BANCA TEMA, BILANCIO POSITIVO. SABATO 20 APRILE L’ASSEMBLEA DEI SOCI
CHIUSI – Banca Tema si appresta a tenere l’assemblea sraordinaria e ordinaria dei soci che sarà chiamata ad approvare il Bilancio 2023 e e alcune modifiche statutarie, imposte da modifiche normative e regolamentarie.
L’Assemblea si terrà il 20 aprile p.v., in seconda convocazione, sia presso i locali del CLEV Village, Strada provinciale 146 – Località Querce al Pino – Chiusi (SI) che presso il centro congressi Fattoria La Principina, Via dei Girasoli 1 – Principina Terra – Grosseto, in quest’ultimo posto con collegamento audio – video.
“Con questo bilancio che andiamo a sottoporre all’approvazione dei nostri Soci si conferma tutta la validità del progetto Banca Tema” dichiara il Presidente Francesco Carri “che ha consentito nel corso degli anni di avere a disposizione del nostro territorio un istituto di credito che cresce e si rafforza. Le scelte organizzative e gestionali che sono state adottate per l’attuazione del piano di fusione del 2021, si sono rivelate efficaci. La nostra Banca risulta molto ben strutturata con adeguati profili patrimoniali e buona capacità reddituale. La rivisitazione della rete degli sportelli si è dimostrata efficace per il miglioramento della efficienza operativa e per la qualità dei servizi offerti ai nostri soci e clienti assicurando il mantenimento del forte legame relazionale con gli stessi”.
Secondo il management di Banca Tema, “l’aggregazione tra Banca Tema e Banca Valdichiana è stata giusta come dimostrano i risultati raggiunti. La nostra Banca ha una dimensione ed un posizionamento territoriale che consentono di fornire migliori servizi alle comunità di riferimento in una consolidata rete di forti relazioni con i soci, le Istituzioni pubbliche locali, le associazioni del terzo settore e le associazioni delle categorie economiche. I principali indicatori dimostrano la solidità di Banca Tema e sono in crescita rispetto al 2022” ricorda il Direttore Generale Fabio Becherini, che fornisce alcuni numeri: “L’utile netto è pari a 22,4 milioni di euro e il patrimonio di bilancio è di 181,1 milioni. Il Core Tier 1 Ratio a fine anno era pari al 17,87%, rispetto al 17,53% del 2022. Il Total Capital ratio, al 31 Dicembre 2023, ammontava al 20,03%, in ulteriore crescita rispetto all’anno precedente. I crediti verso la clientela superano 1,5 miliardi di euro. Allo stesso tempo, il grado di fiducia nei confronti di Banca Tema si è mantenuto elevato, come dimostrano la permanenza di 19.526 soci e oltre 70 mila clienti. Il 2023 si chiude con un segno positivo anche relativamente alle masse amministrate per conto della clientela, costituite dalla raccolta diretta, amministrata e dal risparmio gestito e assicurativo, che ammontano complessivamente a 2,76 miliardi di euro, evidenziando un aumento di 82 mln di euro su base annua (+ 3%). In particolare, la raccolta diretta a fine anno era di 2 miliardi di euro. Molto significativo l’incremento della raccolta indiretta, che sale del 32% e raggiunge i 750 milioni di euro. Circa il 60% è composto da raccolta qualificata, risparmio gestito e assicurativo.”
Il direttore generale Becherini sptolinea anche che “Nel 2023 è proseguita con grande efficacia l’attività di sostegno e consulenza alle famiglie ed alle imprese nell’erogazione di nuovi affidamenti e nella rimodulazione degli stessi in un contesto economico e finanziario caratterizzato da repentini mutamenti. Vogliamo sempre ricordare che il nostro modo di svolgere l’attività bancaria, coerentemente con i principi cooperativistici e mutualistici, ci rende differenti dalle altre banche. La nostra è una visione di lungo termine che non ha come obiettivo il profitto ed i risultati a breve termine, ma che vuol contribuire alla crescita della comunità di appartenenza, al rafforzamento della coesione sociale ed al bene comune. Si è continuato ad effettuare investimenti infrastrutturali in riqualificazione di immobili e nuove tecnologie, con importanti interventi di ristrutturazione. Tali attività proseguiranno anche con l’anno in corso.Sono proseguiti gli interventi a supporto delle associazioni e degli enti del territorio. Sono stati erogati in totale contributi per oltre 650 mila euro”.
