CITTA’ DELLA PIEVE, 7 FEDELISSIMI DI SCRICCIOLO LASCIANO IL PD( SBATTENDO LA PORTA)

mercoledì 20th, marzo 2019 / 16:51
CITTA’ DELLA PIEVE, 7 FEDELISSIMI DI SCRICCIOLO LASCIANO IL PD( SBATTENDO LA PORTA)
0 Flares 0 Flares ×

CITTA’ DELLA PIEVE – Non è certo una novità che la politica, soprattutto nell’imminenza di elezioni diventi una guerra per bande, anche all’interno dei vari schieramenti. Da quando è finita (o è stata dichiarata chiusa l’epoca delle ideologie, dell’appartenenza, dello stare di qua o di là) il confronto con gli avversari e quello interno si è trasformato spesso in guerriglia tra gruppi, gruppetti, clan amicali, parentali, sodalizi divario genere… E in questo clima, a volte il giocattolo esplode, come certi gingilli cinesi costruiti chissà come e con chi sa che cosa…

Una cosa del genere sta succedendo a Città della Pieve in vista delle elezioni comunali del 26 maggio.  Non ha fatto in tempo il Pd ad annunciare la sua candidata a sindaco (che è una candidata di coalizione, non direttamente espressione del Pd, ma di Sinistra Italiana, ma questo è un dettaglio), che subito un manipolo di fedelissimi del sindaco Scricciolo, tra i quali due assessori e il capogruppo, con una nota durissima, annuncia le proprie dimissioni dal partito.

Scricciolo si era limitato a dire “non mi ricandido con il Pd” salvo poi affermare di aver sperato in un ripensamento del partito e quindi di sperare in un ripescaggio, gli assessori Menicali e Pugliese, la capogruppo Lucia Testa più Fabrizio Fiordi, Nadia Manganello, Riccardo Rossi e Mattia Scricciolo, questi ultimi esponenti del circolo Pd del centro storico sono andati oltre. Prendendo le distanze dalla scelta di candidare a sindaco Simona Fabbrizzi e lanciando una sorta di anatema. Una vera e propria dichiarazione di guerra. Ormai i tempi del centralismo democratico, per cui la minoranza sconfitta doveva allinearsi alla volontà della maggioranza vincente, sono lontani e superati. Ora chi perde non si allinea, se ne va, magari sbattendo la porta e mettendosi a lavorare contro.

L’amarezza di Scricciolo e dei suoi “fedelissimi” è del tutto comprensibile. Non fa piacere a nessuno essere defenestrati dopo il primo mandato, senza neanche una motivazione conclamata.

Il sindaco uscente ha pagato per sua stessa ammissione i veleni e le scorie rimaste sotto il tappeto delle primarie 2014, ma – aggiungiamo noi – ha pagato anche la crisi del Pd e la fine ingloriosa del renzismo, ha pagato forse il non aver provato a ricucire gli strappi e a ricreare un tessuto unitario. Ma non è stato un sindaco peggiore degli altri. Come non lo era stato Manganello, anche lui defenestrato (ma a mezzo primarie) 5 anni fa. Ha galleggiato, Fausto Scricciolo, al di sotto delle aspettative di chi sperava in un cambio di rotta su tutti i fronti, ma ha fatto la sua parte con dedizione, con caparbietà, ha tenuto il punto, come si suol dire… E ha dovuto fare i conti con una fase recessiva, anche dal punto di vista turistico, con Città della Pieve che dopo anni di crescita esponenziale ha tirato un po’ il freno. Causa il terremoto del 2016 che ha frenato tutta l’Umbria, ma non solo. E ha lavorato, con la sua giunta, senza un partito forte e coeso alle spalle, ma con un partito lacerato, ridotto ai minimi termini che lo ha sempre sopportato più che supportato, considerandolo un corpo estraneo, per di più poco malleabile caratterialmente e politicamente.

Detto questo però, la sortita dei 7 dimissionari appare come la prova provata che ormai è guerra per bande. Che il Pd ha fatto una scelta (dopo aver tergiversato parecchio, peraltro), e che quella scelta non è stata da tutti condivisa. Che ora alle elezioni, una parte che finora faceva capo al Pd, adesso il Pd se la ritroverà contro. Comunque non a favore.

Osservando la cosa dall’esterno, l’annuncio dell’uscita dal partito della capogruppo, di due assessori, del figlio del sindaco uscente e di altri esponenti del circolo pievese, appare oggettivamente come una conferma delle perplessità che ha avuto il Pd nel riproporre la candidatura Scricciolo o la conferma di qualche figura della giunta uscente. E’ la conferma che si trattava, in effetti di corpi estranei, che una volta saltato il loro ruolo, abbandonano il tavolo. Ovviamente in tutto ciò c’è la fedeltà (comprensibilissima) a Fausto Scricciolo. C’è il fatto che alcuni come l’assessore Carmine Pugliese fossero approdati al Pd da altre esperienze (l’area Civati) e si trovassero lì quasi per caso, solo in forza di quell’impegno assunto 5 anni fa…

Non sembra essere  una “vendetta” dei renziani. Perché di questo non si tratta. L’esponente più renziano del Pd pievese, Michele Gorello, non fa parte del gruppo dei dimissionari, anzi ha partecipato e partecipa alla costruzione della squadra del centro sinistra, insieme al segretario Fattorini e agli altri dirigenti.

Il gruppo dei dimissionari sembra proprio un gruppo amicale che si è cementato tra le primarie del 2014 e questi 5 anni di legislatura intorno al sindaco e adesso vuole sottolineare a suo modo il disappunto per il disarcionamento. E per l’abbandono di una esperienza. Legittimo, per carità, ma poco “politico” come atteggiamento. Non da partito di governo, quantomeno.

Per il Pd, in senso generale, non è buon segno, ovviamente, ma paradossalmente, l’iniziativa dei dimissionari può diventare un’operazione di chiarezza. Può offrire al Pd il motivo per giustificare a posteriori la decisione presa insieme agli alleati di provare a riportare in auge la politica, con una figura come Simona Fabbrizzi.

Certe cose, anche se ormai fanno parte del paesaggio, sono comunque e sempre dolorose, lo abbiamo già scritto. Ma la politica e le campagne elettorali non sono pranzi di gala dove basta mettersi il vestito buono e la cravatta in tinta per fare bella figura.

In certi frangenti forse sarebbe meglio “fare i signori” piuttosto che rizzare il culo e il pelo e poi mettersi di traverso  o rompere il giocattolo come fanno i bambini bizzosi. Non sempre però è possibile. A volte prevalgono l’orgoglio, il sentimento personale, la rabbia e la delusione. E’ umano. E in una politica senza bandiere senza identità, senza sogni è anche molto normale.

m.l.

Nella foto: Carmine Pugliese e Fausto Scricciolo

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica