IL PRESEPE DI OGGI E QUELLO DI 50 ANNI FA: QUANTI ‘ANGELI NEGRI’ TRA LE STATUINE?
Stamattina, in un negozio incontro un amico di vecchia data che sta scegliendo delle statuine per il presepe. La cosa mi sorprende un po’. Anche lui, come me non è più un ragazzo, non lo facevo neanche così “cattolico”… Gli domando se ha dei nipoti, magari mi è sfuggito qualcosa. Il figlio è grande ormai, come il mio… “No, no, niente nipoti. Avevo smesso di fare il presepe 50 anni fa… ma ora lo rifaccio volentieri. Certe tradizioni vanno mantenute e salvaguardate se non vogliamo trovarci tutti a recitare i versetti del Corano. Quindi io oggi compro le statuine e faccio il presepe! alla faccia di Maometto e di tutti questi che vogliono comandare a casa nostra!!” Proprio così mi ha detto. Il presepe, insomma, come baluardo della nostra cultura e argine all’avanzata dell’orda barbarica. La cosa mi ha lasciato più perplesso del fatto che uno di 60 anni e passa, mai stato “praticante,” si rimetta a fare il presepe. Sul che non c’è niente di male, intendiamoci. E’ la storia del baluardo, dell’argine che non torna… Ma questo è. Allora con una battuta, ho provato a buttarla in corner: “l’hai comprato almeno un pastorello nero? No, perché laggiù in Palestina mica son tutti biondi e con gli occhi azzurri!”…
Il mio amico mi guarda interdetto e mi fa: “tanto ce ne son pochi di neri in giro! Nel presepe ne faccio volentieri a meno”. E anche questa frasettina buttata là quasi per scherzo stride ancora di più di quelle precedenti, perché segnala un clima, anzi la percezione di un clima, che è fasulla, ma largamente diffusa. L’invasione dei barbari, dei neri…
Non volendo litigare, né intavolare un simposio sull’immigrazione dentro un negozio, lascio cadere l’argomento. Saluto il mio amico a mi allontano. Ma in quel preciso istante in cui gli faccio gli auguri, stringendogli la mano, mi viene in mente una canzone della quale avevo il 45 giri molto tempo fa. A pensarci bene, esattamente 50 anni fa. Era infatti il 1968 (io avevo 12 anni), quando Fausto Leali riportò al successo un brano blues di 20 anni prima: “Angeli Negri”. Ve la ricordate?
“Pittore ti voglio parlare/ mentre dipingi un altare. Io sono un povero negro/e d’una cosa ti prego. Pur se la Vergine è bianca/ fammi un angelo negro.
Tutti i bimbi vanno in cielo/ anche se son solo negri. Lo so, dipingi con amor. Perché disprezzi il mio color? Se vede bimbi negri/ Iddio sorride a loro.
Non sono che un povero negro/ ma nel Signore io credo/ e so che tiene d’accanto/anche i negri che hanno pianto.
Lo so, dipingi con amor. Perché disprezzi il mio color? Se vede bimbi negri/Iddio sorride a loro”.
La canzone divenne famosa in Italia nel ’59, la cantava Don Marino Barreto Jr, ma è di dieci anni prima e i versi sono di un poeta e politico venezuelano. Già la versione di Barreto era una cover della colonna sonora di un film del 1948 “Angelitos negros”… Ma Fausto Leali ne fece un brano che lo consacrò come “il negro bianco” della musica italiana, la voce più… blues della penisola.
Il senso del testo è chiarissimo ed è un inno contro la discriminazione razziale. Contro ogni differenza basata sul colore della pelle. Ecco, 50 anni fa l’Italia era più avanti di adesso. Nel ’68 ci si poneva il problema di “fare un angioletto negro” in una pala d’altare… Una canzone del genere arrivò ai primi posti della hit parade, certo per la voce di Leali, ma forse un po’ anche per il tema trattato che era in linea con il sentire comune della gente.. Oggi si fa il presepe per dire che i neri per strada sono troppi e che dovrebbero tornare a casa loro. Si fa il presepe come fosse un muro innalzato al confine… Che è il contrario dello spirito del presepe. Ma questo è il vento che tira…
Mi verrebbe voglia di andare a cercare la statuina di un angioletto nero. Più facile trovare quelle di Salvini con il giubbotto della polizia e di Di Maio in giacca e cravatta d’ordinanza.
Viva il presepe. Se lo trovate mettetecelo un angioletto o un pastorello nero.
Buon Natale e buon Anno a tutti tutti!
m.l.
Non ci preoccupiamo troppo. Nella tradizione popolare uno dei magi è nero. Rappresentano l’universalità del messaggio cristiano. Insomma di tutti i continenti.
Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore. – Trilussa https://ppurl.it/pq1d6
grazie per i commenti di paolo e luca con i quali sono perfettamente d’accordo. Ma siamo così in pochi a esserlo?