LA VALDICHIANA TRA DESERTIFICAZIONE AMBIENTALE E DESERTIFICAZIONE DEMOGRAFICA E SOCIALE. IL CASO CLAMOROSO DI MONTEPULCIANO
Il problema dell’invecchiamento della popolazione, del calo delle nascite e di consegienza dello spopolamento progressivo e inesorabile non solo dei centri storici, ma anche dei centri abitati più moderni della Valdichiana è senza dubbio uno dei problemi principali, se non il numero uno. Certo, si tratta di una questione che riguarda gran parte dei piccoli e medi comuni in tutta la penisola. E probabilmente anche fuori della penisola. Ma in una zona che aspira a diventare “Capitale italiana della cultura 2026”, il dato è particolarmente stridente. Anche perché parliano di una zona periferica, ma non troppo, essendo a metà strada tra Roma e Firenze, a 50-60 km da Siena, da Arezzo e da Perugia. Una zona che è anche tra le più celebrate e fotografate d’Italia con alcune cittadine assurte a vere e proprie mete privilegiate del turismo sia italiano che straniero. Si pensi in questo senso a Montepulciano, a Pienza e, ultimamente a San Casciano Bagni. Poi ci sono le “nobili decadute” che però restano, almeno nella memoria collettiva, nomi di tutto rispetto come Chiusi e Chianciano. Perché una zona del genere, con una stazione ferroviaria importante, due caselli A1, tre stazioni termali, 5-6 teatri storici, due multisale cinematografiche, una squadra di basket in A2 perde popolazione a vista d’occhio?
In un confronto televisivo in vista delle primarie del Centro Sinistra a Montepulciano il tema è entrato nel dibattito. E sono stati forniti alcuni dati. Per lo più riguardanti proprio Montepulciano che della Valdichiana è il paese guida e quello che vola più in alto dal punto di vista turistico.
Ebbene, uno dei dati forniti è quello del calo dei residenti di Montepulciano sia come comune che specificatamente come centro storico. Si è parlato di 900 unità in meno. Che non sarebbero poche. Ma c’è chi sostiene, citando fonti ISTAT, che l’emorragia sarebbe ancora più drammatica: dai 14.465 abitanti al 1° gennaio 2011, siamo adesso a 13.194, dato al 31.10.2023 (ultimo disponibile). Perdita netta in 13 anni di 1.271 abitanti. In pratica 100 abitanti in meno all’anno e circa il 10% della popolazione attuale. Così scrive Daniele Chiezzi uno dei fautori della lista civica Futuro Poliziano.
Riccardo Pizzinelli, uno dei due candidati alle primarie del Centro sinistra con il sindaco uscente Michele Angiolini, ha fornito anche il dato relativo al centro storico. Dai 1.800 residenti registrati all’inizio degli anni ’90, la popolazione del colle poliziano è scesa a poco più di 600 unità, il che vuol dire che in 30 anni i 2/3 degli abitanti se ne sono andati. E stiamo parlando dei 30 anni che hanno visto il boom del Vino Nobile e poi del turismo.
Dal dibattito televisivo citato si è capito che non si è trattato solo di un trasferimento all’interno del territorio comunale, magari dal centro storico a zone di più recente edificazione quindi con maggiori comodità (che sicuramente in parte c’è stato), ma di una vera e propria emigrazione verso altri Comuni. Ciò anche in conseguenza del boom turistico che ha fatto lievitare i prezzi, ha cambiato la tipologia dei servizi e del commercio, ha aumentato i disagi riguardo a posteggi, transito, rumori, tranquillità, trasformando Montepulciano in una sorta di paese-cartolina piena di bistrot, enoteche-wine bar, ristoranti e ristorantini dove un piatto di pici all’aglione lo puoi pagare anche 22 euro…
C’è – è vero, ed è stato sottolineato – anche un problema meno contingente e più “strutturale” diciamo così: quello del rapporto nascite-decessi. Nell’ultimo anno statisticamente rilevato, il 2022, a Montepulciano i nati sono stati 79, i deceduti 234. In sostanza un rapporto di 1 a 3. In Italia nello stesso 2022 ci sono stati 393.333 nati e 715.077 morti, con un rapporto di 1 a 2 circa. Montepulciano sotto questo aspetto sta dunque peggio rispetto alla media nazionale. E questo non perché si muore di più (questo dato è in linea), ma perché si nasce molto meno.
Anche questo fatto, cioè che in una zona così, si registrino poche nascite, è un dato preoccupante sia nell’immediato che in prospettiva. Perché la prospettiva, con un quadro così, non esiste. E- lo ripetiamo – Montepulciano, nella zona, dal punto di vista economico è il paese che viaggia più veloce. Chianciano, Chiusi, Torrita, Sinalunga, Sarteano stanno tutti peggio. Tra l’altro anche il dato delle nascite andrebbe analizzato, perché una buona percentuale dei nuovi nati è di origine straniera. Figli di immigrati che sebbene il flusso non sia più quello di 10-15 anni fa, continuano a tenere a galla una barca che altrimenti rischierebbe di affondare. Si pensi solo alle scuole. Quante tra le primarie e secondarie della zona potrebbero rimanere aperte con gli standard attuali, senza gli studenti di origine straniera?
