EX SENATORE LEGHISTA PASSATO A FRATELLI D’ITALIA MANDANTE DI AZIONI PUNITIVE E ATTENTATI

lunedì 14th, agosto 2023 / 18:41
EX SENATORE LEGHISTA PASSATO A FRATELLI D’ITALIA MANDANTE DI AZIONI PUNITIVE E ATTENTATI
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Il 15 luglio 2018 5 colpi di pistola furono sparati contro la casa del giornalista Ario Gervasutti, a Padova. Uno si era andato a conficcare un metro sopra la testata del letto, nella camera di uno dei due figli di Gervasutti, ex direttore del Giornale di Vicenza, un altro aveva colpito l’anta dell’armadio, trapassando un cappotto. Uno era finito sul soffitto, due si erano fermati sul davanzale della finestra. Il figlio ventenne del giornalista era in camera, solo per un caso no fu colpito.  “Che un giornalista pesti i piedi a qualcuno è inevitabile, ma non comporta una intimidazione di chiaro stampo mafioso e malavitoso svolta da esperti del ramo. Questo è un avvertimento pesante. In una sorta di scala gerarchica delle intimidazioni, prima di sparare ci sono lettere intimidatorie, benzina sul portone… È andata bene che mio figlio non si fosse alzato per andare in bagno”. Così Gervasutti commentò l’accaduto a caldo.Il giornalista padovano parlò di “chiaro stampo mafioso e malavitoso”. Dalle indagini è emerso che dietro quell’avvertimento (ma poteva essere anche un attentato) c’era la mano della ‘Ndrangheta e che il mandante era addirittura un ex senatore leghista, oggi di Fratelli d’Italia, il vicentino Alberto Filippi di 57 anni.

La circostanza emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Venezia, coordinata dai sostituti procuratori Lucia D’Alessandro e Stefano Buccini, a carico di 43 persone accusate di associazione mafiosa di stampo ’ndranghetista. Secondo la ricostruzione dei due pm, Filippi avrebbe “incaricato, dandogli un compenso in denaro, Santino Mercurio (un altro indagato, 65 anni, calabrese di Capo Rizzuto, ndr), di compiere un atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore del Giornale di Vicenza”.  Come aggravante l’obiettivo di “voler agevolare l’attività del sodalizio mafioso, accrescendone la capacità operativa, economica e la forza di intimidazione funzionale ad assicurare le condizioni di vantaggio nel controllo del territorio da parte dell’organizzazione criminale di appartenenza”.

Alla base della spedizione punitiva nei confronti di Gervasutti, alcuni suoi articoli su una operazione commerciale collegata ad alcuni terreni in provincia di Vicenza. Terreni di proprietà di Filippi, titolare della società Unichimica di Torri di Quartesolo. Un cambio di destinazione d’uso avrebbe potuto preludere alla realizzazione di un centro commerciale vicino al Centro servizi intermodali. Tutto questo 8 anni prima dell’attentato del 2018.
Filippi è accusato anche di essere il mandante di un’altra spedizione punitiva, contro la ditta Toscolapi srl con sede a Pisa. Avrebbe pagato 20 mila euro per far incendiare nel luglio 2019 un furgone della società toscana e del materiale stoccato nella sede dell’azienda.

Il senatore Filippi ha militato per quasi vent’anni nella Lega Nord con vari incarichi politici e amministrativi.  Nel 1994 divenne assessore Dal 2006 al 2008 è stato deputato della XV legislatura. Nel 2008 fu eletto senatore e divenne vicepresidente della commissione esteri. lasciò la Lega nel 2011 quando venne a galla l’affare Cis e la Provincia bloccò la possibilità di realizzare un centro commerciale sui suoi terreni. Venne sospeso e il consiglio federale ne decretò l’espulsione. Dapprima aderì al gruppo parlamentare di Coesione Nazionale, poi alla Destra di Francesco Storace di cui divenne rappresentante regionale. Poi portò in dote il movimento a Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.  Qualche settimana fa Filippi ha partecipato a una cena a Venezia assieme al ministro all’agricoltura Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, anche se oggi non riveste alcun incarico pubblico.

Il fatto è inquietante, non solo per il ricorso alla intimidazione “armata”, per zittire o vendicarsi di un giornalista, da parte di un politico o ex politico, non proprio marginale, ma perché porta a galla ancora una volta la melma di rapporti frequenti tra politica e organizzazioni malavitose. E non in Calabria o in Sicilia, terre di Ndrangheta e mafia per antonomasia, per nel laborioso nord est. E mette in luce un altro aspetto poco rassicurante: per anni, la destra missina e post missina sembrava essersi tenuta a distanza dalle mafie (Paolo Borsellino, per dire, aveva simpatizzato per il Msi), mostrandosi diversa in questo da altre componenti della destra. Da qualche tempo non è più così, ora che le destra sono al governo emergono non solo rigurgiti e suggestioni neofasciste, ma anche sempre più speso retroscena di questo tipo. E anche la Lega non ne esce bene. Vero che espulse Filippi, quando non era più difendibile o quando egli se ne distaccò, probabilmente facendo anche un po’ di chiasso., ma prima il buon Filippi, uno che paga i sicari per compiere azioni punitive se lo è tenuto in casa per un be po’…

M.L.

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