IL PONTE SULLO STRETTO E LA CONVERSIONE DI SALVINI: QUANDO LA LEGA GRIDAVA “FORZA ETNA!”
Il progetto definitivo per il Ponte sullo Stretto di Messina ha ricevuto l’ok del Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. Con un valore di oltre 13 miliardi, dovrebbe essere percorribile tra il 2032 e il 2033, con i cantieri in partenza da settembre. Così ha detto qualche giorno fa un gongolante Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e Trasporti. “Non capisco come si possa dire di no a un’opera che non ha eguali al mondo che crea lavoro, turismo, ridurrà fino a due ore e mezza la percorrenza in treno e fino a un’ora e mezza la percorrenza in macchina, costerà meno, inquinerà meno rispetto ai traghetti e porterà in dote sia a Messina che Reggio centri culturali, marine, ci sarà la metropolitana dello Stretto”, sempre Salvini che vede arrivare in dirittura d’arrivo uno dei cavalli di battaglia del suo partito, La Lega.
Strano però. Perché la stessa Lega mica l’ha sempre pensata così. Nel 1983 la Liga Veneta, poi diventata Lega Nord. gridava e scriveva sui muri “Forza Etna!” incitando il vulcano siciliano, che stava eruttando a seppellire sotto una mare di cenere e lava tutti i siciliani e magari anche qualche calabrese. Comparvero anche da queste parti quelle scritte: una fu tracciata a pennello sul muro che costeggia la SR 146 a metà strada tra Chiusi Scalo e Chiusi Città.
Non solo, la Lega che dai primi anni 90 si radunava ogni anno a Pontida a osannare un’ampolla di acqua del Dio Po, con costumi celti e ostrogoti cornomuniti, vagheggiava non la costruzione del Ponte sullo stretto, ma di un muro, come quello di Berlino da poco caduto, appena sotto Roma.
Qualcuno tra i leghisti della prima ora, avrebbe preferito farlo anche sopra Roma, non più giù di Orte… Perché Roma Ladrona e il Meridione, secondo il credo leghista andavano staccati dal resto d’Italia. La chiamavano secessione del nord…
Certo, son passati quarant’anni e anche la Lega mica è più la stessa. Ora Salvini e il suo partito si sono evidentemente convertiti ad un altro credo. Lui, mister Papete, l’amico di Vannacci, è più di destra di Bossi e Miglio. E’ amico dei sovranisti d’Europa e d’oltre Oceano. Per la verità era anche amico e fan di Putin, ma questa è un’altra storia. Si dichiara cattolico apostolico romano ad ogni più sospinto. Sventola crocifissi come fossero bandierine del Milan e nella foga di raccattare qualche voto ecco che da qualche anno si è buttato anima e corpo su questa storia del Ponte sullo Stretto. Niente più “Forza Etna!”, ma “Etna aspettaci, che arriviamo!”
Verrebbe quasi da pensare che, da buon cristiano praticante e zelante, abbia voluto aderire alla lettera al pensiero di Papa Francesco che per tutto il suo pontificato ha esortato a costruire ponti e non muri. Proprio così: non più un muro da Orte in giù, ma un bel ponte avveniristico per unire la Sicilia al Continente e farci passare sia le auto che i Tir che i treni, togliendo l’isola di Trinacria dal suo millenario isolamento, nel senso letterale del termine: isolamento, da… isola appunto.
La Lega (che non si chiama più Lega Nord) vuol modernizzare il Meridione e non più affossarlo sotto una colata di lava. Come la pensi l’Etna non è dato sapere. Però a prima vista sembra una conversione ad U. Una di quelle conversioni che scompagina le carte e tutto ciò che è stato prima, per aprire magnifiche sorti e progressive… Questo così, d’acchitto.
Poi però, conoscendo il soggetto, che pur essendo ancora giovane (una cinquantina d’anni) è sulla breccia da un bel pezzo, l’impressione è che come spesso gli accade abbia equivocato e non abbia capito di quali ponti parlava papa Francesco. Che abbia fatto insoma una equazione semplice semplice: ponti? con che cosa si fanno i ponti? con ferro e cemento. E coi miliardi. Con che cosa se no? Voi quali altri modi per costruire ponti conoscete? et voilà ecco l’uovo di Colombo. Il Ponte sullo Stretto. Che rispetto a quello di Oresund tra Malmoe e Copenhagen sarebbe una cosetta…
Papa Francesco da lassù, non può più replicare e spiegare cosa intendesse. Ha lasciato le consegne al nuovo papa Leone XIV e al cardinale Zuppi, quest’ultimo si dà un gran daffare nel ribadire il concetto “ponti non muri”, ma sinceramente non lo abbiamo mai sentito nominate ingegneri, cemento armato, acciai speciali, calcoli di portata e cose del genere…
Il ministro Salvini però ormai è devoto al Dio del calcestruzzo e delle gru. Vede il Ponte come la panacea di tutti i mali. Che poi in tutta la Sicilia e da Reggio Calabria a Salerno strade e ferrovie siano un calvario, che in Italia e al sud in particolare gli appalti dele opere pubbnliche spessso finiscono in mani poco raccomandabili lo avrà calcolato? Se glielo chiedete probabile che vi risponda che lui fa il ministro, mica il matematico.
m.l.









