CHIUSI, UN LIBRO SULLE DONNE “DI CONFINE” APRE LE INIZIATIVE PER L’8 MARZO
CHIUSI – Nei locali della Biblioteca Ottiero Ottieri è stato presentato ieri il libro “Donne – Storie di confine e oltre”, Bertoni editore, scritto dalle autrici Patrizia Patrizi e Rita Boini, con la fotografa Elena Volterrani, che con i suoi scatti lo ha illustrato.
La vicesindaca Valentina Frullini che ha aperto l’incontro, ha sottolineato come la presentazione, proprio per il tema trattato dal libro, fosse in sostanza la prima, l’apertura, delle iniziative in programma per l’8 Marzo, giornata Internazionale della Donna. Chiamarla Festa della Donna si può, ma forse non è del tutto appropriato. E in effetti il libro delle due autrici è un testo che si inquadra benissimo nel quadro delle tematiche femminili che l’8 marzo porta in superficie, ma che – diciamolo – in superficie dovrebbero starci tutto l’anno, non un giorno su 365.
Patrizia Patrizi è cetonese doc, ha vissuto e lavorato fuori per diverso tempo, poi è tornata in zona e si è “trapiantata” a Parrano, dove ha fatto anche il vicesindaco, con Valentino Filippetti primo cittadino. Ha fatto il liceo a Città della Pieve e l’Università a Perugia, e in gioventù era tra le quote rosa di quel gruppo di Lotta Continua di Cetona che negli anni ’70-80 si fece notare per presenza e attivismo in Valdichiana. Rita Boini è una giornalista umbra, del Corriere dell’Umbria, scrive di cronaca e anche romanzi gialli. Elena Volterrani, la fotografa è di Orvieto. Il libro, già dal titolo, spiega di cosa parla: sono 22 storie di donne, 19 raccolte e scritte da Patrizia Patrizi, 3 da Rita Boini. Donne e storie “di confine”. Che è un confine geografico (quello tra Umbria e Toscana. La “terra di mezzo” che è per molti versi simile come morfologia e paesaggio, anche per struttura sociale, ma con sfaccettature diverse nella cultura di fondo, nelle tradizioni, nello stesso linguaggio) ed è pure confine culturale, il limite che spesso le donne debbono oltrepassare non solo per fare carriera o avere successo, ma anche solo per tirare avanti.
E come ha spiegato, in veste di coordinatrice e presentatrice dell’eveno Bruna Manzoni giornalista ed esperta di comunicazione, romana, ma anche lei da tempo “trapiantata” in Umbria, precisamente a Perugia, le storie che il libro racconta non sono storie di “grandi donne”, di donne che si sono distinte in qualche specifica disciplina. No, sono storie di donne comuni, ma non per questo meno “straordinarie”. Donne normali, di quelle che si incontrano – e si incontravano – nei paesi di confine, dove ci si conosce tutti. Alcune delle donne intervistate e raccontate non ci sono più, alcune sono donne del popolo, che magari ad un certo punto della vita decidono di aprire un bar per sbarcare il lunario e migliorare il bilancio familiare, e lo fanno con fantasia e spericolatezza; altre combattono battaglie durissime (malattie loro o dei loro figli) con il coraggio delle leonesse e un amore sconfinato per la vita e per la cultura che la può rendere migliore, anche quando è difficile. Qualcuna è di rango sociale più elevato o di famiglia importante (una è la figlia di Miriam Mafai per esempio)… Sono donne di Cetona o di Allerona Scalo, o di Massa Martana. Il luogo fa poca differenza. In fondo i paesi si somigliano un po’ tutti. E tutti hanno voglia di tornarci, anche chi se ne è andato perché ci stava stretto. Il confine c’è e non c’è. Perché alla fine tutte le protagoniste in qualche modo lo oltrepassano, anche quello di una condizione personale complicata, di una scelta drastica…
Il denominatore comune è la tenacia, la voglia di guardare avanti. E oltre. Di là del confine, di là dell’orizzonte. E quell’oiltre del titolo proprio questo vuol dire. Ed è una voglia di andare oltre che secondo le autrici le donne hanno più degli uomini. Forse è vero.
Hanno fatto bene la Biblioteca Comunale Ottiero Ottieri e l’Associazione La Goccia, promotrice dell’evento, a scegliere un testo del genere per aprire le iniziative per l’8 marzo. E hanno fatto bene a scegliere il libro di due autrici del territorio, una quasi di casa e le altre due di poco lontano, perché è giusto che le istituzioni culturali locali prestino attenzione a ciò che il territorio produce, anche nel campo della letteratura, dell’arte, della musica. I “giacimenti culturali”, come l’orto di casa, vanno coltivati e valorizzati. Poi, letture da un punto di vista femminile sono utili anche agli uomini. Qualche iniezione di sano e robusto femminismo in tempi in cui ancora si assiste a discriminazioni e violenze di genere, ai femminicidi, alla persecuzione delle donne come succede in Iran o in Afghanistan, rafforza le difese immunitarie e gli anticorpi verso certe nefandezze.
Certo, ieri, alla Biblioteca Ottiero Ottieri di Chiusi, il pubblico era quasi tutto femminile. Uscendo dalla sala, qualcuno tra i pochi maschi presenti ricordava la scena del film “Berlinguer ti voglio bene” con Benigni e Carlo Monni, in cui ad una riunione in una Casa del Popolo del pratese, mentre si parla dei temi femminili, uno dei presenti si alza e fa: “ma… la donna… la donna… la donna… e l’omo?“. Già. Le storie al femminile non riguardano solo le donne. Ma anche questo è un messaggio che fatica a passare…
m.l.