CITTÀ DELLA PIEVE: LA SICUREZZA SECONDO MINNITI. SPIDERMAN CONTRO HULK

lunedì 11th, febbraio 2019 / 17:31
CITTÀ DELLA PIEVE: LA SICUREZZA SECONDO MINNITI. SPIDERMAN CONTRO HULK
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Venerdì 8 febbraio, in occasione dei Venerdì della Biblioteca di Città della Pieve, la sala grande di Palazzo della Corgna ha ospitato l’ex Ministro degli Interni Marco Minniti e il suo libro Sicurezza e Libertà, Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura, edito da Rizzoli. A dialogare con l’autore, il direttore del Corriere Pievese Gianni Fanfano.

In una sala gremita, come sempre accade quando si tratta di nomi della ribalta, Minniti esordisce con il racconto di una complessa operazione diplomatica che lo ha visto protagonista come responsabile della sicurezza, e la rivelazione di una scoperta personale. Contrariamente a quanto aveva sempre creduto, e cioè che per cultura e tradizione la Sicurezza era di Destra mentre il sociale era di Sinistra, l’ex ministro realizza che in realtà anche la Sinistra deve occuparsi di Sicurezza, in quanto parte integrante (e imprescindibile) della gestione di un paese.

Invero, una rivelazione anche per noi cittadini. Nella nostra ingenuità abbiamo sempre creduto che chi va a rivestire una carica governativa quantomeno sappia che la gestione di un paese prevede competenze come Istruzione, Lavoro, Sicurezza e  Salute, e che nessuna di queste competenze è, o dovrebbe essere, appannaggio di questo o quel partito, ideologia, tradizione. Semmai è il “come” si affronta una problematica e non il “cosa” a distinguere una formazione politica da un’altra.

Ma andiamo avanti. Per Minniti il “come” va trovato nell’interconnessione tra sicurezza e libertà, non a caso il titolo del suo libro. Un reale programma di sicurezza, spiega, consiste nel liberare i cittadini dalle paure in un’operazione che deve avvenire su due fronti paralleli: il controllo da parte delle forze dell’ordine e il risanamento delle aree disagiate, più soggette all’influenza della criminalità. È con questa strategia di integrazione, investimenti in strutture e presenza delle forze dell’ordine, rivela, che New York è riuscita a risanare il malfamato Bronx.

La tattica senza strategia, ammonisce Minniti con evidenti riferimenti alle politiche di sicurezza attuali, è mera propaganda. Serve solo a rinforzare le paure. Non è di Hulk che abbiamo bisogno ma di Spiderman. L’ex ministro continua estendendo il raggio di critica alla gestione della questione “migranti” che oggi, sostiene, non è più un’emergenza. L’emorragia è stata fermata dal governo precedente grazie agli accordi con la Libia. Nessun accenno alla violenza delle “modalità” con cui la Libia ha effettuato ed effettua il blocco del flusso migratorio. Nessuna domanda in merito.

E Minniti incalza, di nuovo ammonisce che non bisogna sottovalutare i danni dell’attuale politica al paese. In un’ esposizione accalorata,  più vicina ad un comizio che alla presentazione di un libro, chiede ad una audience attenta se è chiara l’oscurità in cui stiamo precipitando. Ed è come se questo buio che paventa ci fosse capitato addosso dalla sera alla mattina. Senza segnale alcuno, nemmeno a chi era all’interno della macchina governativa, dentro i meccanismi della politica, vicino alle tattiche, la storia, gli obiettivi di quei soggetti contro i quali oggi punta il dito l’ex Ministro. Nessun preavviso. Possibile?

Qualcuno gli domanda se è favorevole ai porti chiusi. Non è questione di porti, avverte Minniti, ma di investimenti in Africa, per creare stabilità economica e sociale. Il mondo è interconnesso, dice. Se sta bene l’Africa, stiamo bene noi.

La presentazione è quasi alla fine quando Gianni Fanfano chiede all’autore di parlare di quella volta che stava per mandare a monte un’operazione diplomatica per colpa della partita della Reggina, di cui è tifoso. E lui ben volentieri racconta di quando si recò a Tripoli, nel 1999, in qualità di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (Governo D’Alema) per una missione diplomatica, avendo a disposizione solo tre giorni per portarla a termine.

Durante i tre giorni parla con diversi personaggi, tra cui il capo del governo, il quale lo informa che per quel tipo di colloquio è necessario parlare con Gheddafi in persona, che lui, in quanto capo del governo, prende sì decisioni, ma quelle più delicate spettano al Leader.  Il terzo giorno, il capo del governo comunica che Gheddafi è disponibile a incontrarlo alle 20.30 di quella sera dell’ultimo giorno. Ma proprio quella sera, alle 20.30 c’è la partita in cui gioca la Reggina. Minniti non può rinunciare a vederla.

Informa dunque il capo del governo che a causa di impegni improrogabili alle 20.30 non potrà essere presente. E mentre guarda la partita, racconta, avverte la preoccupazione di aver perso l’incontro con Gheddafi  per una partita di calcio e che sarà difficile spiegarlo ai giornalisti. Alla stampa. Non al paese. Ma la fortuna è dalla sua parte, Gheddafi fa sapere che lo riceverà all’una di notte.

Nero su bianco, l’aneddoto “divertente” di quando un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio rischiò di mandare in malora l’incontro con un leader libico per una partita di calcio, compare nel libro Sicurezza e Libertà.

Qualcuno chiede quale fosse stato, alla fine, il punteggio della Reggina.

Elda Cannarsa

 

 

 

 

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