TRAFOMEC, THE END… IL 16 AGOSTO ENEL STACCA LA CORRENTE. PRESIDIO DEI LAVORATORI DAVANT AI CANCELLI
La notizia circolava già da tempo, ma ieri con il comunicato della Direzione aziendale alle ottanta maestranze rimaste (delle oltre quattrocento), ha assunto i crismi dell’ufficialità: il 16 agosto prossimo alla Trafomec, l’Enel interromperà l’energia elettrica. Fine dunque di una storia quarantennale di un luogo di lavoro di eccellenza, che aveva dato futuro, benessere e serenità, a tantissime famiglie. Non solo; dalle sue esternalizzazioni erano nate altre tre aziende, che a loro volta avevano creato centinaia di posti di lavoro nel territorio (si coniò a quel tempo per il territorio un nuovo termine: Polo elettromagnetico regionale), amplificando a dismisura un benessere sociale, occupazionale, che si andava ad aggiungere a quello rappresentato dalla VCP di Piegaro, dagli impianti Enel di Pietrafitta, dalla CISA e di decine di imprese artigianali che non solo, ma anche a seguito delle commesse che da queste grandi aziende ricevevano, trovavano motivo di sviluppo e benessere. E la Trafomec in tutto questo era la punta di diamante. L’azienda più significativa.
In un quindicennio appena, però quello che era un distretto industriale di primordine è stato fortemente ridotto. Il processo di smobilitazione iniziò con la chiusura a seguito della fine del bacino di lignite della centrale Enel di Pietrafitta. A seguire subito dopo, la CISA. Quattrocento maestranze tra operai e ingegneri, videro vaporizzarsi nel giro di pochissimi mesi il loro posto di lavoro.
La famiglia Errani, aveva ceduto tutto la holding CISA ad una multinazionale americana, che si presentò ai lavoratori assicurando che il sito di Tavernelle tra i più produttivi del gruppo, avrebbe seguitato ad avere lunga vita. Questo lo dicevano a giugno 2005. Ad agosto dello stesso anno, al rientro dalle ferie, gli operai si ritrovarono tra le mani una lettera di poche righe, attraverso le quali la multinazionale annunciava che il 31 dicembre dello stesso anno avrebbe chiuso i battenti per trasferimento di tutta la produzione. In Turchia si seppe dopo. Delocalizzazioni le chiamavano, ovviamente in paesi dove la manodopera costava (e costa di meno) e i diritti dei lavoratori sono un optional non di serie.
La Trafomec al contrario, non ha subito processi di delocalizzazione, è stata vittima di una mala gestione da parte delle diverse proprietà che nel corso di un ventennio si sono alternate alla sua guida. Una azienda florida, che come la CISA, lavorava su progettazione e brevetti propri (entrambe avevano centri di ricerca e studio materiali, che ne facevano un vanto per tutta l’Umbria) è giunta al capolinea. Ha subito un processo di cannibalizzazione da parte di imprenditori senza scrupoli. Gli ultimi, cinesi.
Ora, dopo l’annuncio, rimangono molte decine di dipendenti che da mesi non ricevono lo stipendio, una prospettiva prossima allo zero, visto che nel frattempo, anche i capannoni dove si è lavorato per oltre un quarantennio, sono stati venduti. Insomma l’azienda oltre ad avere difficoltà finanziarie serie, non ha nemmeno più il capitale immobiliare.
Martedì 16, davanti ai cancelli di quello che fu un luogo di lavoro ad alto contenuto tecnologico, si ritroveranno i lavoratori per un sit-in, al loro fianco ci saranno le due amministrazioni comunali di Panicale e Piegaro, che nel corso degli anni per la loro quota parte, bisogna dirlo, hanno sempre svolto il massimo dell’impegno per salvare il punto produttivo e i posti di lavoro.
“La vertenza Trafomec rischia di arrivare a un punto di non ritorno: martedì 16 agosto alle ore 9.00 il gestore Era staccherà la corrente elettrica all’azienda di Tavernelle. Una situazione paradossale, in un’azienda che ha ancora ordinativi, ma la cui proprietà cinese è sparita da mesi – spiegano Nico Malossi (Fiom Cgil) e Andrea Calzoni (Fim Cisl) – lasciando oltre 70 famiglie nella più totale incertezza e senza tre mensilità e mezzo di stipendio”. “La Trafomec non deve chiudere!” dicono i sindacati annunciando il presidio del 16 agosto. Basterà?
Renato Casaioli
Ricordo male o quanto la proprietà non era dei cinesi c’era andato anche il vescovo a sostenere la causa degli operai insieme a quella dei sindacati ? E ora ?
Il vescovo è cambiato.. comunque sì, il card. Bassetti ci andò e fu un gesto molto importante.
Questa purtroppo è la Cina !
Però la colpa più grave è stata dei governi nazionali che invece di tutelare ed aiutare gli imprenditori nostrani ,perché tutelare gli imprenditori vuol dire tutelare ” decinaia ” di posti di lavoro !
Invece di tutelare i datori di lavoro,li hanno caricati di ogni tipo di balzelli,tasse,leggine,burocrazie e tutto quello che poteva dissuadere gli stessi a conservare le aziende !
Stiamo assistendo ad un assalto,da parte di imprenditori europei e mondiali,alle nostre più belle realtà imprenditoriali !
I risultati sono sotto gli occhi di tutti !
Hanno carpito i segreti delle nostre migliori aziende,depredato i brevetti e i metodi di lavoro,dopodiché hanno chiuso e arrivederci e grazie ….. chiappeli ora !
Ha chi fai causa,ai Cinesi ?
I Cinesi non fanno parte delle giurisdizioni dei tribunali internazionali quindi,condannarli,è come mandare santini alla curia !
Bisogna tutelare i nostri imprenditori,tutelando loro tuteliamo milioni posti di lavoro ! Si vuol capire o no ?
Si è capito una cosa però, da quando le elite hanno inventato la parola ” populismo ” si è capito che a loro,questo popolo,in fondo ,fa un pò schifo ! Come dice Luciano Canfora!
Meditiamo,e prendiamo consapevolezza !