Banca Tema fa parte del Gruppo Bcc Iccrea. Che è un piccolo (ma neanche tanto piccolo) colosso del panorma creditizio italiano: il Gruppo Iccrea infatti è costituito oggi da 115 Banche di Credito Cooperativo, presenti in 1.675 comuni italiani con oltre 2.400 sportelli, e da altre società bancarie, finanziarie e strumentali controllate dalla capogruppo, BCC Banca Iccrea. Le BCC del Gruppo al 31 dicembre 2023 hanno realizzato su tutto il territorio italiano circa 91 miliardi di euro di impieghi netti e una raccolta diretta da clientela ordinaria pari a circa 135 miliardi di euro, contando più di 5 milioni di clienti e 860 mila soci. Il Gruppo BCC Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano, l’unico gruppo bancario nazionale a capitale interamente italiano e il quarto gruppo bancario in Italia per attivi, con un totale dell’attivo consolidato, al 31 dicembre 2022, che si è attestato a 174 miliardi di euro. Il patrimonio netto consolidato è salito a 11,9 miliardi di euro e i fondi propri a 13 miliardi di euro. Il Gruppo ha totalizzato un utile netto di 1,8 miliardi di euro, CET 1 Ratio del 19,2% e un TCR del 20,4% (dati al 31/12/2022).
Quanto alla situazione locale. Le polemiche e i malumori seguiti alla fusione tra Banca Valdichiana e la consorella grossetana sembrano ormai consegnate agli archivi. Certo la banca ha cambiato pelle e dimensioni. Oggi è un’altra cosa rispetto alle vecchie Bcc di Chiusi e Montepulciano e anche rispetto alla Banca Valdichiana che le univa. Chiusi e Montepulciano hano perso sicuramente quote di potere decisionale, ma l’accorpamento ha salvato il salvabile in un quadro economico generale molto mutato. Qualcuno, nel territorio, ancora mugugna, ma alla luce dei fatti e della congiuntura generale, probabilmente non c’era alternativa e poteva andare anche molto peggio. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena (che non era una Bcc locale) insegna. E alla fine dei conti Grosseto non è poi così lontana da Chiusi e da Montepulciano. E a Grosseto e nel grossetano si parla esattamente come a Chiusi e a Montepulciano. Non come a Siena.
m.l.
Di fatto certo ce n’è uno solo,Chiusi aveva una banca !
Con tutti i suoi difetti , Fuccelli, aveva portato la banca,anche perché come maestro aveva avuto l’ ingegner Flaminio Betti, ad ottimi livelli,tra le prime della Toscana .
Poi sono arrivati quelli bravi,quelli che per dottrina avevano l’ ignoranza !
In pochi anni, il disastro ! E ora non abbiamo più nulla ! Un nugolo di sconosciuti ai quali di Chiusi e dei Chiusini non importa una beata mazza ! L’ importante è dimostrare che sono i più bravi,i più esperti in guadagni ! I clienti ,solo numeri ! Non importa chi siano ,che abbiano fatto ! L’ importante è crescere,disseminando il campo di morti ! Facendo chiudere le attività ! Non importa che attività tu abbia,quanti dipendenti sfami , l’ importante è crescere !
Che fine sta facendo il nostro amato paese !
E pensare che ” ancor pria che Roma fosse ” !!
