ELEZIONI: L’OTTIMISMO DI SCARAMELLI E LA LINEA ALLA ROBIN HOOD DI UNIONE POPOLARE
Siamo già in piena campagna elettorale. Ma a parte qualche dibattito televisivo e qualche post degli interessati (cioè dei candidati) sui social non se ne ha grande percezione. Gli stessi pannelli obbligatori per legge messi dai comuni qua e là, sono tutti desolatamente vuoti. Tra le cose che si sono sentite in questi giorni, c’è la “chicca” di Stefano Scaramelli, candidato all’uninominale alla Camera per la lista Renzi-Calenda che dal capoluogo della Maremma si autoaccredita di un 30%, alla pari con Enrico Rossi del Pd e con il candidato del centro destra che si chiama Rossi pure lui (Fabrizio per la precisione) ed è il vicesindaco di Grosseto, oltre che coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. Sempre stato un ragazzo ottimista Scaramelli. Ma che il cosiddetto “terzo polo”, possa competere, anche solo in Toscana, alla pari con i due “poli” principali, e lui con due pezzi da novanta come gli omonimi Rossi, Enrico e Fabrizio, ha tutta l’aria di una spacconata. Se Scaramelli riuscisse in una impresa del genere, giocandosela, come dice lui, sul filo di lana, potrebbe aspirare a fare il presidente del Consiglio prossimo venturo. L’impressione è che stavolta non ce la farà neanche a entrare in Parlamento, nell’uninomimale vince chi prende un voto in più degli altri, senza ripescaggi. Per l’ex sindaco di Chiusi e consigliere regionale di Italia Viva la partita, sulla carta, è impari. In un post di qualche giorno fa su fb, lo steso Scaramelli faceva il signore, scrivendo che non attaccherà personalmente i suoi ex compagni di partito del Pd, come loro hanno fatto con lui, ma intanto dovrà spiegare come fa a stare nella maggioranza che governa la Regione insieme a Giani e al Pd, e a candidarsi contro il Pd, alle Politiche. Roba che neanche Mago Zurlì…
E anche in termini strettamente elettorali, una cosa è cercare di lucrare voti tra i piddini se sei alleato, altra cosa è portarglieli via ponendoti in alternativa.
A portare via un po’ di voti al Pd e al centro sinistra ci proveranno anche il M5S e Unione Popolare, l’aggregazione di De Magistris, Rifondazione e Potere al Popolo. Quest’ultima, ieri con l’ex sindaco di Napoli, alla trasmissione di Lucia Annunziata, ha pronunciato una frase che a chi è di sinistra può apparire anche banale, ma evidentemente nell’Italia di oggi è considerata un’utopia. “Se devi dare a chi è in difficoltà devi togliere a chi è molto ricco” ha detto De Magistris. Non ha neanche pronunciato la parola “patrimoniale”, forse ha dato per scontato che secondo la Costituzione la tassazione deve rispondere ad un principio di progressività… Eppure la giornalista si è messa a ridere. “ma questa è una favola, questo è Robin Hood!”
Ecco, non volendo, la giornalista scandalizzata ha coniato uno slogan elettorale che potrebbe anche essere efficace, perché immediato, di facile comprensione. De Magistris & C. la prendano in parola, e dicano ai 4 venti e in tutte le occasioni, che “sì, loro vogliono fare come Robin Hood”, togliere ai ricchi per aiutare i poveri. Che aumentano e sono ogni giorno di più.
Purtroppo molti degli altri, diciamo pure quasi tutti, sia nel centro destra che nel centro sinistra, stanno lavorando per lo sceriffo di Nottingham.
E non basta qualche “bella persona”, tra i candidati, come può essere Ilaria Cucchi (in quota Sinistra Italiana in coalizione con il Pd) per cancellare gli scivoloni di Letta e compagnia verso una deriva neocentrista, liberista e guerraiola.
Chissà se hanno imbarcato Di Maio perché lui la povertà l’aveva abolita e dunque perché attardarsi a parlare dei poveri?
Non è detto che Unione Popolare ce la faccia a superare il quorum per entrare in Parlamento, ma ritrovarsi qualche Robin Hood alla Camera o al Senato, anche se l’operazione è nata un po’ così, può dare speranza che nasca qualcosa di meglio e che la foresta di Sherwood torni a popolarsi di ribelli e non solo di gnomi ed elfi…
m.l.
Fa tristezza questa signora che fa finta di non capire di che cosa si parla: presa dal suo orticello da mezz’ora di futilità, ha finito per “dimenticare” che la tassazione progressiva è una forma di equità. Ha sposato il punto di vista dello sceriffo di Nottingham: flat tax che frega i poveri facendoli sentire ricchi. Ne ha fatta di strada per arrivare a fare l’imitazione di Vespa in gonnella.
Ce ne è di gente finta che cura il proprio orticello a tutti i livelli.