GUERRIGLIA URBANA A ROMA, IDRANTI SUI RIFUGIATI… l’ITALIA DAL MANGANELLO FACILE CHE RESTA FASCISTA DENTRO
Quanto è avvenuto e sta avvenendo in Piazza Indipendenza e via Curtatone a Roma dove la Polizia ha dopo lo sgombero forzato di un palazzo occupato da rifugiati e richiedenti asilo per lo più eritrei, e i conseguenti scontri violenti con manganellate, uso di idranti da parte degli agenti e lancio di sassi e oggetti da parti degli sgombetati, ci ricorda, ancora una volta come l’Italia sia un Paese dal manganello facile. Un Paese che non cambia mai. Cambiano i governi e le amministrazioni locali, ma certe cose non passano di moda. L’occupazione di quel palazzo sarà stata pure abusiva, ma dalle immagini e dai filmati degli scontri che circolano a decine sul web, dai siti on line dei giornali e delle tv ai social, si vede chiaramente come idranti e manganelli siano stati usati anche verso donne, alcune con bambini, e anziani…
I fatti romani di queste ore ci dicono che non c’è molta differenza tra il governo di gentiloni e del ministro Minniti (Pd) dal Governo Berlusconi che mandò il luogotenente Fini e i celerini a fare la mattanza di Genova nel 2001. E conta poco il fatto che a Roma oggi governino i 5 Stelle.
E’ una vecchia storia, un film già visto decine e decine di volte. Nel ’60 successe a Reggio Emilia: 5 militanti comunisti morti sotto i colpi della polizia durante una manifestazione contro il governo Tambroni eletto con l’apporto determinante dei fascisti del Msi…
Nel ’75 Giannino Zibecchi rimase ucciso, travolto da un camion dei Carabinieri a Milano, durante una manifestazione antifascista…
Nel ’77 a Bologna Radio Alice, vicina al “movimento” fu chiusa manu militari e distrutta dai poliziotti, Uno studente Pierfrancesco Lorusso, militante di Lotta Continua perse la vita per un colpo d’arma da fuoco partito dalle fila dei carabinieri. Quel giorno Bologna si svegliò coi carrarmati nelle strade. Il sindaco era il comunista Renato Zangheri. Il ministro dell’interno il democristiano Francesco Cossiga.
Più recentemente nel 2013 una bella dose di manganellate è toccata ai manifestanti No Tav in Val di Susa. Anche in quel caso senza tante distinzioni tra uomini, domme, giovani e anziani. L’anno dopo, nel 2014, ad assaggiare il manganello della Celere furono prima gli studenti, poi gli operai del Sulcis, infine quelli delle acciaierie di Terni arrivati a Roma per difendere il loro posto di lavoro… In quel periodo al Governo c’era Matteo Renzi.
Due settimane fa, l’8 agosto, ancora Celere in azione a Bologna per sgomberare un centro sociale che da anni occupava una ex caserma e svolgeva attività che lo stesso sindaco della città ha definito utili e importanti per il quartiere, talvolta finanziate dalle istituzioni. Botte da orbi anche in quel caso.
I poliziotti che usano lo sfollagente, i lacrimogeni e gli idranti non decidono di farlo da soli. Qualcuno ce li manda. Qualcuno dà ordini, spesso precisi.
A Roma i queste ore, non sono partiti colpi di arma da fuoco, ma lo sgombero e gli scontri in piazza sono avvenuti in modo molto violento. Ci sono stati feriti e contusi. Per lo più donne.
Le ong che si occupano di accoglienza e gestione dei rifugiati, contestano le modalità scelte per l’intervento, parlano di “violenza inaccettabile”, “gravi responsabilità di chi in questi giorni ha gestito la situazione” e accusano le istituzioni di essere “sempre più sorde al rispetto dei principi umanitari“. Nello stabile sgomberato vivevano almeno 400 adulti e una trentina di bambini. Alcuni degli sgomberati si sono accampati in piazza dei 500 davanti alla Stazione Termini e hanno dormito lì per 5 notti, da sabato scorso a stamattina, maeanche lì ci sono state cariche e uso di idranti, con scene di guerriglia urbana. Tutti gli “sgomberati” sono richiedenti asilo, provenienti dall’Eritrea e dall’Etiopia. Alcuni di loro, qualche decina, in situazione di estrema fragilità fisica ed economica.
Una situazione drammatica. Scene che non avremmo mai voluto vedere. Nel cuore della capitale. E nel vedere quelle scene viene da pensare che l’Italia non cambia mai, come dicevamo, perché è un paese fascista dentro. Perché la “cultura” fascista della repressione non è stata mai accantonata e resiste al passare del tempo e al cambio dei governi, dei ministri, delle giunte comunali… Vedere usare gli idranti contro donne e bambini è peggio che vedere scene di guerriglia tra manifestanti e polizia. Sentire un fuzionario di polizia gridare agli agenti “se tirano qualcosa spezzatregli un braccio!” evoca frasi sentite tante volte in passato e fantasmi neri come la pece.
Stupisce e la dice lunga il silenzio della politica. Quasi che le manganellate e gli idranti fossero una cosa normale…
Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello… Del resto Dante aveva già capito tutto 700 anni fa.
Piazza Indipendenza, Rifugiati, Roma
E ora viene fuori che il funzionario che ha gridato agli agenti “se tirano qualcosa spaccategli un braccio!” è lo stesso che fece caricare e manganellare gli operai delle acciaierie di Terni. Guarda caso. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E certi vizi italici sono antichi… e duri a morire.