HO VISTO UN FILM: “FOGLIE AL VENTO”, VIAGGIO NEL RETROBOTTEGA DEL LIBERISMO

mercoledì 03rd, gennaio 2024 / 15:30
HO VISTO UN FILM: “FOGLIE AL VENTO”, VIAGGIO NEL RETROBOTTEGA DEL LIBERISMO
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Per vedere un film pluripremiato, ma consideato poco di cassetta perchè finladese, devi andare al Caporali di Castiglione del Lago. Le multisale difficilmente danno film del genere, anche se si tratta di film pluripremiati. Ieri, martedì 2 gennaio, soino andatoa a vedere “Foglie al vento” di Aki Kaurismäki. Che è, appunto, finlandese, non giapponese. Il film è recentissimo. Appena uscito. E’ recente anche l’ambientazione, perché in alcune scene la radio parla della guerra in Ucraina. E’ stato prenmioato al festival di Cannes e ha ottenut altri roconoscimenti internazionali. Ma è un film minimalista. Uno di quei film in cui succede poco o niente. E la storia è una storia “minima”. Gente comune, al limite del “marginale”. In una città qualunque di questa Europa. Nel caso specifico è Helsinki. Ma la parte probabilmente più periferica d Helsinki. I protagonisti sono un operaio metalmeccanico, un po’ ubriacone, che vive con altri compagni di lavoro in un container e il sabato sera va, quando può e quando ha voglia, in un locale in cui fanno il karaoke e una commessa di un supermercato che viene licenziata perché si portava a casa un panino scaduto che avrebbe dovuto essere gettato nella spazzatura. Anche l’operaio viene licenziato dalla ditta per cui lavorava e si trova senza casa. Entrambi trovano sì altri lavori, ma sempre lavori di merda, sottopagati e appesi ad un filo… Infatti finiscono nel giro di poco.

Le ambientazioni sono micidiali, veri e proprio pugni nello stomaco. Kaurismäki ci ricorda che nell’Europa del 2023 esistono posti di lavoro del genere. Tra muri di mattoni anneriti, ferraglia accatastata, ceneri, esalazioni, vessazioni dei “caporali”, supernercati dove la sera la gente va a prendere quello che le commesse devono getttare nell’immondizia…

Anche i pub, i cinema che i protagonisti frequentano sono posti tristi, dove campeggiano ancora i manifesti di Rocco e i suoi Fratelli e dei film co Brigitte Bardot. Ma non è solo per amore del vintage… Un film insomma che è una via di mezzo tra Ken Loach e il neorealismo italiano. Tra il realismo socialista (quegli ambienti di Helsinki sono in realtà molto “sovietici”) e Fellini o Godard… E infatti i dialoghi sono piuttosto surreali, dialoghi in cui la comunicazione è a monosillabi e poco più, il contesto è tetro, peggio delle casa povera del Ferroviere di Pietro Germi… L’ospedale stesso in cui l’operaio protagonista viene ricoverato dopo un incidente  somiglia agli ospedali di Chiusi o di Torrita di Siena, prima che fossero abbandonati per fare il Monoblocco di Nottola… Ma siamo nel 2023, non nel 1999. Aki Kaurismäki con questo film, al di là di certe atmosfere oniriche e magiche ci ricorda che esistono gli operai, e non solo quelli che lavorano in fabbriche bene organizzate, tecnologiche, ma anche quelli che ancora lavorano come lavoravano i carrozzieri nel 1965; che esistonole commesse dei supermercati e le cameriere dei pub che lavorano a giornata o a settimana… Che ci sono lavoratori che vivono bei containers  o in case ricavate nei sottoscala o sul retro dei capannoni… E che si tratta di gente che ha delle storie, che vorrebbe avere una vita normale come tutti, che se trova un cane randagio che rischia di finire in un canile per poiessere abbattuto, se lo porta a casa, lo lava e lo accudisce anche se non ha i soldi neanche per mettere insieme il suo pranzo con la cena, figuriamoci quello per il cane…

E’ un film “minimal” quello di Kaurismäki reso, sembra quai una piece teatrale, con tre-quattro attori. E niente altro.  Un film reso abbastanza ostico anche da quelle canzoni della colonna sonora (alcune famose) in finlandese, una lingua che con la musicalità ci litiga a prescindere. Ma per certi versi è un film straordinario, perché ci riporta coi piedi per terra. Laddove siamo. In mezzo a un mare di merda, di fuliggine, di ferraglia, in quella terra di nessuno che è il retrobottega del capitalismo attuale. Da vedere.

m.l.

 

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