CASO CUCCHI, LA “SVOLTA” DEL GENERALE DEI CARABINIERI. E ORA SALVINI CHIEDA SCUSA A ILARIA

martedì 09th, aprile 2019 / 11:13
CASO CUCCHI, LA “SVOLTA” DEL GENERALE DEI CARABINIERI. E ORA SALVINI CHIEDA SCUSA A ILARIA
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I Carabinieri sono per definizione “fedeli alla linea”. Ma ci hanno abituati nel corso della storia, ad atti di eroismo, che possono far parte del “bagaglio” di un corpo militare e anche a momenti di orgoglio e di “riscatto” civile e morale di cui pochi sono capaci in egual misura. Successe nel ’43-45 quando molti militar dell’Arma parteciparono alla Resistenza. Successe nei primi anni ’70 quando in Italia si sentiva il tintinnar di sciabole e proprio i Carabinieri, pare, si tirarono indietro fermando sul nascere il tentativo di colpo di Stato alla cilena. E’ successo di nuovo ieri, 8 aprile 2019. Il Comandante dei Carabinieri, Generale Nistri ha scritto una lettera a Ilaria Cucchi in cui annuncia che l’Arma è pronta a costituirsi parte civile nel processo contro i carabinieri che pestarono Stefano Cucchi e poi diedero vita ad una serie di depistaggi. La lettera arriva a dieci anni dal fatto, ma segna una svolta clamorosa nell’atteggiamento dell’Arma sul caso in questione. Il Generale adombra la possibilità che quel pestaggio e i depistaggi costituiscano anche un grave danno all’immagine dell’Arma, che evidentemente non può tollerare di avere nelle proprie fila militari che sospendono le regole democratiche e si abbandonano a violenze ingiustificate e poi cercano di coprirle e di svicolare con dichiarazioni fasulle e azioni infedeli.

“Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”, scrive il Generale Nistri nella lettera fatta recapitare nei giorni scorsi a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, annunciando la volontà di mettere da parte tutti i militari ritenuti coinvolti nella vicenda, compresi gli alti ufficiali  accusati di depistaggio e contro i quali si attende il rinvio a giudizio.

“La stragrande maggioranza dei carabinieri, come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio, crede nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di una giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria” ha scritto Nistri, aggiungendo:” Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno. Ciò vale per il processo in corso alla Corte d’Assise. E ciò varrà indefettibilmente anche per la nuova inchiesta avviata dal Pubblico Ministero nella quale saranno giudicati coloro che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere”. “Io per primo, e con me i tanti colleghi, oltre centomila, che ogni giorno rischiano la vita, soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono”, conclude il generale.

Per la combattiva e mai doma Ilaria Cucchi e per la sua famiglia, una boccata di ossigeno Di aria pulita. E il riconoscimento implicito di aver condotto in questi anni una battaglia giusta.

“La lettera è stata per me un momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi” dice Ilaria Cucchi, rivelando l’impegno personale di Nistri a chiedere alla Presidenza del Consiglio l’autorizzazione a costituire l’Arma come parte civile nel processo: “So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta. Sarebbe bellissimo”.

E adesso, con questa presa di posizione del Comandante dei Carabinieri, sarà difficile anche per il Ministro Salvini non chiedere scusa a Ilaria Cucchi e ai suoi familiari. Nel 2016 Salvini disse, senza mezzi termini che Ilaria Cucchi gli faceva schifo… E che lui stava dalla parte dei Carabinieri. Adesso dovrà spiegare quali Carabineri. Se con il Generale Nistri o con quelli che pestarono Stefano Cucchi fino a farlo morire. E ogni volta che indosserà la felpa o il giubbottino delle Fiamme Oro e si guarderà allo specchio, questa domanda gli rimbalzerà in faccia.

Così come rimbalzerà in faccia a tutti coloro, parlamentari, politici, giornalisti, che dal 2009 ad oggi hanno sbeffeggiato “quel drogato di Stefano Cucchi e quell’invasata di sua sorella”.

Il Generale Nistri ha aperto la finestra. Come ha fatto anche il carabiniere Francesco Tedesco, imputato e testimone al Processo che ha raccontato nei giorni come avvenne il fermo di Stefano e poi il pestaggio, da parte dei suoi colleghi.  In quel frangente lo Stato non ha tutelato un cittadino che era sotto la sua custodia. Poi i depistaggi, le perizie fasulle hanno fatto il resto sospendendo non solo la democrazia, ma anche la verità per 10 anni.

Dovremmo tutti essere grati a Ilaria Cucchi per la tigna con cui ha portato avanti la sua battaglia. Se un giorno arriveremo a sapere esattamente come andò e se qualcuno pagherà per aver debordato tragicamente dai propri compiti, lo dovremo essenzialmente a lei. E a quegli uomini in divisa che hanno detto “io non ci sto”.

Nei panni di Zingaretti, di Fratoianni e dei leaders della sinistra un pensierino a Ilaria Cucchi noi ce lo faremmo. Non tanto una candidatura alle Europee o alle prossime regionali, ma un ruolo di primo piano. La sinistra ha bisogno di gente con la schiena dritta, le idee chiare e quella “tigna” che non ti fa arretrare di un centimetro, neanche di fronte alle situazioni più dure.

m.l.

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