SALVINI A PERUGIA: APPLAUSI E FISCHI PER IL CAPITANO. CHE FA ARRABBIARE PURE LE FORZE ARMATE
IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA ARMANDO SIRI INDAGATO PER CORRUZIONE: TANGENTE SULL’EOLICO
PERUGIA – Il Capitano è sbarcato ieri a Perugia. E’ venuto a prendersi gli applausi e a riscuotere il primo bonifico di consenso, dopo lo scandalo che ha travolto la giunta regionale e il Pd dell’Umbria. E’ venuto il ministro plenipotenziario del governo gialloverde a “sciacallare” sulla debacle del partito di maggioranza. Sono le cinque delle sera. Ma Garcia Lorca non c’entra, c’è pochissima poesia in tutto ciò. La piazza applaude, ma c’è anche una parte di piazza che fischia, 80-100 persone non di più. Ma si fanno sentire. E una parte che non fischia, ma sembra stare dalla parte dei contestatori, che sono per lo più giovani. Ragazzi e ragazze. Che a Salvini chiedono conto dei 49 milioni di euro fatti sparire dalla Lega, di altre inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolti i governatori leghisti Cota e Galan… delle giunte lombarde in cui la lega governava con Formigoni affossando una sanità tra le migliori del mondo…
Salvini è ministro, dovrebbe tenere un contegno da ministro. E invece si atteggia a Masaniello. Saluta sarcasticamente quelli che lo contestano, li irride… dice “io difendo i comunisti come il Panda…”, si mette a battibeccare con la folla. E minaccia quei ragazzi che lo fischiano… In tutto parla una ventina di minuti, “la metà li passa a litigare con i contestatori ‘comunisti’. Letteralmente. L’altra metà a dire banalità contro la Marini”, scrive in un post su facebook lo scrittore Giovanni Dozzini. Il quale descrive così il Capitano: “È gonfio, bolso, mi pare molto stanco. Un bullo stanco, che sa di aver quasi finito le cartucce”.
E fa notare un altro particolare. Il comizio di Salvini si è tenuto in Piazza Italia. Lì vicino c’è l’Hotel Brufani dal quale, quasi cent’anni fa cominciò la Marcia su Roma“. L’associazione di idee, viene spontanea e inevitabile, scrive Dozzini, che però chiosa: “Questa è un’altra cosa, qui si tratta di bullismo di Stato, è un pomeriggio brutto, per Perugia, ma io dico che tutta questa sconcertante tristezza non potrà durare troppo a lungo”. Un commento questo di Dozzini simile ad altri comparsi sui social. Tipo questo: “Acustica pessima, palco non ne parliamo. Neanche mezzoretta di live. Pezzi tutti uguali e già sentiti mille volte. Per me è un NO. Questi che escono dai talent tempo un paio di anni e finiscono a fare le serate al pub sotto casa”.
Nel comizio di ieri, Salvini ha chiamato sul palco Donatella Tesei, sindaco di Montefalco presentandola come candidata ufficiale della Lega a governatrice dell’Umbria, in vista delle prossime elezioni anticipate. Una investitura da “signorotto medievale”, da plenipotenziario, appunto, senza alcuna concertazione con i possibili alleati. Chissà se gli alleati saranno contenti? mah…
Ma il Capitano è fatto così. Pensa di poter fare e disfare come meglio crede. Come con i porti e le navi cariche di profughi e di migranti. Più che fare il ministro, Salvini fa campagna elettorale. In continuo. E lo fa a spese dello Stato, perché si muove con una scorta da paura. Ieri a Perugia, Salvini non era lì a a spiegare la politica del Governo, ma a lanciare la candidatura leghista alla successione di Catiuscia Marini. Si è preso applausi e fischi. E anche qualche vaffa… Espressione sdoganata in politica dai suoi alleati di governo, coi quali litiga un giorno sì e l’altro pure, ma nessuno si sogna di lasciare il tetto coniugale. Perché poi mi si sa come andrebbe a finire.
Intanto, due giorni fa, prima del blitz perugino, mentre l’Ajax eliminava la Juventus dalla Champions e Catiuscia Marini rassegnava le dimissioni da presidente della Regione Umbria, stavolta da Ministro, Salvini avrebbe emanato una direttiva di chiusura a doppia mandata dei porti italiani e delle acque territoriali italiane anche alle navi delle Ong battenti bandiera italiana, indirizzandola anche al Capo di Stato Maggiore della Difesa e a quello della Marina Militare. Solo che esercito e Marina non dipendono dal Ministero dell’Interno. Non è il Ministro dell’Interno che può dire alla Marina e all’esercito cosa debbono fare. Forse in un paese a regime totalitario. Non in Italia. E infatti i vertici militari l’hanno presa male. L’hanno presa come una “ingerenza senza precedenti” e hanno ribadito che loro rispondono al Capo dello Stato che è il capo supremo delle forze armate non al Ministero dell’Interno.
La questione è passata un po’ in sordina, sovrastata dalle notizie che arrivano dalla Libia e anche da quelle provenienti dall’Umbria. Ma non è una questione da poco. Sarebbe una cosa grave anche se fosse una svista. Ma non è una svista, dato che lo stesso Salvini si è affrettato a giustificarsi affermando che “la direttiva sui porti è doverosa, oltre che legittima, a fronte di un pericolo imminente”. Tutto ciò, appellandosi alle norme sull’immigrazione cui al Ministro dell’interno è demandata la possibilità di emanare “le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana”, con le navi della marina militare che “possono essere utilizzate” per “concorrere alle attività di polizia in mare”. Previo consenso però del ministero della difesa e del Presidente della Repubblica, capo supremo delle forze armate, che allo stato attuale non c’è stato. Non ufficialmente almeno.
“Quelli della Libia sono rifugiati e si accolgono”, ha dichiarato il ministro della difesa Elisabetta Trenta. “Non ho tempo di vaneggiare, come fa qualcun altro”, l’ultimo siluro inviato in direzione del Viminale. Ed ecco un nuove fronte di tensione all’interno del Governo. Una semplice mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni potrebbe costringere i 5 Stelle a scegliere tra Salvini e il ministro Trenta. Ma le opposizioni sembrano in tutt’altre faccende affaccendate.
E a poche ore dal comizio perugino di Salvini ecco la notizia che il sottosegretario leghista Armando Siri è indagato per corruzione. Più precisamente per una tangente da 30.000 euro. L’indagine, partita da Palermo e approdata a Roma, racconta di una complessa rete di affari che vedrebbe cinvolti da un lato a esponenti delle famiglie mafiose trapanesi legate a Matteo Messina Denaro e dall’altro la politica siciliana e nazionale. Siri, secondo i pm, si sarebbe attivato per ottenere una serie di modifiche legislative e regolamentari al sistema degli incentivi per il cosiddetto mini-eolico, dietro l’impulso di dell’imprenditore Paolo Arata, ex parlamentare di Forza Italia, attuale responsabile del programma della Lega per l’ambiente. Siri è un esponente del Governo in carica. In Umbria il sistema di potere consolidato imperniato sul Pd ha fatto crack. Ma è i sistema politico generale che è marcio e fa acqua da tutte le parti. In Umbria, come a Roma, come in Veneto o in Sicilia… Di partiti senza peccato ce ne sono pochi e pochi è un “eufemismo”. A Salvini e alla Lega in particolare l’abito delle verginelle non si addice per niente.
m.l.