Una cosa che emerge da questa fotografia impietosa è che nemmeno il turismo (neanche se elevato all’ennesima potenza, come avviene a Montepulciano) riesce a fermare l’emorragia. Anzi, più facile che la faccia diventare devastante.
In altro articolo, scrivendo della protesta degli agricoltori in atto in queste settimane, Giancarlo Cherubini, ex docente del Liceo Poliziano e agricoltore a sua volta a Torrita di Siena, parla della desertificazione incipiente della Valdichiana, intesa come terreni agricoli, sempre più secchi e sempre più asfittici. Ecco: desertificazione ambientale e desertificazione demografica e sociale, un binomio da far tremare i polsi. La politica, i candidati alle imminenti elezioni amministrative ne sono consapevoli? faranno entrare questi due temi nell’agenda elettorale, cercando di dare anche delle risposte?
m.l.
Sul problema, estremamente grave, della denatalita’, ho una mia idea, scomoda e fastidiosa, ma precisa. Partiamo dai fatti : il fenomeno interessa soprattutto le aree geografiche contraddistinte dal maggior benessere economico, e questo è incontrovertibile. Quindi le cause non sono di tipo economico, ma culturale. Ne consegue che chi crede di risolvere il problema con sussidi alla famiglia, asili nido, ecc., è totalmente fuori strada, anzi, non ha capito o non vuol capire cosa c’è dietro per davvero. Il fattore decisivo è l’emancipazione della donna, la quale, grazie in parte alle opportunità di poter studiare e lavorare, e in parte al benessere costruito dalle generazioni precedenti, non è più motivata a sposarsi/convivere e metter su famiglia, e qualora intenda farlo, ha pretese irragionevoli sui requisiti sia estetici che socio economici del possibile partner. Ne consegue che una larga percentuale di popolazione maschile è sostanzialmente tagliata fuori dai giochi, un po’ come i maschi beta di molte specie animali. Mentre in passato, quando la vita era dura e grama, bastava che non eri un delinquente e portavi a casa uno stipendio che automaticamente ti fidanzavi e mettevi su famiglia, non importava se eri brutto, basso, poco istruito, ecc. Vigeva inoltre, all’ opposto dell’ attuale libertinismo, un sistema di relazioni rigidamente monogamico grazie al quale veniva evitato che vi fossero uomini esclusi dall’ accoppiamento che quindi non avevano interesse a dare il proprio contributo alla società. In poche parole le donne erano di fatto costrette a sposarsi, anche con uomini che non erano esattamente il loro sogno erotico, giusto per sfuggire alla pressione delle famiglie che volevano liberarsi del peso del loro mantenimento, e dello stigma sociale di “zitella”, termine oggi sostituito dal più benevolo “single”. Era giusto? Ovviamente no. Ma ai fini della perpetuazione della specie funzionava. Tornare oggi ad una società rigidamente patriarcale e tradizionale non è né possibile né auspicabile. Quindi la soluzione non c’è, o meglio, può essere non fare nulla, fino al collasso inevitabile della società, da cui deriverà un nuovo inizio.
X Giangiacomo Rossi. Non sò come definire il suo intervento, se un esca alla discussione, confronto-contestazione, una specie di provocazione od invece una sua ferma convinzione alla quale lei tiene che sia-come dire- un piè fermo sul divenire del mondo e delle cose. Come sente lei il problema non mi riguarda poichè è un suo fatto personale o perlomeno una sua idea personale,ma una cosa mi preme evidenziarla ed è quella dove lei termina il suo intervento dicendo che si possa attendere un nuovo inizio dopo il ”nostro crollo” intendendo come nostro quello della civilà occidentale poichè si dia il caso che non si riproduca più con quella velocità e quei rapporti al nostro interno che esistevano prima. Mi pongo e le pongo questa domanda: ma chi l’ha detto che tutto questo sarebbe un crollo e non una integrazione a livello globale e generale dove certe caratteristiche e peculiarità nostre ed occidentali si POSSANO STEMPERARE ED UNIRSI E CONFONDERSI con quelle di altre popolazioni dove oggi stesso il senso della famiglia è dimostrato che venga salvaguardato,curato e sviluppato ? In un confronto globale fra le etiche diverse credo che tutti e due i campi possano sia dare chè ricevere No ? Il nostro mondo occidentale rispetto a questo problema versa-come lei ha detto- in una fase di ” RESTRINGIMENTO” per ragioni piuttosto ”materiali” anche se quelle etiche non scherzano e più propriamente parlo-e credo che lo si comprenda- del modo di porsi e di essere cambiati sia da parte delle donne che degli uomini dalla natura dello sviluppo capitalistico. Eh si, perchè se ieri in una società come quella dell’ultima parte dell’800 ed anche in parte della prima metà del ‘900 la donna era posta eticamente al centro della famiglia soprattutto per il rapporto con i figli e la loro educazione e quindi un elemento insostituibile per ribadire e certificare la continuità della famiglia e della procreazione , oggi ciò che il sistema richiede nella continuità è quella tendenza precisa che nel sistema produttivo debbano lavorare tutti e due i membri della famiglia e quindi il