Posso capire il dispiacere, e ne provo anch’io, per il fatto che non sia più la banca di Chiusi. Tuttavia, se l’ alternativa doveva essere la sparizione, meglio che sia andata così. Per quanto poi riguarda me e la mia attività è oggettivamente cambiato assai poco. Sul resto, le banche sono istituti di credito, non di beneficenza, è normale che non prestino soldi a chi non appare in grado di restituirli. Anzi, se ci sono stati in passato dei problemi, è proprio per via del credito “allegro”, sia per MPS che per Banca Valdichiana. La quale, ad esempio, ha rimediato un buffo da una decina di milioni da una società locale di cui non faccio il nome, cui aveva concesso credito sulla base di un business plan che si poteva definire, usando un eufemismo, evanescente.
Quando andavamo a scuola ci insegnavano che le banche erano le intermediatrici del credito e cioè che la loro attività fosse quella di prendere i soldi da chi ce li aveva e darli a chi non ce li aveva. C’è voluto del tempo, ma in questa nostra italietta si è formata l’idea ormai da parecchio tempo da parte di una consistente opinione pubblica per la quale le Banche prendano invece i soldi da chi non ce li ha e li diano a chi ce li abbia.Tutto l’esatto contrario quindi.Tale problema potrebbe costituire un bell’oggetto di discussione se andassimo a vedere i numeri, le statistiche e le tendenze sia verso chi si incanalino i flussi finanziari e sia le fasce sociali beneficiate o svantaggiate.Mi rendo conto che nella frase che chiarisca l’esatto contrario di ciò che si sia affermato prima,(cioè chi prenda i soldi e chi li dia ) sia contenuto un sarcasmo di buon livello e quanto a sarcasmo gli inglesi ci potrebbero insegnare qualcosa, nel senso che le banche le definirono ”quelle organizzazioni che ti danno l’ombrello quando c’è il sole e te lo tolgono quando piove”. Se ci pensiamo bene tali due definizioni che mi sembrerebbe abbastanza difficile poter contestare,sia guardandole dal punto di vista dell’utilità del sistema sia da quello al quale al sistema ci si possa opporre, oggi nella loro essenza si è addivenuti alla classifica nei tempi nei quali viviamo ad essere intese come una delle prerogative della possibilità di sviluppo l’una e l’altra alla negazione della precedente, ma quando si restringono i parametri economici e si vada a vedere la realtà di come si manifesti nella funzione assolta, si assiste ad una inversione di tendenza, che per chiarire bene nella storia della teoria economica capitalistica,le grandi crisi,ma non solo queste, prendono spunto da come il credito venga messo a disposizione dei cittadini e degli imprenditori, che poi hanno sempre la stessa patente di cittadini. C’è una grossa differenza fra gli istituti di credito oltre oceano che da diversi anni hanno trasformato l’attività della raccolta di denaro deviandola verso l’attività della finanza e quindi cambiandone anche la natura e gli scopi finali, ma per esempio se prendiamo la storia economica fino agli anni’ 70 del secolo scorso del principale modello in voga negli Stati Uniti, le banche stesse, -non sempre ma spesso- erano in condizioni di finanziare le idee, dando al mercato ed alla società delle grandi possibilità di sviluppo.Mi chiederei se le banche Italiane abbiano fatto lo stesso e la risposta credo che sarebbe con tutta la benevolenza un risolino sarcastico. Provate allora a sottomettere un progetto di sviluppo di una qualsiasi azienda medio-piccola e chiedere un finanziamento che possa avere delle peculiarità di credibilità anche ottime e vediamo cosa vi viene risposto.Tanto per andare non tanto per il sottile vi verrà risposto :”mi scusi, ma quale patrimonio possiede lei in modo che le garanzie prestate siano sufficienti a coprire l’eventuale finanziamento ?”