LA VALNESTORE INDUSTRIALE NON E’ MORTA DEL TUTTO. SEGNALI DI RIPRESA
PANICALE – C’era una volta la valnestore come distretto industriale o quantomeno come una delle aree più industrializzate dell’Umbria. E parliamo di Industria, non di artigianato. Di aziende con centinaia di addetti. E di quella che era considerata “aristocrazia operaia” cioè manodopera ad alta qualificazione e anche ben retribuita. Aziende come Cisa, Trafomec, Coifer, Ciucci, Punto Verde, oltre la Vetreria e la centrale Enel di Pietrafitta. Aziende importanti che non solo occupavano tante persone – uomini e donne – ma che mobilitavano anche grandi quantità di merci e di denaro. Un boom economico come quello verificatosi nel nord Italia, che in Valnestore si è è protratto dalla metà degli anni ’60 alla crisi del 2008. Boom economico che è stato anche abitativo con l’esplosione dell’edilizia privata e la nascita di negozi e servizi per le aziende e le famiglie. Studi di commercialisti, geometri, avvocati, agenzie di viaggi, banche che ovviamente seguono i flussi e aprono laddove il denaro corre, non certo dove non c’è. C’era anche una scuola professionale a Tavernelle che formava periti meccanici dalla quale sono usciti operai e tecnici qualificati che poi, in parte, si sono evoluti in imprenditori. Anche quella scuola non esiste più.
Oggi quindi di tutto ciò che era il tessuto produttivo della vallata rimane ben poco: Punto Verde, che è ridimensionato, ma resiste, la Vetreria che rimane una delle aziende leader del settore a livello nazionale e nel territoroi la più consistente.Che peraltro ha rilevato alcuni dei capannoni dismessi (vedi ex Trafomec)… Poi c’è qualche segnale di ripresa in alcuni settori, con imprese nate dalle ceneri dei colossi precedenti, che cercano di trovare nuove strade. Tra queste la Pfc Power, la Trafocoop di derivazione ex Trafomec e la CMT che ha rilevato lo stabilimento ex Cisa e ha festeggiato nei giorni scorsi i suoi primi 40 ani di attività… Ma siamo ancora lontani dai numeri di 20-30 anni fa…
Si può ipotizzare la rinascita di un distretto industriale in Valnestore? Di sicuro non sarà possibile se la vallata rimarrà il cul de sac che è adesso dal punto di vista delle infrastrutture viarie. Quelle ferroviarie purtroppo sono stater smantellate addirittura proma che il boom cominciasse, a metà anni ’60. Ora rimane il nodo Pievaiola, ristrutturata in buona parte tra Perugia e Tavernelle, ma senza sbocco verso il nodo di Chiusi, se non tramite la strada Provinciale del Fornello (tra Piegaro e Moiano) che è una mulattiera. Raddrizzare i tornati o trovare una qualche forma di bypass in quei 10 km consentirebbe di collegare Perufia e la Valnestore in modo veloce e sicurto a Chiusi, dove c’è la stazione ferroviaria, un casello autostradale e la connessione per l’altro casello autostradale di Fabro. E potrebbe sorgervi anche il Centro Intermodale Merci che fu avviato a costruzione con finanziamento del Patto Territoriale, ma è rimasto incompiuto.
Qualche giorno Mario Draghi così si è espresso sulla globalizazione: “Contrariamente alle aspettative iniziali, la globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali – democrazia e libertà non viaggiano necessariamente insieme a beni e servizi – ma li ha anche indeboliti all’interno dei paesi che ne erano stati i principali sostenitori, finendo anzi per alimentare la crescita di forze che guardavano maggiormente alla dimensione interna. Presso l’opinione pubblica occidentale si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una partita falsata, in cui milioni di posti di lavoro venivano spostati altrove mentre i governi e le aziende restavano indifferenti. […] Le persone chiedevano una distribuzione più equa dei benefici della globalizzazione e una maggiore attenzione alla sicurezza economica. E, per ottenere questi risultati, si aspettavano un uso più attivo della “pratica di governo” – assertività nelle politiche commerciali, protezionismo o redistribuzione che fosse”.
Ecco, la Valnestore industriale del passato è stata anche un tentativo non solo di sviluppo, ma anche di democrazia economica, basata sul radicamento nei territori, che oggi purtroppo è spazzata via dal vento liberista. A questo punto due le cose che servono: 1) che le aziende nate sulle e dalle ceneri delle aziende precdedenti abbiano successo e sviluppo; 2) che la politica riprenda il proprio ruolo, creando le condizioni che ciò possa avvenire, con politiche territoriali e di valorizzazione della produzioine uscendo dalla logica delle sole speculazioni finanziarie. Questo sarà uno dei temi della prossima campagna elettorale. Ci vorrebbe insomma una politica capace di pensiero critico verso il capitalismo e il liberismo. Cosa che al momento non si intravede. Per fortuna, come dicevamo, si intravede qualche segnale nel mondo dell’impresa locale sia di nuova che di più antica costituzione. Se son rose…
r.c.
Mi rallegro se la Valnestore dà segni di vita dal punto di vista dell’ imprenditoria locale, ma trovo quantomeno singolare che Draghi, uomo ex Goldman Sachs nonchè al vertice di varie istituzioni monetarie, si esprima così sulla globalizzazione.
Si sarà convertito sulla “Via di Damasco”.
