CHIUSI SCALO, INAUGURATE LE SCALETTE COLORATE. ORA COLORIAMO ANCHE FACCIATE E SPAZI INGRIGITI DAL TEMPO
CHIUSI SCALO – Martedì pomeriggio in via Montegrappa a Chiusi Scalo si è tenuta l’inaugurazione delle nuove scalette colorate, nate dal talento dell’artista Falco Luca Poggioni in arte Pocio e dalla collaborazione attiva delle ragazze e dei ragazzi dello che si sono adoperati per la realizzazione dell’opera. Presenti il sindaco Sonnini, la Vuice Valentina Frulini, l’assessore Maura Talozzi, i consglieri comunali Scattoni, Nasorri, Cottini e anche il consigliere regionale Stefano Scaramelli. Oltre naturalmente allo street artist Pocio e alle nuove leve del Culsans.
“È stato un momento di festa e condivisione: un piccolo angolo della nostra città ha ritrovato vita, bellezza ed energia grazie alla street art e al lavoro di tanti giovani, trasformandosi in un luogo da attraversare e da vivere con orgoglio.
Rivalorizzare gli spazi pubblici significa restituire alla comunità punti di riferimento, occasioni di incontro e di bellezza condivisa… e oggi ne abbiamo avuto una splendida prova! Le scalette vi aspettano: salitele, fotografatele, vivetele!” scrive il sindaco Sonnini.
Bene, ha ragione. La street art colora, anzi ri-colora aree ingrigite dal tempo, offre nuovi angoli di visuale, squarcia orizzonti e pareti murarie che sembravano destinate al degrado o all’indifferenza. Correva l’anno 2018, quando su queste colonne lanciammo l’idea di colorare facciate pubbliche e private, muri perimetrali e qualunque superificie adatta con opere di Street art, a Chiusi Scalo e anche a Chianciano, due paesi e due realtà che hanno vissuto certamente tempi migliori e da qualche anno soffrono maledettamente la crisi economica e l’impoverimento di certi settori e servizi, questo il link all’articolo di allora: https://www.primapaginachiusi.it/2018/10/street-art-quando-le-citta-diventano-galleria-darte-cielo-aperto-se-chiusi-scalo-chianciano/). E nel gennaio del 2022, sempre su queste colonne proponemmo, con tanto di galleria fotografica un elenco di facciate e spazi utilizzabili allo scopo, cioè per realizzarvi opere di street art, magari su un progetto condiviso con l’Amministrazione comunale, associazioni di categoria ecc.(https://www.primapaginachiusi.it/2022/01/chiusi-scalo-quali-facciate-le-opere-di-street-art-ne-vogliamo-parlare/).
Quindi la giornata di ieri, con l’inaugurazione delle scalette colorate, per noi è stata una bella giornata. Ci auguriamo che sia un passo nella direzione che auspicavamo già 7 anni fa… Non il primo perché qualcosa del genere a Chiusi è già stato fatto (con la decorazione del casotto dei bagni pubblici ai giardini dello Scalo, di quello nei pressi della Stazione ferroviaria, con gli “storici” murales di Montallese, lungo la ferrovia, di recente ridisegnati. Lo stesso Falco Luca Poggioni, detto Pocio, ha realizzato splendide opere che richiamano dipinti famosi su alcune saracinesche private nel quartiere in cui abita, zona Via Gorizia-Piazza Brescia allo Scalo.
Ovvio che per colorare le facciate con opere di street art occorre il parere e l’ok del Comune e dei proprietari dell’immobile. E altrettanto ovvio è che le opere dovrebbero rispondere ad un disegno globale, ad un progetto, ad un discorso culturale e di promozione. Ma così come è stato fatto per le scalette, si potrebbe avviare anche un ragionamento più ampio, prevedendo anche forme di incentivo e sostegno. Il sindaco fa sapere che l’opera delle scalette è stata realizzata con i fondi europei FSE 2021-2027 gestiti dalla Regione Toscana, nell’ambito del progetto ITACA ed ha visto la collabrazione dell’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici e degli operai esterni del Comune che si sono adoperati per le manutenzioni che hanno consentito di migliorare l’area interessata dall’intervento.










