PARTITA LA RACCOLTA DI FIRME CONTRO IL CARBONIZZATORE ACEA. MA A CHIUSI I CARBONIZZATORI NON SI POSSONO FARE
CHIUSI – Il Comitato Aria che si batte contro la realizzazione del progetto Acea nell’area del centro carni ha lanciato nei giorni scorsi una raccolta di firme. E fa sapere che hanno già firmato centinaia di cittadini. “Questa mattina al mercato di Chiusi Scalo – si legge in un post di lunedì 8 aprile – sono state raccolte un centinaio di firme contro il carbonizzatore; l’impianto di trattamento di 80.000 tonnellate di fanghi di depurazione delle acque che Acea intende costruire… La raccolta continuerà e settimanalmente verrà dato conto delle adesioni.
Che l’interesse sulla questione del carbonizzatore abbia subito un’improvvisa impennata è confermato anche dal fatto che il numero delle persone che ha dato la sua adesione alla pagina facebook del Comitato Aria ha superato, in questi giorni, le 800 unità. Anche nei paesi confinanti con Chiusi stanno crescendo attenzione e mobilitazione”, scrive il Comitato affermando che “i cittadini di ogni orientamento e di diversi comuni (oltre a Chiusi) cominciano a farsi delle domande su questo nuovo insediamento che impatterà nella zona per decenni.
E tutti sono sbigottiti dal comportamento tenuto dal sindaco di Chiusi che con protervia ha voluto procedere nella vendita dei terreni ad Acea senza prima ascoltare il parere dei cittadini e di esperti nel trattamento dei rifiuti come invece hanno fatto altri sindaci del suo stesso partito in altri comuni della Toscana; a Capannori prima e Piombino poi”.
La battaglia naturalmente è legittima, ma c’è un punto che non torna. Si tratta di una parola: “Carbonizzatore”. Il Comitato continua ad usare questo termine per indicare l’impianto che Acea vuol realizzare a Chiusi Scalo. Ma nell’ultima seduta del Consiglio Comunale il sindaco rispondendo ad una interrogazione dei 5 Stelle, ha messo per scritto, nero su bianco, che a Chiusi i carbonizzatori non si possono fare. Ed ha spiegato che questa non è una sua “indicazione”, ma una precisa norma di Piano Regolatore, che risponde ad un atto di governo approvato nel giugno 2018.
Quindi secondo il Piano urbanistico se l’impianto sarà un Carbonizzatore, Acea non lo potrà realizzare. E se lo realizzerà, allora non sarà un carbonizzatore.
Bettollini si dice convinto di questo e fiero di aver approvato “la normativa più ecologista che sia mai stata approvata a Chiusi e fissa paletti molto precisi”.
Mentre il dibattito va avanti a distanza, con l’amministrazione da una parte e il Comitato dall’altra, sarebbe utile intanto chiarire l’accezione di carbonizzatore. Altrimenti c’è il rischio che si parli del nulla, cioè di una cosa che è esclusa dalle possibilità in partenza.
Così come sarebbe utile a nostro avviso, ma questo lo scriviamo fin da quando è uscita la notizia del progetto Acea, ricordare sempre ai cittadini che l’impianto Acea che tratterà 80 mila tonnellate di fanghi di depurazione (come scrive il Comitato), verrebbe realizzato laddove esiste già un depuratore che tratta, dal 2011, 80 mila tonnellate/anno di fanghi di depurazione, più reflui di origine industriale, più percolato di discarica (almeno 17 mila tonnellate/anno) che non è certo acqua di colonia…
Perché se non si fa questo si rischia di fornire alla popolazione un’informazione parziale e non corretta. Giusto, anzi giustissimo e sacrosanto, affrontare la cosa con il massimo della cautela, chiedere spiegazioni e tutele per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Però bisogna intendersi. Almeno sulle parole e sul loro significato. Far leva sulle paure (e magari sulla scarsa informazione della gente, sulla scarsa abitudine ad approfondire e sull’abitudine di commentare senza leggere, che invece è piuttosto in voga) può essere utile per azioni di propaganda, ma non porta lontano e non serve a fare chiarezza.