modo di accudire all’interesse di avere figli diminuisce per ragioni legate alla materialità della vita, alle rinunce, ai sacrifici soprattutto nella conduzione di un equilibrio materiale e quindi a tutte quelle prerogative che anche un sistema moderno o da noi considerato tale non può più garantire. Quante donne ed uomini amerebbero avere figli e vedono limitare tale loro diritto naturale per come sia impostata e ciò che richieda la società,a meno che non si sia tutti dei seguaci per così dire dei ”mormoni amercani” o delle ” Chiese di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni….Mi sembra di aver capito che vi sia nell’etica occidentale come nel timore della cosiddetta ”decrescita felice od infelice che sia” che lei richiama come realtà (la fotografia che lei fà di tutto questo è esatta ) negativa che ci farà toccare il ”fondo del barile” per poi risalire nell’affermazione della nostra presenza,quale se fosse questo un orologio che segni un equilibrio umano, razziale, e comunque indissolubilmente legato allo sviluppo che oggi realisticamente è solo quello capitalistico quest’ultimo sì di certo, perchè esiste solo quello per limiti umani ed anche politici. Tutto questo è anche-e sono d’accordo con lei-che tale sviluppo è quello che più di tutti è auspicato dai comportamenti di popoli più numerosi in fatto di popolazione (India, Cina, Africa) ma che tali popolazioni anelano ad essere come noi,ad accettare i nostri comportamenti, i nostri livelli di consumo ecc. ecc. Il nostro sistema quindi fà scuola e s’introduce quasi naturalmente nella mente e nelle azioni emulative degli individui che anelano ad essere ed a vivere in un mondo come il nostro segnato tutto quanto dai nostri comportamenti che anelerebbero a condividere. Questo è vero che la dice lunga sulle capacità attrattive del nostro occidente e con le sue ”luminarie” che fanno leva sulla cultura spesso acritica delle persone per la quale tutto appaia che noi viviamo un paradiso in terra che di certo rispetto ai livelli di consumo degli altri un paradiso lo è e ne abbiamo discusso molte volte io e lei Giangiacomo dove e su quale storia poggi tale ” paradiso” ed il suo perchè,ma come diceva un mio vecchio amico ”le luci”spesso attirano gli allocchi” ed i popoli a cui mi riferivo prima ( Cina, india, Africa e pochi altri ma sempre metà del genere umano sono) non mi sembra che posseggano una cultura come la nostra che è avvezza eticamente a fruire del mero consumo.Benchè quelli che ho citato siano paesi sovrapopolati, la loro natura ed i loro territori sconfinati e le loro riserve umane e naturali sono tali che credo sia lì che si possa collocare ” l’energia vitale” che possa salvare il mondo e che possa imprimere una nuova concezione di tale mondo.Ed è proprio lì che tali popoli non voglino cedere alla strisciante idea che si insinua fra loro portata appositamente dal consumismo occidentale per appropriars alla fine delle loro sconfinate risorse e farne un mercato globale comandato solo da pochi e che tali ”pochi” poi alla fin fine guarda caso saremmo noi, i nostri alleati comperati con i nostri soldi e difesi anche militarmente se necessario sempre da noi.Tiziano Terzani che non ha bisogno di presentazioni, tutto questo lo fà trasparire nei suoi scritti ( nel suo ultimo libro ”Un Ultimo giro di giostra” ) e personalmente tale pensiero e tale sua visione li ritengo pienamente condivisibili,soprattutto quando per sua scelta di vita si ritirò in una baita sull’ Himalaya consapevole che di li a poco non avrebbe più fatto parte di questo mondo a causa della sua malattia. Il concetto che espresse in pratica era quello che il sentirsi separati ci renda infelici ed è come il sentirsi divisi dai nostri simili. E soprattuto egli tutta la sua vita ha riflettuto su quel pensiero che non lo ha mai abbandonato e lo sintetizza sempre dicendo che i nostri occhi liberi si aprano oggi su nuovi orizzonti e sono capaci di vedere quello che ieri la nostra condizione di schiavi coloniali ci impediava d osservare: che la civiltà occidentale nasconda sotto la sua vistosa facciata un quadro di jene e di sciacalli.Bestia carnivora che si ciba di popoli inermi,questo è quello che fà l’imperialismo con l’uomo, questo è ciò che distingie ” il bianco imperiale”. Quanto alla concezione delle donne più propriamente vorrei osservare che è solo vedendo il mondo anche con gli occhi degli altri,tale condizione e quindi concezione possa progredire ed uniformarsial resto del mondo e perchè ciò che esce da Kant ed anche da Marx -ma non solo da loro due- ci fa pensare che tutto ciò che sia stato scritto dagli uomini sulle donne appaia sospetto dal momento che essi sono ad un tempo giudici e parti in causa….Io per quanto possa riguardare il futuro sul mantenimento della nostra razza all’interno di quello che lei lasciava intendere come parte del nostro ciclo riproduttivo occidentale non ne sarei per nulla ossessionato,visto che anche qualche pensatore al nostro interno e prima di noi abbia chiarificato con concetti abbastanza chiari ed intellegibili quale possa essere un avvenire