L’INCONTRO SU ALTA VELOCITA’ E TRASPORTI A CHIUSI: UNA PAGINA DI BUONA POLITICA. IL NO ALLA STAZIONE IN LINEA DIVENTA UN CORO

L’INCONTRO SU ALTA VELOCITA’ E TRASPORTI A CHIUSI: UNA PAGINA DI BUONA POLITICA. IL NO ALLA STAZIONE IN LINEA DIVENTA UN CORO
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CHIUSI – Alta Velocità, trasporto pubblico e territori”, di questo si è tornati a parlare sabato 23 marzo all’Auditorium La Villetta di Chiusi. Protagonisti i sindaci della Val di Chiana, del Trasimeno,  alcuni consiglieri regionali della Toscana, l’Associazione “Opzione Zero”, Legambiente Toscana  per la prima volta tutti insieme. E tantissimi cittadini. Sì non c’è alcun dubbio: una pagina di democrazia partecipata, nel solco costituzionale, su un tema strategico per l’economia, ma anche per la socialità e contro l’emarginazione dei territori: quello delle infrastrutture.
L’incontro ha anche chiarito che adesso tra le istituzioni locali e l’associazionismo che si è mobilitato su questo tema, c’è  unità d’intenti: un chiaro NO alla costruzione di una stazione in linea e una indicazione chiara per la valorizzazione delle stazioni esistenti Arezzo, Chiusi, per ciò che riguarda il territorio a  cavallo di Umbria e Toscana, ma anche Orvieto e Orte, tutte perfettamente adeguate al transito dei treni Frecciarossa. Così come è stato ribadito da tutti gli intervenuti, che il collegamento diretto Perugia-Chiusi, è strategico per entrambe le città e i due territori di riferimento. Quindi bisogna andare a realizzare quanto prima un progetto che almeno su gomma, attraverso la Pievaiola e la ristrutturazione radicale della strada Provinciale 309 del Fornello, possa favorire questo obbiettivo. Ovviamente adeguado e potenziando nello stesso tempo anche altri collegamenti come la linea Siena-Chiusi
Nella sua introduzione il sindaco di Chiusi Sonnini ha ricordato come Chiusi per tutta questa vasta area del centro Italia, rappresenti storicamente un nodo ferroviario fondamentale. “Il Comitato Opzione Zero  –  ha precisato il primo cittadino – è nato dalla volontà dei cittadini e con esso l’Amministrazione comunale ha raggiunto una unità d’intenti, la prima NO alla stazione in Linea, la seconda una nuova valorizzazione e rilancio della stazione di Chiusi”. Attorno a questa unità, va preso atto che oramai si sono schierate la grande maggioranza delle Istituzioni locali. “Le nostre aree – ha sottolineato preoccupato Sonnini – stanno subendo il fenomeno dello spopolamento e delle contrazioni industriali, davvero significativo e i servizi come il trasporto, sono centrali per la loro rinascita. Per noi il collegamento con Perugia è irrinunciabile”.
Per il comitato Opzione Zero ha parlato il  vice presidente, l’architetto Romano Romanini, che ha ribaltato la logica che ancora oggi permea l’agire delle FS. “Noi siamo per un altro modello di Alta Velocità, il bacino d’utenza della stazione in Linea è molto più modesto rispetto a quello che  è già in atto e che ruota intorno a Chiusi e Arezzo”. Poi l’ambiente, con l’ulteriore riqualificazione delle due stazioni, non ci sarebbe nessun consumo di suolo, così come non ci sarebbe nessuna perdita di tempo, infatti si parla di oltre quindici anni, tanti ne dovrebbero trascorrere prima di veder completata la nuova stazione in Linea, “nel frattempo che si fa?” Anche perché -ha precisato Romanini-  “al momento non ci sono somme disponibili”, quindi la proposta appare sempre più una autentica bufala. Come su questo giornale l’abbiamo sempre definita.
Romanini ha parlato di tripla intermobilità: trasporto lento nazionale, di Alta Velocità e della necessità di valorizzare le stazioni esistenti, “perché questo significa anche dare continuità ad una economia di servizi già esistenti”.
Alta Velocità come servizio a mercato: una gabbia mentale l’ha definita l’esponente del Comitato, facendo il paragone tra Creti e la stazione Media padana. Quest’ultima come hanno dimostrato le foto, si trova a ridosso di Reggio Emilia, (appena 5 chilometri) non lontano da altre città imoprttanti come Parma, Mantova, Piacenza, Modena e dentro un contesto urbano industriale di area vasta e ad altissima intensità. Creti, la foto aerea è stata davvero micidiale, si trova come cantavano quelli della PFM, “Quanto verde intorno a me, sembra quasi un mare d’erba”… 
Per quelli che dovrebbero andarci a prendere un treno “una fermata nel verde incontaminato della Valdichiana” con intorno però un contesto sociale, economico, urbanistico e industriale che non ha alcun paragone con la stazione Medio Padana.  Insomma le due stazioni non sono minimamente comparabili: “E’ chiaro  –  ha chiosato Romanini – che tra Bologna e Milano, bisognava costruire una terza stazione, e ne è stata fatta una baricentrica, da noi ve ne sono ben quattro.  Dunque basta anche con la logica dei territori di Seria A e di Serie B, perché con la stazione in linea, questo si verificherebbe”.
