LAGO DI CHIUSI, TRA MICROPLASTICHE E ACQUA FRESCA DA MONTEDOGLIO: PROBLEMI E SOLUZIONI

CHIUSI – La notizia era comparsa sulla rivista “Internazionale” e primapagina l’aveva rilanciata nel mese di marzo scorso: il Lago di Chiusi tra i più inquinati al mondo da microplastiche. Una di quelle notizie che fanno sobbalzare dalla sedia. La fonte era autorevole: Nature Geoscience, una rivista prestigiosa che fa capo alla ACS, ovvero alla American Chemical Society; il cui direttore è David L. Sedlak, docente dell’Università di Berkeley in California. La sede è nella Sixteenth Street NW a Washington D.C. La rilevazione nel lago di Chiusi era stata fatta nel 2016 da alcuni ricercatori dell’Università di Amburgo. Nell’occasione scrivemmo che il Comune di Chiusi avrebbe dovuto “chiedere spiegazioni più dettagliate a “Internazionale” e soprattutto a “Nature Geoscience”, ma, per tranquillizzare i cittadini potrebbe anche procedere ad una serie di verifiche e controlli relativi proprio alla microplastica”.
Poi, dai commenti successivi all’articolo, risultò che il Lago di Chiusi non era tra i laghi più inquinati al mondo da microplastiche, ma che i laghi di Chiusi e Bolsena erano (sono) gli unici casi italiani studiati ad oggi: non si può quindi dire come si classifichino rispetto ad altri laghi o fiumi italiani, si può solo dire che, rispetto agli unici 27 siti misurati al mondo, ad oggi i due bacini figurano al 5° e 6° posto. Praticamente appaiati con 10.000 particelle per mq.
Qualche giorno fa, dopo 5 mesi, la notizia è stata ripresa ancora una volta dal Tirreno, il quotidiano della costa toscana, con una articolo a firma Cesare Bonifazi, subito ripreso e rilanciato con una certa enfasi dalla consigliera 5 Stelle chiusina Bonella Martinozzi. Solo che Cesare Bonifazi è il nipote di Bonella Martinozzi. Ma è un dettaglio. Iniziative e rimbalzi di famiglia, diciamo.
Il sindaco, che dopo l’articolo di Primapagina disse che avrebbe fatto fare le opportune verifiche, due giorni fa ha risposto pure al Tirreno, con una diretta facebook dal lago di Chiusi, in barca, sotto la pioggia. E ha rassicurato tutti: “le microplastiche ci sono, come in altri laghi, ma dai rilievi fatti da Nuove Acque sul lago, alla stazione di pompaggio dell’acquedotto, nell’acquedotto e alle fontane pubbliche, la contaminazione è risultata pari a zero. Questo perché l’impianto dell’acquedotto pesca ad una certa profondità e non in superficie, dove le microplastiche sono presenti, e perché l’acquedotto ha filtri molto efficienti che eliminano tutte le sostanze inquinanti”.
Sul fatto che le microplastiche si possano eliminare con le reti a maglia stretta dei pescatori o cose del genere, come ha detto Bettollini, si può discutere. E una cosa sono le microplastiche (particelle da 0,1 a 5 millimetri), altra cosa solo le “nanoplastiche” rilevabili solo al microscopio… Ma la cosa importante è che – a quanto afferma Nuove Acque – né le une, né le altre escono dai rubinetti. I dati sono disponibili in Comune.
Detto questo, però nei panni del sindaco, noi quello studio dell’Università di Amburgo ce lo faremmo recapitare. E lo valuteremmo attentamente. Perché la plastica nell’acqua non è uno scherzo e non fa bene alla salute, né dei cittadini, né del lago.
Si sa che le microplastiche e anche le più subdole e invisibili nanoplastiche derivano prevalentemente da alcune pratiche agricole (da cos’altro se no?), come l’uso di teloni per la produzione dei meloni o dei peperoni, delle piante da vivaio… Teloni che quando vengono rimossi, restano in parte sul terreno e finiscono inevitabilmente nell’acqua del lago per dilavamento e per le canalizzazioni. Quindi la questione pone anche un problema di valutazione della colture che si effettuano intorno al bacio del Chiaro. Il che è un problema antico come lo è l’aratura “dritto-chine” (cioè in senso perpendicolare al lago) e non “lato-chine” cioè in senso orizzontale rispetto al bacino…
A proposito di acqua dei rubinetti Bettollini fornisce anche altri dati: dalla data di prima installazione, le “casine dell’acqua” hanno erogato 2 milioni e 500 mila litri di acqua, pari a 1 milione e 700 mila bottiglie da 1 litro e mezzo, con un risparmio di 51.000 kg di plastica che non è andata in circolo… Ma l’acqua dell’acquedotto di Chiusi, erogata dalle “casine” è sì potabile e anche buona, ma è “dura”, cioè ha un residuo fisso piuttosto alto, alla lunga può creare calcoli. Per questo motivo molti non la usano preferendo ancora la minerale del supermercato.
