STAZIONE IN LINEA, COLLEGAMENTO PERUGIA-CHIUSI, AEROPORTO. PARLA L’ON. VERINI: “BASTA CON LOCALISMI E FURBERIE”
E’ da anni che si parla di come togliere Perugia dal suo storico isolamento. Fino ad oggi le misure prese, che non vanno oltre l’adeguamento dell’esistente, non hanno dato grandi risultati al problema. Così come c’è tutta la questione delle “Aree interne disagiate”, tra queste sicuramente “l’area che corre da Castel del Piano giù per la Val Nestore fino alla Val Chiusina”, è da ritenersi sicuramente tra le più emarginate. Soprattutto se si fa un raffronto con il recente passato, che aveva visto nonostante la carenza di infrastrutture viarie, tutta la fascia di territorio citata e soprattutto la Val Nestore, ricoprire un ruolo da protagonista sul piano dell’economia e dell’occupazione regionale. Infatti nel corso di pochi decenni, con le proprie forze, va sottolineato, aveva raggiunto un primato davvero eccellente: quello di essere diventata uno dei distretti manifatturieri più importanti della Regione. Con gruppi industriali che garantivano occupazione stabile, qualificata ed economicamente significativa, come l’Enel, la CISA, la Trafomec, la COIFER, la VCP, solo per citarne alcune. Tutti gruppi industriali da centinaia di occupati e di rilevanza internazionale. Per dirla tutta, la storia racconta che questo vasto territorio subì un primo e devastante atto (1965) che la mortificò nelle sue prospettive di futuro: lo smantellamento della linea ferroviaria Perugia-Tavernelle con progetto approvato per collegarsi a Chiusi. Collegamento che politici del calibro dell’On. Maschiella e Micheli,definivano “essenziale per togliere Perugia dal suo isolamento”.
Poi molti anni dopo sopraggiunse il liberismo, la delocalizzazione industriale, alcune incapacità imprenditoriali, che hanno fatto si, che oggi quel Polo ad alta e qualificata produttività è rimasto un vago ricordo. Sì, ora ci sono germogli industriali come la Trafocoop, Pfc Power, ma i tempi per una rinascita saranno davvero lunghi. In questo quadro la questione infrastruture assume importanza decisiva. Sia per il capluogo Perugia, che per i vari territori sopra citati.
E’ soprattutto di questo che parliamo con l’On Walter Verini, deputato Pd, una figura politica che da anni si batte perché questo territorio torni a riconquistare il suo posto a ridare il suo contributo alla società umbra.
Da mesi si parla molto di viabilità, infrastrutture, stazioni alta velocità, anche in relazione allo storico isolamento di Perugia e dell’Umbria. Come possono uscire dall’isolamento Perugia e l’Umbria?
Faccio una premessa. Considero sbagliata la linea seguita dalla Regione Umbria, che ha costruito in questi anni una politica infrastrutturale e di mobilità che in diversi casi rispondeva a logiche localistiche. E comunque prive di respiro. Penso che anche le forze del centrosinistra – PD compreso – avrebbero potuto e potrebbero ancora dare il necessario maggior respiro a questo disegno, in una logica regionale e legata all’Italia di mezzo. In termini più chiari, penso che compito delle classi dirigenti politico-istituzionali, in stretto raccordo con quelle dell’economia e del lavoro dovrebbero definire le priorità di una regione come l’Umbria e – tutti insieme – mettersi al lavoro per realizzarlo. Faccio degli esempi: il rapporto tra l’Umbria e la rete ferroviaria nazionale significa Frecce. A Orte, Orvieto. A Chiusi. Ad Arezzo (o nelle sue vicinanze) e sviluppando il più possibile quelle che già oggi passano per la regione (i Frecciarossa a Perugia, i Frecciargento sulla Roma-Ancona). E significa Orte-Falconara. E completamento dell’ammodernamento della FCU. Le infrastrutture stradali significano tenuta della E45, completamento della E78 e della Quadrilatero. E completamento di assi viari come la Pievaiola, la Gubbio-Pian d’Assino, gli interventi per la Flaminia tra Spoleto e Terni. C’è poi la questione Aeroporto che merita un discorso a parte. Ho citato alcuni nodi fondamentali. Non sono nodi localistici, ma di respiro regionale. Il progressivo raggiungimento di questi obiettivi sarebbe un risultato di tutta l’Umbria, utile anche alle aree extraregionali confinanti. Ecco: intendo dire che l’Umbria intera, la politica intera, a tutti i livelli, tutte le forze economiche e sociali dovrebbero battersi insieme – uniti – per questi obiettivi comuni. Senza guerre tra poveri. Senza la logica dei “santi in paradiso” che si fonda su logiche di corto respiro, divisive. Tutti gli amministratori regionali, provinciali e comunali, tutti i parlamentari dovrebbero battersi insieme per questi obiettivi di interesse generale, e non solo per quelli vicini a casa propria.