Impietoso anche il confronto sui costi con gli altri Paesi europei. “Da noi  il costo è di 50 ML a chilometro, in Francia e Spagna 10 ML. Cinque volte più” . Certo va sottolineato anche che da noi il territorio è assai diverso dalle pianure francesi e spagnole. Però la spesa complessiva tra il 1990 e il 2019 è stata di 563 miliardi, il ricavato 118 miliardi, la differenza, ovviamente, a carico dello Stato. Insomma si sono privatizzati gli utili e socializzate le perdite, altro che trasporto a mercato!
Parlare di mercato in queste condizioni è un non senso. Lo stesso discorso vale per Italo, che seguita a prendere denari pubblici. Poi lascia intendere che a seguito di una mancata strategia sulla mobilità si è tornati indietro negli ultimi 20 anni. “Nel 2000 furono trasportati ben 8,5 milioni di passeggeri. Nel 2022 solamente 7,2 milioni. Così come va messo in evidenza che l’A.V. non va oltre 1% della mobilità pubblica richiesta, illustrando come il 75% dei trasportati non superano i 10 chilometri di distanza. Oltre i 50 chilometri solo il 3%”.  Dunque le sue conclusioni, “Chiusi al centro di un Piano di Area interna vasta, visto che è la stazione più baricentrica che c’è soprattutto per Perugia. Fuori da questa logica, sono tutte battaglie di retroguardia”. 
Due gli intervenuti dal versante umbro: Giulio Cherubini sindaco di Panicale che ha parlato a nome dell’Unione dei Comuni del Trasimeno e Fausto Risini sindaco di Città della Pieve. Il primo ha ricordato la storicità della linea Perugia-Chiusi, ma anche del particolare non proprio trascurabile che Perugia non pensa a Chiusi come soluzione al suo isolamento storico.
A questo proposito forse bisognerebbe anche dire che la questione della connessione con Chiusi, non è stata mai spiegata bene. Tranne qualche sindaco, tutte le classi dirigenti che si sono alternate alla guida del Municipio capoluogo e della Regione,hanno preferito galleggiare sull’esistente, per non scatenare guerre di campanile. Proponendo aggiustamenti alle infrastrutture esistenti, come sta facendo l’Assessore Regionale Melasecche, magari con uno sguardo in più al suo collegio elettorale. “Il Trasimeno – ha scandito Cherubini – va in altre direzioni, con il metro bus, e con il servizio che interconnette gli otto comuni lacustri”. Poi rivolgendosi evidentemente alle FS e alla Regione, si è chiesto : “Ma se 40 Comuni, le tante aziende che operano nei loro territori, i cittadini, non servono a fare le scelte, quali altri criteri sono validi?” 
Anche Risini ha parlato della necessità di costruire la Perugia-Chiusi, di ristrutturare la strada Provinciale del Fornello, che permetterebbe a tutta una parte vasta del territorio perugino, di connettersi con Chiusi, quindi con la ferrovia e i caselli A1 di Chiusi-Chianciano e di Fabro.
Sono intervenuti  anche Massimo Iannicello di Terre di Siena LAB, società partecipata dalla Provincia di Siena e da 34 comuni della stessa provincia. Nel suo intervento, Iannicello, ha sostanzialmente ribadito le ragioni della Opzione Zero ed ha fortemente evidenziato come Chiusi C.T. debba essere collegata con Perugia andando a completare la strada ad alto scorrimento che già esiste tra Chiusi e Perugia ma che deve essere completata nella parte più critica tra Tavernelle e Chiusi. Iannicello ha anche rimarcato la necessità del miglioramento del collegamento ferroviario tra Siena e Chiusi, tema ripreso da quasi tutti gli altri relatori ed amministratori che si sono succeduti.
Poi la Consigliera Regionale Ps Elena Rosignoli (foto a destra) che ha confermato di ‘sposare le proposte di Opzione zero” e Lorenzo Cecchi, in rappresentanza di Legambiente, Simone Nasorri del Comitato Pendolari e Agnese Carletti, sindaca di San Casciano e presidente dell’Unione dei comuni della Valdichana senese.