.Verrà da ridere ma ricordiamoci di Roberto Benigni in quel film di cosa rispose al Direttore della Banca quando andò nel suo ufficio per chiedere un finanziamento….Ecco, se non tutto nel mondo è uguale e si rassomiglia, anche nel il mondo delle banche ci sono e si riscontrano tutte quelle discrasie per le quali alle cose che vengono dette non segue nemmeno uno straccio di sostanza nella politica che si vada poi a compiere.Sembra che il rispetto delle regole che debba vigere sotto un certo tipo di sviluppo e che debba essere quello per il quale solo se ci si unisca si possa sopravvivere,sia questo il modello maggiore a cui si faccia riferimento almeno tendenzialmente negli ultimi 20 anni. Da questa visione che contraddice pienamente la vocazione a prendersi cura del proprio territorio per certi gruppi di banche nate dalla necessità di salvaguardare e servire quella ricchezza che poi appunto è la peculiarità di un territorio anche come il nostro. Ed è chiaro-se ci pensiamo bene- che tutto avvenga in un quadro generale di tendenza alla formazione di cartelli o di pull di banche al fine di costituire monopoli economici per contrastare la concorrenza di altri istitutiche diventano dei supergiganti nell’onda dell’amministrazione e della destinazione del denaro anche verso flussi esterni ed internazionali. E’ una legge suprema che impone questo, contenuta alla fin fine nelle caratteristiche peculiari del sistema economico fondamentale che chiamiamo ”capitalistico” e così’ come ha luogo per ogni genere di prodotto oggetto alla fine di commercializzazione e quindi di assumere un valore di mercato,- spesso anche scarno e lontano da ogni concetto di ”humanitas”- anche i soldi, il cui mero valore intrinseco rappresenta una incredibile concentrazione- non solo emblematica- delle peculiarità di un paese come è l’italia perchè è nella moneta che stà racchiusa la volontà e l’intenzione della progressione dell’implementazione allo sviluppo di ogni forma sia materiale che immateriale dell’idea e della socialità di un paese e quindi anche della sua forza,tutto questo possa venire annullato da decisioni di consigli di amministrazione che credono che si possa tenere e far sopravvivere certe entità economiche fonti reddituali per popolazioni che per anni ed anni ne hanno usufruito,mentre invece si dia la priorità a convogliare forze economiche e apparati decisionali accentrandoli, credendo che in tal modo si difenda l’attuale economia del territorio.Credo che il tempo non lavori per quest’ultima tesi e forse anche stranamente ma ciò che il post esprime è anche accoppiabile e paragonabile proprio fisicamente alla visione della desertificazione vigente di Chiusi, sia d’estate chè d’inverno.Sembrerebbe quasi di stare in quei film che mostrano quei luoghi tipici del ” far west americano” una volta pieni di vita, di locali,di flussi di gente, di viaggiatori, di imprenditoria, di operai e di ferrovieri mentre ad un certo punto improvvisamente tutto si dissolva e restino solo i cespugli di alberi secchi trasportati fra la polvere da un sibilo di vento sulla sabbia desertica.
Forse mi sono spiegato male,
Io intendo ,quando dico che Chiusi ha perso la sua banca,che non ci sono state più persone in grado di poter essere egemoni nell’ acquisire un altra banca ma, le altre banche hanno acquisito,azzerando tutto , la banca di Chiusi .
Voglio dire che ,da Fuccelli in poi ,ripeto ,con tutti i suoi difetti, perché considerava la banca di sua proprietà, non ci sono state più persone all ‘ altezza.
Solo ignoranti presuntuosi che hanno portato la banca al capolinea !
Consigli di amministrazione privi di persone che potessero dire di no ad un direttore. Controllato che controllava i controllori !
Forse, dico forse, sono state insabbiare situazioni senza via d’ uscita !
Forse c’è stato accanimento,o rivalsa, su persone che,comunque,erano in grado di restituire i prestiti e, sono stati dati soldi ,a profusione,a ditte o persone che non avrebbero potuto restituire nulla.
Fatto sta che la banca non c’è più o,comunque ,non conta più nulla !
Dalle stelle alle stalle !
