STORIE DI PALLONE E NON SOLO: IL TERZINO E IL DITTATORE, OVVERO IL CORAGGIO DEL CONIGLIO

sabato 04th, marzo 2023 / 10:36
STORIE DI PALLONE E NON SOLO: IL TERZINO E IL DITTATORE, OVVERO IL CORAGGIO DEL CONIGLIO
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Nello spettacolo teatrale Bianco Rosso e Nero allesche come primapagina allestimmo nel 2012 c’era una scena in cui un ragazzo racconta a suo padre, mentre guardano una trasmissione sul calcio in tv, la storia di Jorge Carrascosa, il terzino dell’Argentina che rifiutò la convocazione e rinunciò a giocare il Mondiale ’78, per non fare un favore alla Giunta Militare che aveva preso il potere e governava il suo Paese con una dittatura feroce. I due parlano anche del gesto diciamo così “irriverente” del centravanti dell’albiceleste campione, Mario Kempes, durante la premiazione. Ultimo della fila Kempes quando si trattò di stringere la mano al generale Videla, con nonchalance si girò dall’altra parte e non strinse la mano a nessuno…

Più tardi il goleador della finale (ne aveva segnati due Kempes) disse che non fu un gesto studiato, che non voleva mandare messaggi politici, che era stato distratto dalla folla… Ma erano tempi duri e anche i calciatori dovevano in qualche modo adeguarsi: essere presi di notte, pestati a sangue e torturati in un garage, caricati su un aereo e scaricati nell’oeano era un attimo ai tempi di Videla in Argentina…

L’allenatore della nazionale biancoceleste Luis Menotti, detto el flaco aveva “caricato” i suoi giocatori prima della partita, indicando la tribuna d’onore dove sedevano i generali: “Giochiamo e vinciamo per alleviare le sofferenze del popolo, non per quei figli di puttana!”. E così fu, l’Argentina batté la grande Olanda di Crujiff e Neeskens e vinse.

Ma c’è un’altra stretta di mano, dopo quella mancata di Mario Kempes, immortalata in una foto, pochi minuti dopo. Una foto scattata negli spogliatoi dove Videla era sceso per salutare i giocatori campioni del mondo e complimentarsi per la vittoria. Lo scatto immortala uno di loro, Alberto Tarantini, terzino sinistro, capelli ricci e chiare origini italiane che a torso nudo stringe la mano al dittatore. Strano, perché Tarantini oltre che un buon giocatore era anche un oppositore del regime e non aveva mai nascosto le sue idee. Beh, anche quella foto, come il gesto “istintivo” di Kempes, nascondeva un’azione ribelle, ma in questo caso studiata, pensata, voluta. La spiegazione la fornì proprio lo stesso Tarantini, quando qualcuno gli fece notare l’incongruenza tra le sue posizioni politiche e quella stretta di mano a Videla.

L’episodio lo ha raccontato su Fb lo scrittore Fabio Casalini ripubblicando anche la foto. Ecco come il terzino argentino spiegò l’incongruo gesto: «Mentre Videla inizia il suo giro di saluti guardo Passarella e gli dico: scommetti 1.000 dollari con me che prima di stringergli la mano mi metto la mano nelle palle e la tolgo solo al momento di stringere la sua? Passarella accettò la scommessa. Videla vide benissimo dove tenevo la mano e appena prima di stringerla diedi un’altra bella sfregatina, ma la stanza era piena di fotografi e a quel punto non poteva tirarsi indietro! Per la cronaca: Passarella, ad oggi, deve ancora darmi i 1.000 dollari.» 

Forse non li prenderà più i 1.000 dollari da Passarella il coraggioso Tarantini, che con quella “sfregatina di palle” irrise il dittatore e quasi lo sfidò. Ma in quel momento, dentro lo spogliatoio dell’Argentina campione del Mondo ’78, le stelle e i vincitori erano loro, i giocatori, non i generali. E la foto, apparentemente innocua, dopo la spiegazione di Tarantini, assume un significato diverso e racconta del coraggio di un terzino che era soprannominato “el conejo” (il coniglio), l’animale pauroso per antonomasia.  Ma quel nomignolo glielo avevano affibbiato perché aveva i denti sporgenti, non perché fosse un codardo… Non lo era in campo e non lo fu nemmeno davanti al dittatore sanguinario Videla, nello spogliatoio. Chapeaux Alberto, coniglio coraggioso.

m.l.

 

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