Ci sarebbe da prendere con le molle le dichiarazioni di Draghi non solo per il fatto di come dice Giangiacomo Rossi ”uomo fidelizzato di Goldman Sachs” ma perchè oggi possiamo veicolare di tutto nel web,di tutto e del suo contrario.Ma come, gli apologeti della globalizzazione, coloro che l’hanno spinta ed hanno creato autostrade perchè s’imponesse, oggi ne riconoscono i limiti davanti ai problemi che vengono creati ? 1 Eppure Draghi godeva e gode tutt’ora di una assoluta padronanza sulla conoscenza del mondo economico globale e di come possano funzionare le grandi strutture multinazionali rispetto ad una economia in tendenza espansiva ancorchè regressiva e mi appare molto strano che abbia rilasciato tali dichiarazioni, che quasi appaiono come una autocritica all’operato di tutti quei motori che hanno spinto per la globalizzazione dei mercati.Posto che il ciclo economico dello sviluppo sia altamente sinusoidale-,e con questo qui non scopriamo nulla- sembra di leggere la dichiarazione del ben lontano 1766 e non di ieri o dell’altro ieri, di Adamo Smith, il padre dell’economia politica quando proferì il famoso discorso che ho sempre ripetuto e del quale magari molti degli apologeti moderni dello sviluppo e della globalizzazione se ne sono dimenticati o per perdita di memoria o perchè dia fastidio poichè ingombrante delle loro convinzioni perchè allora tornerebbe in essere visualizzata la ”cattiva coscenza”.Eccolo : ”La diffusa saggezza convenzionale economica, ma anche politica,è tutto meno che stabile e spesso arriva a teorizzare in poco tempo proprio l’opposto che sosteneva nella fase precedente. Eppure ogni volta che viene impostata una nuova ortodossia, i suoi sostenitori sono traboccanti di fiducia. Peccato che nel valutare retrospettivamente gli eventi,ci si trovi sempre quasi d’accordo che le politiche non hanno conseguito i loro obiettivi dichiarati, perchè erano in realtà fondati su pessime idee.E queste ricorrenti pessime idee, spuntano unicamente perchè favoriscono l’interesse di qualche gruppo di potere.Non ci sono dubbi che questo accada regolarmente”.(Adamo Smith, ”Saggio sulla ricchezza delle nazioni”, Anno 1776 ).Dopo che in 250 anni molta acqua è passata sotto i ponti su tali parole ancora ci si stupisce che il fondatore della Scuola Classica e non un inveterato marxista, che attrbuisca al mercato la concezione guida e la base dei rapporti economici umani succedutasi nel tempo dopo il mercantilismo e la fisiocrazia, faccia una constatazione come quella appunto fatta dalle parole di Adamo Smith.Forse questo è un segno dal quale guardarsi da quanto venga veicolato oggi nel nostro mondo mediatico che ci circonda e che ci spinge a pensare tutto ciò che è interesse affinchè si possa produrre ciò che stia bene ai detentori del potere e dal momento che si parla semprepiù incessantemente di libertà in ogni occasione che faccia contrapporre il nostro” mondo libero” al mondo illiberale che partoriscono le autocrazie ed i governi autoritari,è bene chiarire che vi sono molti mezzi persuasivi per i quali quella libertà che si invoca sempre venga negata,mezzi perlopiù invisibili ma efficacissimi ed anzi che convincono semprepiù la gente al convertirla dalla parte dell’obbedienza tramite la crescente acriticità.Non casualmente un uomo come fu Che Guevara disse:”Le leggi del Capitalismo accecano e si rendono invisibili alla maggioranza senza farla pensare”.
Per certi versi condivido, del resto il suo intervento prende le mosse dal mio, tuttavia è d’ obbligo una precisazione sulla massima del Che Guevara : in realtà, non solo le leggi del capitalismo, ma TUTTE sono concepite per far balenare nelle masse il convincimento che siano giuste, cosicché nessuno si metta a pensare. In particolare ciò si osserva nei regimi dittatoriali dell’ America latina, e anche da Minsk fino a Pechino. Ma da ben prima che gli odierni Brics diventassero i nuovi capitalisti.
Nel suo ragionamento-mi permetta-ma credo di scorgere un Gap e tale gap riguarda proprio la genesi della formazione delle idee.Lei dice che tutti i regimi politici abbiano immesso nella base delle loro popolazioni e le abbiano convinte proprio come lei dice reciti Che Guevara ” per non farle pensare” ed indurle ad assorbire ciò che il potere tenta di far passare. Io credo che su tale piano non tutto sia uguale e non tutto si manifesti nella stessa linea e significato,soprattutto per quanto riguarda la politica,e su questo credo che sia doveroso applicare un giudizio di merito al quale non si può sfuggire.Visto dalla parte di che Guevara e visto che si parla di lui citato come esemplificazione, mi sembra che tutta la storia e l’etica della persona sia imperneata sulla consacrazione della propria vita al riscatto dei poveri dalla loro atavica schiavitù e per la loro organizzazione politica affinchè potessero battere il loro nemico e repressore dei loro diritti e per tale motivo ha pagato con la vita.Non mi sembrerebbe la stessa cosa che sia avvenuta per i latifondisti contro i quali i poveri si battevano perchè siamo su sponde opposte.La genesi delle idee si forma perchè esiste in questo caso una compressione dei bisogni da parte di altri verso altri che sono più deboli e quindi le idee di ambedue chiamiamoli in tal caso ”schieramenti” differiscono valorialmente e nei supposti due ”regimi” che si prefiggono di operare non vedo il fatto di ”idee impresse” da qualcuno o da qualche condizione al fin che si dica che tutti e due subiscano una dinamica che porti a non pensare e far accettare le idee del regime nel quale si trovino ad esistere. Il povero che si ribella allo sfruttamento invece pensa, perchè il suo pensiero si basa e scaturisce come tale basandosi sulle condizioni materiali della sua esistenza e reagisce e quindi è naturale ed oggettivo che reagisca. Il latifondista che cerca di frenare in ogni modo il povero che gli occupa la terra e che mette in pericolo il suo profitto si basa sulla forza per reprimere chi rischia di sottrargli una parte del guadagno o del profitto,mentre potrebbe benissimo vivere e campare col profitto che ricava anche dal rapporto di lavoro con il povero il quale non campa e magari crepa di fame e si ribella e chiede la ripartizione della ricchezza che si produce. E’ una definizione che proprio per formazione delle necessità vitali degli umani, tale idea anche se persiste in ognuno dei due per la quale si crede che in tutti e due i casi vi sia una condizione simile di obbedieza a certe idee che vengano fatte accettare dal potere all’interno del quale uno viva. Lei dice che non è solo la legge del capitalismo che accechi ma anche quella di una idea diversa che in tal caso si prefigga di superare il capitalismo(mettiamola così tanto per parlar chiaro). E’ una questione di rapporti con la realtà perchè chi lotta per il riscatto sociale e perchè si appizza di fame magari ha de motivi in più di quelli del capitalista che tende ad accumulare ed a guadagare pigiando sul lavoro e cercando di aumentare il proprio profitto in tal modo. Anche lui crede alle sue idee ma questo nulla dice rispetto alla giustizia,alla dignità umana ed alle relazioni con i propri simili. Di tale passo anche Hitler pensava che lui stesso avesse ragione quando decise il progrom contro gli ebrei, ma se mi permette la cosa non ha lo stesso valore di chi si ribelli e lotti per non accettare le leggi del capitalismo a cui si riferiva Che Guevara.Le idee che si formano sono diverse fra loro e si formano in circostanze diverse e mi sembrerebbe proprio che possano essere più normali, giuste , plausibili quelle che fanno si che contengano teorie e modalità per le quali la vita dei poveri possa migliorare.Quindi la loro accettazione diventa normale ed in contrasto a quelle che le vorrebber parificare a quelle della conservazione. Quelle dei poveri scaturiscono per bisogni naturali dellindividuo, quelle del latifondista non scaturiscono per bisogni individuali ed anche naturali ma per ben altro….
