TRENI E VIABILITA’: VITTORIA FERDINANDI E IL CENTRO SINISTRA PER PERUGIA GUARDANO A CHIUSI
FONTIGNANO – “Anima Perugia”, questo il motto scelto per la campagna d’ascolto di Vittoria Ferdinandi, la giovane candidata del Centrosinistra, o Campo Largo che dir si voglia, con un ambizioso obbiettivo: quello di riconquistare il Comune di Perugia. Una campagna elettorale quella che si sta svolgendo tra le mura secolari e i quartieri nella antica città etrusca, tutta al femminile, una particolarità che non si era mai vista, e che fa capire bene il tempo di cambiamenti profondi in cui viviamo. Ad attendere Vittoria Ferdinandi all’Area Verde di Fontignano una folla caratterizzata da una presenza significativa di donne e di giovani. Fontignano è una popolosa frazione di Perugia, l’ultima verso ovest, ma fa parte a pieno titolo del territorio della Val Nestore (per inciso è anche il luogo in cui si trova la tomba del Perugino), quindi vive le problematiche di una terra che ha subito una debacle industriale e occupazionale, condividendone però anche la voglia di riscatto. “Non vogliamo divenire un quartiere dormitorio”, questo il grido d’allarme che è stato ripetuto da molti.
La Ferdinandi ha raccolto la sfida e ha chiarito subito ce lei vuole rappresentare un “Progetto per Perugia, non certo il passato che ritorna”. Citando opere come le scale mobili, il mini metrò, la sanità diffusa sul territorio, il Verde pubblico dei parchi, che quando si realizzavano davano a tutti l’idea di una città che pensava al proprio futuro. Poi lo ha ammesso, sono sopraggiunti anni in cui la capacità di pensare della classe dirigente è venuta meno ed è nata una palude partitocratica a cui si sono ribellati. Una indignazione che ha aperto la strada al governo della Destra. L’analisi politica sul passato fatta dalla Ferdinandi è cruda e non fa sconti, ma è altrettanto ferma la sua denuncia sui dieci anni che hanno visto la Destra governare. “Un lungo periodo che ora si spera vada chiudendosi – ha sottolineato la candidata – vissuto all’insegna dell’esclusione sociale, dell’abbandono del bene pubblico, di nessun progetto. E quando ce ce ne è stato uno, come il Metrobus, non è che abbia entusiasmato e la gente ha molte preplessità.
«Impatto devastante», dicono gli abitanti di alcuni quartieri di Perugia, da ultimo quello di Ponte della Pietra. Pensare che un convoglio lungo 18 metri, possa transitare sulla Pievaiola per molti chilometri a coprire una distanza che va da Tavernelle a Castel del Piano, fa venire i brividi. In pratica c’è il rischio – è quello che pensano un po’ tutti – che su quel tratto di strada il traffico verrà letteralmente paralizzato. Questo il grido d’allarme che si è potuto ascoltare sabato pomeriggio a Fontignano. Certo il Metrobus sarà un servizio in più per la mobilità e per il collegamento tra la Valnestore e il capoluogo e i suoi servizi (ospedale in primis), però i dubbi sono parecchi. Anche in casa Pd. Qualche tempo fa il segretario Cristofani dichiarava: “Uno dei punti cruciali sollevati è la mancanza di informazioni e coinvolgimento dei cittadini riguardo all’impatto del progetto sul traffico e sulla vita quotidiana della città. L’assenza di una visione d’insieme e di un dialogo adeguato con la popolazione ha generato incertezze e incomprensioni riguardo alle modifiche infrastrutturali previste. La necessità di assicurare un transito in sede propria, senza interferenze con il traffico esistente, è stato riconosciuto come un aspetto fondamentale per garantire l’efficienza e l’attrattiva del sistema di trasporto proposto. Tuttavia, la percentuale attuale di transito in sede propria è inferiore alle aspettative, sollevando timori riguardo alla regolarità del servizio e alla sua competitività rispetto all’uso dell’auto privata”.