dell’uomo nel nostro emisfero che si possa basare sulla libertà della donna e che sarebbe secondo me la chiave e la molla per rendere il mondo nostro migliore di quanto non lo sia. Infatti qualcuno disse che ” l’uomo sarà libero quando la donna sarà libera” e credo proprio che non si fosse sbagliato nel pronunciare tale frase.I comprimari sui tale percorso che appaino al lato di tale concetto sono due: la società basata sullo sviluppo capitalistico e la Chiesa Cattolica basata sull’aggiornare i propri concetti quando si verifichino fatti che non possono più oggi ostacolare e che incidano nel modus pensandi delle persone e che ieri erano considerati scritti su pietra come condizioni immutabili. E di questo se ne comprende bene il perchè così sia e quale sia l’interesse che tutti dovrebbero osservare e rispettare Migliaia di anni non sono nulla rispetto al percorso del genere umano e quando speso almeno che la società non sia divisa pià in classi e che ad ognuno venga offerta dal mondo in cui vive la stessa possibilità di sviluppare quanto abbia all’interno di sè stesso, probabilmente non ci sarà più bisogno di loro e del loro recinto e come sempre ed ancora di più di oggi sarà la nostra mente che ci renderà schiavi o ci libererà. Lei Giangiacomo dirà che questi discorsi siano grondanti di sterile utopia ma forse dimentica che per vivere ci voglia anche quella e che non sia affatto la rovina del mondo come pensano menti che amano definirsi ”più concrete” alle quali oggi ciò che và di moda e si definisca ”ideologico” appare come una limitazione, un incartamento con se stessi,una condizione dalla quale tendenzialmente sia bene rifuggire e starne lontani.Chissà perchè ciò che abbia sempre contraddistinto il genere umano dagli animali che hanno l’istinto siano l’idea e la ragione….ed oggi sempre più spesso vediamo che queste due entità non trionfano e ne trionfino quelle sostenute da chi ne abbia interesse a sostenere il contrario e quindi a tenerle distanti dalla nostra concezione di vita.Difatti basta dare uno sguardo a cosa succeda non tanto lontano da noi attualmente in Ucraina ed in Palestina tanto per dire gli ultimi luoghi dove a prevalere non è la ragione ma il suo contrario. Il bello è
– bello per modo di dire- e che ancora da parte nostra pensiamo che faccia presa su di noi il fatto che dare 50 miliardi all’Ucraina che è ormai un paese fallito non da adesso e da quando la guerra sia cominiciata ma anche da prima, uno dei paesi la cui classe politIca è fra le più corrotte dell’ex europa dell’est,sia il salvaguardare la loro integrità opponendo le nostre libertà a quelle dell’orso cattivo che la voglia fagocitare.Ecco perchè il mondo non può essere a nostra somiglianza e che invece continua ad esserlo nonostante si sia dimostrata fallimentare la direzione della nostra egemonia culturale occidentale,che stà mandando alla deriva quel popolo che in venti-trenta anni è diventato un popolo muto che corrisponde al nome di italiani e che obbedisce imperterritamente alla volontà politca della ” Country of Freedom”. Ma mica scherzeremo di non far venir prima la racchetta di Sinner a tutto questo ? Il ” medio evo” che ci attende è questo ed i valvassini ed i valvassori di tutto questo hanno motivo di riflettere.Lo dico a coloro che a sinistra si sforzano parecchio a capirlo e ad introitarlo un simile pensiero, perchè dirlo alla destra- parlavo di quella vera di destra- è una cosa inutile perchè lo sà già che così sia e di come funzioni la mente dei sudditi.
Eccalla’, direbbero a Roma. Per larghi tratti condivido il suo ragionamento, ma in esso non v’è traccia di elementi atti a confutare il mio, che su questo particolare aspetto non è favorevole al pensiero unico occidentale. Infatti lei non nega, anzi, riconosce che a non avere problemi di natalità sono quelle civiltà, chiamiamole così, dove la donna in pratica è sottomessa e relegata al ruolo di fattrice. Che giusto o sbagliato che sia, funziona, un po’ come il pugno di ferro di Stalin. Quanto prospetta riguardo ad una possibile integrazione su questo particolare aspetto lo vedo difficile da realizzare, dal momento che da noi anche gli stranieri stanno smettendo di fare figli, e comunque, anche nei paesi da lei citati le popolazioni ambiscono a vivere secondo standard occidentali. In particolare la Cina da anni soffre di un inverno demografico simile al nostro, dopo rigide politiche di controllo delle nascite. In ogni caso resto fermo su quanto prima affermato, riguardo alle reali cause del problema. Pertanto chi crede di risolverlo con un bonus e un nido in più è un povero illuso, perché la verità è che oggi le persone in generale e le donne in particolare, NON VOGLIONO avere figli, per una serie di ragioni che ho su esposto sommariamente. E sulle quali una certa parte politica tace, in primis perché emergerebbe la insanabile contraddizione tra tutela dei diritti delle donne e Islam (se dai l’assegnino non a Roberta e Fabio ma a Fatima e Abdul, loro sì che ti scodellano bambini in più). Pertanto, non vedo scenari alternativi al collasso seguito forse da nuovo inizio.
