IL BINOMIO VIRTUOSO TRENO-BICI, UNA RAGIONE IN PIU’ PER DIFENDERE E VALORIZZARE LA STAZIONE DI CHIUSI

IL BINOMIO VIRTUOSO TRENO-BICI, UNA RAGIONE IN PIU’ PER DIFENDERE E VALORIZZARE LA STAZIONE DI CHIUSI
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“Sono numeri da record: lo scorso anno la bici è stata la compagna di viaggio di 6,3 milioni di turisti in Italia. Tra loro 1,9 milioni si sono dichiarati veri e propri cicloturisti. Un movimento a pedali che si è tradotto in 7,4 miliardi di spesa. La durata media di un viaggio in bici è stata di 11 giorni. Meta preferita l’attrezzatissimo Trentino-Alto Adige, nuova tendenza tra gli italiani la Sicilia”. Così si legge in un servizio di Repubblica sul tema. 
Ma anche Toscana e Umbria sono in questo senso tra le regioni più apprezzate e frequentate. Manifestazioni come L’Eroica o il Tuscany Trail vedono la partecipazione di migliaia di amanti del pedale. Molti altri scelgono le località di mare, dove sono frequenti anche le piste ciclabili. Nell’Adriatico si può andare in bici da Trieste a Santa Maria di Leuca. Le nuove bici a pedalata assistita, con batteria elettrica, aiutano molto e stanno diventando un must perché consentono di arrivare anche su percorsi che solo con la forza delle gambe sarebbe difficile fare.
Basta vedere una tappa del Giro d’Italia o del Tour de France sulle Alpi per rendersene conto.
Molto frequentate dai cicloturisti anche le città d’arte, grandi e piccole. Siena e Perugia per esempio. La città del Palio spinta anche dalla citata Eroica e dalla “Strade Bianche” una classica ormai, che fa concorrenza alla Parigi-Roubaix. Vanno forte, per quanto riguarda il cicloturismo, anche i centri minori. Che poi quanto a storia, architettura, paesaggio, tanto minori non sono: si pensi a Montepulciano, Pienza, San Quirico d’Orcia o Cortona… Chiusi stenta, eppure oltre ai musei, al lago, ad una cattedrale rilevantissima, alle catacombe paleocristiane ha anche una importante ciclovia.
A  Chiusi Scalo infatti comincia il Sentiero della Bonifica che corre verso nord fino ad Arezzo sugli argini dei canali e sulle strade della grande opera idraulica di fine ‘700, ma da Chiusi si può andare anche verso sud, proseguendo fino ad Orvieto. Più di 100 km n tutto.
E a Chiusi molti cicloturisti arrivano in treno, decine ogni giorno. Dormono negli alberghi vicini alla stazione e poi partono per le loro destinazioni. Alcuni verso la Valdorcia, altri verso Montepulciano, altri ancora verso Città della Pieve o San Casciano Bagni oppure verso il mare:  per Chianciano, Montalcino, Paganico, Grosseto o per Celle sul Rigo, Acquapendente, Sorano, Pitigliano, Valentano, Montalto di Castro…
Lo definiscono turismo slow… E anche low cost. Ma questo è vero fino ad un certo punto, perché le bici costano, intorno alle bici c’è un indotto non proprio trascurabile e poi pedalare su e giù per viottoli, strade sterrate, tornanti tra calanchi e cipressi, mette appetito. E “i cicloturisti quando si fermano mangiano ognuno come tre persone normali” (l’espressione è di uno di loro) e lo fanno tutte le sere, in luoghi diversi… Non tutti (anzi pochissimi) dormono nelle canoniche o con il sacco a pelo sotto un porticato.  I più scelgono Bed&Breakfast, agriturismi, case vacanze, ma anche pensioni, alberghi e campeggi.
Il lago Trasimeno, e anche il lago di Chiusi sono altre due mete piuttosto ambite, con numeri diversi, ovviamente.
Sui  cicloturisti il taglio delle fermate del Frecciarossa alla stazione di Chiusi incide poco. Non sono le Frecce i treni giusti per portarsi appresso la bicicletta, ma quello degli IC sì… I due di cui è stata annunciata la cancellazione, erano usati da gente che poi tornava a nord percorrendo la Romea Germanica, l’antica strada medievale che portava al porto di Stade (Amburgo) e che passa da questo territorio (Città della Pieve, Paciano, Villastrada e poi su verso Cortona e l’Appennino fino a Ravenna e poi al Brennero…),per esempio.
La stazione di Chiusi è – e può diventarlo sempre più- un approdo fondamentale per questo tipo di turismo slow, per un territorio vasto che va dal Trasimeno alla Valdorcia,  dalla Valdichiana all’Amiata, fino alle “città del tufo” e al mar Tirreno. Un territorio che ha radici comuni (gli etruschi), è stato crocevia importante in epoca romana  e longobarda, ha grandi esempi di architettura medievale e rinascimentale e grandi opere d’arte da vedere. Si pensi al Perugino, al Signorelli, a Piero della Francesca, ai grandi del ‘300 senese. ad Antonio da Sangallo, a Baldassarre Peruzzi, a Ippolito Scalza,  al Vignola. Gustare questi tesori, bagnarsi nelle acque calde di San Casciano a due passi dal Santuario ritrovato in cui più di 2000 anni fa etruschi e romani convivevano in armonia, o a Bagno Vignoni e San Filippo, assaggiare un panino con la finocchiona e il pecorino di Pienza o di Manciano con un bicchiere di Nobile di Montepulciano o di Morellino di Scansano, dopo aver fatto 50-100 km in sella ad una bici è una sensazione probabilmente irripetibile.
Usare il treno per coprire delle tratte tra una pedalata e l’altra è una scelta intelligente, ecologica, che aiuta a dosare le forze e a scoprire territori inusitati. E di treni adatti a questo scopo e ne sono: sulla Firenze-Roma,sullal inea per Siena, sulla Sinalunga-Arezzo…
Penalizzare la stazione di Chiusi-Chianciano, l’unica che ha la connessione tra la direttissima AV, la linea Firenze-Roma e la linea Chiusi-Siena-Empoli, senza fare un passo ed ha anche a pochi metri autolinee, taxi, agenzie di noleggio auto e furgoni e noleggio bici, alberghi e ristoranti,  è per tutto ciò che abbiamo detto finora, un delitto da sicari prezzolati. Una cosa che va contro ogni logica di mercato  e contro ogni logica di transizione green e di turismo eco-sostenibile… Oltre che contro ogni logica di tutela delle realtà minori e periferiche, dei territori ricchi di storia e di arte, ma fuori dai grandi circuiti.
Anche questo del binomio treno-bici e del turismo in bicicletta è uno dei motivi per cui vale la pena battersi per valorizzare la stazione di Chiusi-Chianciano e per togliere dal corridoio quella mucca ingombrante e pericolosa della stazione in linea che su questo terreno non servirebbe assolutamente a nulla.
m.l.
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