania, tutte tra il 62 e il 54%. La scarsa performance dell’Alto Adige che è quasi Austria, stupisce così come quella della Valle d’Aosta, di molto inferiore al vicino Piemonte.  

Questo ci dice che il diritto alla salute e alle cure non è uguale per tutti i cittadini, ma dipende molto anche dal cap di residenza. Fa differenza, molta differenza abitare in una regione piuttosto che in un’altra. In Emilia e Toscana per esempio la risposta/adempimento per quanto riguarda i LEA si avvicina al 100%, in Campania supera di poco il 50%, quindi un cittadino su due rimane escluso o non riceve risposta adeguata.

Anche l’Umbria, dove il governo regionale di centro sinistra è caduto sotto il peso di scandali nella sanità il 27 ottobre scorso, la sanità pubblica resta tra le più efficienti. Le cosiddette regioni rosse (o ex regioni rosse) su questo terreno tengono.

Chiaro che un quadro nazionale di questo genere, con forti differenze tra nord e sud e tra regione e regione, con le regioni del nord tutte sopra al 75% di adempimento e quelle del sud tutte – tranne il Molise – sotto al 70%,  crea anche una forte “mobilità sanitaria”, ovvero lo spostamento per la ricerca di cure e risposte più rapide e adeguate verso le regioni più efficienti.

In alcune città del Meridione sono attivi dei veri e propri tour operators che organizzano viaggi sanitari verso strutture della Lombardia o del Veneto…

Per quanto riguarda il nostro territorio, che è a cavallo tra Toscana e Umbria, diciamo che tutto sommato abbiamo meno ragioni per lamentarci di altre zone del Paese. Questo non significa che tutto funzioni a meraviglia. Tutt’altro. Né tantomeno che il buon piazzamento in questa particolare classifica cancelli limiti, carenze strutturali e qualitative del servizio o faccia sparire di colpo le battaglie come quella per il pronto soccorso a Città della Pieve o l’Ospedale unico del Trasimeno… Significa solo che in Toscana e Umbria, come in Emilia Romagna, la sanità pubblica che è la principale fonte di spesa della Regione, non è gestita malissimo e i soldi non sono stati spesi così male. Che si possa fare anche meglio è indubbio, come è indubbio che si può fare – e c’è chi fa – molto peggio.

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