Il tavolo tecnico interregionale presso il Ministero dei Trasporti ha indicato la località Creti-Farneta come ubicazione più adatta per la stazione Media Etruria (in linea) per l’AV. Fino ad ora l’Umbria poteva contare su 4 stazioni di riferimento. Da sud a nord Orte, Orvieto, Chiusi e Arezzo, tutte connesse con l’AV, con la Media Etruria se ne troverebbe una soltanto, in mezzo al nulla, senza connessioni ferroviarie e a 60 km d PG… come la vede?
Credo di avere già risposto. Penso che la valorizzazione di Chiusi (non è la prima volta che lo dico) sia un obiettivo più realistico e ravvicinato di altri, più realizzabile in tempi relativamente brevi. La questione Media Etruria, pur rispettando i punti di vista di chi la sostiene, andrebbe verificata davvero approfonditamente su costi, tempi, utenza e relativamente alla “penalizzazione” di situazioni già esistenti. Io penso che la zona di Perugia meriti, a Fontivegge, più linee Freccia rispetto alle pochissime attuali.
Ci sono comitati, associazioni e -dopo l’indicazione Creti – anche il presidente della Toscana Giani, il capogruppo regionale Pd Ceccarelli, la presidente della Commissione Infrastrutture De Robertis anche lei Pd – che propongono di optare invece per l’Opzione Zero del Protocollo Umbro-Toscano del 2015, che prevedeva l’utilizzo anche per l’AV delle stazioni esistenti di Chiusi e Arezzo. Ovviamente aumentando le fermate, e migliorando gli altri servizi e i collegamenti sia ferroviari che su gomma. Ivi compresa il collegamento rapido Perugia-Chiusi tramite ammodernamento della Pievaiola con sfondamento tra Piegaro e Moiano verso Chiusi. Quale è il suo pensiero in proposito?
Nella sostanza condivido queste riflessioni aggiornate rispetto a posizioni del passato. Capisco che – essendo Prima Pagina un giornale di questa area territoriale – l’attenzione sia concentrata soprattutto su questa partita. Mi pare che le ipotesi e le proposte contenute (non nuove, per la verità) meritino attenzione e impegno. Però, ripeto, anche le questioni d’area devono essere inquadrate in una comune politica regionale infrastrutturale e della mobilità.
I sindaci del Trasimeno (alcuni almeno) e della Valnestore si sono espressi e spesi a favore dell’opzione Chiusi e contro la Media Etruria, chiedendo anche l’adeguamento della Pievaiola con sfondamento a Chiusi, come tassello imprescindibile del ragionamento. Si ha l’impressione che la politica regionale (la destra), ma anche i vertici umbri del Pd non vedano di buon occhio questa soluzione. E’ solo un’impressione?
