TAVERNELLE, IL CORAGGIO DEGLI OPERAI: LA TRAFOMEC PASSA AD UNA COOP DEGLI EX DIPENDENTI

TAVERNELLE, IL CORAGGIO DEGLI OPERAI: LA TRAFOMEC PASSA AD UNA COOP DEGLI EX DIPENDENTI
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TAVERNELLE – Svolta per il futuro della Trafomec di Tavernelle. Una cooperativa tra ex lavoratori della fabbrica rileva un ramo dell’azienda e continuerà dunque la produzione di trasformatori. L’aggiudicazione ufficiale è stata comunicata lunedì scorso.

Il nuovo soggetto imprenditoriale si chiama Trafocoop, è una cooperativa, appunto, costituita da 31 dipendenti della fabbrica sui 45 totali che erano in forza al momento della chiusura, con la dichiarazione di fallimento della proprietà cinese, nel settembre scorso  e con l’imprenditore Xiang Xiong Cao diventato letteralmente uccel di bosco, lasciando una scia di stipendi e salari non pagati e debiti ingenti per l’affitto dei capannoni e le utenze… Importi per alcuni milioni di euro. Una situazione drammatica apparentemente senza uscita per quella che era stata per qualche decennio una delle aziende leader della Valnestore, fiore all’occhiello di un’area tra le più industrializzate dell’Umbria.

A presentare l’istanza di fallimento erano stati proprio i lavoratori. che in seguito all’accoglimento dell’iostanmza da parte del Tribunale si son visti assegnare il ramo di azienda da parte della gestione commissariale.

Insomma una scommessa in piena regola, un’azione coraggiosa da parte delle maestranze che hanno deciso di scendere in campo direttamente per salvare il proprio posto di lavoro. Non tutti ci hanno creduto, una quindicina ne sono rimasti fuori, ma la maggioranza ci ha messo la faccia, il cuore e le speranze, oltre alla determinazione e alla voglia di vinc erla la scommessa…

Il sindaco di Panicale Giulio Cherubini esprime soddisfazione e sostegno ai lavoratori: “Come istituzioni non possiamo che ringraziare i 31 soci e il mondo cooperativo che ha sostenuto questo percorso. È stata una fase molto molto complessa, nel corso della quale territorio e istituzioni, anche regionali, hanno sostenuto un percorso territoriale in cui erano chiari gli elementi di salvaguardia. Questa era l’unica proposta seria per il mantenimento del marchio Trafomec, ed è stata l’unica volta che le sorti del marchio sono state prese in mano dal territorio, mentre spesso chi è arrivato da fuori non ha fatto gli interessi di Trafomec». Cherubini lancia anche un appello «a tutte le forze socioeconomiche del territorio affinché sostengano la sfida dei nostri concittadini». In effetti quella della Trafomec è stata una crisi imprenditoriale non di mercato. La proprietà ha vissuto una serie di avvicendamenti tra avventurieri, da Caraffini al cinese Cao, che hanno succhiato risorse come idrovore per poi sparire nel nulla…

L’impegno diretto dei lavoratori riuniti in cooperativa per salvare una fabbrica non è una novità, ci sono centinaia di esempi anche in Umbria e nella vicina Toscana, è una strada che di fronte alla fuga e al disimpegno dei “padroni” e dei manager, le maestranze hanno spesso percorso, a volte con successo, a volte no. Certo, adesso la Trafocoop dovrà presentare un Piano Industriale serio, dovrà trovare finanziamenti che ne assicurino la necessaria liquidità per far fronte alle spese correnti (affitti, utenze, macchinari, materie per la produzione), dovrà riconquistare fette di mercato che l’azienda aveva, ma che nel frattempo sono andate perdute… Servirà, come dice il sindaco Cherubini l’apporto delle istituzioni anche in questa seconda fase, servirà probabilmente l’intervento degli enti preposti allo svilyuppo industriale della regione, come Gepafin e Sviluppumbria…

Non tutti, in Valnestore, sono concordi al 100% sulla bontà dell’operazione Trafocoop. Che la CGIL non sia affatto convinta di questa soluzione è un fatto noto pubblicamente, mentre la CISL il progetto cooperativa lo ha appoggiato fin dall’inizio. Che la sfida sia estremamente difficile, non lo nega nessuno. Non manca, allo stesso tempo, però, chi fa notare che fino ad oggi da parte di imprenditori privati non sono state avanzate proposte credibili, ma solo speculative, del tipo: “chiudo e mi porto a casa quello che più mi fa comodo”.

Chi vede il bicchiere mezzo pieno sostiene che intanto la soluzione che si va profilando della cooperativa fa rimanere la una azienda e un marchio importante sul territorio della Val Nestore, un fatto questo da non sottovalutare, vista la desertificazione industriale che questo angolo di terra umbra ha subito a seguito della globalizzazione negli ultimi decenni. Poi l’aspetto occupazionale: 31 posti di lavoro in una fabbrica metalmeccanica non sono molti, ma sono un punto di partenza non disprezzabile. Ovviamente con la prospettiva di aumentarli. Infine c’è l’indotto che una fabbrica comunque rilevante (quante ce ne sono con più di 30 dipendenti ne territorio?) può ricreare, come ha sempre fatto in passato, fra trasporti, manutenzioni, economia spicciola nel luogo che i 31 stipendi può generare…
Diciamo, senza farsi troppe illusioni, che in ogni caso la notizia di una cooperativa di dipendenti che rileva una azienda dichiarata fallita, è la notizia di un atto di coraggio, di lotta e di speranza. Ed è anche la notizia dell’assunzione di responsabilità da parte di una parte di società, gli operai e gli impiegati, data per morta e sepolta. Non è una cattiva notizia. Tutt’altro.
Renato Cassioli
Marco Lorenzoni
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