Anche preso per buono che siano più normali, giuste e plausibili le idee che possano migliorare la vita dei poveri, alla fine però il suo ragionamento va sempre a cadere su un assunto sbagliato e smentito dalla storia, ovvero che per raggiungere tale obiettivo si debba necessariamente scegliere un modello di sviluppo economico anticapitalista. Per rendersene conto, basta confrontare la condizione dei poveri di oggi, con quella dei poveri di ieri, e soprattutto, quanti poveri c’erano ieri (in particolare in Cina e Russia) e quanti ce ne sono oggi in rapporto alla popolazione. Come ho già rimarcato più volte in parecchi mesi, non è di per sè il capitalismo o il socialismo a essere sbagliato, ma le distorsioni che avvengono nei sistemi in cui sono applicati, dovute esclusivamente alla cupidigia dell’ essere umano che occupa le posizioni apicali dei sistemi. Tra i primi capitalisti, ma anche tra quelli attuali, c’erano e ci sono molte menti illuminate alle quali era ed è ben chiaro che un lavoratore meglio retribuito e meglio trattato in genere è più motivato, lavora meglio e produce più profitti per l’ azienda, superando così la tradizionale (per un certo credo politico) visione del datore visto come un bieco sfruttatore. Già ai tempi dei latifondi vigeva il sistema della mezzadria, che era a tutti gli effetti una compartecipazione dei lavoratori ai frutti della terra e del loro lavoro : maggiore era il raccolto, e maggiore era la quota parte per tutti. Come pure, dall’ altro lato, non nego che ci siano stati tentativi di implementazione del socialismo posti in essere da leader che avevano effettivamente a cuore il benessere della collettività, ma che poi si sono arenati per i ben noti motivi. E allora ne discende che in entrambi i casi, seppure in buona fede (perchè il padrone del vapore davvero ci crede di essere nel giusto) le leggi del sistema sono pensate per “accecare” chi potrebbe non condividere…
Come ha ammesso anche lei, un modello economico alternativo a quello attuale non esiste, e semmai, per migliorare la condizione dei meno abbienti occorrerebbe una ripartizione più equa delle risorse all’ interno di esso, ma non certo tornare a Lenin o Mao.
ma chi li ha citati i due?
Vede Giangiacomo, il suo discorso sembra filare ma alla fine non è così perchè i risultati sotto gli occhi di tutti sono quelli che sono,oggi che tutto il mondo funziona con un sistema solo.E il suo discorso-come dire- getta una gabbia dalla quale non si possa uscire, perchè in primis un sistema diverso non esiste e per conseguenza ci si arrampica sulle utopie e legati alla realtà restano coloro ai quali interessi che tutto questo permanga inalterato, anzi se si può di espandere la teoria che agli interessi porti beneficio. Il suo discorso è confortato dal fatto che anche in sistemi tendenzialmente e teoricamente nati con la visione di cambiare il mondo in meglio, siano poi falliti per la cupidigia ed il potere degli uomini è un discorso che non soddisfa la soluzione del problema, perchè in tal modo si rinuncia alla lotta per cambiare le cose, tanto è palese che qualsiasi cosa si faccia poi l’apporto di chi lotti viene vanificato dalla negatività umana e quindi tant’è meglio accettare lo status quo e tenersi un sistema che garantisca la libertà di fare e di decidere ad un solo gruppo di uomini, tutto il resto sarà sempre destinato a subire…Le sembra un bel discorso questo ? Perchè poi a questo si arriva nella realtà materiale delle cose ed anche nei sentimenti riguardo alla politica ! Qui si tratta di uscire da un mondo che è per secoli e secoli stato impostato sui rapporti e sui valori del capitalismo quindisi parla anche e soprattutto di un modo diverso di pensare da parte delle sue componenti che sono gli uomini.La tendenza del capitalismo a beneficiare sempre strati più ristretti e piccoli della società umana non l’ho inventata io, sono i numeri a dirlo,quei numeri che sono stati dettati dallo sviluppo capitalistico come agente dell’accumulazione e della relativa ripartizione della ricchezza che si produce.Si ricordi del discorso-che fra l’altro non è il solo- della limitatezza delle risorse e della caduta tendenziale del saggio di profitto.Sono questi due parametri l’indicatore del fatto che alla fine non ci sia scampo alcuno se non quello della guerra che stavolta sarebbe totale probabilmente e che falcidierebbe i due terzi dell’umanità lasciando l’altro terzo a vivere come si viveva nel film ”Fuga da New York” se se lo ricorda? Bel film ma la realtà che espone terribile perchè esposta alla violenza anarchica di menti insane nella guerra fra gruppi allevati alla violenza. Lei Giangiacomo-mi permetta ancora una volta- dice una cosa non vera quando crede di riscontrare nelle mie intenzioni che il mio modello del socialismo sia smentito dalla storia perchè io non riconosca l’importanza del capitalismo od almeno l’uso del capitale nell’economia. Ma mi scusi, lo riconosce perfino Marx e tutti gli studiosi della scuola classica che sono seguiti a lui che del capitalismo ve ne sia bisogno e che sia la leva iniziale per far girare il motore della produzione, perchè da questa verrebbero le spinte a cambiare il mondo e la società.Le ricordo che questa visione nelle ultime decadi è cambiata perchè certi postulati non sono stati determinati come Marx aveva precognizzato e di questo gliene devo dare atto,ma rimane integra la corposità e la veridicità della sua teoria ed ecco perchè ho sempre insistito sulla derivazione causale dell’oggi che parte dalle circostanze di ieri ! Le ricordo-ma lo sà anche lei- che anche una pur piccola e modesta somma di ”capitale” sia necessaria per porre in essere gli investimenti e migliorare la vita e coinvolgere i produttori alla risoluzione di tale processo.Il capitale è uno dei fattori della produzione e senza di quello i produttori ed anche il singolo capitalista non potrebbero esistere.Quindi è la leva di un processo produttivo che una volta evocato và avanti e produce conseguenze, organizzando e coinvolgendo gli altri fattori della produzione: lavoro e natura, tanto per restare agli esempi spiccioli e minimi.Quindi nella mia raffigurazione che ho sempre portato non ho mai negato che il capitale avesse un ruolo determinante e del quale ci fosse bisogno… sarei sciocco e più che altro legato a schematismi dei quali il mondo oggi non ha bisogno. Ho invece criticato negativamente e molto negativamente IL CAPITALISMO E LA SUA APPLICAZIONE NELLA SOCIETA’ perchè in esso è contenuta l’applicazione tutta umana che l’allargamento della produzione capitalista produce all’interno della società e qui non è questione di quisquiglie, perchè quando il capitalismo esteso a tutta la società ed al suo funzionamento viene usato e finisce col comprimere le condizioni umane vediamo che è un fattore determinante che porta allo scontro avvenuto sia nei tempi lontani(1700-1800-1900) sia oggi dove per avere un maggior profitto-dal momento che questo sia in calo in tutto il mondo per quell’assioma che dicevo