La posizione dei sindaci del Trasimeno è significativa. Non ho mai registrato contrarietà e divisioni, su questi temi, nel territorio. La Regione guidata dalla destra è latitante, di fatto, da anni anche su questo. Quanto al PD, in Consiglio regionale i nostri consiglieri hanno fatto diverse battaglie significative. A queste dobbiamo dare quel respiro unitario e di dimensione regionale che dicevo prima. Per la verità ci sono anche dei primi segnali importanti, ad esempio, il progetto del Bus Rapid Transit da Perugia a Tavernelle è ormai una realtà finanziata e ciò è stato possibile grazie al grande lavoro messo in campo dai comuni della Valnestore. Certo, non basta. Occorrerebbe proseguire con uno un nuovo asse viario di sfondamento verso Chiusi. Di quest’opera si fa un gran parlare da decine di anni ma non esiste, ancora oggi, né uno studio di fattibilità né un progetto. Sarebbe auspicabile avviare intanto un lavoro di approfondimento in tal senso, magari attraverso un contributo che tenga insieme sia il pubblico che privato. Una volta verificata la fattibilità, il percorso e una stima sui costi sarà più agevole individuare una strada che porti a finanziare e poi realizzare l’opera.
Aeroporto. Che intende dire in proposito?
L’Aeroporto è una realtà importante, che va messa in sicurezza “strutturale”. Dopo il Covid, grazie al consistente aumento dei flussi turistici nella Regione, anche il volume del traffico del San Francesco è cresciuto. Occorre consolidare, per me, il ruolo del San Francesco, sottraendolo agli alti e bassi delle congiunture turistiche. Bene attrarre rotte e slot in entrata e uscita. Ma occorrerebbe sviluppare sinergie permanenti con aeroporti limitrofi ( comprese quelle con Ciampino) di altre regioni e sviluppare la mobilità ferroviaria fino allo scalo di Sant’Egidio. Anche questo dovrebbe essere un obiettivo comune, di tutta l’Umbria.
L’impostazione che lei delinea appare chiara. Ma c’è sempre la questone dei soldi. Occorrono e occorreranno ingenti risorse finanziarie….
E’ evidente che le risorse non si trovano per terra. Per questo occorre muoversi uniti, come comunità dell’Umbria. Sia a livello nazionale che europeo. Fissare al più presto gli obiettivi sui quali tutta la comunità regionale deve battersi unita, definire gli ambiti e le occasioni da cogliere, le necessarie gradualità. Ma con una visione e una concretezza, facendola finita con visioni miopi, localistiche, furbastre. Che – temo – potrebbero rispuntare con l’ avvicinarsi della scadenza delle elezioni regionali. Una moderna rete infrastrutturale e della mobilità pubblica sarebbe anche una grande risposta sociale per i cittadini umbri, per i pendolari, gli studenti, per chi si muove.
Renato Casaioli
Nella foto (UmbriaJournal.it): l’on. Walter Verini deputato Pd.
Prima di tutto congratulazioni a Renato Casaioli per aver ottenuto e condotto questa intervista. La lettura mi sollecita due domande. La prima è politica. Può il senatore Verini spendere il suo prestigio per arrivare a un documento in cui il PD di Umbria e Toscana esprime una valutazione unitaria sulla “opzione zero”?
La seconda domanda è più tecnica. Così Verini: “Occorrerebbe proseguire con uno un nuovo asse viario di sfondamento verso Chiusi. Di quest’opera si fa un gran parlare da decine di anni ma non esiste, ancora oggi, né uno studio di fattibilità né un progetto”. Lo sospettavo, ora ne sono certo. Mi chiedo se non si possa promuovere una valutazione di larga massima su tempi e costi.
