CHIUSI SCALO, QUESTA SERA MANIFESTAZIONE PER I 5 SI’ AI REFERENDUM. L’8 E 9 GIUGNO DIAMO UN SEGNALE FORTE E CHIARO!

giovedì 29th, maggio 2025 / 17:04
CHIUSI SCALO, QUESTA SERA MANIFESTAZIONE PER I 5 SI’ AI REFERENDUM. L’8 E 9 GIUGNO DIAMO UN SEGNALE FORTE E CHIARO!
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CHIUSI – In Tv dei referendum dell’8 e 9 giugno si parla poco. Troppo poco, il minimo sindacale e forse anche meno. La destra (con qualche lieve differenza di toni) fa campagna elettorale per il “non voto”, cioè invita i propri elettori a disertare le urne per far saltare il quorum e quindi rendere inutile la consultazione. Come è noto per essere validi i referendum devono registrare una affluenza al voto pari al 50% + 1 degli aventi diritto. Altrimenti sarà un nulla di fatto.

Con mezzo schieramento politico schierato per l’astensione (che è arma decisamente più forte rispetto al NO sulla scheda) la vera battaglia sarà proprio quella per il raggiungimento del quorum. Ormai in Italia vota, quando va bene, il 60% degli elettori, se una parte di chi normalmente alle urne ci va, in occasione dei referendum andrà invece al mare o a fare una gita, ecco che la partita per i promotori dei quesiti referendari si fa dura. Quattro quesiti riguardano il lavoro e le tutele dei lavoratori e puntano ad abrogare alcune norme che le avevano rese “più elastiche” e diciamolo pure molto più labili, fin quasi a cancellarle (vedi il Jobs Act di Renzi), uno riguarda invece il “diritto di cittadinanza” per i cittadini stranieri, proponendo, con il Sì, di abbassare da 10 a 5 anni la soglia per poter diventare cittadini italiani. Sono questioni rilevanti, di giustizia sociale e di civiltà.

Si tratta in sostanza di ristabilire misure di maggiore tutela del lavoro e di uguaglianza, riattivando diritti sacrificati sull’altare del turboliberismo e della “flessibilità”, parolina magica utilizzata spesso per mascherare quella vera, e cioè “fregatura”. Fregatura per chi sta peggio, per chi sta sotto e non in cima alla piramide, per chi fa fatica ad arrivare a fine mese anche se lavora… E per chi viene da altri paesi, ma contribuisce a far andare avanti “questo Paese”, con il proprio lavoro, con le trasse che paga.

In Italia i referendum hanno segnato passaggi epocali: da quello tra Monarchia e Repubblica del ’46, a quello sul Divorzio del ’74, o quello sulla Legge 194 sull’Aborto del 1981… Poi quello sul nucleare e altri il cui esito è stato succesivamente “aggirato” con escamotage legislativi “fregatura” (perché di questo si tratta). E anche stavolta, nonostante non ci sia più, nemmeno lontanamente il clima rovente e la forte partecipazione degli anni ’70-80, l‘appuntamento è di quelli che possono spostare gli equilibri.

Ed è grave che alcuni esponenti di primo piano delle istituzioni (vedi il presidente del Senato) o del Governo invitino la gente a NON VOTARE, cioè a non esercitare un diritto-dovere civico. Che lo facciano esponenti di partito è discutibile, ma ci può stare; che lo faccia la seconda carica dello Stato ci sta molto meno. Anzi non ci sta proprio. 

Si sta entrando nell’ultima settimana di campagna elettorale referendaria. E il fronte ampio del SI’ è mobiliato. Questa sera, per esempio, a Chiusi Scalo si terrà una iniziativa pubblica, in Piazza Garibaldi, ore 21,00. Proprio a dimostrazione dell’ampiezza del “campo” referendario il parterre degli oratori sarà nutrito e composito: il sindaco Sonnini farà gli onori di casa, mentre l’introduzione sarà affidata ad Andrea Biagianti della Cgil Siena. Interverranno a seguire Lorenzo Magnoni, consigliere comunale del gruppo Possiamo-Sinistra per Chiusi; Niccolò Trabalzini, vice presidente provinciale Arci; Hans Nardi del M5S; Agnese Carletti Presidente dela Provincia di Siena; Irene Bettollini, presidente Anpi Montepulciano; Nico Bartalini della segreteria provinciale Pd. Conclusioni di Maria Grazia Gabrielli, della segreteria nazionale Cgil.

