IL LAGO DI CHIUSI TRA I SITI PIU’ INQUINATI AL MONDO DA MICROPLASTICA? LO DICE UNA RIVISTA AMERICANA…

CHIUSI – Il settimanale “Internazionale” è una rivista prestigiosa e affidabile. Sulle questioni di geopolitica è tra le più informate e puntuali. Molti degli articoli che pubblica sono “acquistati e tradotti” da giornali, riviste e siti web stranieri. Di tutto il mondo. Insomma un ottimo prodotto editoriale. Sul numero 1247 del 16 marzo scorso abbiamo trovato una notizia di quelle che di solito un legge en passant, diciamo per “alleggerimento”, che invece ci ha lasciati letteralmente di stucco. In redazione ci siamo guardati negli occhi. Qualcuno ha fatto un salto sulla sedia.
A pagina 112, rubrica “Il diario della Terra” un articoletto di 8 righe racconta una verità preoccupante. Ci fa sapere che siamo “sommersi dalla plastica”. E fin qui niente di strano, si sapeva. Nelle 8 righe si legge: “Nei sedimenti dei fiumi Mersey e Irwell, vicino alla città britannica di Manchester, è stata rilevata la più alta concentrazione di microplastica al mondo, scrive Nature Geoscience. In un punto, infatti sono state rilevate 517mila particelle per metro quadrato. Tuttavia mancano i dati relativi a molte regioni del pianeta. (…) la microplastica, diffusa anche negli oceani, è composta da frammenti inferiori ai 5 millimetri, fabbricati così oppure derivanti dalla rottura di pezzi più grandi. Altri luoghi inquinati sono stati rilevati in Corea del Sud, Canada, Germania, Svizzera e Italia”.
Ecco, anche in Italia. L’articolo si ferma qui, non dice altro, ma a corredo sulla stessa pagina c’è un grafico che riporta i 27 siti (o situazioni) più inquinati da microplastica. Tra questi 27, al settimo posto, dopi i due fiumi inglesi citati, le spiagge di Incheon e il fiume Naldong in Corea del Sud, il fiume San Lorenzo in Canada, i fiumi Reno e Meno in Germania e l’estuario del fiume delle perle, ad Hong Kong ecco che spunta il primo “sito” italiano. Anzi i primi due: Il lago di Chiusi e il Lago di Bolsena. Entrambi attestati sulle 10.000 particelle per mq. Dietro ai laghi di Chiusi e Bolsena figurano la Fossa delle Curili nel Pacifico nord occidentale, le spiagge portoghesi e cilene, il Lago Ontario, il Fiume Azzurro in Cina, le spiagge slovene, il Lago Michigan negli Usa…
Non è specificato chi, come e quando abbia fatto le rilevazioni. Ma la “fonte”, Nature Geoscience è una rivista anch’essa prestigiosa che fa capo alla ACS, ovvero alla American Chemical Society; il direttore è David L. Sedlak, docente dell’Università di Berkeley in California. La sede è nella Sixteenth Street NW a Washington D.C.
La domanda che ci siamo posti in redazione è: come può il piccolissimo Lago di Chiusi (3 kmq) figurare in una classifica del genere accanto a fiumi, laghi, mari e oceani di ben altre dimensioni?
Possibile che anche solo in Italia il Lago di Chiusi e quello di Bolsena siano più inquinati da microplastiche dei laghi del nord (Piemonte-Lombardia-Veneto-Trentino) e anche del Trasimeno o dei laghi laziali certamente più vicini ad agglomerati urbani, fabbriche e attività agricole intensive?
Il fatto che la fonte sia attendibile non significa automaticamente che la notizia sia vera e verificata e che sia quindi da prendere per oro colato. Ma la rivista americana dice che il Lago di Chiusi è il sito acquifero italiano più inquinato da microplastica. E il secondo è il lago di Bolsena. La cosa può suscitare – giustamente – allarme, dato che, per quanto riguarda il lago di Chiusi, il bacino è anche la fonte principale di approvvigionamento dell’acquedotto comunale. I cittadini di Chiusi bevono plastica?
Senza farci prendere la mano da isterismi o da paure per la salute, crediamo che il Comune dovrebbe magari chiedere spiegazioni più dettagliate a “Internazionale” e soprattutto a “Nature Geoscience”, ma, per tranquillizzare i cittadini potrebbe anche procedere ad una serie di verifiche e controlli relativi proprio alla microplastica.
Ma da dove possono arrivare le particelle di microplastica nel lago di Chiusi (e anche in quello di Bolsena)? Una ipotesi, non essendo presenti in loco industrie chimiche, meccaniche o di altro tipo che utilizzano plastica in modo “intensivo”, potrebbe essere quella della “ricaduta” nel bacino acquifero dei residui dei teli di plastica che vengono utilizzati per determinate colture: dai vivai ai meloni. Ma è solo un’ipotesi, tutta da verificare. Certo, la concentrazione superiore alla media nel lago di Chiusi potrebbe essere determinata dalle dimensioni ridotte del bacino, come a dire che se la stessa quantità di microplastica fosse presente nel lago Trasimeno o nel lago Maggiore, sarebbe percentualmente molto minore.
Per la verità, nel lago di Chiusi, neanche tre mesi fa quando il livello era ai minimi storici, si vedevano galleggiare isole di plastica, bottiglie, buste e quant’altro. Però la notizia – vera, presunta, verosimile o… bufala che sia – andrà sicuramente analizzata e non ignorata o presa sottogamba.
- l’immagine è di repertorio, non si riferisce al lago di Chiusi, né a quello di Bolsena.
INTERNAZINALE, Juri Bettollini, LAGO DI BOLSENA, LAGO DI CHIUSI, NATURE GEOSCIENCE
Non male sempre ottime notizie riguardo a Chiusi!
Proporrei all’assessora alla promozione…..Visit Chiusi: la città con il lago tra i più inquinati al mondo, magari qualche turista incuriosito riesce a portarcelo!!
Mi ha sorpreso molto questa notizia quindi per curiosità sono andata alla ricerca della fonte originale citata da Internazionale. La situazione è in realtà la seguente: la posizione di Chiusi nella classifica è esatta, ma i 27 siti riportati non sono i siti dove la concentrazione di microplastiche e’ la più alta al mondo, sono gli unici 27 siti al mondo dove sono state fatte le misurazioni della concentrazione delle microplastiche. L’articolo di Nature Geoscience (Hurley et al., 2018) stila una classifica prendendo i dati da altri studi (tranne che per i fiumi inglesi che si trovano al primo posto in classifica, per questi hanno effettivamente condotto le misurazioni in prima persona) e i dati su Chiusi derivano da uno studio pubblicato su Environmental Pollution nel 2016 da ricercatori dell’Università di Amburgo (Fischer et al., 2016) che prendeva in esame proprio Chiusi e Bolsena. Nello specifico quindi questi due sono gli unici casi italiani studiati ad oggi: non si può quindi dire come si classifichino rispetto ad altri laghi o fiumi italiani, si può solo dire che, rispetto agli unici 27 siti misurati al mondo ad oggi Chiusi e Bolsena si trovano in quella posizione. Ci sarebbe poi da aprire una discussione sul fatto di comparare misure effettuate con metodi diversi, in tempi diversi, in aree climatiche diverse, in condizioni morfologiche al contorno diverse, che andrebbe sempre fatto con molta cautela: mi riferisco all’articolo di Nature Geoscience ma bisogna anche dire che gli autori hanno usato la classifica a mero scopo comparativo, per enfatizzare quanto la situazione dei fiumi inglesi sia preoccupante. Ciò non toglie che il problema esista e che la situazione andrebbe monitorata, a Chiusi e dovunque, e che parlarne e portare il problema alla luce sia molto importante.
Grazie Letizia, interessante chiarimento. Ora è più chiaro che non si tratta dei siti più inquinati al mondo, ma di alcuni siti presi in esame e sottoposti a rilevazione. In ogni caso, l’acqua che dal lago finisce nell’acquedotto comunale è comunque depurata e controllata giornalmente. Non so però se i controlli sulla qualità dell’acqua riguardino anche questo particolare inquinante. Quindi – come dici tu – affrontare il problema mi sembra il minimo che si possa e debba fare, soprattutto da chi ha competenza sulla “salute” del lago e sulla qualità dell’acqua.