La soluzione non è proprio dietro l’angolo, ma è in vista. Si chiama acqua di Montedoglio. Il progetto per portare l’acqua della diga di Anghiari da Gioiella – dove è già arrivata – alla stazione di pompaggio dell’acquedotto di Chiusi (sbarchino DLF, al lago) è già finanziato per 2 milioni e 200 mila euro.
Sono almeno una decina d’anni che se ne parla e l’acqua dal Tevere doveva essere già arrivata da un pezzo. Quando fu inaugurato il depuratore delle Torri nel 2010 l’allora “sindaco reggente” Bardini la presentò come cosa praticamente fatta. Sono passati altri 8 anni. Il progetto adesso è pronto, ma potrebbe subire un ulteriore allungamento dei tempi, perché è allo studio la possibilità di far arrivare un tubo più grande che possa garantire una portata maggiore, per utilizzare l’acqua anche per l’irrigazione. Ma serve un altro milione e 600 mila euro, che al momento non c’è. La Regione ne ha messi sul piatto solo 100.000 per la progettazione.
Su questo ci sarebbe anche l’accordo con Nuove Acque e con le associazioni di categoria degli agricoltori, ma Bettollini non ha voglia di andare troppo per le lunghe ed entro un mesetto, se non ci saranno fatti nuovi, chiederà il via all’appalto per far arrivare almeno l’acqua potabile, che migliorerà senza dubbio la qualità di quella che sgorga dai rubinetti e dalle casine dell’acqua.
Il condotto da Gioiella al lago di Chiusi sarà di circa 8 km, completamente interrato. La conduttura per uso idropotabile garantirà un flusso di 50 lt/secondo, per un totale di 1.500.000 mc annui. Il fabbisogno locale è di 35 lt/secondo, il surplus andrà ad arricchire il lago. La portata per uso irriguo dovrebbe invece essere di 500 lt/secondo, dieci volte tanto. Da qui il costo superiore. Tempi di realizzazione previsti: 15 mesi. Quindi l’obiettivo è avere l’acqua di Montedoglio ai rubinetti tra il 2020 e il 2021.
Esistono sindaci che non ammettono contraddittorio, cancellano i commenti e bannano i giornalisti. Recentemente ho scritto un pezzo sulle microplastiche nel lago di Chiusi (mio paese natale). Il sindaco ha risposto con una diretta Facebook in cui mi attacca non solo sul piano professionale ma anche su quello personale. Perciò gli ho scritto pubblicamente. Lui ha immediatamente cancellato il commento e mi ha bannato.
Qui la sua diretta: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10212879985459543&id=1386908431
Di seguito la mia risposta.
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Gentile sindaco di Chiusi Juri Bettollini,
sono l’autore dell’articolo pubblicato sul Tirreno, quotidiano del Gruppo Gedi (ex Espresso). Ho ascoltato attentamente la sua diretta Facebook. Se permette, avrei anch’io qualcosa da dire.
Per cominciare, sono nato e cresciuto a Chiusi. Ho frequentato per anni la scuola di canottaggio P. D’Aloja. Ho vissuto il nostro Chiaro per tutta l’adolescenza. Il lago è anche casa mia.
Fatta questa premessa, vorrei arrivare al punto della sua diretta: il mio articolo riporta i risultati di uno studio indipendente (non commissionato) dell’Università di Amburgo. Lo studio sostiene che nel 2016 dentro al lago ci fosse una concentrazione del tutto anomala di microplastiche. Un fatto di interesse pubblico di cui era doveroso dare notizia. È il mio lavoro.
(Le invio nuovamente il file, nel caso non abbia ricevuto l’email che le mandai prima della pubblicazione dell’articolo https://www.dropbox.com/s/4ier53bw96kz4os/Fischer%20et%20al%20Microplastic%20pollution%20in%20lakes%20and%20lake%20shoreline%20sediments%20A%20case%20stady%20n%20Lake%20Bolsena%20and%20Lake%20Chiusi%20Central%20Italy%202016.pdf?dl=0 ).
Diversamente da quanto afferma nella diretta, lo studio prende in considerazione solo due siti italiani (laghi di Chiusi e di Bolsena) e non 27. Il numero 27 che lei cita deriva invece dalla compilazione della rivista scientifica Natural Geoscience che ha passato in rassegna le ricerche universitarie sulle microplastiche effettuate nel mondo.