Unico intervento diciamo “controcorrente” è stato quello pronunciato dalla Consigliera regionale toscana Anna Paris, del PD, notoriamente schierata per la soluzione Creti, che ha definito “strategica per far rinascere questa area vasta”.Giovedì 21 la stessa Paris con il professor Stefano Maggi hanno tenuto un incontro pubblico a Siena proprio per sostenere l’opzione Creti. A Chiusi la platea l’ha platealmente e rumorosamente contestata. Tanto che lo stesso marito della Paris, dal mezzo del pubblico, l’ha invitata a chiuderla lì (“Vieni via, piantala!”), per porre fine al siparietto. Comunque Anna Paris ha avuto il coraggio di presentarsi ad una iniziativa pubblica che si annunciava contraria alle sue posizioni, ha fornito un elemento di contraddittorio e di fatto aiutato i presenti a comprendere meglio la questione sul tappeto. Noi rimaniamo convinti che la stessa Paris non sappia nemmeno dove si trova Creti, non ci sia mai passata neanche per sbaglio e pur essendo senese sappia poco anche di Chiusi e della sua stazione.
Ma al di là degli interventi, tutti comunque rilevanti, l’incontro di sabato a Chiusi è stato importante anche per il fatto che ci sia stato e per i “contatti informali”: è caduto un muro che era sì pieno di crepe, ma non voleva venir giù. I sindaci della Valdichiana senese per esempio ci hanno messo parecchio ad arrivare alle posizioni di oggi, ma ci sono arrivati. E ora, tutti insieme si dicono in linea con il Comitato e concordi nell’andare avanti  nella battaglia continuando a fare pressioni su governo, Regioni, Trenitalia e Rfi. E anche su Italo. “Pensiamo di meritarci le fermate del Frecciarossa, anche senza dover pagare” dice a margine Sonnini.
E su questo fronte l’iniziativa di sabato 23 a Chiusi, potrebbbe portare presto anche ad atti amministrativi conseguenti, come una modifica al Piano Strutturale Intercomunale, che tolga di mezzo la previsione della stazione in linea a Tre Berte-Salcheto con annesso casello A1, per sostenere invece la famosa “Opzione zero” ovvero l’utilizzo anche per l’alta velocità della stazioni di Chiusi e Arezzo. Lo hanno accennato gli stessi Sonnini e Carletti che nei loro interventi hanno invitato recepire le osservazioni avanzate nella riunione e di conseguenza riscrivere il Piano Strutturale Intercomunale, nella direzione della valorizzazione delle stazioni di Chiusi C.T. ed Arezzo dichiarando che non ci sono più i presupposti per una stazione in linea.
Per noi non c’erano neanche prima, non in questo territorio per lo meno. La stazione in linea bufala era e bufala rimane ovunque venga ipotizzata. I sindaci inizialmente e per mesi sono rimasti prima abbagliati, infine imbrigliati dall’idea che potesse sorgere a Tre Berte-Salcheto, poi l’indicazione di Creti da parte del Tavolo Tecnico interregionale ha scontentato tutti e aperto la strada alle conversioni sulla via di Damasco, anzi sulla via della Chianacce.
L’unità di oggi, certificata dall’iniziativa di Chiusi, è una innegabile vittoria per chi si è battuto da sempre contro la stazione in linea, ma non è ancora la vittoria finale. Servirà lavorare ancora, fare ancora pressioni, sia sul versante toscano che su quello umbro, servirà mobilitare associazioni, istituzioni, partiti, imprese, fino al raggiungimento degli obiettivi: fermate dei frecciarossa a Chiusi ed Arezzo; aumento degli intercity e regionali veloci; adeguamento della linea Chiusi-Siena, anche tramite uso del treno ibrido diretto Siena-Chiusi-Roma; collegamento stradale Perugia-Chiusi (via Pievaiola-Sp 309); verifica sul possibile rilancio del Centro Intermodale Merci come ulteriore tassello per valorizzare il nodo infrastrutturale di Chiusi e dare anche una risposta in ottica transizione green al trasporto delle merci.
Con uno schieramento così ampio, portare a casa qualche risultato non è impossibile.
D’altra parte, sembra un secolo, ma da quando il comitato cominciò a raccogliere le firme (era il 2 luglio 2023), sono passati meno di 9 mesi... E nessuno, viste le posizioni che partiti, comuni, regioni esprimevano all’epoca, poteva immaginare che si potesse oggi certificare una così larga unità di intenti. La politica spesso sorda alle istanze della società civile, in questo caso ha certamente balbettato e zoppicato, quando alle sollecitazioni di mettersi alla testa del movimento, rispondeva con i “ma anche”,  i “vediamo” e i “sì però…”… ma ha saputo ascoltare, ha anche avuto il coraggio di abbandonare una strada e cambiare direzione e passo e adesso si è messa a disposizione. Sabato scorso a Chiusi si è visto un esempio di buona politica. Molti dei sindaci attuali saranno in corsa anche alle prossime amministrative di giugno. Questo dei trasporti e della mobilità è e sarà un tema caldo. Trovarsi in sintonia con comitati e cittadini di solito male non fa.
Renato Casaioli e Marco Lorenzoni
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