“APPUNTI DI VIAGGIO”: IL GIORNO DELLA MEMORIA E LE DEPORTAZIONI DI QUESTI GIORNI. CHE DIFFERENZA C’E’ TRA ANNA FRANK E I RAGAZZI MORTI NEL MEDITERRANEO?

giovedì 24th, gennaio 2019 / 19:32
“APPUNTI DI VIAGGIO”: IL GIORNO DELLA MEMORIA E LE DEPORTAZIONI DI QUESTI GIORNI. CHE DIFFERENZA C’E’ TRA ANNA FRANK E I RAGAZZI MORTI NEL MEDITERRANEO?
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In questi giorni, da qui al 27 gennaio, in Tv, sui giornali e siti web, nelle scuole, al cinema e nei teatri ci celebra il Giorno della Memoria. Che è cosa buona giusta. Perché è giusto non dimenticare mai cosa successe dal 1938 al 1945 nei campi di sterminio nazisti. Il generale Dwight Heisenhower, dopo essere entrato con le sue truppe in uno di quei campi appena liberati ordinò di fotografare e filmare tutto “perché – disse – arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”. Aveva ragione.

Ed è giusto ricordare che insieme a milioni di ebrei rastrellati e deportati da tutta Europa, furono uccisi nelle camere a gas o con esecuzioni di massa, o fatti morire di stenti, anche decine di migliaia di Rom, Sinti, omosessuali e oppositori, soprattutto comunisti, per il semplice motivo di essere di etnia diversa o di idee diverse.

Sarebbe giusto istituire anche altre giornate della memoria, per ricordare altri genocidi come quello degli indiani d’America, quella del sud e quella del nord, un genocidio durato 4 secoli che qualcuno ha calcolato in più di 100 milioni di morti.

Detto questo, ci sembra una contraddizione stridente però, celebrare – come è giusto fare –  il Giorno della Memoria in ricordo dell’olocausto e far finta di niente, chiudendo un’occhio o tutti e due, sorvolare sull’Olocausto dei tempi nostri, quello che avviene del Mediterraneo, nelle carceri e nei lager libici, a Gaza, o ai confini tra Paesi più ricchi e Paesi più poveri.

E ci pare una contraddizione anche sorvolare o considerare normale la chiusura e lo sgombero di un Centro di accoglienza, come quello di Castelnuovo di Porto, nei pressi di Roma, con gli ospiti, titolari di protezione umanitaria, gettati in mezzo alla strada, divisi gli uni dagli altri, anche le donne e i  bambini, caricati su pullman e “deportati” verso destinazioni a loro ignote. E senza spiegazioni. I bambini immigrati ospiti del Cara sono stati prelevati dalle scuole, allontanati dai loro compagni, come avvenne per i bambini e le bambine ebree dopo le leggi razziali del ’38, o durante la guerra quando le SS, spesso con la complicità dei fascisti italiani, rastrellavano case e quartieri.

In questi giorni tutti noi abbiamo una lacrima per le vittime di Treblinka o di Dachau In questi giorni tutti noi posteremo su facebook la canzone “Auschwiz” di Guccini perché fa sempre bene ascoltarla.

Ma che differenza c’è tra Anna Frank e quel bambino nordafricano affogato nel Mediterrano che si era fatto cucire la pagella scolastica nella giacchetta, per farla vedere come prova che lui era uno bravo, uno che studiava, una volta arrivato in Europa? Non c’è arrivato… Per questo tra lui e Anna Frank non c’è nessuna differenza. A nostro avviso, naturalmente.

Nei nostri “appunti di viaggio” (che è il titolo di questa rubrica), ci siamo segnati il nome di una deputata (è di Liberi e Uguali, ma questo è un dettaglio) che ieri si è messa ferma davanti al pullman sul quale avevano fatto salire i profughi ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto e ne ha impedito la partenza, chiedendo precise spiegazioni su dove sarebbero stati portati. Si chiama Rossella Muroni, la deputata. Segnatevelo anche voi il nome, perché ha fatto una cosa semplice, ha usato il suo corpo come  come scudo, come barriera invalicabile per fermare e impedire una deportazione. Ha fatto una cosa “umana”, ha dato una lezione di umanità a chi straparla di invasione e di problemi di sicurezza, di business dell’accoglienza.

A noi piace più Rossella Muroni (per ciò che ha fatto ovviamente) che non il Ministro della Paura Salvini e i suoi compagni di merende (nei suoi post sui social mangia sempre, ci avete fatto caso?)

Il Cara di Castelnuovo di Porto funzionava, pare fosse un esempio di non solo di accoglienza, ma anche di integrazione.  Ora molti dei profughi ospiti non sanno dove andare. Una donna è stata ospitata a casa del sindaco, ad esempio. Altri vagheranno in cerca di una qualche sistemazione.  E intanto la gente che li vedrà vagare dirà che sono troppi, che non si possono accogliere tutti, che alla fine vanno tutti a ingrossare le fila della malavita e degli spacciatori… La gente che li vedrà vagare ne avrà paura. E così il cerchio si chiude: il ministro della paura e i suoi accoliti gridano al lupo, al lupo! sono troppi i neri per strada! e poi che fanno? chiudono e sgomberano i centri di accoglienza e li lasciano per strada anche quelli che avevano trovato una soluzione… così la paura e l’insicurezza crescono e cresceranno anche i voti alle elezioni…

Quando da qui al 27 gennaio il ministro della paura si presenterà contrito, con un divisa addosso, a celebrare il Giorno della Memoria forse gli fischieranno le orecchie. Sentirà, forte, il rumore del mare, sentirà i singhiozzi di quelle donne, di quei bambini, di quei ragazzi costretti a salutare gli altri e a salire su un pullman, per chissà dove…  E sentirà, forse, anche qualcuno che sommessamente gli ricorderà che Costituzione italiana, all’art.10 recita:

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

Potrà far finta di non vedere e non sentire, potrà parlare d’altro e atteggiarsi a sceriffo di Dodge City, potrà “tirare diritto”, come diceva qualcun altro prima di lui. Ma prima o poi i nodi vengono al pettine per tutti. Anche per i Capitan Fracassa.

m.l.

 

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