IL VOTO POPOLARE E LE FUSIONI MANCATE: TANTE CAPRIOLE E POCA AUTOCRITICA
Inutile stare a girarci intorno. Le fusioni dei Comuni non piacciono ai cittadini, che sistematicamente le bocciano. Quattro anni fa successe nei 5 comuni dell’altro Orvietano (provincia di Terni), ieri in Toscana i referendum consultivi hanno detto NO alla fusione tra Montepulciano e Torrita di Siena, a quella tra Asciano e Rapolano, tra Dicomano e San Godenzo e anche ala fusione tra Bibbiena e Ortignano Raggiolo, quest’ultimo comune assurto al suo quarto d’ora di celebrità quando Renzi lo citò come uno dei pochi dove il Pd aveva tenuto in una tornata amministrativa… E’ passata solo la fusione tra Barberino Va d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa. Insomma è finita 4-1 per il NO.
Ora sarà inevitabile una riflessione, soprattutto dalle parti del Pd, che è stato ovunque il partito più strenuamente fusionista. Non senza eccezioni e defezioni dalla linea. Ma in generale così è stato. E non da adesso. Nel Pd, a livello nazionale, ai tempi dell’onda renziana c’era chi pensava addirittura a “fusioni per legge”. E proprio in Toscana il Consiglio regionale votò una risoluzione per le fusioni anche in caso di vittoria del SI’ in uno solo comune. Come in effetti successe tra Abetone e Cutigliano all’ inizio del 2017.
Quella risoluzione e anche la fusione dall’alto Abetone-Cutigliano furono votate, per dire, anche dai consiglieri senesi Bezzini e Scaramelli. Anche se poi quest’ultimo si è schierato nettamente contro la fusione tra Torrita e Montepulciano, la più vicina a casa sua (Chiusi), in netta contrapposizione con il suo ex amico e sodale iperrenziano Giacomo Grazi, sindaco di Torrita. Strano il no di Scaramelli al matrimonio Montepulciano-Torrita, perché nel 2014, da sindaco, fu proprio lui a proporre la fusione Chiusi-Chianciano in un comune unico che si sarebbe chiamato come la stazione ferroviaria e il casello autostradale. Il suo omologo chiancianese Marchetti, lista civica appoggiata dal centro destra, rispose picche e non se ne è mai fatto niente. La cosa finì lì. Ma l’ex sindaco di Chiusi non è l’unico esponente noto del Pd ad aver fatto qualche capriola su questo argomento.
L’ex sindaca torritese e assessore provinciale Silvana Micheli, ad esempio negli ultimi tempi si è espressa per il NO alla fusione con Montepulciano, ma a Torrita c’è chi ricorda di averla vista partecipare alla fondazione del Comitato per il SI’.
E così la deputata Pd senese Susanna Cenni che si fa fotografare alla cena del per il SI’ e poi, dopo il voto scrive: “A proposito di fusioni… Ieri si sono conclusi i referendum in alcune realtà Toscane per la fusione tra Comuni. Vicino a casa mia un risultato importante come quello tra i Comuni di Barberino e Tavarnelle. In provincia di Siena invece bocciati i progetti di fusione tra Torrita e Montepulciano e tra Rapolano ed Asciano. Perché differenze così grandi? A dire il vero mi piacerebbe sentire la risposta a questa domanda da parte di alcuni ex parlamentari ed ex dirigenti Toscani che hanno fatto delle fusioni un progetto politico a prescindere, un mantra quasi ossessivo: emendamenti per gli incentivi in ogni legge di bilancio, addirittura una proposta di legge per le “fusioni obbligatorie”. (…) L’idea di affrontare il tema della crisi della finanza locale con le fusioni, il superamento delle province, il taglio del numero dei consiglieri comunali, delle giunte, poi l’accorpamento delle Regioni Ecc…i tagli alla politica spesso sono stati l’orizzonte principale di questi passaggi con il risultato di delegittimare giorno dopo giorno istituzioni e politica, senza svolgere una discussione seria e coinvolgente sull’ordinamento degli Enti Locali, una riforma vera, deleghe, risorse, personale, chi fa cosa…e perché, in quale cornice operi. Siamo arrivati sin qui anche per questo, con pezzettini di riforma fatti ed altri incompiuti o falliti. (…) Le riforme indotte dall’alto vanno a sbattere. Anche per questo, e certo non solo per questo, molte fusioni sono fallite. E non ho sentito alzarsi molte voci negli anni passati quando il “mantra” veniva recitato e chi esprimeva qualche riserva veniva necessariamente collocato nel deposito dei gufi. Oggi siamo qui, la sinistra non Governa più e in Toscana perde un Comune dietro l’altro, e le piazze democratiche vengono organizzate da donne impegnate nel civismo, nel lavoro, nelle professioni, senza bandiere di partito. Magari è arrivato il momento di fare il punto anche sulla nostra idea di Stato e di Enti Locali. Magari è il momento di fare un ragionamento sull’idea di rappresentanza, di delega. Magari dei ragionamenti veri, perché senza questo anche il congresso che dopo sabato inizierà il suo percorso rischia di non servire a nulla e ridursi all’ennesima stanca conta sui nomi. Magari. Prima che sia troppo tardi”.
