ELEZIONI 2018: LA RIVOLUZIONE DEL SUD
Che a questo giro il Nord avrebbe votato per la Lega era prevedibile, quasi scontato. Che il Partito Democratico avrebbe preso una mazzata, lo sapevano tutti. Tranne i piddini e qualche leghista tipo Salvini, convinto com’era che la partita si sarebbe giocata solo e soltanto con il Centro Sinistra.
Ma che il Sud alzasse la voce in un unico, grande coro, no, non era affatto scontato. Sicilia, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Sardegna e Basilicata hanno liquidato due Mattei in un colpo solo, affidando il delicato compito di rappresentarli al M5S.
È questo il dato clamoroso di queste elezioni: la volontà unanime di affermare la propria dignità di parte in causa del destino dell’Italia, di ribadire a Destra e Sinistra che il Meridione non è un mero bacino di voti da utilizzare alla bisogna.
Sfacciata la mossa di togliere la parola Nord dalla Lega, falso e cortese chiedere scusa per le denigrazioni del passato. Troppe ne hanno sparate Salvini & Co. per pensare che la calata al Sud potesse non apparire per quello che era: una questua del voto.
Poco convincente, evidentemente, la politica dell’altro Matteo. O forse, troppo distante. La crisi è da Nord a Sud ma, nel caso fosse sfuggito a chi di dovere, al Sud è peggio,molto peggio. Cominciando dalla sanità per finire alla disoccupazione, passando per la “mala” scuola. E comunque, uno che non riesce a tenere insieme un partito, come può pensare di tenere insieme un paese?
Quello del Mezzogiorno non è stato un semplice voto di protesta ma una presa di posizione chiara. Il Sud ha votato compatto contro una Storia di denigrazione e abbandono che le belle parole dell’ennesima campagna elettorale non sono riuscite a cancellare.
Oltre il giudizio e il credo politico, che qui non c’entrano -a scrivere è una che ha votato altro- l’unica scelta possibile era un partito senza Storia, sufficientemente giovane per vedere le cose per quello che sono oggi, oltre le distorsioni, le incoerenze e i rancori di ieri. L’unico,insomma, in grado di cominciare da zero.
Elda Cannarsa
elezioni 2018, M5S, Matteo Salvini, Partito democratico
Condivido l’articolo!! Un efficace sintesi delle ragioni del voto. Complimenti ad Elda Cannarsa
Grazie Silvia;)
L’intervista di Pino Aprile credo che aggiunga qualche elemento di un certo interesse:
http://www.linkiesta.it/it/article/2018/03/06/pino-aprile-il-sud-ha-votato-in-blocco-i-cinque-stelle-perche-si-e-rot/37344/
Grazie Luciano, elementi decisamente interessanti
Ho citato Masaniello, in altri articoli perché anche allora il popolo napoletano si era “rotto i coglioni” dei taglieggiamenti e delle gabelle imposte dal vicerè. Fu anche quella una rivolta, non una rivoluzione. Che finì presto e male. E far fuori Masaniello furono coloro che prima lo avevano osannato. Così, per dire…
Infatti ho sbagliato titolo. Volevo dire Rivolta ma ho scritto Rivoluzione…:/
Tralasci di dire una cosa però che in tale accostamento con Masaniello rischia di passare inosservata e passando inosservata produce i suoi effetti che sono quelli che nella vulgata affermano l’inutilità delle proteste ed anche in un certoqualmodo delle rivoluzioni:” Tanto se le cose vanno cosi e che le rivoluzioni rimangiano i propri figli tanto vale il non farle”.Non si dice platealmente così ma è la diretta conseguenza. Lo sai anche te che 150 dopo Masaniello arrivò la rivluzione francese che scardinò il regno,mandò alla ghigliottina tutta la nobiltà legata al reame e la borghesia si fregò le mano, perchè rischiava di sprofondare anch’essa, ma si salvò poichè riusci a segnare la direzione di marcia,tant’evvero dopo arrivò Napoleone,che un po’ di paura la fece ai regimi di ferro dell’Austria ed anche dell’Inghilterra ed anche della Chiesa. Dire in fondo che Masaniello è finito sotto i colpi di coloro che lo avevano osannato è vero,ma appunto più di un secolo dopo un altro comportamento in seguito direttamente e culturalmente legato a quei fatti adesso era presente nella storia del’uomo ed era quello portato dall’illuminismo, ed anche se i padri versarono il loro sangue sul patibolo,fu un processo culturale scardinante del quale ancora oggi l’umanità raccoglie i frutti che sempre meno spesso le masse subalterne ricordano e li chiamano per nome : la ragione e la conseguente lotta per la dignità e la libertà.E’ difficile ritornare indietro da quella trincea perchè da quella trincea si va solo avanti ed è e resta un avamposto per il genere e la dignità di tutti gli uomini. E se per raggiungere tale punto il quadro generale si arrossa di sangue,tale condizione è dovuta principalmente a coloro che resistono sulla spartizione della torta per il loro egoismo personale e di gruppo e perchè la loro esperienza di vita passata in una siffatta società gli ha insegnato che occorre essere lupi per difendersi e predare e non uomini distinti dagli animali per la ragione che dovrebbero avere e che dovrebbero usare. E’ il vivaio culturale della destra e della conservazione che si annida in tali condizioni e che è sempre presente a riuscire dalla tana ogni volta che si sentono minacciati dalla spartizione possibile della torta. Dall’altra parte stà la dignità umana che non è baratabile con nulla.E la gente che sopporta tale condizione spesso ragiona con la pancia ed anche con le budella, è schiava dei bisogni primari e crede che il tutto possa appartenere ad un senso ed un etica già tracciate ed inestinguibili insiti nella natura umana di stampo primordiale.Non si rendono conto che così facendo nemmeno loro sopravviveranno aggrappati a quella che Giovanni Verga considerava come ”La Roba”.La strada dopo due secoli è un altra, da perfezionarsi, da integrare certamente, ma è un altra ben distinta e diversa, ed oggi i nemici di tale strada sono parecchi e non sono stati battuti nè dalla prima nè dalla seconda delle guerre mondiali.