LA FINANZIARIA DEL POPOLO: INCOSCIENZA AL POTERE

venerdì 28th, settembre 2018 / 16:36
LA FINANZIARIA DEL POPOLO: INCOSCIENZA AL POTERE
0 Flares 0 Flares ×

Guardate queste foto e tenetele bene a mente per gli anni a venire. Quando i nostri figli (i cittadini di domani) ci chiederanno chi è stato a dare il colpo finale al nostro beneamato Paese, potremo mostrare loro queste foto. Ieri sera l’incoscienza e l’incompetenza hanno abbattuto le ultime, deboli, speranze che la competenza e il raziocinio potessero prevalere sulla demagogia e sull’avventura. Mettendo kappao un esperto che sapeva almeno far di conto. Anche se non aveva esitato a salire a bordo di una carovana poco raccomandabile.

I fatti sono a quest’ora arcinoti. Il DEF (Documento di economia e finanza) approvato ieri dal Consiglio dei Ministri indica che per il 2019/2020/2021 l’Italia avrà un deficit annuo del 2,4% del PIL (pari a 40,5 miliardi). Del resto il potente Ministro Di Maio aveva preannunciato la sua battaglia per la sopravvivenza (sua e del M5S) preannunciando che per mantenere le promesse elettorali il Governo avrebbe “attinto” al deficit. Come se fosse una montagnola di denari a disposizione e non un pozzo di debiti. Come tutti sanno, ma è bene ricordarlo, questo significa che il Governo prevede di spendere ogni anno una cifra di 40,5 miliardi superiore alle entrate. Per fare questo deve emettere più Titoli di Stato (BOT, BTP, CCT) che si vanno a sommare al debito pubblico complessivo attuale (formato dalla somma di tutti i deficit annuali degli anni precedenti), pari a 2.341,7, che rappresenta il 132,6% circa del PIL (Prodotto Interno Lordo) della nazione e che è il 2° dei paesi sviluppati, dopo il Giappone. Questo significa che la spesa che ogni anno lo Stato sostiene per pagare gli interessi sui titoli di Stato emessi (circa 60/70 miliardi) aumenterebbe, anche se il livello dei tassi rimanesse quello attuale. Ma, considerando che più di un terzo del debito pubblico italiano è nelle mani di investitori stranieri, questi saranno disposti a prestarci ancora soldi solo se aumenteranno gli interessi, visto che sottoscriveranno titoli di uno Stato che è più a rischio di prima. Questo è quello che accade quando aumenta il famoso “spread” BTP – BUND tedeschi.

Ma se aumenta il rendimento dei titoli di Stato aumenteranno anche i tassi delle obbligazioni emesse dalle banche, che poi innalzeranno il costo del denaro per le imprese e per le famiglie. Se quindi lo spread salirà, come è molto probabile, una parte di questi miliardi di deficit, che ci dobbiamo far prestare dai vari sottoscrittori nel mondo, servirà per pagare i maggiori interessi derivanti dalla perdita di credibilità e andrà a scapito degli stanziamenti già fatti (Legge Fornero, Reddito di cittadinanza, Condono). Nel qual caso si presentano due scenari: o una parte delle promesse non vengono mantenute perché non ci sono i soldi, oppure, molto più verosimilmente dopo le elezioni europee del 2019, verrà fatta una manovra correttiva. Cioè verrà ripresa una parte dei soldi che ora con tanta generosità vengono sbandierati agli elettori. Qualche cantore del “governo del cambiamento” che mastica economia (pochi a dire il vero) dirà che tutte queste misure favoriscono una crescita economica che incrementerà le entrate fiscali e che quindi lo sforamento del deficit nel 2019 e nei due anni seguenti è destinato a ridursi negli anni a venire, così come il rapporto debito/PIL.

Questo naturalmente è tutto da dimostrare. In economia non c’è niente di scontato. In più la componente grillina del Governo ha una concezione “bucolica” dell’economia, contraria a quasi tutti gli investimenti (Olimpiadi, TAV, TAP, GRONDA DI GENOVA), fondamentalmente legata all’idea di “decrescita felice” di Serge Latouche. Considerando poi che le misure protezionistiche di Trump (amico di questo Governo) rischiano di frenare il commercio mondiale, sono seri i rischi che l’auspicata crescita non si verifichi e che quindi il rapporto debito /PIL peggiori ancora di più. E non si dica che non c’erano alternative. Si potevano finanziare le maggiori spese con i tagli sbandierati da Di Maio in campagna elettorale, oppure con un’imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze. Sì, un’imposta patrimoniale. Altro che flat tax, che è un regalo ai ricchi e in contrasto con la Costituzione. Nel corso della grande crisi iniziata nel 2007 le disuguaglianze di reddito e di patrimonio sono aumentate ancora al punto che nel 2017, mentre il 20 % degli italiani deteneva il 66% della ricchezza nazionale, il 60% dei più poveri ne deteneva il 14,8%. Poteva essere disposto un contributo di perequazione a carico di quel 20%? Crediamo di si. Il minimo che un Governo del Popolo potesse fare. E invece tutto viene caricato sui cittadini di domani. Che per ora non votano.

Raffaello Battilana

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube