MONTEPULCIANO, MAXI RISSA TRA STUDENTI. IL PRESIDE: “STA DIVENTANDO UNA MODA”. UNA GENERAZIONE DI INVISIBILI
MONTEPULCIANO – Diciamolo subito: le risse e le scazzottate tra studenti dentro o nei presssi della scuola ci sono sempre state. Un tempo, negli anni ’60-70, più che altro per motivi politici. Ma anche per altro. Però oggi, se una cosa del genere accade fa più impressione, perchè ci siamo meno abituati. Come nel caso delle manganellate della Polizia agli stdenti ed altri manifestanti a Pisa, a Firenze, a Roma, a Napoli, a Torino… Ovviamente dire che non ci siamo abituati non significa che vada bene così, tutt’altro.
A Montepulciano, sabato scorso, non c’era nessuna manifestazione Pro Palestina o in memoria di Navalny, o per i due anni della guerra in Ucraina, ma una rissa è scoppiata lo stesso. Una mega rissa, che ha coinvolto un numero molto elevato di studenti. E’ successo intorno alle 13, a scuola chiusa, nel piazzale dell’Autostazione dove gli studenti aspettavano i pullman per tornare a casa. Qualcuno pare sia finito anche in ospedale.
Ma la cosa più grave, rilevata dal Preside delle scuole superiori poliziane prof. Marco Mosconi con una certa preoccupazione, è che “mentre molti se le davano di santa ragione, molti altri sono rimasti a guardare senza intervenire e senza cercare di fermare la scazzottata”, come se stessero assistendo ad un film, o a un videogioco. Il Preside ha preso carta e penna e ha scritto una lettera a studenti, genitori e docenti invitando tutti a fare la propria parte per avere un clima sereno e pacifico dentro e fuori della mura scolastiche. Nella lettera, il preside Mosconi esprime preoccupazione perché il fenomeno sarebbe in aumento, “quasi una nuova moda”, quella di prendersi a cazzotti. Sottintendendo che dietro a qyuela nuova moda potrebbe esserci la noia, il vuoto di valori e di riferimenti. Il diroigente scolastico invita i genitori “a farsi parte attiva nell’educazione dei loro figli, trasmettendo loro i valori del reciproco rispetto”. E qui c’è un velato j’accuse verso le famiglie, evidentemente un po’ distratte. Il Prof. Mosconi, nella lettera, anticipa di “aver allertato le autorità competenti, compresi i Carabinieri affinché collaborino con la scuola per garantire la sicurezza di tutti gli studenti eper affrontare questo proiblema con la massima serietà”.
Più che la maxi rissa in sé, a preoccupare è la frequenza di certi episodi, il ripetersi di essi, l’assuefazione da parte degli stessi studenti che assistono e non intervengono… In poche parole l’indifferenza generale e nello stesso tempo la facilità con cui si passa a menare le mani. Nella tranquilla e splendida Montepulciano, non in un quartiere degradato alla periferia di una metropoli.
E’ del tutto evidente e non ci vuole di essere sociologi per capirlo, che i ragazzi, gli adolescenti di oggi, vivono, pensano e agiscono in maniera diversa dai loro genitori e dai loro nonni (che sono quelli che erano studenti negli anni ’70, quando ci si menava facilmente tra rossi e neri), sono “nativi digitali” e frequentano mondi virtuali più che i mondi reali.
Fateci caso: quanti under 35 si incontrano agli spettacoli teatrali del territorio, alle presentazioni di libri, alle iniziative politiche, ai convegni su arte, storia o archeologia e anche nei comitati di protesta? Pochi. Non sono molti neanche quelli tra i 15 e i 35 anni che vanno aad ascoltare le rock band nei pub o a vedere le partite di calcio o di volley o di basket, a meno che non siano in qualche misura coinvolti direttamente. Il pubblico di tutto ciò è fatto ormai quasi esclusivamente da gente over 40, in molti casi over 60… I ragazzi, gli adolescenti, ma gli under 35 in genere, li puoi vedere e incontrare davanti a un bar all’ora dell’aperitivo. E non tutti i giorni. Poi? Poi scompaiono e non li vedi più. Non sai cosa fanno, cosa leggono, se leggono, come la pensano, che film guardano (per lo più sul Pc perché al cinema, come a teatro non li vedi mai), che musica ascoltano. Un’idea sulla musica te la puoi fare sentendo quella che trasmettono nei bar… Ma è sufficiente? Del “popolo dei ragazzi” ci accorgiamo solo se e quando in 50 si prendono a cazzotti mentre aspettano il pullman… E se il preside del Liceo ti scrive a casa, preoccupato.