Ah una precisazione. Se ricevono l’ assegnino, Fatima e Abdul i figli in più li fanno PER ORA. Domani, chi lo sa.
Mah…secondo me per certi versi la sua risposta dimostra che la tendenza alla non procreazione da parte della donna deriva da fattori ai quali facevo riferimento e cioè quelle che riguardano i comportamenti di fronte ai consumi sempre più ristretti causati dalla redditualità economica per i quali se prima di persone ne lavorava una solamente, adesso sono tutti e due i membri adulti della famiglia che debbano lavorare per cercare di avere una vita accettabile o decente e forse neppure bastano, e questo secondo lei non riguarda il condizionamento del sistema che porta alla fine alla quale lei faceva riferimento ? Allora, mi sembrerebbe evidente che la non natalità e l’adeguamento a questa anche da parte delle masse del terzo mondo immigrate al nostro interno e non solo, derivi dai ”paletti” del sitema,quali limiti principali all’espansione di una grande quantità di strutture, sia culturali, sia di rapporti umani.E allora quando lei parla di donne che tendenzialmente non vogliono più avere una famiglia mi sembra che tutto questo limite alla crescita della popolazione e che oserei definire anche come ”RESPONSABILITA” di carattere morale- perchè poi alla fin fine investe anche la morale delle cose- oltre che alla natura di esse e delle conseguenze e dipenda dall’essere immersi in un sistema valoriale che è esso stesso votato alla fine-come lei diceva- di far toccare il fondo ad una gran parte del genere umano sia nelle zone sviluppate del capitalismo occidentale sia nelle aree a svilupo intensivo come Cina, India, Africa ed altre. Allora se è vero che le cose stiano in questo modo come la mettiamo visto che la sua posizione sembra lamentarsi che nel futuro la detalinità segni il limite del sistema per poi farlo arrivare a quello che lei dice sia ”il toccar fondo” per poi risalire ? Qualè è quella forza per la quale milioni di persone sono indotte a credere che migliorerebbero la loro posizione solo se vivessero in un area di rapporti impostati come nel capitalismo inteso come fattore guida ? Sarei curioso di come lei possa immaginare la ”risalita” se in mancanza di tale integrazione che invece per forza viene portata e prodotta dalla convivenza facendo sorgere società multirazziali. In mancanza di tale integrazione si avrebbe una risalita conflittuale perenne di guerra, contrasti, ribellioni di gruppi etnici i quali hanno già da oggi il sentore di rimanere esclusi dal processo che si va prefigurando.D’altra parte anche all’interno del cuore del capitalismo per ragioni storiche ed economiche in parte questo stà avvenendo ed è già l’integrazione che si ha negli Stati Uniti, in Inghilterra, nella stessa Europa anche se in misura minore come Olanda, Francia, Germania dove milioni e milioni di persone di razze diverse convivono e cambiano anche le loro culture adeguandosi a ciò che trovano ma facendo si che anche la stessa società dove vivono risenta inevitabilmente della loro presenza.E’ già dagli anni ’50 del ‘900 che tale processo è in atto e che produce il cambiamento delle società, che diventa alla fine inevitabile.E questa non è integrazione che scardina le certezze etiche ed economiche per le quali noi da almeno un secolo riteniamo di non poter vivere se non con alti redditi ? Si è mai chiesto perchè nelle comunità ad immigrazione cinese sia così radicato il bisogno di lavorare e di provvedere ad aumentare il proprio reddito nei confronti delle altre popolazioni che producono le stesse cose nelle aree a stretto contatto come lo è per esempio Prato, Firenze, Pistoia, Roma e tante altre? Il cinese per esempio è un forte ”animale adattabile”, non soggetto a vivere le stesse cose che noi viviamo oggi verso la conduzione della famiglia, cosa che non lo è più l’Europeo od ancor meno l’italiano, perchè per vivere quest’ultimo ha bisogno di avere accanto a se altre tipologie di servizi, altre tipologie di spazi anche ”mentali” oltre a quelli economici e quando tale tendenza conquisterà anche i cinesi o gli indiani noi come reagiremo? Li respingeremo a forza nei loro habitat dove hanno lasciato una cultura della quale se ne siano dimenticati e li dipingeremo come nostri nemici visto che il sistema da noi creato li ha forgiati nemmeno tanto lentamente a divenire tendenzialmente come noi ? Ecco, mi premeva mettere l’accento sul fatto di come sarà il futuro che proprio tanto lontano non sembra essere.Non avverrà per caso anche che le nostre donne andranno a fare le donne di servizio, le badanti o le domestiche alle famiglie cinesi tanto per fare un esempio che mi salta in mente ? Ma tutto questo film che più il tempo passa e più avvertiamo che film non sia, non è forse il prodotto di quel capitalismo che a forza di promuovere l’espansione e conquistare incessantemente nuovi mercati non produca sicuramente esso stesso tutto questo e lo produca anche senza nessun ordine e spesso anche senza nessuna regola, lucrando sui contrasti e sulle guerre ed ergendosi con l’interpretazione della politica