Non credo si possano contestare le affermazioni di Verini se si guardi precipuamente a ciò che ha detto nell’intervista quando parla delle stesse iniziative a finalità positiva che avrebbero potuto portare un altro livello di vivibilità ed anche di civiltà delle nostre zone.Tanto di cappello direi…. Ma c’è sempre un però nelle affermazione dei politici che guarda caso anche in questa occasione non si smentiscono.Ed è il però che identifica nella verbalizzazione di come siano state le risposte alle domande del cronista.Intendo dire che l’uso che se ne fà dei condizionali, dei ”si ma” e di quello che sia stato previsto e spinto e che non sia stato realizzato o per intralci burocratici o per impotenza delle decisioni, tutto questo non fà che emergere e portare in evidenza che ”dal momento che siano state fatte certe osservazioni e data visualizzazione ad una strategia” poi-guarda che sfortuna nera- gli atti materiali non abbiano avuto seguito nella misura in cui ci si poteva aspettare ed i problemi non siano stati risolti ed anzi si siano incancreniti. Su questo Verini mette l’accento ma è un accento ”alquanto fugace” mi sembra che riconosce delle insufficienza che vi siano state ma che alla fine venga cancellato tutto ed anche la responsabilità politica di chi abbia governato dal 1970 in poi. Troppo comoda la cosa ? Ed oggi si deve fare i conti con una nuova impostazione,anzi -diciamocelo francamente- con il nulla di una nuova impostazione in quando nessuna programmazione che abbia il requisito della serietà appare essere in ballo e che si possa affermare. In questa ”pienezza di vuotame”-perchè questa è e non altro- le fazioni che si richiamano all’interesse generale si rifanno sotto e danno battaglia ma secondo il mio avviso il rischio è quello che si possa chiudere la stalla quando i buoi siano già usciti. Ed allora il guardarsi velocemente l’ombelico e da questo trarre delle regole e delle speranze è ” fuffa ” perchè il tutto-secondo il mio modesto avviso- dovrebbe essere imputato alla miopia di una classe politica che è vissuta e che ha galleggiato su quello che lei stessa credeva che fossero allori mentre invece almeno per il problema dei territori umbri si rivelava che avesse portato ad un raccolto delle ortiche invece che degli allori. E così è stato, ed oggi si avrebbe il coraggio di evitare tutto questo ragionamento che è alla base di tutto e che segna l’impotenza di una sinistra che ha ceduto le sue prerogative e le sue qualità stemperandole nell’acqua di un fiume generale che la fà adeguare a tutti gli altri mentre -ricordiamolo- prima rappresentava una peculiarità che si distingueva nell’acqua stagnante dell’italia,ma non solo per le scelte territoriali e le innovazioni ma anche per cespiti non secondari affatto come quello della Sanità.Credo che occorra altresì essere onnicomprensivi nei giudizi e dire che non tutto sia dipeso da fattori di localismo o di impostazione delle problematiche con poca lungimiranza, in quanto molti aspetti che hanno portao a detrimento sono figli del contesto generale dell’italia e delle sue crisi socio-economiche,ma spesso tali crisi vengono alla luce localmente(Umbria per esempio) proprio perchè agevolate e non contrastate da politiche che avrebbero avuto grande spessore ma che non sono state applicate poichè si è stati prigionieri dei localismi e dell’impreparazione politica che per chi conosce un po’ la storia politica dell’Umbria venivano anche da contrasti lontani nella politica del maggior partito della sinistra mentre la destra a quel momento non esisteva. Ecco quindi che coloro che richiamano-deto con parole della destra- il piagnisteo-del ”si ma”, del ”ci sarebbe voluto ma che invece non c’è stato” si rivela una struttura di pensiero impotente a dare un possibile avvio di un ” là ” alle situazioni che oggi si presentano e questo avviene anche e soprattutto per il degrado psicologico che incontra la stesssa sinistra a farsi strada nella mente delle classi subalterne che non la vivono più come leva di ricambio delle condizioni.