prima della limitatezza delle risorse e del calo saggio di profitto- l’automazione e di certo domani l’intelligenza artificiale dal capitalismo comandate ed indirizzate applicate alla vita ed all’economia, portano l’uomo ad essere espulso dalla produzione ed immetterlo necessariamente nella deriva sociale anche perchè non si può demandare allo Stato od a qualsivoglia ente pubblico di sopperire alla vita degli esclusi dal processo produttivo,ma tale processo và applicato, controllato e diretto in maniera da non lasciarlo al libero arbitrio del proprietario dei mezzi di produzione che insegua la ricerca del profitto.Da qui anche ne deriva una critica alla proprietà privata dei mezzi di produzione, comunque attualissima anche oggi. Penso di essermi spiegato, perchè anche nelle società primordiali il Capitale consisteva in un complesso di accumulazioni che la stessa storia economica prendeva ad esempio quando parlava del bisogno della casa, del bisogno di coprirsi, del bisogno del cibo.Tutto questo nei primordi della società e nei secoli che poi sono venuti ha rappresentato per gli esseri umani una base da dove partire per migliorarsi, con il lavoro ed usando la natura. sicchèanche questo fatto deve intendersi con la presenza di capitale, da dove deriva il risparmio necessario all’investimento.Senza questo processo la società come è stata creata sarebbe già finita. Punto ! Sicchè io non sono come lei afferma contro la concezione del capitale, ma sono contro l’uso di questo ed il rifiuto dei mezzi di correzione di questo, quando nel processo produttivo si tolgano le risorse per redistribuirle in maniera diseuguale ed aumentando così la forza di pressione sul lavoro per aumentare profitto ed il capitalismo tale processo lo fà quasi sempre proprio anche talvolta non volutamente poichè il tutto corrisponde ad una logica, anche perchè anche il capitale soggiace alle leggi economiche che lui stesso provoca( e questo è da tenere altresì presente),ma allo stesso tempo la sua etica in tale processo viene difesa da chi se ne avvale.Questo è poco ma sicuro e allora se gli interessi del capitale soddisfano gli interessi dei capitalisti (talvolta anche non sempre perchè anche loro sono vittime di questa tendenza)il CAPITALISMO diveta deleterio perchè la sua tendenza necessita ad ogni giro di giostra per avere profitto, di essere rinforzata ed espansa,non curandosi della sorte umana,facendo si che nell’attrazione della redditualità attragga gli uomini mettendoli in concorrenza fra loro e lucrando ciò che serve ad esso a sopravvivere: in pratica produrre oggi meno di quanto potrà produrre domani, pena la sua asfissia e scomparsa da quello che lui stesso ha costruito e cioè dal ”Dio mercato”. Abbiamo nuovamente rifatto la storia economica moderna parlando di questo ed indubbiamente vi sono delle varianti portate dall’espansione del mercato globale, dai conflitti, dagli scontri delle classi subalterne per fruire di maggiori spazi vitali e rintuzzate indietro da quelle necessità che il capitale provoca ai mercati.Si pensi solo un momento alla modifica della destinazione degli investimenti globali contrapposto all’impiego ed alla crescita della finanza,cioè all’improduttività,spesso rifugio dell’odierno capitalismo.Si sottraggono risorse all’investimento che è alla base di ogni programma per condurle nel campo della speculazione finanziaria, con la crescita di interi comparti che amministrano tutto questo movimento e che nel contempo cercano di espandere.E’ la mano libera del capitalismo che per regnare e non morire cerca mille scappatoie anche a costo di farle diventare improduttive ed acuire la mancanza di flusso di denaro necessario al lavoro ed agli investimenti. Insomma è l’USO che se ne fà di un elemento della produzione che crea la discrasia e che avvicina atttraverso scossoni la fine di un sistema.E’ successo una sola volta nella storia che tale scossone abbia prodotto un sistema come quello sovietico ma credo che non ci si potesse aspettare altro dal ”socialismo in un paese solo”( che già è una stonatura se guardiamo al concetto stesso perchè il socialismo è un sistema che funziona e si afferma e si tramanda nelle relazioni quando abbia conquistato il mondo e quindi di certo di un livello superiore,ma attenzione che non produce ripudiando il capitale ma produce merci, beni di consumo, apparati culturali e valori quindi reciproci non contrastanti fra loro.) e non quando tutto il resto del mondo dove invece funziona il capitalismo l’ha accerchiato e per la sua sopravvivenza l’ha costretto a fabbricare armi per farlo implodere dal di dentro e penetrare in poco tempo nel suo schema economico appropriandosi della vastità delle sue risorse. Questo è stato fatto fin’ora dalla politica internazionale soprattutto occidentale guidata dagli Stati Uniti e c’è- in gran parte del loro disegno- riuscita ma dire che ci sia riuscita fino in fondo credo che occorra porre un paletto a tutto questo, perchè quel paese dove ha trionfato il capitalismo e che ha fatto mettere le mano da parte dei privati, autocrati e oligarchi sulle ricchezze che fino a prova contraria erano ”socializzate” anche se di queste ne fruiva in parte, ma solo in parte una burocrazia statale e politica , ha trovato una politica dalla quale è emerso fortemente ”il nazionalismo” che già da decenni esisteva nel popolo russo anche pre-rivoluzione bolscevica e che nemmeno il socialismo dell’URSS nella pienezza della propria esistenza è riuscito ad estirpare cercando di sovrapporre un sentimento globale di internazionalismo made in URSS contro i nazionalismo di popoli residenti in 8-9 fusi orari. Ed oggi con tale nazionalismo si deve fare i conti, i conti che noi occidentali abbiamo ritardato di fare snaturati completamente dal capitalismo globalizzato imponente sì l’omologazione dei consumi, l’omologazione della soggezione allo sviluppo economico ed anche l’olomogazione delle coscenze e della cultura.Non giudico cosa sia migliore se un capitalismo monopolistico necessariamente globale oppure una autocrazia di governi a stampo nazionalistico comprimendo aspetti di libertà sia nell’uno chè nell’altro caso.Dirò che tutti e due non mi attraggono e spero che fra i due possa prevalerne un altro,che non cancelli le differenze fra le persone,ma che risolva loro i fondamentali diritti economici, che le metta in relazione e non come viene fatto oggi che per ordine di un paese dove impera il capitalismo più bieco e sfacciato ed una politica di forza nei confronti di una gran parte del mondo si possano influenzare altri continenti promuovendo la falsa idea della lotta per la libertà quando questa nel sistema vigente la si abbia e sia misurata a quanto si possegga. Si ricordi che veniamo dal colonialismo e questa è stata la forza su cui abbiamo costruito una parte del nostro benessere. Ancora vige tale legge e lo vediamo nell’appartenenza a politiche internazionali rivolte alla punizione di interi stati con le sanzioni decretate da altri alle quali giocoforza ci