anche a giudice di tutto questo ? Forse, una riflessione la dovremmo fare che è quella della guerra che credevamo scomparsa dal nostro orizzonte così civile e che dimostra invece la sua profonda inciviltà di vivere dei valori che secondo noi rischiano di essere e lo sono democratici a parole ma quando si vada a toccare e ad incidere sulle possibilità o meno di reddito possa scattare la protezione di interessi che vadano difesi anche a costo della guerra.Era così nel secolo XX ed anche in questo di secolo, basta guardarsi intorno.Questa impotenza a poter tentare di cambiare la mente umana su un tale argomento che ci riguarda tutti è il segno della profonda inadeguatezza del sistema dove viviamo e dal quale e con il quale siamo educati a pensare. Si ricorda Gangiacomo della nostra-chiamiamola ”diatriba” iniziale con la quale veniva da una parte criticata quell’espressione ”homo homini lupus” e la presa d’atto che non ci fosse altro oltre tale condizione e quindi la si dovesse accettare come irremovibile parto della natura umana ? E’ la stessa posizione di chi si rifiuta di accettare le possibilità di cambiamento contrapposta alla facoltà di poter introdurre pensieri e condizioni che portino al cambiamento. Ebbene,non c’è alternativa secondo me riguardo al futuro : o si cambia o si soccombe ( in parole povere o si ripartisce la ricchezza prodotta in maniera molto più equa oppure non c’è scampo) e sarebbe una pia illusione il pensare che oggi possano sopravvivere anche i più forti di fronte ad una catastrofe mondiale con impiego di mezzi militari che vadano anche oltre quelli nucleari,perchè oggi lo sappiamo che esiste anche l’oltre nucleare…… Perciò non è uno slogan quando si dice che nessuno si salva da solo.E’ una strada obbligata quella che dovremmo percorrere.Chi non la vuole o chi dice di non crederci tenta il tutto per tutto pur di rimanere a galla,ma l’acqua dove è destinato controvoglia ad affogare è quella che lui stesso ha creato quando pensava di salvarsi da solo.Penso per un piccolo esempio alla stotia della nostra Italia ed a chi pensava di salvarsi da solo nel 1921 cosa sarebbe andato a produrre. Parlavo di politica per chi non avesse capito o fatto finta di non capire e non mi sembra che parliamo di cose diverse le une dalle altre io e lei.
Vede, trovo sempre molto piacevole e interessante leggere i suoi interventi, solo che, mi consenta (anzi, altre volte lo ha proprio ammesso…) spesso tendono a divagare un pò troppo dal tema iniziale. Tornando in tema, dati alla mano, è assai difficile confutare il mio assunto iniziale secondo cui la denatalità dei paesi occidentali (che interessa anche le etnie immigrate) dipende non da fattori economici ma culturali e di rapporti umani. Che poi tali fattori siano in parte “indotti” dal sistema è plausibile : se la donna deve lavorare perchè col solo stipendio del compagno non si va avanti, capisco, ma se deve farlo per comprarsi l’ i – phone da 2000 euro, il viaggio qua, la vacanza di là, ecc ecc., tutte cose non propriamente necessarie che quando ero piccolo io e soprattutto lei non c’erano ma si campava lo stesso, allora capisco un pò meno. E qui si ritorna ai fattori di tipo culturale, ovvero le persone in generale, e le donne in particolare, preferiscono l’ edonismo e il consumismo ai sacrifici e alle responsabilità che comporta mettere al mondo dei figli (cosa che, per inciso, io ho fatto 3 volte). Uscendo dal tema e venendo allo scenario da lei ipotizzato, mi sembra anche troppo ottimistico, in quanto noi occidentali SIAMO GIA’ fregati. Nonostante l’ apporto degli immigrati, stiamo diventando dei popoli di vecchi in cui gli squilibri tra forza lavoro e costi previdenziali (e assistenziali) sono sempre più evidenti. Già adesso abbiamo molte attività che chiudono perchè non trovano personale, e molte altre ne chiuderanno perchè non avranno nemmeno più clienti : quando un paese è abitato da soli vecchi, si spende solo in medicine e assistenza, posto che si troveranno persone disposte a fare da badante ad una platea diventata smisurata. Quando alla Cina, anch’essa è avviata allo stesso destino, ci impiegherà di più ma non la sfangherà. Chi in prospettiva ride sono l’ India e il Sudafrica, nonchè altri paesi emergenti che hanno popolazioni dall’ età media molto giovane. Non credo molto, invece, in un ipotetico proliferare distruttivo di guerre per via delle presunte ingiustizie nella distribuzione delle ricchezze : l’ Occidente da una parte, ma anche i Brics che sono i nuovi capitalisti, non hanno alcun interesse a rovesciare i tavoli in quanto ciascuno ha bisogno degli altri (ad esempio la Russia attraverso strane triangolazioni continua ad importare tecnologia occidentale, e a vendere barre nucleari agli Usa), e al massimo giocano ai capponi di Renzo. Chi ci rimette sono i paesi del terzo e quarto mondo, che non hanno nè avranno la forza di opporsi ai padroni del vapore che li emarginano ed escludono dai giochi, ma in compenso per loro sarà sufficiente aspettare per assistere all’ autodistruzione dei primi, causa inverno demografico.