Certo onorevole. Ha ragione. Ma quando è andata alla cena del Comitato per il Sì di Montepulciano-Torrita di Siena le ha dette queste cose a quelli del Comitato? O si è limitata a fare come certi allenatori di volley che con la squadra che prende muri su muri in faccia chiama time out e al massimo dice “dai, forza, forza che vinciamo!” senza dire ai giocatori come fare per schiacciare meglio e evitare il muro avversario? Se glielo avesse detto, magari qualcuno avrebbe evitato certi scivoloni…
Ieri, a caldo, alle 18, solo due ore dopo la pubblicazione dei risultati del referendum, a Torrita di Siena il Pd ha convocato una conferenza stampa. Hanno parlato il Sindaco Grazi, i due capigruppo in Consiglio comunale di Torrita e Montepulciano, il coordinatore del Comitato per il Sì Giancarlo Pagliai, i due Segretari comunali del PD, i due membri delle Liste di opposizione a sostegno del SÌ. Il sindaco di Montepulciano Rossi non ha partecipato, né commentato. E’ negli Usa.
Pagliai dunque ammette la sconfitta, onestamente, ma ne affibbia la colpa ai cittadini che non hanno capito… Si dice pronto a “pagarne le dovute conseguenze, ma non fa autocritica sulla scelta.
In ogni caso è l’unico che ha preso carta e penna ed è uscito allo scoperto, mettendosi almeno lui in discussione. Tutti gli altri si sono limitati a dire che “si è persa una grande opportunità che difficilmente si ripresenterà”. E ridagli con la colpa dei cittadini incapaci di vedere il nuovo…
Il sindaco torritese Grazi, cioè lo sconfitto principale, perché si è speso molto personalmente ed è a Torrita che il SI’ è stato surclassato dal NO, molto più che a Montepulciano, con una cittadina che gli si è praticamente messa contro in massa, ha dichiarato che non ha “la minima idea di dare le dimissioni”. Anzi in una trasmissione Tv, affermando che “una cosa è l’attività amministrativa altra cosa è il referendum” e che “il secondo non incide sulla prima”, ha pure lasciato intendere, tra le righe che avrebbe pure voglia di ricandidarsi. Anzi ha detto che non lo esclude. Ma la domanda è: dopo una batosta del genere, chi lo candida uno come Grazi? E chi lo appoggia?
m.l.
Andrea Rossi, Giacomo Grazi, Giancarlo Pagliai, Stefano Scaramelli, Susanna Cenni
Una sconfitta politica non significa aderire alle ragioni dell’avversario. Le convinzioni non vengono spazzate via da un voto. Si può discutere sulla tattica adottata e sulla strategia generale e lì fare autocritica riconoscendo, per esempio, che l’iniziativa doveva partire dal basso senza che i sindaci si spendessero in prima persona.
Detto questo i vincitori del no per la gran parte sono gli stessi avversari politici che ci troveremo contro ai prossimi appuntamenti e gli avversari si devono attaccare.
Il voto di ieri – ma come tante altre cose – dimostra che questo è ormai un paese per vecchi. Infiltrato di paura, risentimento, odio e pregiudizio.
Un cocktail classico dei periodi di decadenza. Arroccati dentro le mura sperando di salvarsi, ognuno per se e dio per nessuno. Stretti alla pagnotta conquistata, frastornati, urlanti e minacciosi.
Evidentemente la storia ancora conta. In periodo preunitario un riordino dei comuni già ci è stata. Per questo il numero dei comuni da noi è molto contenuto rispetto ad esempio alla Lombardia: 274 contro 1516. Probabimente con un percorso di alcuni anni i risultati potrebbero essere diversi. Non è detto, però, che alla fine di questo percorso ci debba essere una fusione o piuttosto una unificazione dei servizi.