A 18 anni si vota. Nei comuni che andranno alle urne a giugno, di fatto la campagna elettorale è già cominciata, a Montepulciano per esempio è in corso quella per le primarie del Centro Sinistra che si terranno il 10 marzo, ma quanti giovani tra i 18 e i 30 anni si sono fatti coinvolgere o si son visti alle varie iniziative pubbliche di confronto? Meno di quelli coinvolti nella rissa all’autostazione sabato corso.
Ma la domanda è: sono i ragazzi che non si fanno coinvolgere e “vivono altrove” o è il resto del mondo che non li vede e non ha idea di cosa fare per coinvolgerli o quantomeno per interessarli e spingerli a fare qualche domanda?
m.l.
La domanda posta a conclusione dell’ articolo non è affatto banale. Se è vero che molti ragazzi (e non solo, perchè a 30 – 35 anni ragazzi non si è più da un pezzo…) appaiono apatici e disinteressati a tutto, è anche perchè le altre generazioni non riescono a motivarli e coinvolgerli a sufficienza.
Bisogna comunque distinguere tra i contesti in cui avvengono, perchè certi atteggiamenti possono avere motivazioni radicalmente opposte. Nelle periferie degradate delle metropoli il disagio (manifestato soprattutto da immigrati di seconda generazione) è determinato da problemi economici, emarginazione sociale e mancanza di prospettive presenti e future. In realtà come le nostre, come ad esempio la nobile Montepulciano, all’ opposto i ragazzi sono apatici perchè viviamo in un contesto di benessere che determina una sorta di torpore, mancanza di motivazioni a sbattersi nel fare questo o quello, al che è diventato “faticoso” perfino uscire di casa, molto più comodo smanettare con smartphone e tablet. In particolare le ragazze, ma anche donne sui 40 e oltre, sembrano letteralmente rincretinite con quegli schermi, su cui passano ore ed ore a guardare stronzate inutili. Pensate che in Sud Corea hanno messo la segnaletica orizzontale per pedoni, in quanto la gente sta sempre col capo basso per smanettare. L’ errore di prospettiva commesso dalle nuove generazioni sta nel credere che la “pacchia” sia eterna, non rendendosi conto che in realtà stiamo da un lato consumando la ricchezza privata accumulata dalle generazioni passate, e dall’ altro indebitando a dismisura i conti pubblici. Inutile dire che il giochino non potrò durare in eterno, e che il risveglio sarà brusco e dolorosissimo, se non si trova il modo di invertire la rotta. Ma a fornire certe consapevolezze deve essere, in primis, chi giovane non lo è più.
Appezzo l’analisi ma aggiungo: uno stato che si fa padre di tutti i suoi cittadini e che accompagna le generazioni, la scuola non abbondona l’educazione civica già a partire della scuole elementari. La scuola dovrebbe compensare il vuoto creatosi o che si può creare nelle famiglie. Ma il male è che la scuola, le regole in generale la fanno una classe di politici messi lì da quelle famiglie che non hanno più la schiena diritta e la voglia di essere più eterni e meno materiali: è un cane si morde la coda adesso. La democrazia è un sistema per popoli eletti e noi non lo siamo più. Prima che la povertà o peggio una guerra faccia rimboccare gli animi e le mani a giovani e non, serve una classe dirigente di saggi imposta che in modo autocratico inverta il sistema attuale
faccio i complimenti all’autore/autrice dell’articolo
Signor Germani ma i saggi chi li dovrebbe scegliere? E chi li dovrebbe imporre?