Quello che serve per salvarci tutti insieme è certamente un cambiamento di paradigma, ma che sia principalmente culturale, consistente nel rimettere al centro determinati valori che sono andati persi : se non avviene quello, sarebbe nel lungo termine comunque insufficiente una più giusta distribuzione della ricchezza.
X Giangiacomo Rossi. Sono rimasto abbastanza perplesso della sua risposta. E lo sono stato per un motivo molto semplice che è quello-criticando dall’esterno e guardando la situazione e la condizione sulla quale discutevamo- abbiamo rivelato che entrambi abbiamo una visione diversa e soprattutto di diverso peso per quanto riguarda quel famoso principio chiamato ”materialismo storico” che ci parla che ogni essere umano riesce a pensare a secondo del modo in cui si procura da vivere.Non vogli rimettere tutto alla filosofia poichè ci sono persone che la pensano anche diversamente su certi argomenti beninteso ma qui stiamo parlando di comportamenti di massa.E parlando proprio di tale ”materialismo storico” non mi sembra affatto -come dice lei- di aver divagato dall’argomento principale (magari sono io prolisso e logorroico questo si lo ammetto perchè è un mio modo di scrivere e di esprimermi ma parte dal ”basso” perchè credo di valutare la base delle cose e forse questo non lo escludo che possa anche rappresentare per altri una presunzione da parte mia ma le assicuro in tutta franchezza che se io scrivo su certi argomenti credo fermamente che la gente legga e che possa criticarli, sostenerli ed anche confutarli ed aumentare il bisogno del senso critico, per cui dato che a me come suol dirsi ”non entra nulla” tutto questo è un esercizio che ritengo utile per me e per gli altri senza chiaramente essere od apparire ”la sorgente delle verità” messe in terra).Credo di non aver divagato perchè è proprio in base ai BISOGNI MATERIALI che la gente agisce e reagisce e c’è chi si fa influenzare più e chi di meno dal mondo che ci circonda in base a come riesce a pensare e sia stato educato a farlo.Quindi sul tema della natalità anche se gli immigrati si adeguano ai ”nuovi standard del capitalismo ed alla società consumistica” questo è un dato di fatto ma di certo incontreranno dei limiti come li incontrano i nativi del nostro emisfero che siamo noi.In economia basilare che studiavamo a scuola si dicevano che esiste una scala di bisogni per la quale vengono prima i bisogni primari quali il Cibo, il curarsi, il coprirsi,le relazioni umane, poi quelli secondari che sono i consumi indotti o meno.Ecco, in questo non credo mi negherà che il sistema valoriale all’interno del quale noi oggi viviamo abbia rivoluzionato tale scala dei bisogni per la quale gli uomini ed anche le donne sono indotti a pensare che le priorità possano essere anche altre non ragionando a seconda del metro di cui parlavo prima che è quello del comportamento umano e che tenda alla sopravvivenza della specie.La scala dei bisogni quindi in ognuno è fatalmente e purtroppo cambiata e questo è stato fatto da quello che si chiama in economia ”MODO DI PRODUZIONE” intendendo con questo non solo il produrre macchine ed oggetti od altro ma anche PRODURRE PENSIERI E MODI DI PENSARE direttamente dipendono da quel modo di produzione che nel caso nostro è soprattutto e tendenzialmente uno solo perchè almeno per il momento altri non ne esistone ed è quello CAPITALISTICO.L’altro che lei avrà sicuramente compreso quale sia, è stato un esperimento nella via dell’evoluzione storica e secondo me anche se si è concluso, ha gettato ”radici” che hanno attecchito oltre ogni possibilità di venire estirpate (ma questa è una idea solo mia e riguarda la storia ed il futuro ….).Quindi la sovversione dei bisogni porta gli esseri viventi a preferire di soddisfare certi bisogni anzichè altri che sono stati indotti dal modello produttivo (quando lei parla dei telefonini per esempio dei quali non si possa fare più a meno e di quanto costino e del coinvolgimento anche della parte più giovane della società da preferire un telefonino da 700-800 Euro ad una alimentazione sana, alla frequestazione di ambienti sani ed educativi in luogo di quelli attuali quasi sempre consumistici fine a se stessi e diseducativi.Ed ecco qui ci si raccorda al fatto che obbligatoriamente il comportamento massificato ed indotto agisce su quelli che lei chiamava ”culturali e di rapporti umani”. E questi allora che ho detto io invece cosa sono se non culturali e di rapporti umani ? Perchè non è forse un fatto culturale il preferire ossessivamente il telefonino ed il sentirsi esclusi e mortificati se non lo si possieda? Sono o non sono pensier che agiscono nella nostra mente e ci guidano ? Lo ha detto anche lei che una volta(e siamo tutti adulti per capire come vivevano i nostri genitori e quale fosse stata l’educazione