Le fusioni in sé, secondo me non debbono essere un tabù. Ci sono fusioni utili e inattaccabili. Il piccolissimo comune di San Giovanni d’Asso per esempio forse ci ha guadagnato fondendosi con Montalcino, cittadina nota in tutto il mondo. Tant’è che lì non c’è stata opposizione. Quella tra Montepulciano e Torrita è sembrata più forzata, da subito, e senza troppe ragioni oggettive che spingessero in tal senso. Le cose contro la volontà e il sentire della gente non si possono fare. E politicamente non conviene. Comunque con la fusione il Comune unico avrebbe votato a primavera con il doppio turno e il Pd fusionista avrebbe probabilmente perso. Così qualche chance di mantenere la guida dei due comuni ce l’ha. Alla fine il Pd dovrà ringraziare la sconfitta nel referendum. Se poi insisterà con personaggi che si son messi contro la propria cittadinanza e non hanno capito l’aria che tirava o peggio hanno insistito pervicacemente lo stesso, allora vorrà dire che vuol perdere per forza e con ragione…
Caro Sig.Pasquini,concordo con i primi 8 righi del suo intervento perchè si parla di avere o non avere anche chiarezza sia politica sia strategica di intenti, indipendentemente da quello che si decida di fare, ed è vero.Nei righi che seguono però,siccome si parla tanto di” paesi di vecchi” , ”di paure” e di ”pregiudizi” e di” cariche di risentimento”,sarebbe opportuno rispondere che per eliminare tutte queste negatività che lei annovera in modo da far riflettere sul perchè i vertici della politica e giù giù verso la base, specialmente con i loro vassalli, abbiano sempre cercato di allontanarsi dalla condivisione della base,che diventava sempre più inacidita verso i vertici stessi al punto che nelle ultime grosse prove elettorali abbia punito i vertici e lo stesso partito di maggioranza relativa anche localmente ,.così come è stato impostato,sia da chi abbia preceduto il renzismo sia dal renzismo stesso anche in periferia. E’ questa l’autocritica da fare secondo me perchè senza di questa si pretenderebbe la botte piena e la moglie ubriaca e con forza ci si scaglia contro la gente che ha deciso di percorre una via contraria a quella dei vertici.E così si capisce che l’interesse dei vertici non coincide più con quello della gente.Ma facciamo il caso che ciò che avessero deciso i vertici fosse stata una opzione positiva( in pratica la vittoria del SI in questo caso per la quale lei mi appare che abbia tifato ), la domanda è questa : posto che ciò che lei dice possa essere”arroccamento dentro le mura” come lo chiama, perchè l’aprirsi al nuovo deciso da altri(cioè dalla guida che ha condotto la politica nel territorio così come è stata fatta) secondo lei sarebbe stato un motivo di andamento verso la risoluzione dei problemi ? Esautorando le comunità e renderle più controllabili semprepiù da apparati centralizzati ed allargando il terreno del controllo sul territorio da parte di organismi che non conoscono per loro stessa natura le esigenze localistiche sarebbe un bene? Le farei notare a proposito di questo che oggi tutto tende in politica a ritornare verso un controllo centralizzato,lontano ed esente dagli umori e dalle idee locali e quindi anche lontano dal peroramento di interessi di una comunità.In pratica avviene il contrario di ciò che negli anni 60 e 70 era avvenuto e cioè del cosiddetto decentramento amministrativo (Provincie e Regioni per esempio). E siccome oggi non si possono più sopportare i costi del decentramento proprio a causa di quella politica avallata da quei vertici che ha stabilito tagli e mortificazioni alla gente , si tende a centralizzare amministrativamente pensando di risolvere una parte dei problemi di gestione amministrativo-economica del pubblico infischiandosene delle conseguenze che si procurano.Questo è quello che in sostanza è contenuto nell’istanza del SI che evidentemente tifa per il sistema tramite i suoi beneficiari (Pd e Forza Italia). L’impressione che ho avuto io è quella sì del risentimento e della paura, ma da parte di coloro che vedono ridursi i propri spazi sia nella politica sia nei principi che hanno sostenuto fino ad oggi e che vorrebbero difendersi continuando ad operare come facevano prima, imperterritamente non curandosi che una gran parte d’italia a loro dia torto.L’altra opzione è il tentativo di riciclo poichè si è divenuti impresentabili, come in qualche comune stà venendo timidamente fuori.La botte piena e la moglie ubriaca sarebbe troppo comodo averla anche oggi, dal momento che fino a ieri l’hanno avuta, ma devono fare i conti anche con la realtà.E se non c’è autocritica- come fin’ora non c’è stata- specialmente per bocca e cervello del partito reggente e che ancora in Toscana ha la maggioranza a macchie di leopardo, tali conti è difficile che si azzecchino e guarda caso il risentimento del quale lei parla viene fuori proprio dal fiele di questa gente.Se mi permette, io glielo farei produrre anche dipiù e con il rammarico che probabilmente l’autocritica se venisse fatta-parlo di quella vera non di quella finta- servirebbe a poco, anzi a nulla.Decadi addietro l’autocritica si faceva e spesso era anche impietosa, oggi quella massa di cui lei parla e che in così ristretto numero ha votato SI seguendo le istanze che i vertici gli hanno inculcato, non è più abituata a farla, non ci pensa nemmeno, non l’ha mai fatta e mai la farà.Perchè trattasi di un genere di persone che sono state abituate ad avere la pappa scodellata ed a percorrere sentieri anche di successo politico ed economico non curantisi da cosa era dato,ce l’avevano e basta.A loro bastava quello e la relativa sicurezza di poterlo avere continuativamente nel tempo, approfittando delle occasioni anche della stessa politica che metteva loro sotto gli occhi.Gli ” avverriti”-per usare un termine toscano- sono quindi loro non quelli che lei dice che mostrerebbero risentimento, odio e pregiudizio;quelli che lei dice sono quelli che tutto questo hanno dovuto sopportare e/o che hanno visto annullate le loro speranze di vivere meglio mentre veniva detto loro da quegli stessi politici che avrebbero potuto vivere meglio se avessero seguito lo svecchiamento.Ma si sà, quando si ragiona con quello degli altri,il proprio lo si può vendere.