CITTA’ DELLA PIEVE: RISINI SULLA CARTA IN VANTAGGIO, MA… TUTTE LE INCOGNITE DEL VOTO
CITTA’ DELLA PIEVE – Anche la lista Città della Pieve in Comune, capeggiata da Simona Fabbrizzi, commenta l’appoggio della Lega al competitor Fausto Risini: “Dall’altra parte, invece, abbiamo un’unica lista al momento annunciata che, nonostante continui a dichiararsi libera da schieramenti politici, è appoggiata da partiti e movimenti antagonisti ai nostri come la Destra estrema e la Lega di Salvini, che guarda caso in questi giorni è comparsa con iniziative a Città della Pieve dopo anni di silenzio, dichiarando apertamente il suo appoggio al candidato Risini. È necessario, senza vergogna e nel rispetto degli elettori dire la verità ed evitare gli inganni”.
Intanto, tra imbarazzi, silenzi e botta e risposta a distanza, c’è chi fa i conti dei voti che potrebbero andare alle due liste in lizza. E’ vero che le elezioni amministrative mal si confrontano con le elezioni politiche, perché nelle amministrative agiscono situazioni e dinamiche diverse, spesso legate a questioni strettamente locali, addirittura familistiche ed è vero che in politica due più due non fa quasi mai quattro. Ma prendendo come base di riferimento il voto delle politiche 2018, perché è l’ultimo e anche perché in precedenza il quadro politico era diverso sia a livello nazionale che a livello locale. Se è difficile confrontare la situazione in vista delle amministrative del 26 maggio con le politiche del 4 marzo 2018, è ancor più difficile confrontarla con le amministrative del 2014. Allora c’era Renzi con il vento in poppa, non Salvini. C’era un Movimento 5 Stelle che si candidava come principale alternativa sia alla destra che alla sinistra, anche nei comuni, mentre oggi di chiama fuori dalla contesa quasi ovunque. Città della Pieve compresa.
Comunque per avere un’idea di ciò che potrebbe succedere un’occhiata ai voti del 2018 è bene darla.
Un anno fa a Città della Pieve il Pd, partito di maggioranza prese 1.539 voti pari al 34,35. Gli scissionisti di Liberi & Uguali ne presero 168 (3,75), mentre Potere al Popolo (con dentro Rifondazione) si fermò a 82 (1,83%) e Più Europa a 87 voti (1,94). Totale 1.876, 41,8%. Il Partito Comunista di Rizzo, non ascrivibile al centro sinistra prese 59 voti, pari all’1,32%.
Il secondo partito risultò il Movimento 5 Stelle con 1.136 voti pari al 25%.
La Lega di Salvini ottenne 755 voti e il 16.85%, Forza Italia 379 e l’8,46; Fratelli d’Italia 158 e il 3,53, CasaPound 38 (0,58), Forza Nuova 22 (0,49), l’Udc 11 (0,25). Totale 1.363, pari al 30,16.
Facendo il classico conto della serva se il Centro destra unito e non solo la Lega votasse compatto per Risini e lo stesso facesse l’elettorato 5 Stelle, Risini potrebbe contare, sulla carta su 2.472 voti cioè sul 49,5%. Sarebbe dunque in vantaggio. Anche piuttosto nettamente.
Ma è chiaro che il conto della serva non è detto si traduca in realtà. Dinamiche locali, voto amicale, familiare, di sodalizio possono, piccole faide e vecchi rancori spostare gli equilibri.
Un certo elettorato di destra per esempio è molto “identitario”. Voterà per un candidato che è sempre stato di sinistra e per una lista in cui non troverà il proprio simbolo?
Il ricompattamento del centro sinistra tra Pd e area più radicale sarà reale e avverrà anche nel segreto dell’urna?
A questo punto però l’incognita maggiore è rappresentata dall’atteggiamento dell’elettorato 5 Stelle. Che è evidentemente e per stessa ammissione dei grillini pievesi un elettorato di opinione, poco attento o interessato alle questioni locali. E alle politiche 2018 i 5 Stelle presero anche una bella fetta di voti dall’elettorato di sinistra incazzato e deluso dalla deriva renziana. Senza il simbolo del Movimento sulla scheda il popolo a 5 Stelle voterà per l’alternativa al potere costituito o qualcuno tornerà all’ovile? Altro dubbio: i 5 Stelle oggi hanno la forza elettorale di un anno fa? alle comunali prendono sempre la metà dei voti delle politiche. E il vento sembra cambiato anche per loro. A livello nazionale secondo i sondaggi sarebbero “dimezzati”… Vedremo.
Certo, per Risini, l’abbraccio della Lega può significare disco rosso da parte dell’elettorato di sinistra scontento sì, ma non disponibile al salto della barricata.
Sarà comunque una bella sfida. Per la prima volta il Pd e alleati possono perdere il Comune. Questo è evidente. E rispetto al 2014 il Pd non ha il vento in poppa, ma è meno isolato. Ha ritrovato coesione con un mondo che si era lasciato alle spalle e con il quale sembrava aver rotto tutti i ponti. Lo stesso Fausto Scricciolo è stato il primo sindaco non di provenienza Pci-Pds-Ds…
Adesso la situazione è cambiata. Sia di qua che di là della barricata. Se il centro sinistra si ricompatta e trova unità di intenti, la destra ha un nuovo padrone, non più Berlusconi, ma Salvini, che è meno “liberal” e più “estremista” su temi come la sicurezza, l’accoglienza, l’immigrazione. Possibile, pure, che la Lega non creda molto alla vittoria e voglia utilizzare le elezioni amministrative comunali come test, come “palestra” in vista della partita più importante che sarà quella delle Regionali nel 2020. Non a caso si assiste ad un riposizionamento verso la Lega da parte di tanti esponenti ex Forza Italia, Psi, Udc. Nei comuni sotto ai 10 mila abitanti non si guadagna molto, neanche a fare l’assessore, in regione è diverso ed è allo scranno in Consiglio regionale che molti sembrano puntare già da adesso, puntando sul cavallo che è dato favorito dai bookmakers.
Intanto però la partita delle comunali va giocata. Tutti hanno molto da perdere.
M.L.