più sana e per quanto riguarda il concetto di ”necessario” personalmente non ho mai abdicato a favore di ciò che considero ”superfluo”.Io tale distinzione l’ho fatta sempre ).Oggi le cose si stanno velocemente invertendo ma il mio concetto che credo normale è quelle di difendere fino alla fine il fatto che tale scala valoriale e dei bisogni debba avere una collocazione educativa e di certo superiore a quella che usano coloro che seguono le mode indotte dai flussi mediatici che diventano bisogni talmente forti legati ai pensieri che alla fine stravolgono le menti e le rendono succubi, impotenti al punto di non poter reagire più a ciò che hanno intorno. Giangiacomo, Il sistema dove viviamo E’ QUESTO CHE PRODUCE PER IMPORSI ED OGGI VEDIAMO CHE UN SINNER QUALUNQUE VENGA TRATTATO COME NOTIZIA PRIORITARIA E CHE LA GENTE SI ALZI ALLE TRE DI NOTTE PER VEDERLO GIOCARE PIUTTOSTO CHE MAGARI CONSIDERARE DELLE NOTIZIE CHE PROVENGANO DALLA GUERRA DOVE GLI UOMINI MUOIONO COME MOSCHE. Lo capisce che tutto questo sia un sovvertimento valoriale e che il sistema vigente abbia bisogno di questo per sopravvivere e che l’umanità venga condizionata totalmente poichè i ricambi generazionali siano sempre più OSSERVANTI E RISENTANO DI TUTTO QUESTO CHE CHIAMANO SVILUPPO AL QUALE SI INCHINANO TUTTE LE ISTITUZIONI SOPRATTUTTO NEL NOSTRO EMISFERO ? E allora le sembrano MIE DIVAGAZIONI queste sul tema del quale parlavamo ? A me sinceramemnte no di certo.E tutto questo che ho detto non fà che confermare e consolidare l’ingiustizia della redistribuzione della ricchezza prodotta che secondo lei anche se riconosce che sia un fattore importante per l’evoluzione umana non sia alla fin fine fra i principali poichè fra questi ultimi principali-come sostiene- c’è il fattore ”culturale e quello dei rapporti umani”.Scusi Giangiacomo ma questi due che lei sostiene cosa sono se non fattori dipendenti dalla ripartizione della ricchezza e del pensare a seconda del modo in cui ci si procuri da vivere ? Non sono fattori umani e culturali che intervengono fra le persone proprio perchè esiste la materialità dei bisogni ? Credo modestamente che la base delle idee e della vita possa dipendere da queste e dai modi di come si formano e quindi da come le persone siano educate a pensare. Altro che divagazione, il punto è proprio lì. Comunque debbo riconoscere che questi spunti che vengono evocati mi arrecano piacere poichè -non sò se sia mia presunzione oppure altro- ma credo che chi legga senta il piacere di poter considerare pensieri diversi e li possa vivere come un arricchimento.E questo logocamente lo dico non da uno scranno da cui si sparino sentemze ma da una convinzione che in me è stata sempre profonda, magari espressa anche talvolta in maniera curiosa od anche talvolta divertente od anche talvolta in maniera gravosa,ma tutto questo corrsponde ad un mio bisogno interiore di considerare che viviamo in mezzo agli altri e che noi di tali altri abbiamo bisogno come loro hanno bisegno di noi. Ed in tutto questo credo si possa anche stemperare il concetto che abbiamo sempre evocato anche inizialmente che fà dell’uomo quell’ ” homo homini lupus” che è talmente radicato in noi al punto che ci stà portando all’autodistruzione.E allora bisognerebbe riflettere bene se della riflessioni si posseggano le basi giuste o meno.In genere quelli che ho sempre classificato come ”poveri” intendendo che siano poveri non perchè non abbiano un conto in banca o s9ieno poveri di soldi ma poveri dii volontà di conoscenza, sono le schiere più deboli della società e sono coloro che direttamente od indirettamente ne subiscono il peso.Riuscire a liberare le energie mentali, morali ed umane di questo immane numero vorrebe dire ribaltare le condizioni del mondo e poter tendere ad allontanare la concezione dell”’homo homini lupus” quale zavorra che non ci permette di vivere in maniera umana, e per questo credo che sarebbe bene non dimenticare mai che gli animali hanno l’istinto, l’uomo ha la ragione e questo è ciò che dovrebbe fare la differenza.Lo sò anch’io che ”dovrebbe” è nella lingua italiana tempo coniugato al condizionale ma l’ alternativa è quella della condizione animale,alla quale oggi pericolosamente ci stiamo avvicinando subendo quello che ci circonda.Quindi per concludere è il modo di produzione che fà il modo di pensare,ecco perchè occorre cambiare il modo di produzione.Se si cambia cambiano anche i valori ed è qui che soprattutto oggi ma come del resto anche una volta c’è chi non ne vuol sentirne nemmeno parlare ed in primis dovrebbero essere i poveri a volerne parlare e se non lo fanno vuol dire che sono il carburante per muovere la macchina che li schiaccia e li frantuma. Personalmente- e credo lo si fosse capito- sono dalla parte di chi pensa e spera che non andrà sempre così.La saluto.