LO STRANO CASO PANICALE: CHERUBINI SINDACO DI… MINORANZA. DUE TERZI DEL PAESE GLI HANNO VOTATO CONTRO
PANICALE – L’onda lunga del centro sinistra che ha spazzato l’area del Trasimeno a prima vista ha coinvolto anche il comune di Panicale, dove il sindaco uscente Giulio Cherubini (Pd) è stato rieletto con il 33,6% e 979 voti, nonostante la concorenza nella stessa area di due liste civiche (Torroni e Calzini) oltre a quella del centro destra capeggiata da Virginia Marchesini. Alla vigilia la vittoria di Cherubini non era scontata, quindi il risultato delle urne premia il sindaco uscente. A guardare bene i dati però emerge un quadro diverso. Più complesso.
Il primo dato è che Cherubini è sì ancora sindaco, ma ha perso 772 voti rispetto al 2019, passando dal 64,6% ad un modesto 33,6%. Un consenso praticamente dimezzato.
Il secondo dato che salta agli occhi è che lo stesso Cherubini ha preso 955 voti in meno dei suoi oppositori che in tre hanno totalizzato 1.934 voti contro i suoi 979. Questo significa che Cherubini ha la maggioranza in consiglio, in forza della legge elettorale, ma non tra i cittadini-elettori del comune. Quindi è a tutti gli effetti un sindaco di minoranza. A Panicale dunque l’onda lunga tanto lunga non è stata.
Se Daniele Torroni e Ida Calzini avessero fatto una lista comune, probabilmente oggi racconteremmo un’altra storia. E un’altra storia la racconteremmo anche se gli elettori del centro destra avessero votato alle comunali per il centro destra come hanno fatto, nella stessa giornata, per le Europee. Infatti nel voto per il Parlamento di Strasburgo Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno totalizzato 1.183 voti, numero ampiamente superiore ai voti di Cherubini. Con lo stesso risultato il centro destra avrebbe vinto e conquiistato per la prima volta il Comune. Sarebbe stato un evento storico. E le premesse, a dire il vero, c’erano tutte.
Dentro le cabine elettorali però Virginia Marchesini dei 1.183 voti ne ha smarriti 832. Più di due terzi. Ad occhio e croce sono finiti in larghissima parte alle due liste civiche di Torroni e Calzini che dal nulla hanno raccolto 1.583 voti togliendone 700 a Cherubini e 800 a Marchesini. Anche perché Giulio Chrerubini ha ottenuto per il comune gli stessi voti e la stessa percentuale che il Pd ha preso alle Europee: 948 e 33,2%. Questo dicono i numeri.
Poi che nei flussi elettorali sia successo anche qualcosa di diverso, tipo travasi meno visibili ad occchio nudo, non si può escludere. Il politica, parafrasando Totò, la somma non fa mai il totale…
Ovvio che adesso, a bocce ferme, scatterà la resa dei conti, sia a destra per quegli 800 voti spariti tra una scheda e l’altra, sia nel centro sinistra per la divisione che si è creata e per il drastico calo dei consensi del sindaco uscente, rieletto, ma ora ingabbiato e con due terzi del paese che gli hanno votato contro.
Servirà a tutti molto sangue freddo e anche una buona dose di umiltà per cercare di ricucire una situazione da “guerra fredda” che non può durare 5 anni. La lista di Cherubini era denominata “Avanti insieme”. Dovrà lavorare molto su quel termine “insieme”…
Nulla di particolarmente sorprendente, ben sapendo il meccanismo elettorale per i piccoli comuni che non prevede doppio turno, pertanto se ci sono 10 liste, si può teoricamente essere eletti con il 10.01% dei voti.
Come ho scritto a commento di un altro articolo, sulle divergenze tra voto locale e voto politico (che sia europeo o nazionale), pure sono all’ ordine del giorno. Se vi va di divertirvi ad andare a vedere i dettagli del voto europeo comune per comune, vedrete che a Castiglione c’è stata una sostanziale parità tra centrodestra e centrosinistra, eppure alle comunali Burico ha più che doppiato lo sfidante. A Magione il centrodestra ha preso più voti del centrosinistra e non di poco, ma alle comunali quegli elettori hanno votato in massa per Lagetti. Per il semplice motivo che un’ alternativa credibile (come del resto a Castiglione e in molti comuni di Valdichiana e Trasimeno) non c’era.
Analisi ineccepibile che lo stesso Cherubini non può sottovalutare.
A meno che non voglia governare a prescindere dal consenso ricevuto.