Dalle sue parole mi pare di capire che al momento i risultati della professoressa Fischer (che ho personalmente contattato al telefono per approfondire lo studio direttamente alla fonte) restino inconfutati.
I risultati delle analisi commissionate dal Comune attraverso la società idrica a un laboratorio di Bologna sostengono infatti che non esista alcun rischio per la qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti dei chiusini. Non ho mai scritto il contrario. Non ho mai messo in dubbio la potabilità del servizio di Chiusi. Né ho trattato della qualità della sua amministrazione né ho collegato i problemi del lago di Chiusi alla sua condotta.
Questo si può verificare leggendo il mio articolo: http://m.iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2018/08/09/news/muore-soffocato-da-microplastiche-il-lago-caro-agli-etruschi-1.17139377
Quando attacca il mio lavoro parlando di “fake news” lo fa per difendere l’immagine di Chiusi. Da cittadino però sarei più interessato a conoscere lo stato di salute del lago e del suo ecosistema. Per farlo non basta una diretta Facebook; occorre promuovere un confronto scientifico tra gli esperti e monitorare costantemente le acque superficiali.
Però lei non critica soltanto la qualità del mio lavoro (il che sarebbe anche legittimo) ma si spinge a sostenere che io pubblichi sul giornale in cui lavoro dei falsi per ragioni familiari.
Eppure le critiche alla mia professionalità credo che difficilmente possano essere mosse all’università tedesca che riporta dati rilevati sul campo e con metodo scientifico. Personalmente, trovo estremamente offensive le insinuazioni contro me e la mia famiglia.
Faccio il giornalista al Tirreno. Mia zia è consigliera comunale M5s a Chiusi. È davvero imbarazzante per me dover affermare che le due cose non sono collegate. È ingiurioso dire che il mio articolo sia “costruito ad arte”. È un tipo di insulto che qualifica più chi lo proferisce di chi lo subisce.
Né io né il mio giornale abbiamo a cuore il battibecco politico tra il Pd e M5s a Chiusi, che a giudicare dalle illazioni che ho ascoltato mi pare sia sceso al di sotto del livello di guardia. Piuttosto che prendere con serietà quanto scritto, non da me, ma dagli studiosi tedeschi, preferisce inscenare una catilinare. Dice, citando la nota espressione di Giulio Andreotti, che a pensar male del prossimo si fa peccato, ma spesso si indovina. Le rispondo con un altro modo di dire popolare: il peccato il più delle volte risiede nell’occhio di chi guarda.
Buon lavoro
Post di Cesare Bonifazi Martinozzi
Ancora una volta Juri Bettollini mi accusa di condividere fake news. Naturalmente lo fa dal suo profilo personale dal quale mi ha bannato così che io non possa replicare direttamente. Le sue false accuse non solo ledono la professionalità del giornalista de Il Tirreno che ha scritto l’articolo ma anche la mia . Scrivo Bettollini e non “il Sindaco” perché ha deliberatamente escluso dalla sua pagina personale alcuni suoi concittadini me inclusa . Già diversi mesi fa Bettollini mi rivolse la stessa accusa per un post sulle presenze nei Musei Chiusini che poi i dati ufficiali del Ministero per i Beni e la Attività Culturali ( MIBACT) hanno confermato.
Questa volta i dati erano già di dominio pubblico in quanto evidenziati da una ricerca Universitaria . Persino la notoria rivista Focus parla di microplastiche nella maggioranza dei bacini idrici mondiali
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/fibre-di-plastica-nellacqua-del-rubinetto-di-tutto-il-mondo
http://m.iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2018/08/09/news/muore-soffocato-da-microplastiche-il-lago-caro-agli-etruschi-1.17139377
Se ciò per il nostro Lago non è vero, come le analisi che hanno fatto fare le autorità competenti pare abbiano evidenziato, il Bettollini dovrebbe accusare di fake news le riviste NATURE GEOSCESCIENCE , PRIMAPAGINA ed anche L’ UNIVERSITA di BERKELEY ( California) gli studiosi e tutte le altre riviste scientifiche che hanno diffuso questi dati
Il responso delle analisi è un dato sensibile ? Dove lo si può leggere?
No, primapagina non ha diffuso fake news, né può essere accusata di averlo fatto, perché riferiva di uno studio (vero) fatto da ricercatori dell’Università di Amburgo, poi pubblicato su una rivista scientifica del’Università di Berkeley e su una rivista italiana (Internazionale). Della veridicità dei dati di quello studio risponde chi lo ha fatto, non chi ha dato la notizia della ricerca. Quella è notizia vera, non confutabile.
Anche l’articolo de Il Tirreno da me “rilanciato” riprendeva quella richerca