LE PROTESTE DEGLI AGRICOLTORI E I TRATTORI IN MARCIA. PARLA UN COLTIVATORE DELLA VALDICHIANA

venerdì 02nd, febbraio 2024 / 13:01
LE PROTESTE DEGLI AGRICOLTORI E I TRATTORI IN MARCIA. PARLA UN COLTIVATORE DELLA VALDICHIANA
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Anche in  Valdichiana, al casello autostradale  di Bettolle, si stanno svolgendo in questi giorni le manifestazioni di protesta di molti agricoltori per porre in evidenza le loro difficoltà  e denunciare vari soggetti a loro dire responsabili.

Sono problemi di lunga durata che conosco bene essendo figlio di contadini e agricoltore io stesso. Problemi che a fasi alterne, per congiunture economiche e politiche, ora si allentano ora si aggravano mantenendo da sempre modesto il reddito di chi lavora in campagna, salvo poche storie di successo, dovute soprattutto a prodotti di nicchia che imprenditori brillanti hanno saputo promuovere.

Dico subito che la fase attuale è abbastanza dura e le proteste in buona parte giustificate. Prima di tutto per l’aumento di alcune componenti della produzione, prima col Covid e poi con la guerra in Ucraina, con rincari  dei carburanti, dell’energia, dei mangimi, dei concimi chimici, delle sementi. Un esempio tra tutti il grano tenero: pagato all’ agricoltore intorno ai 20 euro al quintale, che poi se lo ritrova come semente certificata a 80 e più euro. Per di più il produttore è costretto a comperare seme certificato, non può riseminare il proprio seme, pena il mancato accesso ai contributi della PAC (politica agricola comune europea). Una autentica presa in giro. Perché non posso utilizzare il mio seme? Sarà mica per fare un piacere, attraverso il lavorìo delle  lobbies al Parlamento di Bruxelles,  alle multinazionali come la Monsanto? Il dubbio inevitabile e la risposta certa! I contadini hanno sempre selezionato e scambiato i loro semi e ora ne vengono espropriati. Altro esempio eclatante il latte bovino: pagato alla stalla 50 centisimi al litro, viene rivenduto a due euro.

Poi ci sono altri recenti accordi UE che non possono che penalizzare i produttori europei: l’accordo col Mercosur per la facilitazione delle importazioni di carne dall’America Latina, o quelli con l’Ucraina per il grano. Nota anche la concorrenza sleale dei cereali dall’America del Nord dove si ricorre al glifosate in fase di maturazione, pratica vietata in Italia; ancora: la progressiva riduzione dei contributi PAC e la minaccia della fine delle agevolazioni per l’acquisto dei carburanti. Molte aziende rischiano di fallire o chiudere e molte lo hanno già fatto, come la storica azienda “Fratta” di Sinalunga, dove si conserva uno dei nuclei della Chianina in purezza. Si tratta quindi di roba molto seria, che può divenire drammatica per tanti giovani imprenditori, formatisi ad esempio all’Agrario delle Capezzine, che hanno investito e si sono indebitati vedendo davanti a sé la minaccia del fallimento.

Accanto a queste ragioni sacrosante di protesta, tuttavia, ce ne sono altre che vengono addotte che sono caotiche e confuse, se non pretestuose e da respingere al mittente. Ho ascoltato anche sui social in questi giorni quel che dicono i partecipanti al blocco della rotatoria di Bettolle e che riecheggiano voci provenienti da altre parti d’ Italia e della UE. Intanto su cinque intervistati, due erano contoterzisti, cioè quelli che lavorano con i macchinari i terreni altrui: questi non sono agricoltori o lo sono solo in parte e la loro rabbia va di pari passo, ovviamente, col tentativo della UE di far mettere a riposo una parte peraltro minima (4%) dei terreni di un’ azienda: loro guadagnano proprio sulla massima estensione dei terreni da lavorare… Ma da secoli la buona agricoltura è quella che pratica la rotazione delle colture e ne mette a riposo una parte per rifertilizzarla e farci subito dopo le colture più pregiate. Poi se la prendono con l’obiettivo UE di un dimezzamento del ricorso a fitofarmaci e diserbanti entro il 2030: altro obiettivo assolutamente di interesse di ogni buon e vero agricoltore che sa che i pesticidi avvelenano i suoi terreni, uccidono negli appezzamenti trattati ogni forma di vita e di biodiversità e non ha nessun interesse a spendere risorse nella chimica artificiale per le proprie  colture.  Mentre i terzisti guadagnano proprio sul cospargimento di essa.

In generale i partecipanti ai blocchi ce l’hanno con l’Europa: se certi accordi presi, tipo Mercosur, sono certamente da rivedere, la riconversione ecologica dell’agricoltura è un obiettivo che non può non interessare agli agricoltori veri, indipendentemente dalla dimensione delle loro aziende. Mentre l’agricoltura rivendicata da vari esponenti di questo caotico movimento (niente limiti ai fitofarmaci, libertà di sfruttamento intensivo, trattori e macchinari di grandi dimensioni, monocoltura,  e sfruttamento intensivo del suolo agrario, contro le regole UE per l’accesso agli aiuti della Pac)  è quella che anche da noi ha reso la Valdichiana uno spazio privo di vegetazione e i terreni aridi e induriti, pronti per la desertificazione. Una strada che non può e non deve essere percorsa.

Si apre qui lo spazio della politica, per partiti e associazioni dei produttori: se ci sono e hanno un senso  e uno spessore, battano un colpo e guardino agli agricoltori non come una minoranza da tenere col capo basso, ma un interlocutore per costruire il futuro dell’agricoltura e dell’Europa delle nuove generazioni. Se così non sarà, aspettiamoci un riflusso a Destra, che già ci ha messo molto del suo, con parole d’ordine sbagliate come il protezionismo nazionalista e le proibizioni (carne sintetica e utilizzo alimentare degli insetti) che non hanno mai portato nulla di buono, tantomeno per gli agricoltori, a tutto guadagno dei grandi proprietari che hanno costituito sempre i loro veri interessi da curare.

E intanto la Sinistra non si sente, quando in passato era in prima fila a difendere gli interessi prima dei mezzadri e poi di piccoli e medi produttori e aveva esponenti profondi conoscitori delle campagne del calibro di  Pio La Torre, Emilio Sereni e qui da noi Ilario Rosati o Emo Bonifazi…

Giancarlo Cherubini*

*Ex docente al Liceo Poliziano Montepulciano e all’Istituto Agrario Vegni, ora agricoltore a Torrita di Siena.

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