siamo dovuti accodare, quindi tale ”aria politica” non si dimentichi,vige qui da noi in italia in Europa ed in tutto il mondo dove vige il capitalismo e dove di questo non se ne possa fare a meno (e non del capitale ma da quello che il capitale provoca) rischiando anche la guerra. Questa è storia ! Troppo difficile a comprendere tale differenza ? Credo che politiche oculate che per adesso vedo lontane e nemmeno affacciarsi alla mente dei nostri governanti abbiano dichiarato guerra spietata con ogni mezzo ad un altra potenza che possiede armi atomiche e che non è un pericolo per nessuno come al contrario recitano i servi in casa nostra che poi sono sempre gli stessi e sostenitori storici appunto del capitalismo(guarda caso il suo sostentamento politico è diventato un metro di misura e di appartenenza) , che guarda caso non esita di produrre provocazioni in casa d’altri per vederlo reagire e per relegarlo nella schiera degli stati canaglia. Gli Stati canaglia storicamente stanno al di là dell’oceano e sia chiaro che ci hanno liberato dal nazifascismo non per benevolenza e sentimento di democrazia ma per convenienza a frapporre uno stato cuscinetto come l’Europa asservendola al loro potere dei soldi, dei piani Marshall, dei piani militari solo perchè in quel momento non era possibile superare Yalta.Una volta crollato l’URSS si sono rifatti sotto pavidamente avanzando verso il suo territorio con ammiccamenti profondi alle politiche di quegli stati che appartenevano all’Europa dell’Est ed al Patto di Varsavia portandoli nella loro orbita e nello stesso tempo(vediamo una altra loro sciocca ed indicibile marionetta di nome Macron) ipotizzare l’uso dei nostri eserciti nel caso che l’Ucraina venga sconftta dicendo che la nostra sia una battaglia di libertà come conferma la Von der Layen. Questi ci stanno portando a sbattere e all’interno dell’Europa gli facciamo un monumento. E’ la solita logica della subordinazione al padrone delle ferriere e della politica che si ciba delle briciole che cadono dalla tovaglia di coloro i cui interessi sono esclusivamente alla fin fine di mettere le mano alle risorse energetiche di un altro paese piegandolo fino a farlo schiantare con una politica imbastita sulla libertà solo individuale per chi può permettersela e che contrasta con l’assolutismo.Ma devono andarci accorti e con i piedi di piombo perchè di cazzate nel tempo in tutto il mondo l’occidente ne ha fatte parecchie e molto e molte di più di quelle sia dell’URSS che della Russia attuale e questo lo dico anche perchè non sono un putiniano e mi pare che l’abbia spiegato anche piuttosto bene di come sia stato generato quel sistema di potere e su cosa si sia alimentato seguendo concetti di capitalismo e non di socialismo ed io credo che alla fine fin fine il discorso da cui siamo partiti che è quello pronunciato da Che Guevara sia assolutamente veritiero nel confronto fra i due massimi sistemi e dire che sono tutti e due stati totalizzanti ed eugualmente funzionanti nella loro rierca di visione del mondo non si possa dire vero, non solo perchè il socialismo nasce per poter cambiare il capitalismo ma anche per il fatto che la visione propulsiva e progressiva delle forze che i due sistemi hanno caratterizzato abbia avuto finalità diverse ed anche opposte.Dire che gli uomini che hanno ”obbedito” a certe forze-come lei dice che in fondo non si differenziano- perchè hanno creduto l’una diversamente dall’altra alla bontà di ciò che sostenevano non mi sembrerebbe questo un discorso che abbia in sè motivi e condizioni di pariarietà tali che si possano annullare ed invalidare fra loro ma che invece rifletta un fatto nominalmente di strategia politica invalidante, che non evidenzia le differenze che ne stanno alla fine e le parifichi dandogli un peso identico sia politico sia nel divenire della storia. Spero di essermi spiegato e mi scuso della consueta lunghezza e logorroicità ma ormai è un mio carattere inveterato e credo che se ne sarà accorto.
Certo che si è spiegato, con la consueta brevità, ma non ha minimamente confutato il mio ragionamento. Nel momento stesso in cui riconosce (verso metà intervento…)che il problema non è il capitalismo di per sé, ma il modo in cui viene implementato, che produce distorsioni tali da concentrare la ricchezza in sempre meno mani (da cui la famosa massima di Marx sul calcio in culo…), già mi dà pienamente ragione. Ovvero, se tali storture non esistessero e la ricchezza prodotta fosse ripartita in modo più equo, allora pure lei direbbe che il capitalismo andrebbe benissimo. D’ accordo sulla limitatezza delle risorse, già teorizzata da Malthus nel 17mo secolo, e non efficacemente confutata da Ricardo e altri.
Ok, ma per capire la crisi industriale della Valnestore e provare a invertire la tendenza che si fa, chiediamo all’Università di Peugia di aprire una filiale a Tavernelle in cui tenere corsi intensivi e master sui testi di Smith, Ricardo, Marx e Keines? Io mi accontenterei di vedere la politica che si impegna per realizzare quei 10 km di strada che consentirebbero di collegare Perugia al nodo infrastrutturale di Chiusi (ferrovia e autostrada) in meno di mezz’ora e la Valnestore in 10 minuti… Mi accontenterei di veder rilanciare il progetto del Centro Intermodale Merci che per le aziende della Valnestore potrebbe essere una manna dal cielo e un attrattore per altre. E anche di vedere sindacati e associazioni di categoria che tornano a parlare di politiche industriali, di infrastrutture, di idee per riconvertire e rimettere in produzione i tanti capannoni dismessi che così rappresentano anche un problema ambientale…
Eh eh, in redazione lo conoscete meglio di me Carlo, quando si lascia prendere la mano diventa impossibile fermarlo! Ben vengano quelle infrastrutture, se verranno, ma nutro seri dubbi che possano essere decisive per le sorti della zona industriale di Potassa e limitrofe. Pensate che l’ altro lato della Valnestore, ovvero Marsciano, vive da tempo una crisi industriale profondissima, nonostante la presenza di molte aziende importanti di rilievo nazionale (Fornaci Briziarelli, Fail Serramenti, Clam caminetti, Vermobil, Emu, Metalmeccanica Umbra) e di un’ arteria come la E45 che ti porta dritto a Roma. Racconto un piccolo aneddotto, con la nostra società abbiamo realizzato una lottizzazione industriale a partire dal 2005 nel migliore posto rimasto a Marsciano, in mezzo alle grandi aziende sopra nominate, nemmeno tanto grande, sui 25.000 mq in tutto. L’ ultimo immobile lo abbiamo piazzato poche settimane fa, ci sono voluti 20 anni! Nessuno di noi si sarebbe aspettato una difficoltà del genere, vista la vitalità del tessuto industriale a artigianale della zona, eppure…dal 2008 in avanti si è ribaltato il mondo, e quel distretto non si è mai risollevato.
Figuriamoci la Valnestore Ovest, molto più limitata, se si eccettua la Vetreria (che per qualche motivo che mi sfugge continua a macinare fatturati e a espandersi…) tutto il resto non mi sembra avere particolari prospettive.