In sostanza il “campo largo” del centro sinistra (esclusi i centristi di Italia Viva e Calenda, che sono per il NO, avendo a suo tempo propugnato il Jobs Act e le altre amenità sottoposte a referendum. Vedremo però se almeno andranno a votare oppure anche loro sceglieranno l’astensione per far fallire il quorum).

Certo, anche Cgil e Pd non sono senza peccato su queste materie. Il Pd era guidato da Renzi e appoggiò e propugnò senza troppi tentennamenti le riforme liberiste; mentre la Cgil, pur con qualche mal di pancia, non fece neanche un’ora di sciopero contro, e questo in molti lo hanno ricordato nelle iniziative di questi giorni. Adesso il Pd ufficialmente è per 5 Sì, quindi per abrogare le norme delle riforme renziane, ma mezzo partito, a cominciare dall’ex presidente dell’Emilia Romagna e competitor della Schlein alle primarie, Bonaccini, è per il NO. Il Pd, anche se registra qualche segnale di ripresa come le vittorie alle comunali di Genova e Ravenna, non riesce proprio a trovare una linea unitaria su niente: neanche sul genocidio a Gaza, visto che ci sono esponenti Pd che si definiscono “Sinistra per Israele”…  E i referendum su lavoro e cittadinanza non fanno eccezione. Saranno comunque uno spartiacque. Il 9 sera sapremo se c’è in Italia uno schieramento sufficientemente forte che vuole riportare il lavoro, i diritti, l’equità, lo stato sociale al centro del dibattito politico, oppure no.

E la manifestazione nazionale del 7 giugno a Roma su Gaza alla quale aderiranno anche molti di quelli che sono rimasti titubanti e balbettanti per mesi di fronte al massacro dei palestinesi da parte dell’esercito di Netanyahu, sarà un’altro spartiacqe:  la situazione è talmente grave e drammatica che non è più tollerabile neanche da chi accusava chiunque osasse criticare il governo di Israele di essere antisemita e filo Hamas. C’è un popolo che non vuole stare in silenzio, che non tollera il silenzio e l’indifferenza.

I referendum saranno uno spartiacque anche per misurare quanto la coscienza civile e democratica degli italiani sia ancora viva o sia invece assuefatta al pensiero unico meloniano, che tra l’altro invita a disertare le urne, il che vuol dire tentare di inficiare i referendum specifici, ma anche minare e sminuire la portata stessa di uno strumento democratico, uno dei pochi in mano ai cittadini per decidere se una legge va bene oppure no…

Quindi  a nostro avviso l’8 e il 9 giugno a votare è importante andarci. Come giornale – lo abbiamo già scritto in altri articoli – siamo per 5 sì. Ma è importante andarci anche per votare no se uno non è convinto…

A proposito: ieri, il ministro e vice premier Salvini, quando il presidente dell’Abruzzo, parlando di vino, gli ha detto che il Montepulciano d’Abruzzo è più famoso e più venduto del Nobile di Montepulciano, in Toscana, ha risposto “Meglio, i toscani hanno rotto le palle”.  Un ministro così non serve davvero a nessuno. Un ministro così fa solo danni (vedasi il recente taglio del 70% alle risorse per le strade provinciali, a vantaggio del Ponte sullo Stretto) e prima lo mandiamo a casa e meglio è. I referendum confermano o abrogano delle leggi, non mandano a casa i ministri, non fanno cadere i governi, ma un segnale lo possono dare. Quindi diamoglielo questo segnale e diamolo forte e chiaro, in modo che nessuno possa dire “non ho sentito”…

m.l.

 

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