BOOM DI TURISTI OVUNQUE NEL WEEK END DI PASQUA. SOLO CHIUSI E’ RIMASTA UN DESERTO… SONNINI ABBIAMO UN PROBLEMA

BOOM DI TURISTI OVUNQUE NEL WEEK END DI PASQUA. SOLO CHIUSI E’ RIMASTA UN DESERTO… SONNINI ABBIAMO UN PROBLEMA
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CHIUSI – Il week end pasquale ha fatto registrare il tutto esaurito quasi ovunque nel nostro territorio. Non c’è stato Tg nazionale o regionale che non abbia fatto vedere le folle oceaniche o quasi che hanno peso d’assalto le città d’arte, ma anche i luoghi “cult” come la Valdorcia o il Lago Trasimeno. Oltre alle città del vino o note per altre leccornie…

In effetti sia il giorno di Pasqua che il lunedì di Pasquetta  hanno visto Montepulciano, Cortona, Orvieto, Pienza, Castiglione del Lago letteralmente invase da turisti e visitatori. Il clima incerto e la temperatura ancora bassa rispetto alla media stagionale, tanto da consigliare ancora il piumino o il maglioncino pesante, non ha favorito il classico pic nic e quindi pieni all’inverosimile anche ristoranti, osterie, bar, bistrot, vinerie e punti ristoro… 

Presenze massicce anche a Città della Pieve, Panicale, San Quirico d’Orcia, Castelnuovo Berardenga e Montalcino dove il vino è un attrattore formidabile perfino a Radicofani e Buonconvento si è vista una buona affluenza e così a San Casciano Bagni e alle “terme naturali” di Bagni di San Filippo o Bagno Vignoni. Ai cipressini simbolo della Valdocia, a San Quirico, sono dovuti intervenire i carabinieri per gestire il grande afflusso di gente e di auto…

In questo panorama positivo, che segna anche il ritorno alla vita normale, dopo tre anni segnati dal covid e dalla paura, con buoni affari anche per gli operatori dell’accoglienza, stride solo il dato di Chiusi, che è rimasta desolatamente vuota e triste come il deserto dei tartari o le ghost town del far west. Paradossalmente c’era più gente in giro sotto il lock down, perché la gente non andava fuori  e passeggiava, per quanto possibile, intorno al giardino di casa…  Adesso tutti altrove, vicino o lontano, ma altrove.

Chiusi e il turismo, anche quello domenicale e delle feste ricordate, sembrano due rette parallele destinate a non incontrarsi mai. Eppure Chiusi pur non avendo il Brunello o il Vino Nobile, e non essendo una “perla del ‘500” come Montepulciano, non è che sia solo un paese di frontiera, nato e cresciuto intorno ad una stazione ferroviaria. Chiusi non ha meno “tesori” di Radicofani, di Castelnuovo Berardenga, di Buonconvento, ma nemmeno di Castiglione del Lago, di Panicale, di Pienza o Città della Pieve. Se mai ne ha di più, ha più storia e più storie da raccontare, ha più stratificazioni culturali (gli etruschi, i romani, i longobardi, poi il medioevo, la Repubblica di Siena.. perfino sull’epoca napoleonica, il risorgimento e l’epoca pre fascista e fascista ha molte cose che altri paesi limitrofi neanche si sognano. Nella seconda guerra mondiale è stata uno snodo importante, con una battaglia epocale e una resistenza attiva… E’ anche più facilmente raggiungibile, ha un lago dove si può godere del paesaggio e di piatti tipici lacustri che è possibile mangiare solo a Chiusi e al massimo in qualche località del castiglionese…..

Eppure Chisui non solo non decolla, ma sembra una città dimenticata da Dio e dagli uomini. Vuota, triste solitaria y final, come direbbe Osvaldo Soriano. Sembra una città della Patagonia, non della Toscana meridionale fotografata, celebrata, assurta a set cinematografico e televisivo permanente.

Ha in mano carte importanti per entrare nelle celebrazioni del Perugino, in corso per tutto il 2023, ma neanche prova a farsi sentire. Una desolazione l’assenza di turisti e visitatori, i bar e i locali chiusi, ma ancor di più lo è la desolazione culturale, il silenzio-assenza (che è peggio del silenzio-assenso) di chi dirige la baracca: il Comune, i partiti, le associazioni imprenditoriali e culturali…  E’ evidente che se tutti gli altri paesi dei dintorni almeno nelle giornate clou riescono a fare numeri importanti e Chiusi, al contrario, resta un deserto, a Chiusi qualche problemino c’è.

Qui non si tratta di gettare la croce addosso all’amministrazione attuale o a quelle precedenti, alla Curia, ché  anch’essa non valorizza i patrimoni di cui dispone come dovrebbe… ma il problema è evidente e riguarda tutti. Dal Comune alla Soprintendenza che tiene le tombe etrusche chiuse al pubblico per mancanza di personale, dalla Pro-Loco alle associazioni cittadine. Riguarda le scuole che non formano una coscienza civica e una “attaccamento alla città” nei ragazzi, riguarda i partiti politici che parlano sempre d’altro, senza dire mai niente.

Ormai  il vaso di Pandora chiusino è scoperchiato. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Far finta di niente, mentre gli altri brindano ai successi, non solo fa rabbia, ma è un atteggiamento pericoloso. Minimizzare gli insuccessi e il nulla cosmico che circonda una città che è stata una capitale, che tra quelle dei dintorni è l’unica citata da Dante della Divina commedia, che ha a che fare – lo abbiamo scritto più volte di recente – con due dipinti tra i più famosi e celebrati al mondo, uno del Perugino e uno di Raffaello, non trova giustificazione.

Possibile che di fronte ad una debacle del genere l’assessore alla cultura, quello al commercio, la Fondazione Orizzonti, il Gruppo Archeologico, le associazioni culturali che pure nel loro ambito si danno da fare (vedi il GEC con il Lars Rock Fest o l’officina creativa…) non abbiano niente da dire? Possibile che a nessuno venga in mente di riunire tutte le forze disponibili intorno ad un tavolo e discutere del perché Chiusi non decolla e non attrae nemmeno la gente di Po’ Bandino?

Più di dieci anni fa, era il 2011 per la precisione, come primapagina lanciammo l’idea degli “Stati generali della cultura”, cioè di una discussione larga, con e tra tutti i soggetti interessati, sul chi siamo e che fare. Nessuno l’ha voluta mai fare quella discussione. Oggi siamo in una situazione peggiore, e non di poco, rispetto al 2011. Ci vogliamo riprovare? Così Chiusi non può andare avanti. Così la città muore di inedia e di solitudine. Il declino ci sta, è anche un prodotto della storia,  dei cambiamenti del mondo, l’indifferenza rispetto alla desertificazione è peggio del declino. Denota il fatto che a Chiusi c’è gente che pensa che sia normale tutto ciò, che di più non si può fare e non si può avere. Cioè c’è gente che pensa che Chiusi sia uguale a Fabro o a Radicofani. E meno attrattiva di Buonconvento. E questo è un errore da matita blu. Da bocciatura senza appello. Anche alle elementari.

m.l.

 

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