Che il sottoscritto sia prolisso, logorroico ed altro ed anche talvolta testardo non c’è bisogno di dirlo, basta leggermi.Qui si fà da parte di tutti e due i ” Marchi” (Marco e Gianmarco ) un po’ di confusione che serve ad allungare il brodo già lunghissimo sciorinato da parte mia,ma allo stesso tempo non si tiene conto di quanto da me espresso od almeno si scavalca fingendo che non l’abbia mai detto. Ho detto e lo ripeto che non contesto il Capitale ma il ” Capitalismo”, cioè ciò che ne derivi dall’uso di tale Capitale,negli atti materiali e nella politica che comporta tale sistema applicato alla società umana,mentre del capitale ne riconosco l’importanza,ma l’uso di questo affidato alle istanze umane produce il caos che estremizzato secondo me è tutto quanto di peggio si possa pensare a cominciare dall’anarchia della produzione e sue conseguenze,quindi ciò che lei ha detto Gianmarco intanto non è cosa vera che io abbia convenuto della bontà del capitalismo come lei recita quando dice che abbia convenuto a quanto da lei affermato perchè non è così e per comprendere questo basterebbe leggere la genesi storica che ho fatto a cominciare diciamo per ridere da ” Santa Maria del Piano…” dai primordi dell’umanità su quanto riconosca al capitale.Non sono un letterato e la mia analisi può apparire anche rozza e malcondotta se si guardi al modo di procedere ma mi sembrerebbe chiaro ciò che ho detto ed anche CIO’ CHE E’ STATA DA SEMPRE LA MIA IMPOSTAZIONE che è stata da sempre da quando io è lei discorriamo sui ”massimi sistemi” da parte mia di critica profonda del CAPITALISMO.Ho altresì convenuto con lei senza problemi di sorta che l’alternativa non esiste a questo stato di cose ma non per questo ho detto che tale capitalismo sia ”perfezionabile” perchè per me purtroppo perfezionabile non lo è ed ho criticato spesso se ben si ricorda anche il riformismo e lo stesso Keynes), e difatti quando ho fatto una critica politica al modello capitalista ho sempre detto che tale modello che viene da lontano e fin dai primordi dell’umanità secondo la storia economica, il capitale appunto rappresentava quanto l’uomo potesse ricercare per avere un esistenza più sicura.Su questo penso che siamo tutti d’accordo, ma è nella critica a quanto poi ha rappresentato nello sviluppo delle attività umane che il capitale ha dato origine e conseguenza dell’uso che ne è stato fatto e che io stesso ho da sempre criticato in maniera fortemente negativa.Quindi per favore non diciamo cose delle quali non ho mai avuto intenzione che rappresentassero il mio modesto pensiero diversamente si può dare una configurazione diversa da quello che ho voluto esprimere,anche se forse io stesso sull’argomento mi sono male espresso? Ho riconosciuto certe cose ma dentro di me le avevo riconosciute anche anni prima di affrontare questa piacevole diatriba con lei sulle pagine di questo giornale, questo tanto per puntualizzare.Che poi io sia una valanga a cascata è pur vero ma forse forse lo sono perchè sento il bisogno di esprimerle anche con il timore di essere scambiato per come si dice oggi ”un leone da tastiera”….Invece per quanto riguarda Marco Lorenzoni quando dice-secondo me estremizzando anche un po’-che non c’e bisogno di farla tanto lunga e brodosa da poter arrivare ad avere una facoltà a ”Tavernelle” dove si discuta di Marx, Keynes e Smith, a me sembra di sentire che il suo modo di esprimersi che poi rischia di sconfinare nell’odierno qualunquismo che si libri sopra tutto e tutti, sia caratterizzato da insofferenza a valutare e riconoscere le fondamentalità delle questioni.Forse dice questo perchè crede di essere attento a salvaguardare l’insopportabilità generale esistente di parecchi lettori che quando vedono una descrizione più lunga che richieda qualche minuto in più evitino di leggere. Ma siccome tale fatto della mia prolissità non è da adesso che mi è stato fatto notare,questo forse disturba il conducente perchè ritiene che ne possa far le spese il suo giornale ? Sinceramente questo atteggiamento non me lo sono mai spiegato ricercando con razionalità le questioni e non me lo spiego tutt’ora.
Forse non piace sentire il bastian contraio magari quando critico le titolazioni dei suoi post come ultimamente ho fatto quando ha titolato il cambiamento della visione dei sindaci su Mediaetruria quando ha scritto ”benvenuti fra noi…” ? Conosco da tempo Marco e posso dire che siamo amici da lunga data perchè condividiamo ed abbiamo condiviso molte cose e molte argomentazioni per anni ed anni e sò che è aperto alle critiche e non disdegna mai il confronto e difatti il segno che scriva più che altro sul suo giornale credo che sia un segno per il quale io riconosca che rappresenta per me e per la cittadinanza una funzione utilissima ma chiaramente e lo si capisce che non si può essere d’accordo su tutto, altrimenti si rischia di diventare fac-simili l’uno dell’altro.Quindi per terminare non credo proprio di dare noia a nessuno quando scrivo e nemmeno nelle mie forti critiche al PD quando ne ho avuto occasione.Anzi, spesso ho sempre pensato che le critiche dovessero essere tenute in debito conto per cercare di essere diversi ed aderenti alla propria missione politica.Cosa questa che mi sembra succeda sempre di meno, e quando cerco di spiegarne il perchè di tutto questo come ho da sempre fatto estendendo la mia logorroicità, vedo che rispondono in pochi, la maggior parte delle volte nessuno e le cose sono due: o non frega nulla a nessuno oppure sono io che faccio emergere un fatto di insopportabilità a ciò che dico e su come lo dico per il quale e secondo il quale emerga una reazione nelle persone di autosufficienza dei propri pensieri ed il tutto viene lasciato perdere. Altro non saprei…ma rimango sempre curioso di sentire il parere di altri.
Carlo io non sono qualunquista e non temo nessun contraccolpo di cui possa farne le spese il giornale, anche perché non arriva niente in termin economici da certe realtà, e dunque meno di niente cosa potrebbe arrivare? E’ che mi sono semplicemente stancato di leggere voli pindarici sui massimi sistemi e sul capitalismo, il liberismo, il mercato, i media ecc. quando in realtà si tratterebbbe di mettere nero su bianco piccole opere, qualche progetto, qualche idea. Perché a livello territoriale questo si può fare, non altro. Ma vedo che si continua a svolazzare senza mai entrare dentro i problemi posti da articoli come questo. Se si rimanesse sul tema specifico, facendo considerazioni su quello e non su altro, io credo che daremmo tutti un un contributo maggiore alla causa. Poi per discutere dei massimi sistemi ci sono altre sedi più appropriate (purtroppo la politica fa finta di non conscerle e le occasioni per farlo sono sempre meno). Ma se in un articolo si parla dell’industria in Valnestore io resto dell’idea che, commentando quell’articolo, si debba discutere e confrontarsi sull’industria in Valnestore e su ciò che ad essa è connesso. Tutto qui.