Ci sarebbe da dire molto su questi perchè ma spesso nella nostra critica anche doverosa ed utile,dimentichiamo che le responsabilità che ne stanno alla radice ti tutto questo che è stato detto, sono prettamente politiche per quanto riguarda le scelte economiche.E’ sempre la solita storia inevitabile che viene subita da ogni parte che si prefigga l’idea di dover apportare un cambiamento : gli arnesi che usa sono gli arnesi disegnati, forgiati, e costruiti dal sistema cosiddetto democratico che ne allarga l’uso e che ne fà partecipe anche a coloro che storicamente si sono sempre opposti alla ripartizione della ricchezza, che non è un caso, ma tale ricchezza la si riscontra anche e soprattutto nelle innovazioni e nella politica a favore delle classi più cospique e subalterne.Parlando male, le cosiddette ”mangiatoie” e lo spreco senza senso di denaro pubblico rappresentano quelle dell’antipolitica che oltre al favorire gruppi ed individui singoli tolgono risorse a favore dei più. E allora, le lacrime -diciamolo pure- appaiono le lacrime di coccodrillo,soprattutto da parte di chi porta la responsabilità politica di aver creato un partito che si è sottrattoal confronto con la gente, ed il pantano dove si trova oggi non poteva che essere chè questo dove si trova. L’alternativa ? L’alternatica è quella che la gente partecipi e faccia sentire il proprio peso all’interno delle stanza delle decisioni ed un partito serio che rappresenti una idea a questo deve servire, ed ogni effetto che ne possa derivare dipende da questo e forse solo allora vedremo che via via strada facendo non ci saranno più ” i si ma”, ed i ”purtroppo per adesso no, ma forse vedremo” e chi più ne ha più ne metta, anche perchè la gente nel suo complesso è proprio stufa di questo rimestare nella pentola e vuole i fatti.E l’attendibilità di chi li produca deve essere una attendibilità solida.Altro non esiste.
Nessuno può vietare il potenziamento della Firenze Arezzo Perugia Foligno Spoleto Terni Orte Roma, perché è il percorso più popolato, turistico, economico dell’Umbria già connesso al sistema altavelocità, sarebbe come deviare lalta velocità Torino Roma Salerno per La Spezia Pisa Roma. Poi c’è la questione aeroportuale del centro Italia che indica e impone la realizzazione del polo plurimodale più importante del centro Italia a sud di Firenze deviando la ferrovia Ancona Roma nei pressi dell’aeroporto; perché? Per una evidenza molto plateale che i futuri treni AV tra Ravenna Ancona Fabriano Foligno Roma tra Fabriano e Foligno correrebbero senza effettuare nessuna fermata; sarebbe una cavolata imperdonabile non riportare la centralità ferroviaria in Umbria; anche perché la variante manterrebbe in essere la storica ferrovia dove treni merci e regionali potrebbero continuare a percorrerla. È inaccettabile che alcuni sindaci della valle del Topino si oppongano, quando essi non verrebbero minimamente penalizzati
Vorrei porre una domanda al Sig. Trecchiodi sulla ragione-secondo lui- che alcuni Sindaci della Valtopina si oppongano a tale corretta decisione e di quale colore politico siano.Spero di avere una risposta certa ed in questo caso quale considerazione politica ne possa derivare da tale risposta che spero non mi lasci brancolare nel buio a chiedermi il perchè di tutto questo.Grazie.
