UMBRIA, DOPO 9 ANNI MARIA RITA LORENZETTI ASSOLTA DA TUTTE LE ACCUSE. LA “ZARINA” ERA ACCUSATA DI CORRUZIONE E REATI AMBIENTALI

UMBRIA, DOPO 9 ANNI MARIA RITA LORENZETTI ASSOLTA DA TUTTE LE ACCUSE. LA “ZARINA” ERA ACCUSATA DI CORRUZIONE E REATI AMBIENTALI
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PERUGIA – La Regione Umbria ha cambiato bandiera nel 2019, passando di mano dal centro sinistra al centrodestra, per sfinimento da scandali. L’ultimo fu quello detto della “Sanitopoli” con  la governatrice Marini e i vertici del Pd e della Regione stessa finiti sotto inchiesta, qualcuno anche in manette, per concorsi truccati e amenità del genere. Ma prima di Katiuscia Marini era toccato a Maria Rita Lorenzetti, la governatrice precedente, detta “la zarina” e descritta come donna di potere senza scrupoli e senza peli sullo stomaco, esponente di spicco della sinistra di governo, di quel Pds-Ds che aveva stabilito rapporti strettissimi con l’industria di stato, ma anche con quella privata. Proprio per un appalto, quello del passante ferroviario di Firenze, quando era presidente dell’Italfer “la Zarina” umbra era finita nel mirino della magistratura con l’accusa di corruzione, la più infamante per un politico. Era il 2013. Ebbene, dopo 9 anni Maria Rita Lorenzetti è stata assolta con formula piena da tutte le accuse, “perché il fatto non sussiste”. Era andata così anche per l’ipotesi di reato ambientale e per quella di associazione per delinquere addebitati a suo tempo all’ex governatrice dell’Umbria, che per 9 lunghissimi anni si è trovata nella condizione di presunta malversatrice, è finita ai domiciliari e si è dovuta difendere, anche contro un’opinione pubblica caricata a molla che l’aveva condannata a prescindere. Per settimane, mesi, Maria Rita Lorenzetti si è trovata sbattuta in prima pagina (staccato), su tutte le testate regionali e nazionali. Abbandonò la politica attiva per dedicarsi alla propria difesa. Per una donna che della politica aveva fatto la sua ragione di vita non deve essere stato facile.

Adesso il Gup del Tribunale di Roma, dove era stato trasferito il fascicolo aperto nel capoluogo toscano, certifica che non era vero niente, che il fatto non sussiste. Per “la Zarina” è la fine di un incubo personale e anche una rivincita sui detrattori politici.  Resta però un problema di fondo: quello di una giustizia che ci mette 9 anni per decretare un’assoluzione. Che ti tiene a bagnomaria, come presunto colpevole, per un tempo infinito… E c’è anche il problema della facilità con cui una persona può finire sotto inchiesta, ai domiciliari o in carcere, senza la certezza della colpevolezza. E quanto si è speso per istruire vari processi basandosi su ipotesi di reato poi rivelatesi completamente fasulle e inconsistenti? Quante volte in Italia sono successe e succedono cose del genere?

E, diciamolo, tutto sommato Maria Rita Lorenzetti è comunque una figura privilegiata, una persona che ha potuto permettersi di dedicarsi alla propria difesa, mettendo in campo fior di avvocati. Ma quante persone meno “privilegiate”, meno abbienti, vengono trascinate a processo da innocenti e magari vengono assolte dopo dieci anni, quando hanno già perso lavoro, credibilità e talvolta anche la famiglia? Successe negli anni ’80 a Luigino Scricciolo, sindacalista Uil arrestato nell’82 con l’accusa di far parte delle Br e di aver anche partecipato all’attentato al Papa, scagionato con formula piena e dichiarato estraneo ai fatto contestati solo nel 2001… Luigino Scricciolo morì nel 2009, di infarto, dopo aver passato 20 anni “in attesa di giudizio”, con l’etichetta di presunto terrorista…

Tornando alla vicenda Lorenzetti: quanti ritardi nei lavori e danni in termini economici ci sono stati a causa di un’inchiesta basata su un teorema poi risultato “farlocco”?

Maria Rita Lorenzetti, dopo 9 anni, esce dunque a testa alta da una vicenda incresciosa, che ha contribuito senza dubbio alla debacle politica della sinistra umbra. Che sia stata una donna di potere senza troppo pelo sullo stomaco, che abbia impersonificato un certo tipo di politica, pragmatica, decisionista e autocratica, non vi è dubbio. Che potesse dare adito a congetture sull’intreccio politica-affari, anche in relazione agli affari del marito architetto e progettista impegnato nella ricostruzione post terremoto ci poteva stare. Ma oggi, sono le sentenze (3) di vari tribunali a dire che non è e non è stata una politica corrotta o corruttrice. Che non ha commesso o favorito reati ambientali connessi allo smaltimento delle terre di scavo, né ha favorito malversazioni sui materiali da costruzione utilizzati per le gallerie del passante ferroviario, come ipotizzava l’accusa. Il fatto non sussiste. Stop.

Anche noi, su queste colonne nel 2013 scrivemmo del coinvolgimento della “Zarina” umbra nell’inchiesta. Lo fecero tutti. La notizia c’era ed era grossa. Oggi, con eguale risalto, diamo conto dell’assoluzione e pieno proscioglimento. Come è giusto che sia.

m.l.

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