Però la citazione di Draghi e la chiosa finale sul ruolo della politica, costituivano assist troppo ghiotti per trattenersi dal “divagare”…
Altra cosa ho mancato di dire e questa è di natura più tecnica. per raccordarmi a quanto detto da marco e Gianmarco sulla possibilità di sviluppo dell’area che dovrebe essere collegata a chiusi tramite gli interventi della logistica stradale,nella mia ignoranza tecnica e dal momento che ricortdo che sia stato detto che tali interventi potevano essere fatti con una spesa molto relativa e di certo inferiore a quelle predestinate della programmazione sia di Mediaetruria sia di Creti, nella mia non conoscenza degli intereventi tecnici che questo problema di collegamento stradale potrebbe comportare mi sembrerebbe a lume di naso che possa trattarsi di una spesa di diverse centinaia di milioni di euro.Sbaglio ? Forse si, o forse ho compreso male la natura delle opere che dovrebbero essere fatte per poter partire dall’area di Tavernelle e/o Piegaro scollettare a Moiano per poi raggiungere Chiusi.Si farebbe il bene di tutte e due le aree di partenza sia di arrivo vitalizzando aree anche dismesse anche se con odierni problemi -come dice Gianmarco Rossi- che ne sà più di me sull’argomento e credo anche di altri, ma penso che tale ipotesi più il tempo passa e più ci si possa rendere conto che possa essere un opera irrealizzabile non come possibilità ma come costi in un momento come questo che stiamo vivendo. Sinceramente la cosa mi lascia perplesso e la vedo come un problema sul quali ognuno tiri per la giacchetta le condizioni ed ipotizzi cose senza tener presente i contenuti e più che altro quanto denaro serva per arrivare ad una simile soluzione. Per esempio gli interventi sulla linea ferroviaria Chiusi-Siena li vedo più fattibili economicamente di un intervento per realizzare una strada che leghi la Val Nestore a Chiusi e posto che non si possa avere oni cosa che si progetti io propenderei per gli interveti realizzabili riguardanti il trasporto via ferrovia,che è più ecologico, semplice e non è soggetto a modificazioni di sorta nel tempo come invece al contrario possa dare una strada con gallerie realizzabile anche con la messa in conto temporale di espropri nelle proprietà private che esistono. Le scelte mi sembrerebbero essere controverse e molto opinabili e poter favorire i territori tirando per la giacchetta le Regioni e quando si favorisce l’uno è l’altro che perde e questo darebbe adito anche a controversie.o credo che bisogna risolvere il problema tenuto conto del tempo e del costo. Questi due elementi sono prioritari se applicati alla natura del problema che si è deciso si risolvere.Altrimenti credo sia meglio per adesso lasciar perdere e vedere come si sviluppi il fatto sul tema dell’AV.Poi una decisione di certo sul problema dovrà essere presa.
Un collegamento stradale veloce tra la Valnestore e Chiusi potrebbe costare diversi milioni , così a occhio sui 20, ma non certo centinaia. Io poi mi occupo di edilizia civile e industriale, non di infrastrutture, ma non credo di sbagliarmi troppo sull’ ordine di grandezza. Ma ripeto, per rivitalizzare un comparto industriale moribondo, non è certo sufficiente dotarlo di infrastrutture. Le quali, anche se sono quelle che sono , la vetreria comunque va, ad esempio. Il problema è a monte : occorrerebbe ripensare l’ intera politica industriale non della regione, ma della nazione. Di fatto, l’ Italia da decenni non ha più una politica industriale, anzi, al contrario, a causa della globalizzazione, ha assistito impotente a una progressiva deindustrializzazione, anche in settori strategici. Perfino molti grandi distretti del Nord sono in affanno, altri in alta toscana (da Prato fino a Massa) sono di fatto morti e dismessi, anche con degrado ambientale. Oltretutto, si è costruito troppo, quando il mercato tirava : ai tempi della Legge Tremonti bis, primi anni 2000, ricordo che avevo quasi la coda in ufficio di aziende che volevano costruirsi il capannone, anche se in realtà non ne avevano bisogno, ma lo volevano solo perchè fortemente incentivato dallo Stato. Mettiamoci anche i vari “PIP” e “PAIP”, aree di espansione industriale con i terreni ceduti dai comuni a prezzo politico, ed ecco un ulteriore impulso alla bolla, che alla fine è scoppiata : ne ho viste tante di aziende di capannoni prefabbricati , anche grandi e importanti, fallire rapidamente dopo aver cavalcato quelle onde anomale del mercato. (RDB, Stimet, Mabo, Galazzo, Coopsette, Prep, Edilcemento, ecc.). La realtà è che non avevamo un sistema industriale e artigianale di dimensioni tali da occupare tutte le superfici che sono state realizzate in quel periodo, e a maggior ragione non l’ abbiamo adesso, per cui non credo che sia possibile riutilizzare tutti i capannoni e sottrarli al degrado. A meno che, per tornare al discorso sopra accennato, non si cambi radicalmente rotta in tema di politica industriale, ma la vedo decisamente dura. De decenni esiste un’ organizzazione dedicata allo scopo, Sviluppumbria, che tuttavia mi pare abbia combinato ben poco.
D’ altra parte, va anche detto che quello della Valnestore è un piccolo distretto e quindi basterebbe anche poco per rianimarlo, non occorre che ci si stabilisca la Ferrero o la Fiat : ci vorrebbe di inventarsi una nicchia altamente specializzata che si basi sulle peculiarità del territorio, ma non mi viene in mente quale possa essere. A Marsciano ad esempio va forte quella degli stampi per la meccanica di precisione, di qua in teoria si potrebbe partire dal vetro, ma ha una filiera troppo povera in termini di valore aggiunto e pertanto è tutto basato sui volumi e sull’ approvvigionamento delle materie prime, rendendo pressochè impossibile competere. Ecco, ci vorrebbe qualcosa dove c’è un valore aggiunto determinato dall’ inventiva e creatività del produttore, che poi è il denominatore comune dell’ industria italiana di successo nel mondo. Perchè nel momento in cui ti metti a produrre cose banali che possono produrre tutti, il competitor cinese, coreano o est europeo ti schiaccia (motivo per cui, ribadisco, mi stupisce il successo della vetreria).
