CONDANNATO A 16 ANNI PER TRAFFICO DI DROGA IN PERU’, RICCARDO CAPECCHI ASSOLTO IN SECONDO GRADO. PER IL FOTOGRAFO CASTIGLIONESE E’ LA FINE DI UN INCUBO
CASTIGLIONE DEL LAGO – Buone notizie dal Perù. Il fotografo castiglionese Riccardo Capecchi condannato nell’ottobre scorso a 16 anni di carcere nel paese sudamericano, è stato assolto nel processo di secondo grado.
Il giovane, che si è sempre dichiarato innocente, era stato ritenuto complice di una banda accusata di traffico internazionale di droga. I fatti risalgono al 2019, anno in cui Capecchi venne arrestato. Da allora è rimasto 9 mesi in carcere e due anni ai domiciliari domiciliari, poi e in libertà vigilata. con divieto di lasciare il Perù durante il processo.
Un incubo vero e proprio da cui sembrava che il fotografo non potesse più uscire… Una storia da film. Solo che non era un film.
Nell’ambito dell’inchista che ha visto coinvolto anche Riccardo Capecchi la polizia peruviana sequestrò 290 kg di cocaina e arrestò 9 persone: di quella presunta organizzazione, secondo l’accusa avrebbe fatto parte anche il giovane castiglionese. L’unico, insieme a un altro connazionale italiano, ad essere stato assolto oggi.
«Nessuno mi restituirà indietro questi quattro anni – sono le parole di Capecchi -. È stato messo finalmente un punto a questa vicenda che mi ha tenuto lontano dalla mia famiglia che ha sofferto e dall’Italia per quasi quattro anni. Mi sono ritrovato in una situazione surreale senza aver fatto niente. Il carcere del Perù? Un luogo orribile». Così scrive Umbria 24, testata on loine perugina che ha sentito Capecchi appena dopo la sentenza di assoluzione in appello.
A Castiglione del Lago si era costituito un Comitato che ha promosso iniziative e sit-in per chiedere “verità per Riccardo”. Oggi Paolo Brancaleoni, uno dei promotori così commenta l’assoluzione:
«Il giudice ha accettato tutte le prove prodotte e la Correttezza dimostrata da Capecchi per quasi 4 anni da ostaggio in Perù. Abbiamo sempre creduto nella sua innocenza e nella sua correttezza. Abbiamo ritrovato da uomo libero un nostro ragazzo che aveva accettato un lavoro il Perù. Tutti insieme abbiamo vinto una grandissima battaglia per un ragazzo a cui tutti vogliono bene».
Capecchi era da alcuni mesi tornato a Castiglione del Lago, partito dal Perù con il proprio passaporto, che nessuno gli aveva mai ritirato, poche ore prima della sentenza di condanna in primo grado. I giornali di Lima parlarono di fuga per evitare la galera, ma il fotografo, pur rimanendo chiuso in casa, senza troppi clamori, non ha mai avallato tale versione. Né evasione, né fuga. Solo un ritorno in patria, sfruttando l’unica possibilità che aveva, quando ormai era chiaro che il Tribunale lo avrebbe condannato.
In caso di condanna anche in secondo grado le autorità peruviane avrebbero potuto chiederne l’estradizione. E’ andata bene, è arrivata l’assoluzione e con essa la fine dell’incubo.