Le fusioni, le incorporazioni, in qualche caso vere e proprie fagocitazion i tra banche locali e non locali ci sono state a decine in Italia e a tutti i livelli. Quello della BCC Valdichiana non è l’unico caso. Nemmeno il più clamoroso.
Direttore,hai ragione. Le fusioni,da qualche tempo,non da decenni, ci sono state.
Ciò non toglie che alcune banche si siano imposte su altre. Questo perché a capo di quelle banche c’erano persone in gamba, con poco da nascondere o,nascosto bene.
La banca di confine è stata incorporata da una banca,di un paesino, più piccolo di Chiusi, il cui presidente è rimasto in sella ,pur con un direttore incompetente e presuntuoso.
Intendiamoci l’ ultimo presidente Valdichiana, era bravo ma è stato travolto dagli eventi interni,forse,sottaciuti !
Tu direttore ,e lo capisco,difendi uno sponsor,e fai bene.
Ti sei domandato quanto i cittadini pensino ?
Fra te e te, domandatelo e,datti una risposta !
X Marco Lorenzoni. Si Marco, è vero quello che dici ma in questo caso per Chiusi il ” mal comune non è mezzo gaudio”.E quanto alla visione del far west e dei cespugli trasportati dal vento in quell’atmosfera greve e sabbiosa è indicativo e calza a pennello quanto ho detto riguardo all’insufficienza del sistema ad assolvere i suoi compiti.E non si dimentichi che tutte le teorie economiche mettono al centro le banche come strumento di sviluppo e di controllo dell’economia di una nazione e quando tutto questo succede a senso inverso, e cioè che diventano degli ostacoli allo sviluppo, allora molti convinti seguaci del sistema spesso rispondono che tutto questo sia come una caretteristica intrinseca al sistema stesso che faccia ondeggiare il sinusoide economico fra il cosiddetto ”tetto e pavimento” e che vi siano certe tendenze ineliminabili delle quali è impossibile che nel medio ciclo non si manifestino.E allora se consideriamo l’ineluttabilità come parte di un processo, prendiamoci tutto ed ogni conseguenza. Ma tutto questo dovrebbe spingerci a ragionare soprattutto sulla limitatezza del nostro pensiero che accetta giocoforza tutte le eventualità senza avere la volontà e la certezza di opporvisi.Dovrebbe essere la politica che possa regolare certe cose e certi campi dell’economia ma basta guardarsi intorno affinchè dal far west si passi al deserto della Namibia….
Per molti (anche tra i soci) la fusione sbagliata o improvvida fu quella con la Bcc di Montepulciano. E infatti all’epoca le polemiche non mancarono. L’operazione Banca Tema è stata di fatto un passaggio obbligato. Obbligato dal mutato quadro normativo, dai numeri e dai bilanci e anche dalla concorrenza. Cioè da scelte simili fatte da altre banche operanti nel medesimo territorio o in zone limitrofe. Le piccole banche locali come le abbiamo conosciute in passato non esistono più da nessuna parte.
Direttore, in Veneto ce ne sono a decine !
E non si fermerà qui, non è escluso che in futuro si arrivi a ICCREA come banca. Comunque in effetti la prima fusione scontentò tutti : a incazzarsi di più furono proprio i poliziani, perchè la maggior parte dei buffi, o chiamiamoli NPL che è più chic, emersi, erano nostri. E noi perchè con la direzione generale spostata a Montepulciano, di fatto ci sentimmo scippati della banca.
Ah, la politica che impone alle banche, specie quelle grandi, determinate scelte piuttosto che altre. Roba da libro dei sogni con la situazione debitoria degli stati occidentali, in particolare il nostro. Se tu ministero del tesoro hai collocato 500 miliardi di bond pluriennali, di cui gran parte se li tengono Intesa Sanpaolo, Unicredit e BPM, cosa gli vai a dire a quelli? Di fatto sono i tuoi padroni e fai quel che ti dicono loro.