Nel frattempo va avanti l’iter autorizzativo del progetto che Acea Ambiente ha presentato alla Regione Toscana. Il Comune di Chiusi attende i pareri di Arpat e Asl prima di dare il proprio. Che sarà decisivo e vincolante. E pensiamo che attenda quei pareri anche per andare al confronto pubblico con la popolazione. In modo da avere in mano tutte le carte necessarie.
Il sindaco che sull’argomento è intervenuto più volte in varie circostanze, poteva aver indetto almeno un’assemblea pubblica? Certo che sì. Avrebbe anche evitato di essere additato come un “monarca” poco incline al dibattito. Ha preferito aspettare Si può essere d’accordo o no, ma anche questa è una posizione legittima, esattamente quanto quella del Comitato, anche perché in Consiglio Comunale e in altre occasioni, le informazioni in possesso dell’Amministrazione le ha sempre fornite e non si è sottratto a interrogazioni e domande.
Su questioni di questo genere non ci sarà mai, il 100% di consenso. Ci sarà sempre chi ci vede un’opportunità e chi invece teme ricadute negative e rischi ambientali o per la salute, perché l’Italia è piena di situazioni a rischio. Ma anche su questo bisogna intendersi: il problema è l’impianto Acea e ciò che ne uscirà o l’atteggiamento di Bettollini? e l’obiettivo di certe battaglie è evitare rischi ambientali o cercare un pretesto per prendere in castagna l’amministrazione comunale? E infine, il Comitato fa sapere che l’attenzione sul progetto Acea sta salendo anche nei comuni limitrofi (da Fabro a Città della Pieve, da Montegabbione a Montepulciano…). Segno che la sensibilità ambientale è crescente e diffusa oppure che è diffusa la famosa sindrome NINBY (not in my back yard, non nel mio giardino) insieme alla tendenza a unire le forze solo quando c’è da dire NO a qualcosa? Ci piacerebbe insomma una discussione più distesa e meno pre-impostata, su questo, come su altri argomenti.
Allora chiamiamolo carbonellizzatore. Ormai la stampa ossequiente si attacca a tutto. È un impianto che in queste dimensioni non esiste al mondo. I sindaci PD di Capannori e Piombino non l’hanno voluto. Chiediamo a loro il perché o abitano troppo lontani?
ma quale stampa ossequiente. Mettetevi d’accordo. Se è un carbonizzatore non si può fare. Stop. Basta chiedere il rispetto della norma di piani regolatore che lo vieta. (P.S. la stampa non è ossequiente solo perché non la pensa esattamente come te)
Siccome non esiste un impianto di queste dimensioni nel mondo lo possono chiamare come vogliono. Il prodotto e biolignite di bassa qualità. Detto questo c’è da spiegare perché altre amministrazioni dopo essersi documentati anche con esperti di grnde competenza hanno rifiutato l’impianto. Guarda caso a VIA di piombino aveva dato esito favorevole, ma molto condiionto. Infatti la realizzazione doveva essere “a rate” perché gli effetti non sono pienamente calcolabili. La stampa è ossequiente perché si rifiuta di documentarsi.
X Lorenzoni
Per fortuna ormai i documenti ufficiali ci sono e tutti possono consultarli grazie al lavoro di Paolo Scattoni e di qualche altro volenteroso.
http://www.chiusiblog.it/wp-content/uploads/2017/11/offerta-tecnica-Acea-Ambiente-1.pdf
Acea ha acquistato i terreni per costruire un impianto di “carbonizzazione idrotermale” (HTC-Hydro Thermal Carbonization) il cui prodotto sarà biolignite (biochar), ossia carbone”.