Non so’ dove “Internazionale” abbia preso la notizia che sia interessato anche il terzo fiume della Cina chiamato “Fiume delle Perle”che come recita l’articolo si racconta che il suo estuario sfoci ad Hong Kong Kong come riporta il Post, ma se l’attendibilità è questa che riporta tale notizia allora si potrebbe dire altrettanto sul Fosso del Moiano che sfoci al lago di Bolsena…..Il Fiume delle Perle non esiste ad Hong Kong anche perché Hong Kong è un isola e quindi è circondata dal mare senza avere nessun Fiume delle Perle che sfoci in detto mare.La terraferma dalla parte continentale della Cina accanto ad Hong Kong è la penisola di Kowloon ma non ha nessun Fiume delle Perle.Quando si forniscono descrizioni geografiche precise occorrerebbe controllare ciò che si dice.Mi sembra che poi il Fiume delle Perle non sfoci ad estuario bensì a delta,quindi in tal caso o trattasi di altro Fiume oppure hanno preso un granchio….di Fiume.
Il Fiume delle Perle non esiste ad Hong Kong bensì a Canton prima di ogni altra cosa e non sfocia ad estuario bensì a Delta.Che detto Fiume delle Perle abbia nelle sue acque tali residui è cosa credibilissima anche perché così diciamo a senso logico la quantità di popolazione che vive lungo il suo corso e’ tale che il consumo di plastica e di rifiuti è tale che credo non ci voglia un istituto di analisi delle acque nel decretare tale realtà.Infatti la riflessione che riporta la Sig.ra Letizia Orti è plausibile e concepibilmente logica ed esatta poiché occorre vedere la base d’indagine da dove parta.Scommettiamo banalmente che un altissima concentrazione di colibatteri sia più presente alla foce del Gange a Calcutta che a Hardwar vicino le sue sorgenti? “ Internazionale” forse e’ meglio che segua le vicissitudini della politica internazionale poiché in quella materia e’ veramente un periodico di notevole spessore.
‘Internazionale’ la notizia l’ha presa su Nature Geoscience, come è scritto chiaramente sull’articolo. E nel grafico c’è scritto Estuario del fiume delle Perle, Hong Kong. Si vede che in geopolitica sono forti,in geografia un po’ meno.
Buongiorno,
vorrei segnalare l’indagine di Legambiente ed ENEA sull’inquinamento da plastiche in acque interne italiane all’interno della campagna Goletta dei Laghi.
Lago di Chiusi e Bolsena non sono i soli casi studio in Italia: la campagna ha permesso in due anni di ricerca di effettuare indagini nei laghi subalpini del nord Italia e nei laghi del centro Italia. Allego il link dove è possibile leggere il dossier ed altri approfondimenti.
Lo scorso anno (Goletta dei Laghi 2017) sono state effettuate anche indagini fluviali per comprendere il ruolo che gli immissari svolgono nell’apportare rifiuti nei laghi. L’indagine, in questo ultimo caso caso, ha permesso di campionare sia a monte che a valle degli impianti di depurazione delle acque reflue per valutare l’incidenza che questi sistemi hanno nell’immettere rifiuti che non vengono opportunamente trattenuti.
https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/microplastiche-nei-laghi-e-nei-fiumi-italiani
Impianti inefficaci
Spesso il problema sta a monte. A trasportare le microplastiche nei laghi italiani sono i fiumi. Per questo Legambiente ed Enea hanno allargato il fronte della ricerca campionando i corsi d’acqua prima e dopo i depuratori. I risultati sono sorprendenti perché mettono in dubbio (eufemismo) l’efficacia degli impianti. Nell’Oglio, affluente del lago d’Iseo, è stato rilevato un incremento di particelle a valle del depuratore pari all’81%. Per l’Adda, fiume che alimenta il lago di Como, l’acqua che esce dall’impianto contiene il 62% di microplastiche in più di quella in entrata. «Gli impianti di depurazione non filtrano le microplastiche e questo è un elemento su cui bisognerà riflettere», spiega Zampetti.
Infine, le spiagge. Anche sotto questo aspetto i sei laghi monitorati rimediano una sonora bocciatura: nel 90% dei siti è stata registrata la presenza di rifiuti di plastica. Il campionario è sempre lo stesso: cotton fioc, bottigliette, copertoni. L’ennesima conferma che dietro lo sfregio quotidiano all’ambiente ci sono sempre le cattive abitudini umane. (LA STAMPA)