I 50 ANNI DELL’AUTODROMO DI MAGIONE
MAGIONE – Motori che rombano, bandiere a scacchi, odore di olio e benzina, auto che sfrecciano. Con una settimana di ritardo a Magione si è celebrata oggi una pasqua speciale. La Pasqua del Pilota. Rito officiato non in chiesa, ovviamente, ma sul circuito dell’Autodromo dell’Umbria. Una Pasqua speciale due volte, perché quest’anno ricorrono i 50 anni esatti dall’inaugurazione dell’autodromo, avvenuta il 7 aprile del 1973. Da allora la Pasqua del Pilota di Magione è diventata un appuntamento fisso, tradizionale. Un must per gli appassionati del motorismo, sia su 4 che su 2 ruote.
L’Umbria, forse per la vicinanza geografica alle Marche e alla Romagna, terre di motori, ha sempre avuto una certa tradizione sia automobilistica che motociclistica: Libero Liberati, pilota di moto campione degli anni ’50, morto in un incidente mentre si allenava su una statale era di Terni; la scuderia Coloni, che ha gareggiato anche in F1 tra il 1987 e il 1991 e poi ha proseguono con la Formula 3000 e GP2 Series in società col pilota di Formula 1 Giancarlo Fisichella, è di Tuoro sul Trasimeno. Castiglione del Lago ha ospitato per anni prima sul poggio del centro storico, poi a Gioiella gare nazionali e internazionali di Motocross…
Ad avere l’idea di realizzare l’Autodromo di Magione nel 1972 fu la locale Scuderia Carpine, in particolare un gruppo di soci della stessa: Lorenzo Rondini, Giulio Capolsini, Umberto Mannocchi, Paolo Bietoloni, Gianni Moretti, Francesco Terradura e Giuseppe Tarpani, che iniziarono i lavori per la costruzione un piccolo circuito su un terreno di proprietà di uno di loro nella valle di Bacanella, appena fuori dell’abitato lungo la strada che porta a Perugia.
In poco tempo la pista magionese, pur misurando solo 1.650 metri, diviene un impianto di rilevanza nazionale ed è teatro di sfide importanti in tutte le categorie automobilistiche, dai campionati italiani ai vari trofei monomarca, tipo la Formula Renault o, più recentemente, il “Trofeo Alfa 33”, fino a centinaia di gare club, ma anche manifestazioni itineranti come la Coppa Italia Autostoriche o il Giro d’Italia. L’impianto è stato sempre apprezzato ed è apprezzato per la sua tortuosità che richiede una guida molto tecnica, che esalta la competizione e lo spettacolo. Una grande tribuna coperta, capace di contenere 3.000 spettatori favorisce la visibilità delle gare.
Dal circuito di Magione sono passati piloti importanti come Elio De Angelis, Michele Alboreto, Enzo Coloni, ma anche Nannini, Patrese, Gilles e Jacques Villeneuve, Ghinzani, Badoer, Massa, Paletti; e per le moto Rossi, Uncini, Papa e Biaggi…
La struttura dalla fine degli anni ’70 ha assunto la denominazione Autodromo dell’Umbria, è passato dalla gestione della Scuderia Carpine a quella dell’ACI e delle istituzioni locali ed è intitolato al pilota motociclistico ternano Mario Umberto Borzacchini.
Annoverando Magione ed il suo autodromo ritorno con la mente indietro nel tempo quando a Chiusi Stazione iniziò alla fine degli anni ’60 una sfrenata passione per l’Automobilismo Sportivo che era seguita a quella che nella zona era stata la passione delle corse su strada tipo la Mille Miglia che oggi è diventata un defilèe storico ma che prima era una gara su strada conosciuta in tutto il mondo e che corse il rischio di essere stoppata dall’incidente di Alfonso De Portago a Guidizzolo di Mantova che fece 11 vittime in totale.Di questo fatto,tu stesso Marco hai costruito una rappresentazione teatrale che mi piacque moltissimo proprio perchè riuscì a fissare mirabilmente l’aria mitica che correva in quegli anni anche nelle perifere e nei paesi dell’italia quando passava la Mille Miglia, un aria che conteneva quei sussulti che erano stati frenati dalla guerra e che adesso riprendevano forza non avendo accanto i foschi motivi di quello che era stato il conflitto mondiale ed un aria liberatoria riusciva ad esaltare le persone al punto che sembrava possible ogni cosa. A questo proposito recentemente ho scoperto in archivio due rotolini fotografici dei quali non conoscevo l’esistenza scattati da mio padre fotografo durante le sue lunghe stagioni passate in Sicilia facendo fotografie per cartoline.Ci sono foro relative alla Targa Florio che si dipanava sul circuito delle Madonie.Ho prodotto alcune stampe e sono dei bellissimi soggetti che nelle raccolte di centinaia e centinaia di foto riguardanti l’automobilismo sportivo che ho in archivio fatte dai migliori fotografi del mondo come Bernard Cahier, Franco Lini ed altri messe al confronto non sfigurano davvero ed integrate poi con altre fatte stampare in Australia e che mi sono costate un occho della testa con le quali sarebbe una bella cosa farne una mostra per la prossima estate, sulla falsariga di quella che ho già fatto l’anno scorso in una sola serata sul tema della 24 ore di Le Mans degli anni ’60 e ’70 a Paciano per la Pro Loco.Nelle foto reperite in Australia ci sono campioni del calibro di Stirling Moss,Jan Manuel Fangio, Mike Hawthorne, Von Trips,John Surtees e Graham Hill e tanti altri, una vera saga anni ’60 che i giovani di oggi non hanno vissuto in un periodo considerato veramente mitico dell’automobilismo sportivo, quando anche la generazione più anziana della mia a quel tempo si cimentava nelle domeniche a pericolose corse nelle strade dei paesi circonvicini e quando la sera al bar chi possedeva una macchina(e non erano tanti a quell’epoca) ingaggiava discussioni e soprattutto scommesse su quanto impiegasse per esempio per arrivare a Perugia od in altre luoghi e perfino a Roma. Cose che se fatte oggi si rischierebbe la galera senza nessun indugio…ma l’aria che tirava era quella del ” Castrol Ricinato e delle corse alle due di notte nelle caldi estati per non incontrare traffico….Chiusi ha visto anche questo ed oggi rassomiglia al deserto dei tartari anche in piena estate. Sarebbe veramente molto bello produrre una esposizione pubblica di queste immagini oppure farne motivo di serate di reminiscenza piacevole di quei momenti di socialità che sono stati gli anni ’60 e ’70 con i vari personaggi di Chiusi, spesso eccentrici e fuori dalle righe e che oggi sono scomparsi ma che hanno segnato un epoca.