Nel documento presentato da Acea al momento dell’acquisto dei terreni ci sono scritte queste cose e inoltre viene dichiarata l’intenzione di costruire altri impianti di trattamento rifiuti compresi quelli per i fumi provenienti dai termovalorizzatori di Acea.
Il problema non è quindi su come si chiama l’oggetto ma che si stia manifestando una grande volontà popolare, che travalica i confini comunali, di dire no ad un polo di trattamento dei rifiuti.
Credo che questo fatto lo stiano percependo tutti (tranne te e Bettollini) e sta cambiando le carte in tavola.
Ok, ma se i carbonizzatori sono vietati dalle norme di Piano, di cosa stiamo parlando? Vorrà dire che Acea non lo potrà realizzare. Neanche sotto falso nome (se quello è). Quanto al fatto che la stampa non si documenti (Scattoni) è pura illazione. Una fake news diciamo. Intanto il documento dell’assessore regionale Fratoni (risposta ai consiglieri di Si Toscana a Sinistra) non usa mai il termine Carbonizzatore. Il Piano Operativo del Comune (documento), in osservanza di una delibera del giugno 2018, la n.33 (altro documento) dice che a Chiusi i carbonzzatori sono vietati al pari delle discariche, dei termovalorizzatorti, degli inceneritori e quindi non si possono insediare, come nuove aziende insalubri che producano emissioni pericolose… Attendiamo i pareri della Asl e di Arpat (altri documenti) e poi vediamo. Non credo che il Comune possa derogare a norme che ha volutamente inserito nel Piano e ai “paletti” che esso stesso ha fissato. Comunque è singolare codesto atteggiamento, Paolo: invece di essere contenti che la stampa non allineata al comitato ne riporti comunque le iniziative e le posizioni (facendo oggettivamente pubblicità alle iniziative stesse), si cercano cavilli per polemizzare e delegittimarla. Francamente mi sembra una posizione debole e pretestuosa. Che tra l’altro non giova al Comitato e alla sua battaglia.
L’impianto di carbonizzazione è stato sempre difeso su primapagina e più di recente poco o niente è stato pubblicato in merito. Ora che il lavoro fatto per l’informazione da alcuni determina un’adesione popolare significativa tramite la raccolta di firme ci si riaffaccia per dire che non è un “carbonizzatore”. Quello che produce si sa e il sindaco difende l’insediamento sbandierando un rendering. Ma di cosa stiamo parlando? L’impianto proposto da ACEA il sindaco lo vuole o no?
Una cosa dovrebbe essere chiara, una volta per tutte, se contrariamente a quanto affermato dalla precedente amministrazione, che per il 50% circa è la stessa di adesso, l’impianto di Bioecologia ha problemi, si dichiari ufficialmente di cosa si tratta e i problemi vengano risolti. Non si può agitare un fantasma per dire che l’impianto acea andrà a sanare una situazione che non va.
Secondo aspetto, la questione è stata gestita male dall’inizio perché, senza nessun tipo di consultazione dei cittadini, prima è stato venduto il terreno ad acea, dicendo che poi si vedrà come verrà utilizzato. Terzo aspetto, la lingua italiana è bella e molto varia nei termini, ciò che prevede la tecnologia dell’impianto è la produzione di una materia che, non secondo me, ma oggettivamente è un tipo di carbone (idrocharb, biolignite o come si voglia chiamarlo), quindi un impianto che produce carbone è un carbonizzatore, che poi la tecnologia che adotta sia innovativa e non insalubre è possibile ma è da valutare, perché è una tecnologia non ancora sperimentata abbastanza. Questi sono i dati di fatto sa cui si deve partire e sui quali l’amministrazione comunale non si è pronunciata in un confronto pubblico con i cittadini. Il resto sono chiacchiere.
Condivido. Aggiungerei un ulteriore punto: occorre raccogliere la documentazione che ha indotto le amministrazioni comunali (PD) a rifiutare questo impianto.