La proposta di inserire l’aeroporto e l’area più popolosa, turistica ed economica dell’Umbria, sulla direttrice Ravenna-Ancona/Falconara- Perugia aeroporto-Foligno- Terni Roma, tramite la variante ferroviaria: Fossato di Vico – aeroporto/Ospedalicchio-Foligno fu discussa più volte alla Regione ed inserita nel PRT 2014-2024, come studio da comparare con il progetto di potenziamento della storica. Con la variante si sarebbe realizzato un’inedito percorso tirreno/adriatico, oltre a mantenere la funzione attuale come direttrice Roma Ancona. A questa proposta si opposero i comuni lungo l’attuale tratta: Fossato- Nocera Umbra- Foligno che nonostante non venissero serviti dai futuri treni ad altavelocità perché di popolazione non sufficiente, di ciò ne è testimonianza il Frecciargento Ravenna Roma che tra Fabriano e Foligno non effettua fermate intermedie. Altri oppositori, sebbene che da questa proposta non sarebbero penalizzati, anzi beneficiati dall’inserimento di una maggiore popolazione inserita sulla direttrice con il risultato di avere più treni, furono i comuni di Foligno e Spoleto. Le argomentazioni furono per Gualdo Tadino, Nocera Umbra e Valtopina: non accettiamo penalizzazioni perché la dorsale appenninica è in una crisi economica profonda, mentre per Foligno era una questione di prestigio in quanto avrebbero perso il nodo più importante umbro, a favore di Perugia; giustificazione inesistente perché la direzione territoriale RFI di Foligno sarebbe venuta a gestire una infrastruttura ferroviaria ben più importante, rappresentata dal triangolo ferroviario: Fossato di Vico- Perugia aeroporto-Foligno. I comuni che si opponevano erano di amministrazioni differenti facendo apparire più una questione di campanilismo che di ragionevolezza.
Per il Sig.Trecchiodi. Grazie della sua ricostruzione storicamente competente che chiaramente oggi in molte memorie popolari e di addetti alle decisioni manca del tutto, quindi la considero come un contributo alla ricostruzione dei fatti tramite la conoscenza. Da cittadino comune e non addetto ai lavori riguardo all’emissione della posizione su tale tema, siccome se non erro si parla di una arco di temporizzazione abbastanza lungo per uniformare tali decisioni che lei definisce ”contrastanti più per una visione campanilistica che altro ”, mi sembra che sia mancata la presenza di un discorso coordinatore che sovrasta i singoli comuni ma che la sua risposta alla fin fine non ne illumina le responsabilità politiche lasciando a questa categoria il ricondursi allo spezzettamento dei vari colori politici dei comuni. Tale analisi come giustamente lei osserverà-lascia il tempo che trova- perchè qui non siamo a caccia di accuse,ma se lei permette parlando dei ruoli la regione Umbra credo che ce li abbia avuti.O no ? Ecco, con nessuno scopo di colpevolizzare nessuno,ma io credo che se si lascino le cose in maniera inconcludente come indicazione-e qui si parla di politica- da parte degli organismi decisionali,si ha realizzi inevitabilmente una visione insufficiente dei problemi che invece una burocrazia mirata ed efficiente dovrebbe considerare e risolvere al fine di non ricadere nell’imbraca nelle prossime volte che i problemi si ripresenteranno e come si vede si stanno ripresentando.E le ”matasse” da sciogliere adesso competono ad amministrazioni di diverso colore ma i problemi da risolvere quelli sono e non è che siano variati perchè alla guida della regione ci siano forze politicamente diverse.E allora le responsabilità politiche credo che vadano pesate e non scavallate perchè se ieri il problema è stato lasciato incancrenire sotto una supervisione più in alto nella scala decisionale,oggi non si possa infierire su coloro che sono alla guida (e che secondo me anche loro si rigirano nelle proprie pastoie perchè lo si vede chiaramente che davanti ad un problema di chiarezza e di utilità incontestabile traccheggiano ed allora ci sarebbe anche da chiedersi il perchè traccheggino ).Non le pare ? In pratica di fronte ad un problema generale perchè qui si parla di sviluppo di territori o di lasciare che in detti territori ”cresca la muffa”,io mi chiedo : ma cittadini dove sono ? Non appare che il frastuono del loro silenzio possa ancora dare spazio alla ”muffa” ? I cittadini si dovrebbero mobilitare in massa per farsi sentire e scendere davanti alle sedi degli organi competenti chiedere tutto questo che rappresenta alla fine ”una forma di giustizia sociale”, ma con chiari intenti che sono quelli delle responsabilità politiche che non debbono essere dimenticati.E chi deve intendere intenda.