Perdonami Marco ma che differenza tra il Lorenzoni della bomba e di quei tempi e questo che celebra una scalinata decorata. Se in un paese diventa un evento una cosa così vuol dire che non siamo alla frutta ma al caffè e forse anche all’ammazza caffè. Tra l’altro, detto con tutto il rispetto per l’artista, per chi in quelle scalette e nel portico vicino ha passato tante ore della propria vita a giocare, quella macchia di colore non è poi così esaltante.
carine sono carine, mi porrei solo il problema della visibilità dei gradini, non vorrei che siano a rischio di cadute
Luca, come primapagina sono anni (esattamente dal 2018, come si legge nell’articolo) che si propone di colorare Chiusi Scalo (e non solo delle scalette) con opere di Street Art. Nel 2022 facemmo pure un elenco di possibili facciate e spazi da colorare… Le Scalette dipinte e inaugurate (in quanto dipinte) ieri non sono certo un evento, ma un passo nella direzione da noi auspicata nel 2018 forse sì. E’ anche vero che Falco Luca Poggioni ha fatto e fa cose decisamente migliori, ma anche i piccoli passi, se nella direzione giusta, a mio avviso vanno incoraggiati. L’articolo non è una “celebrazione”, è un auspicio, l’auspicio che quelle scalette diano il via ad una serie di altre opere di street art, in modo che Chiusi Scalo diventi una sorta di galleria d’arte a cielo aperto. Alcuni commenti già comparsi sui social a margine dell’articolo, anche da parte di street artist della zona concordano su questo e invitano a parlarne… Noi, come giornale, siamo disponbili. Nell’articolo si dice che occorrerà comunque un “disegno”, un “progetto” condiviso con il Comune, con i proprietari, con le associazioni… Aggiungo qui che servirà anche un po’ di coraggio, di sfrontatezza, di curiosità. D’altra parte questa roba (la street art) non è più una novità, ormai si vede in ogni città, in ogni paese in tutta Italia e in tutta Europa e non solo. Non si inventa niente. E non siamo neanche nel gruppetto di primi…
Si si certo tutto giusto ma,da quello che si sente da tantissimi, siamo un paese ridotto come un pesce che boccheggia fuori dall’acqua, senza identità, senza un progetto, senza slanci verso quelle che potrebbero essere le vere risorse, i piccoli eventi, le festicciole, le inaugurazioni del poco più del nulla, sanno tanto di armi di distrazione di massa per tirare avanti. Ben venga la street art, ma cosa si fa per le decine di locali commerciali con scritto vendesi, le case che soprattutto allo Scalo perdono valore e chi deve vendere è costretto a svendere, o quello che succede o meglio non succede nel centro storico, veramente si pensava di risolvere i problemi con l’operazione pop up? In tutti i vomuni intorno si vedono iniziative culturali, interviste a personaggi, dibattiti, presentazioni di libri, a Chiusi i post degli assessori pubblicizzano il.quizzone in piazza.
Giovedì scorso abbiamo proposto La Bomba, in piazza Garibaldi e c’erano 200 persone che sono rimaste attente e partecipi fino alla fine senza perdere mezza battuta… Segno la gente risponde e non sempre è amorfa e distratta. Certo bisoga avere la forza, il coraggio, la voglia di proporre cose, anche low cost, che non siano solo il quizzone. Il problema è che a Chiusi Scalo la sera non c’è un bar aperto, che a Chiusi Città il bar principale chiude per ferie nella settimana di ferragosto (in quale altro paese succede una cosa del genere?), il che ovviamente non favorisce un “passaparola” positivo dei turisti, per dirne una… Chiusi sta diverntando sempre più una ghost town, come le vecchie mining town americane, quelle che una volta esaurita la vena della miniera, venivano abbandonate: prima chiudevano i general store, poi i barber shop, i maniscalchi, infine anche i saloon, i casini e la stazione ferroviaria… Ovvio che la soluzione non era, non è e non poteva essere l’operazione Pop Up (i negozietti riaperti sono quasi sempre chiusi) ovvio che serva altro. Anche un eventuale fiorire di opere di street art non sarebbe la panacea di tutti i problemi, ma solo un segnale di vivacità, di “inventiva”, forse anche un motivo di richiamo, se fatta in un certo modo e con una certa quantità di opere… Purtroppo la politica, cioè chi dovrebbe occuparsi del “progetto città” (e non mi riferisco solo ai partiti) è assente o latitante su tutta la linea. La stessa amministrazione comunale viaggia su un binario proprio, senza avere alle spalle il supporto politico necessario, che non è la claque, ma organismi che elaborino idee, aprano confronti, discutano il “che fare” e “come farlo”… Il Pd è un partito in apnea perenne. Ma fuori dal Pd ormai è quasi tutto deserto… Purtroppo.
Sono stata insegnante di Luca Falco Poggioni ed ammiro e rispetto alcune delle sue opere che sono state famose nella storia. Per tutto il resto tanto ci sarebbe da fare x migliorare il paese e farlo tornare ad essere un riferimento della zona, tutto quello che è stato promesso sono state solo parole, parole, parole ……dagli anni 70……