Giangiacomo- mi permetta- lei non dovrebbe fare il benzinaio nel senso di buttare la benzina sul fuoco….., perchè è proprio anche sulla dichiarazione riportata di Draghi che si possa ” andare a nozze” e volendo riallacciarsi ai massimi sistemi lei invita la lepre a correre…. Capisco la risposta che mi ha dato Lorenzoni sul merito dell’attenersi alle questioni in luogo che per lui sia il mio divagare,ma guarda caso che proprio il post da lui ospitato del suo suo collaboratore Renato Casaioli termini- a mio avviso giustamente- col dire ” …ci vorrebbe insomma una politica capace di pensiero critico verso il capitalismo ed il liberismo.” Io non sono un tuttologo ed ammetto che possa anche stancare le persone ma credo che in un mondo come quello odierno dove le fondamentalità vengono scambiate quasi sempre per insopportabile vecchiume, ci sia bisogno invece di ribadirle ad ogni piè sospinto e non perdere l’occasione di farlo. Poi le fondamentalità sulle quali si insiste possono essere anche tutte od in parte sbagliate e fuorvianti (sarebbe sempre meglio chiedersi rispetto a cosa), ma se gli scritti debbano servire alla gente che legge per tendere ad allargare le loro visioni ed il pensiero critico ,credo sia proficuo inquadrare le cose ed i fatti soprattutto poggianti su visioni generali perchè sono quelle che orientano la gente e non la strada ferrata con cinque traverse per chlometro oppure con quattro traverse per chilometro.Ed è questa metodologia di farne volentieri a meno della critica dei massimi sistemi che permette quasi sempre di far affermare le forze contrarie che si dice di dover combattere.E’ questo che non riesco a comprendere ma magari sono io che sono rimasto indietro,ma mi sà che quelli che sono davanti o si ritengano tali e che non guardano all’indietro perchè non hanno tempo,arranchino ed alla fin fine cambino poco. Volendo fare un paragone temporale ed anche etico con le vicissitudini della sinistra o sedicente tale, potremmo dire che questa è nata per voler cambiare il mondo ed in parte ci è riuscita nel suo percorso storico anche a forza di passi in avanti e ritorni all’indietro, ma quando si è adagiata ed ha accettato quello che passava il mondo è stato il mondo che ha cambiato la sinistra.Ed oggi come dicono a Firenze: ”e si ciuccia”. E allora chi dovrebbe avere più interesse e conoscenza se si allontana dalle motivazioni fondamentali e non riesce a scorgerle anche nelle cose più piccole,anzi ne fa volentieri a meno, secondo me finisce per adeguarsi a tutto il resto.
Io non getto benzina sul fuoco,non me ne viene nulla a mettere lei contro Marco. mi limito a fare un’ osservazione perfino banale : se vuoi porre l’ attenzione su una problematica locale ok, scrivi quello che vuoi riguardo a quei fatti, e ti aspetti commenti inerenti quei fatti. Ma nel momento in cui metti di mezzo Draghi e la globalizzazione, a quel punto trascendi di molto gli obiettivi dell’ articolo e pertanto certi commenti che sconfinano verso i cosiddetti “massimi sistemi” di economia politica te li devi aspettare, in caso contrario non ci sarebbero stati. Tutto qui.
sì, ma se su 10 commenti 9 trascendono e sconfinano sui massimi sistemi, il rischio è che alla fine tutto ciò serva a poco. Forse a divertirci tra di noi a farci le bucce sul capitalismo, ma non certo a fornire qualche elemento utile allasoluzione del problema posto nell’articolo. Sbaglio?
Si certo, ma io ho fatto una battuta e tale l’ho intesa e mi sembrava pure carina quella del benzinaio… figuriamoci se penso che lei mi volesse mettere contro Marco…e per quale motivo ? Non ci penso neppure e nemmeno lei deve pensare che io voglia andare contro di lui. Ha detto bene lei ,uno dice ciò che pensa e ciò che vuole nel rispetto delle persone che deve essere sempre mantenuto. Io diverse volte ho criticato Marco nel passato anche in maniera forte talvolta, ma anche lui ha criticato me per i soliti motivi che lui ha espresso anche su argomenti diversi come il Rock ed altro,ma non solo per quelli che ho citato, ma sempre nell’equilibrio dell’amicizia e del rispetto.Se poi caratterialmente io su certi argomenti sembro e SONO E TENDO AD ESSERE DICIAMO ”ONNICOMPRENSIVO” E LA MIA PROLISSITA’ NASCE ANCHE DA QUESTO- E LO SO’ BENE- ed anche polemico nel senso che nelle piccole cose ci vedo anche quelle più grandi quello è un fatto di mia chiamiamola formazione che credo non debba mai sconfinare nel contrasto diversamente invece dalla cosiddetta ”battaglia delle idee”. Ed ecco anche perchè ho usato quell’espressione dicendo che ”invita la lepre a correre”.Anche con lei ho battagliato se vogliamo usare questo verbo e lei ha battagliato con me ma io mi creda non lo faccio nè per essere o sentirmi a gradini superiori agli altri ma invece confrontarmi affinchè gli altri possano leggere quali possano essere le diversità delle tematiche dell’etica degli argomenti e ragionarci sopra ed anche giudicare, perchè no. Mi dispiace che alle nostre elocubrazioni la maggior parte delle volte la gente rimanga rintanata e nonsi esprima. marco nel caso come Direttore deve leggere e per forza rispondere ma grosso modo la gente però non ritiene di dover rispondere e si tiene le idee nella propria testa e questo credo che serva a poco perchè comunicare è la linfa ed il prodotto anche della libertà.Come credo alla fine avrà fatto e avvisato anche lei provando interesse ed anche forse piacere.Quindi, tranquillo lei ed anche Marco !
Renato, ma che convertito sulla via di Damasco?Questi a quei livelli sono artisti che ti vorrebbero far vedere che il sistema ti lascia la libertà di agire, dire, rispondere, confutare,ma se annusano qualcosa che vada strutturalmente contro e pensano che in futuro possa scalzare anche un minimo del potere dei soldi e di quanto decidono loro sui soldi,non ci pensano due volte a fare le capriole per rimettere a posto le loro convinzioni in un alveo di tutta sicurezza(per il sistema di certo, non per la gente).E la gente guidata dai media che emettono la loro continua solfa ci crede, ci casca, anche perchè qundo si parla di uso del capitale per arrivare al ”capitalismo” si parla dell’effetto domino che questo ha nella coscenza delle persone.Quindi questi sono portoni già aperti, già sperimentati perchè a quei livelli c’è una raffinata conoscenza di come funzioni il cervello della maggior parte della gente. E dicendo così, non dico nulla ma nulla di nuovo.Una battuta: e allora Damasco è lontana,anzi adesso a Damasco c’è Assad,quindi cadrebbero dalla padella nella brace….. anche perchè dietro di lui inaspettatamente per loro abituati male alle loro iniziative senzache nessuno reagisca, c’è quello di cui parlava espressamente che doveva perdere a tutti i costi e che stà a Mosca.Un dittatore? Si, decisamente,ma non meno nei fatti di quelli che stiamo sostenendo noi e che non perdono giorno a dire come stanno dicendo che se l’Ucraina perderà la guerra manderanno i soldati della Nato in soccorso.E quale parlamento occidentale ha decreato questo ? Forse non si è capito ancora abbastanza che questi vogliono la guerra, la guerra come sempre hanno fatto mentre gli Italiani stanno rintanati in casa,buoni ed ubbidienti senza fare una mossa ,sperando che non arrivi loro qualche uovo sulla testa,perchè del loro modo di pensare si occupano i media.E allora perchè occorre fidarci di questi non ho capito,perchè ci dicono che siamo nel mondo libero ?