ROGO TOSSICO A ROMA: LA GUERRA DEI RIFIUTI. CHI E’ CHE DA’ FUOCO AI DEPOSITI IN TUTTA ITALIA?

martedì 11th, dicembre 2018 / 15:52
ROGO TOSSICO A ROMA: LA GUERRA DEI RIFIUTI. CHI E’ CHE DA’ FUOCO AI DEPOSITI IN TUTTA ITALIA?
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Un vasto incendio è divampato nella notte in un capannone adibito a deposito rifiuti nell’impianto Ama sulla via Salaria, a Roma. Una densa e alta colonna di fumo si è sollevata nella zona. Si è propagato un forte odore acre, di bruciato, avvertito in diverse zone della città e anche nel centro della Capitale. Per precauzione è stato chiuso un asilo nelle vicinanze. Le fiamme si sono propagate per tutta la struttura, di circa 2mila metri quadrati. Il Comune e la Prefettura invitano a non aprire le finestre e ano uscire di casa, per precauzione, anche se le rime rilevazioni di Arpa Lazio non hanno registrato valori fuori norma. Sul caso indagano i carabinieri mentre i vigili del fuoco sono al lavoro per spegnere le fiamme con dodici squadre, almeno 40 uomini…

Ciò che sta bruciando è spazzatura, olio e plastica, ma i vigili del fuoco tranquillizzano perché i fumi si stanno dirigendo verso zone non abitate. Ma Adesso c’è il problema di dove dirottare i rifiuti destinati all’impianto in fiamme.  Le autorità dicono che all’impianto sulla salaria arrivava il 25% dell’indifferenziata di Roma. E’ impensabile rimettere in funzione il deposito perché tutti i macchinari sono compromessi e per spegnere completamente tutti i focolai d’incendio, hanno spiegato i vigili del fuoco, ci vorranno almeno 2 giorni… Si tratta di 800 tonnellate di rifiuti al giorno, da collocare altrove. Il Ministro Costa ha fatto appello a tutte le regioni affinché diano una mano a superare l’emergenza. La sindaca di Roma Raggi ha chiesto aiuto alle altre città del Lazio. LO stesso ha fatto il governatore regionale Zingaretti.

Un costode ha detto di aver sentito un’espolsione, poco prima che scoppiasse l’incendio… Ciò potrebbe far supporre una natura dolosa del rogo.

Dall’inizio dell’anno si sono verificate decine di incendi in impianti di smaltimento rifiuti in tutta Italia. Tra questi roghi, quasi sempre di natura dolosa, potrebbe esserci un filo conduttore: il divieto di importazione di scarti plastici da riciclare recentemente varato dalla Cina, che avrebbe “ingolfato” il sistema di smaltimento in Italia e non solo.

Secondo i dati raccolti dai Verdi e dal quotidiano La Stampa negli ultimi tre anni sono scoppiati in totale 250 incendi in discariche e depositi, di cui 110 solo nel 2017. Se teniamo per buone entrambe le informazioni, significa che nel 2015 e nel 2016 si sono verificati in totale 140 incendi, per una media annuale di 5.84 incendi al mese, mentre nel 2017 la media annuale sale a 9.17. Ma l’escalation c’è stata nel 2018  facendo registrare a gennaio 18 incendi, a febbraio 24, a marzo 37 e ad aprile 83, 103 a maggio e via via crescendo.

Negli ultimi mesi sono andati a fuoco depositi di rifiuti in Lombardia, in Piemonte, in Toscana, in Emilia Romagna, nel Lazio… Oltre che al sud, nella famigerata “terra dei fuochi”.

Alcuni osservatori ritengono che, se il governo non interverrà con misure speciali, la frequenza degli incendi continuerà ad aumentare finché il sistema criminale che gestisce il traffico di rifiuti brucerà ogni giorno la quantità giornaliera di immondizia che prima veniva inviata all’estero per lo smaltimento.

Il fatto che spesso tra i rifiuti andati a fuoco fossero presenti scarti di plastica e il fatto che diversi incendi si siano sviluppati all’interno di impianti di stoccaggio o discariche,  confermerebbe l’ipotesi fatta dai Verdi, che una parte dell’emergenza sia dovuta al recente divieto alle importazioni di rifiuti di plastica imposto dal governo cinese. L’emergenza è ormai conclamata. ;

Per risolvere il problema dei roghi di rifiuti – dicono i Verdi – “bisognerebbe prima risolvere la malagestione che affligge l’intera filiera di smaltimento, dal livello concettuale fino a quello pratico. Innanzitutto è necessario che le regioni investano nella realizzazione di impianti di riciclaggio all’avanguardia e nell’efficientamento di tutta la filiera di smaltimento. Ma soprattutto, è necessario che il Parlamento produca una nuova normativa che permetta alle autorità di attuare maggiori controlli sul territorio e che imponga alle aziende operanti nel settore di seguire le direttive di riciclaggio e trattamento rifiuti varate dall’Unione Europea”. Per ora si è vista solo la norma che consente un più facile smaltimento dei fanghi di depurazione in agricoltura.

E’ da questa situazione che il ministro Salvini, qualche settimana fa ha rilanciato l’idea degli inceneritori e termovalorizzatori, “almeno uno per provincia, soprattutto al sud dove al omento ce ne sono pochi, molti meno di quanto ne servirebbero”.

Che la questione dei roghi dei depositi di rifiuti sia un problema anche di… criminalità, sembra sempre più evidente. Le mafie hanno messo da tempo le mani su questo business e non mollano l’osso. Sono pronte a tutto, anche per far capire, che il sistema lo gestiscono e lo comandano loro. Per questo motivo, oltre a quello primario, della tutela della salute dei cittadini che si ritrovano a respirare fumi tossici e nocivi e costretti a restare chiusi in casa,  crediamo che la politica debba riprendere in mano la questione. E di petto. E le comunità valutino attentamente ogni proposta che tenda a migliorare la situazione. Gli inceneritori e i termovalorizzatori producono emissioni pericolose, questo è appurato. Ma quelle emissioni sono meno per quantità e meno pericolose dei fumi e miasmi scatenati dagli incendi a go-go… Ciò vuol dire che si debbano fare ovunque inceneritori e termovalorizzatori? No. Vuol dire che le cose vanno viste nella loro complessità, e se non si vogliono i termovalorizzatori, gli inceneritori e le discariche (come ha deciso di recente il Comune di Chiusi, ad esempio) il problema va risolto in altro modo, ma va risolto. Spendere milioni di euro per spedire i rifiuti all’estero lasciando il traffico alle mafie, non può essere la soluzione. Così come la soluzione per smaltire i fanghi non può essere quella di spargerli nei campi. E allora dove sta a soluzione? Sta nel valutare, con onestà e discernimento, i pro e i contro di ogni progetto. Sta nell’innovazione e nella tecnologia che possono eliminare la combustione e quindi le emissioni in atmosfera. Sta, forse, in tanti impianti piccoli, moderni, avanzati, più “green” al posto di impianti giganteschi e sta nella sensibilità delle amministrazioni e anche delle imprese e dei cittadini, nel fare la raccolta differenziata, nel ridurre gli imballaggi e i rifiuti prodotti, sta insomma nella scienza e nella tecnica. E sta nel contrasto della malavita che in questo settore ha preso il sopravvento.

Non è una strada facile e in discesa, ma non ce ne sono altre.

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