Insomma il conto costi benefici del nuovo mezzo di trasporto urbano ancora oggi non è chiaro e aspettare di trarre delle conclusioni solo dopo alcuni mesi che il servizio sarà entrato in funzione, non convince tutti.
Sul quadro generale, Vittoria ferdinandi cita Don Milani: “Poterne uscire insieme”, così lasciando intendere che se ci sarà un cambio di governo, tutto dovrà mutare avendo la partecipazione dei cittadini, delle molte espressioni sociali e economiche coinvolte sempre. Sì, la Ferdinandi è particolarmente convinta che «quella della partecipazione è la prima urgenza perché quello che vediamo quando giriamo i quartieri è una geografia dell’abbandono del pubblico e il trionfo delle individualità». La candidata ha poi sottolineato che occorre curare «le fratture della città e tornare a ricostruire Perugia come un’unica unità, con la adesione, non formale, ma con un grande modello di amministrazione partecipata che stiamo già mettendo a terra».
Ma la novità politica sta nelle parole molto impegnative che la candidata del centro snistra ha usato sul tema caldo delle infrastrutture. Dinnanzi ad una platea che chiedeva la infrastrutturazione del territorio con il collegamento diretto con il nodo di Chiusi, come premessa per un rilancio di insediamenti produttivi, ma anche per far uscire Perugia dal suo isolamento, ha ammesso apertamente che la questione connessione con la città toscana, dovrà diventare un tema della campagna elettorale. Anche lei condivide come tutto il PD regionale, del Trasimeno e i 51 Comuni di Area Vasta, il No alla stazione in linea per l’alta velocità e quindi la battaglia del Comitato “Opzione Zero”, che ha raccolto migliaia di firme. Sostanzialmente ha ribadito che la stazione in linea a Creti sarebbe uno schiaffo all’ambiente e uno spreco di denaro pubblico non giustificabile. Le quattro stazioni esistenti (Orte, Orvieto, Chiusi e Arezzo) coprono un vasto territorio interregionale, e proprio per questo sono più che sufficienti per rispondere a tutte le esigenze di mobilità delle popolazioni.
Quindi il tema entra prepotentemente nella campagna elettorale per il Comune di Perugia. Vittoria Ferdinandi, che punta molto sull’ascolto, in questo caso ha mostrato capacità di ascolto della cittadinanza e delle forze politiche che la sostengono. Voci che a Fontignano hanno posto fortemente l’accento sul collegamento stradale Perugia-Chiusi come soluzione razionale e meno devastante (anche dal punto di vista dei costi). Collegamento da realizzarsi tramite la SR Pievaiola già abbondantemente ristrutturata e l’adeguamento della SP 309 del Fornello tra Piegaro e Moiano, per lo sbocco verso Chiusi previsto da anni, ma rimasto sempre nei cassetti della Provincia. Se a spingere in questa direzione, per rimettere mano a quei progetti giacenti, fosse anche Perugia, forse…
r.c.
L’opzione zero garantisce che la stazione comprensoriale di Chiusi continui ad essere l’approdo di riferimento. Con l’opzione zero ne godono anche Arezzo e Perugia che potranno essere serviti da un certo numero di Frecciarossa nelle loro stazioni storiche senza umnaginarsi un unica stazione da raggiungere in auto che per la maggior parte degli umbri è distante mediamente 100 km, come dire 200 km da percorrere per andare e tornare; follia pura imposta da interessi di alcuni costruttori e progettisti che nel terminal hanno prefigurato degli interessi sostanziosi; ecco un esempio di mala politica che fa gli interessi di alcune categorie perché si muovono finanziamenti sostanziosi a danno dei cittadini
relazione prolissa ed intrisa di visioni nostalgiche, Buona fortuna a tale figura sospinta nell’agone politico ed è naturale chiedersi se sia previsto un recupero psicoattitudinale per gl umbri che hanno fatto virare il colore della loro regione che peraltro non mi sembra molto isolata visto la efficienza dell’aeroporto utilizzato da operatori economici e turisti:Saluti