CITTA’ DELLA PIEVE, DA LUGLIO A SETTEMBRE UNA GRANDE MOSTRA SUL PERUGINO, ATTESE DECINE DI MIGLIAIA DI VISITATORI

CITTA’ DELLA PIEVE, DA LUGLIO A SETTEMBRE UNA GRANDE MOSTRA SUL PERUGINO, ATTESE DECINE DI MIGLIAIA DI VISITATORI
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CITTA’ DELLA PIEVE –  Il 2023 è l’anno delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Il Perugino, avvenuta nel 1523. Celebrazioni che vedranno uno degli eventi principali a Città della Pieve, città natale del “Divin pittore”, dove sono custodite opere importanti dell’artista. L’evento sarà una mostra intitolata “…al battesimo fu chiamato Pietro”, curata da un comitato scientifico di grande prestigio: Vittoria Garibaldi, già Soprintendente ai Beni Culturali dell’Umbria e Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Francesco Federico Mancini professore di storia dell’arte moderna all’Università di Perugia, Antonio Natali, già Direttore della Galleria degli Uffizi e Nicoletta Baldini, storica dell’arte.
Sarà una esposizione divisa tra due sedi: Palazzo della Corgna e Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi. sarà inaugurata il 1 luglio e resterà aperta fino al 30 settembre. Tre mesi dunque per ammirare dei capolavori assoluti, focalizzati sui principali temi delle opere del Perugino a Città della Pieve: la natività, il battesimo, la deposizione dalla Croce e il compianto su Cristo morto, tuti momenti molto significativi del percorso artistico, per molti versi innovativo (qualcuno dice rivoluzionario) del Vannucci. Che non a caso è considerato non solo il maestro di Raffaello, ma uno dei maggiori pittori del Rinascimento…
La mostra pievese sarà, come detto, uno dei siti più rilevanti delle celebrazioni del quinto centenario della morte del pittore, insieme alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia (una delle più rilevanti d’Italia) e consentirà di ammirare, oltre naturalmente alle opere del Perugino già presenti a Città della Pieve, una trentina di opere del Perugino e di altri pittori contemporanei al Divin pittore, sia umbri che toscani, mai riunite tutte insieme prima d’ora. Si tratta di opere provenienti dai Musei Vaticani, dalla Galleria degli Uffizi e da altri musei e enti culturali nazionali e internazionali… Il problema principale sarà come garantirne la sicurezza ed evitare eventuali furti o danneggiamenti possibili incendi… Ma anche la giusta conservazione delle opere dal punto di vista della temperatura, dell’umidità, della luce ecc…
Anche nel 2004, in occasione di un’altra grande mostra sul Perugino che si tenne a Perugia, Città della Pieve e altre città, il problema si pose e furono poche le opere esposte provenienti da altri gallerie, collezioni e musei vari. In quel frangente i fondi messi a disposizione dalla Regione Umbria furono ingenti. Stavolta il ministero non si è sprecato…
In ogni caso le opere del Perugino a Città della Pieve sono numerose e importanti: la più famosa è “l‘Adorazione dei Magi”, affresco di 7 metri per 6 metri e 50, che ne fanno “il presepe dipinto e d’autore” più grande del mondo. Si trova nell’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi; poi troviamo la “Madonna in gloria tra i santi Gervasio e Protasio” e “il Battesimo di Cristo” (foto) che si trovano nella cattedrale dedicata appunto a San Gervasio e Protasio protettori della città.
Lungo la circonvallazione, nella Chiesa di San Pietro troviamo l’affresco “Sant’Antonio Abate tra i Santi Paolo Eremita e Marcello”. Nel Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi è custodito un altro affresco: “La deposizione dalla croce” che esprime tutto il dramma del momento, con la Madonna raffigurata a terra svenuta. L’opera è ritenuta tra le più rilevanti della vecchiaia del maestro pievese, è infatti del 1517…
Nelle vicinanze di Città della Pieve è famoso il “Martirio di San Sebastiano”  custodito nell’omonima chiesa a Panicale, dipinto nel 1505.
Nella medesima chiesa si trova anche l’affresco “Madonna in gloria tra Sant’Agostino e Maria Maddalena”, che fu staccato da da un’altra chiesa (quella di Sant’Agostino) , per secoli attribuito al Perugino, con aiuto del suo allievo Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, più recentemente, precisamente nel 2005 il critico Lunghi ne ha proposto l’attribuzione a Raffaello, sulla base di una nuova cronologia che ne colloca l’esecuzione tra il 1502 e il 1506 e grazie al confronto con dipinti risalenti al primo lustro del Cinquecento: la pala Cavati della National Gallery di Londra (1503) e la pala Colonna del Metropolitan Museum di New York (1504 ca.).
Insomma l’estate di questo 2023 sarà una stagione che ci consentirà di fare un tuffo indietro di 500 anni, nelle atmosfere del Rinascimento attraverso opere di grandissimo rilievo che in questo territorio abbiamo in casa o a due passi da casa. E sarà anche l’occasione per conoscere meglio i luoghi in cui il Perugino nacque, imparò a dipingere, lavorò fino alle vecchiaia e alla morte per peste, facendosi ispirare dai paesaggi e dalle colline del Trasimeno. Il lago è spesso sullo sfondo nelle sue opere, che firmava come “Petrus Christoferi Vannutii de Castro Plebis” .
L’evento della mostra pievese, come dicevamo, è rilevante e di livello nazionale e internazionale e a Città della Pieve sono attese decine di migliaia di visitatori, forse “qualche centinaio di migliaia”. Così ha detto il sindaco Risini sabato scorso nel corso del Consiglio comunale straordinario su trasporti e infrastrutture tenutosi a Chiusi. La previsione forse è troppo ottimistica, ma l’evento resta una buona ragione (tra le altre) per la conferma della fermata del Frecciarossa a Chiusi, dal prossimo giugno. Anzi potrebbe essere l’occasione buona per chiederne almeno un’altra la mattina verso nord e una nel pomeriggio o sera verso sud.
m.l.
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