IL CHIUSI SCENDE AGLI INFERI. L’ADDIO AL CALCIO GIOCATO DI FRANCESCO FERRETTI, BANDIERA DEGLI AUTARCHICI E DI UN PALLONE CHE NON C’E’ PIU’
CHIUSI – Il pallone chiusino è ormai totalmente sgonfio. La squadra biancorossa si sta avviando ad una mestissima retrocessione in Seconda categoria. Livello (in basso) mai toccato dagli anni ’70… Precisamente 1979.
Mancano 4 gare e anche se le vincesse tutte non avrebbe speranze. E certo il Chiusi in Seconda categoria è una bestemmia. Non ci si crede.
Domenica scorsa il Chiusi ha vinto 1-0 contro lo Spoiano, gol di Bertrand, dopo 11 sconfitte consecutive di cui 6 con 3 o più gol di scarto. Non vinceva infatti dal 17 dicembre (3-1 contro il Fratta Santa Caterina). Probabilmente aveva perso la memoria di come si fa a vincere una partita.
Ma la notizia non è la vittoria – che pure, data la rarità, fa comunque notizia – quanto l’addio al calcio giocato del giocatore simbolo e bandiera della squadra: Francesco Ferretti. A 36 anni “Franci” come lo chiamano gli amici e i compagni ha deciso di appendere le scarpette al chiodo.
Aveva cominciato nella juniores dei miracoli della Polisportiva, giocando poi per alcune stagioni in Eccellenza. Giovane capitano dai piedi buoni, tanta tigna e però anche tanta sfortuna. Un infortunio dopo l’altro, compreso un incidente automobilistico mentre usciva dal campo… Capitano, allenatore-giocatore, e leader in campo e fuori degli “autarchici” dopo la diaspora che portò alla costituzione della seconda squadra chiusina. Infine la riunificazione e le due ultime stagioni tribolate.
Giocatore di grande temperamento, ma anche di buona tecnica, era partito come attaccante esterno, arretrando con il tempo il proprio raggio di azione, adattandosi a ruoli diversi, dal play basso, al terzino, al centrale di difesa, ma soprattutto al ruolo di mediano, nel senso che al termine ha dato Ligabue nell’elegia di Oriali… Ecco, Francesco Ferretti è stato per quasi 20 anni l’Oriali del calcio chiusino, con qualche colpo in più negli ultimi 20 metri. Un “capitano coraggioso” che se non fosse stato fermato e limitato dagli infortuni e dalla sfiga avrebbe forse potuto anche calcare palcoscenici migliori. Francesco è stato coraggioso e tenace nel continuare, ha dato il suo contributo finchè ha potuto. Ora passa la mano. Perché il tempo passa e 36 anni non sono pochi per un calciatore e perché i postumi dei tanti traumi si fanno sentire. Soprattutto se non lo fai di mestiere e non hai 10 fisioterapisti intorno h24… Farà il dirigente o, più probabilmente il responsabile del settore giovanile, perché ha cose da insegnare.
Francesco Ferretti è stato la bandiera del calcio autarchico e per certi versi romantico di questo territorio, quel calcio che nel culo della Valdichiana ha provato a fare il verso all’Athletic Bilbao o a certi club scozzesi o gallesi… Calcio e appartenenza, pallone e valori forti come certe birre d’oltre Manica. Memorabile una risposta che Francesco diede al Luca Cardinalini, inviato di Dribbling (Rai 2), quando questi gli chiese cosa si aspettasse, lui capitano degli “autarchici” del Città di Chiusi, dal mercato: “Il mercato? io ci vado tutte le mattine al mercato, con il furgone dei salumi… “. Splendida. Luca Cardinalini, che è un amico, ancora ci ride…
Buona vita Francesco.
m.l.
A me più di tutto dispiace per lui, che si ritira proprio sul punto più basso della parabola della squadra. Non lo meritava.
No, non meritava una chiusura di carriera così amara. Il Chiusi in Seconda è veramente una bestemmia. Da 45 anni non scendeva così in basso. Speriamo in una rapida risalita. A volte per risalire bisogna toccare il fondo…
Speriamo di vedere qualcosa di meglio la prossima stagione, e soprattutto che vengano gettate le basi per far tornare il Chiusi dove gli compete.
La caduta agli inferi del Chiusi calcio, mai così in basso da 45 anni, è lo specchio del declino della città. Declino anche dell’orgoglio cittadino. Per vedere qualcosa di meglio la prossima stagione, servirà certamente un impegno forte della società calcistica, ma servirebbe a mio avviso anche un clima, una voglia di ritrovare il pallone smarrito da parte di tutti: appassionati, tifosi, imprenditori, istituzioni… Cisa che non mi pare di vedere in giro