LA BELLA LEZIONE DEL LARS ROCK E LA MEGA FESTA DI BRUGNARO, CHIUSI OMBELICO DEL MONDO PER UN WEEK END

LA BELLA LEZIONE DEL LARS ROCK E LA MEGA FESTA DI BRUGNARO, CHIUSI OMBELICO DEL MONDO PER UN WEEK END
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CHIUSI – Nel week end scorso Chiusi ha vissuto davvero momenti impensabili. Il Lars rock fest si è confermato un grande evento. Per la musica che propone, per il fatto che la propone gratis, per il numero impressionante di volontari impegnati e per una organizzazione pressoché perfetta. Perfetta, pulita, ordinata, tranquilla. Una grande lezione di stile e di efficienza mixati ad una buona dose di fantasia e coraggio. Una kermesse giovanile e giovanilistica – il 90 per cento dei volontari e degli spettatori è sotto i 40 – ma per nulla lasciata allo spontaneismo e all’improvvisazione o faciloneria dei giovani. Sembrava una festa de l’Unità degli anni ’70, dove i giovani di allora si improvvisavano scaricatori di porto, poi carpentieri e infine baristi, cuochi, librai e camerieri… Ma con più rigore, più organizzazione e sapienza tecnica, con meno approssimazione. Un problema di normative da rispettare certo. Ma anche di applicazione e consapevolezza. A dirla tutta, più che una vecchia festa de l’Unità dei tempi d’oro, il Lars sembrava una festa della Spd. Mai vista una festa dell’Spd, ma trattandosi di tedeschi, uno si immagina una organizzazione molto precisa… E molto green. 

Tutto rigorosamente plastic free, bicchieri a rendere, acqua del sindaco gratis… Menù da ristorante gourmet più che da rave party. Non solo: il Lars si è dimostrato, ancora una volta l’unico evento chiusino in cui un paese intero rema tutto dalla stessa parte. Quella che in questi giorni, dall’8 al 10 luglio, ha corso, sudato e fatto le ore piccole al villaggio del festival è davvero una bella gioventù. Diciamolo pure: la meglio gioventù. Applausi. 

Fantasia e coraggio, dicevamo. E certo, ci vuole fegato e anche fantasia a portare a Chiusi, che notoriamente non è Berlino e neanche Amburgo, una band come i Faust, epigoni di quel Krautrock tedesco che scompaginò la scena musicale, e non solo, almeno 10 anni prima della caduta del Muro… La loro esibizione sul palco dei giardini pubblici dello Scalo, rimarrà negli annali, perché assolutamente inusuale. Alzi la mano chi avrebbe, anche tra i rockettari più incalliti, mai immaginato di poter ascoltare a Chiusi (8.000 abitanti, tra Toscana e Umbria) una musica del genere, che è e può risultare ostica anche nei peggiori club berlinesi… Giannetto Marchettini, uno dei fondatori del Lars, collezionista di vinili e appassionato di tutto ciò che si muove nel panorama musicale era sicuramente uno dei pochi che li aveva già ascoltati, i Faust, e si è fatto autografare i loro vinili, ma ha anche fornito un palo di legno da cantiere, reperito nel magazzino aziendale, utilizzato dalla band tedesca insieme ad un paio di bidoni come set di percussioni e adesso lo piazzerà da qualche parte, come un totem a futura e perenne memoria di una serata indimenticabile. Qualcuno dirà che quella roba col rock ha poco a che fare e quel ritmo ossessivo, senza soluzione di continuità, somiglia più alle dissonanze della musica contemporanea alla Stockhausen che ad un brano dei Led Zeppelin, qualcuno sicuramente non ha retto l’urto, però signori… ma quando mai, senza il Lars Rock Fest Chiusi avrebbe potuto conoscere dal vivo “quella roba lì”? Ri-Applausi. 

Di festival rock che ammiccano, che cercano facili consensi è pieno il mondo. Il difficile è proporre altro. Andare a cercare nelle nicchie e nelle pieghe della musica europea e d’oltre oceano e scovare perle che possono sembrare anche cazzotti nello stomaco, perché band come i Faust di cazzotti al sistema dominante ne hanno dati parecchi in 50 anni e passa di carriera… E questo senza nulla togliere alle altre band che sono salite sul palco del Lars in questa edizione 2022 come i (o le) Porridge Radio, i Nothing, i Winston che hanno riportato l’orologio un po’ indietro, pure loro, sia per le atmosfere prog-psichedeliche che per gli strumenti d’epoca (basso, tastiere e batteria) che hanno utilizzato nella loro performance, roba anni ’70 original…

I ragazzi e le ragazze del GEC, alcuni già sulla quarantina e passa, possono a buon diritto gioire del successo. Hanno fatto una gran cosa. Dopo due anni di stop non era facile.

E, diciamolo, ha fatto una cosa decisamente sopra le righe, anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che sabato 9, a meno di 10 km dal palco del Lars, ha offerto ai suoi dipendenti e collaboratori e a qualche migliaio di “autoctoni” una cena luculliana a base di carne chianina e un concerto di Zucchero. Una festa privata, all’interno di una azienda privata, la megastalla San Giobbe, al confine tra Chiusi, Castiglione del Lago e Montepulciano. Il catering sembrava quello della Fiera del Levante, per dimensioni e numero di addetti; il palco di Zucchero, roba da far impallidire quello del concerto del 1° Maggio a Roma… 

E in più ruota panoramica, circo per i bambini, punti ristoro lungo il percorso di un chilometro e mezzo dal posteggio alla festa,  ovviamente illuminato e controllato… Una festa grandiosa, in mezzo alla campagna, tra paddock, pascoli, macchinari agricoli, rotoballe, fienili allestiti come salotti… con camerieri e sommellier a servire il vino, ottimo anche quello. Oltre 6.000 persone…

Molti anche in questo caso, sui social hanno storto il naso, hanno criticato da un lato lo sfarzo della festa, dall’altro la “sudditanza” del popolo locale che si è precipitato in massa e ha fatto carte false per ottenere un invito dal… Doge. La festa era rigorosamente a invito. Non aperta a chiunque passasse di lì…

Ovvio che un po’ di ostentazione di ricchezza da parte di Brugnaro c’è stata – non capita tutti i giorni che uno ti offra una fiorentina e un concerto di Zucchero che normalmente costa 80 euro e per trovare il biglietto devi faticare – ma non è stata pacchiana, al contrario: ricchezza ostentata, ma con stile e generosità. In una location incredibile, da festa contadina, ma non troppo. Organzzazione degna del G20… Sotto questo aspetto chapeaux…

Vero, embrava di essere piombati dentro una puntata di “Dallas”, girata in Valdichiana, ed è ovvio che Luigi Brugnaro avrà fatto tutto questo per un proprio tornaconto: fosse anche solo la fidelizzazione dei suoi dipendenti e collaboratori. Anche i super ricchi non spendono 2 milioni di euro o forse più per una festa privata solo per uno sfizio, qualcosa deve rientrare. E di sicuro rientra. E’ così che funziona.

In ogni caso, va detto, la mega festa di Brugnaro alla San Giobbe nei pressi di Montallese, ha messo in moto un bel giro di lavoro e di soldi, per lo più ricaduti nel territorio. Addetti a montare le strutture, le illuminazioni, ad allestire i piazzali, a tagliare il fieno, che hanno lavorato per un mese e mezzo e hanno mangiato e dormito in zona; e poi trasportatori, service e catering, addetti alla vigilanza, centinaia di persone assunte a contratto per la serata, tra cuochi camerieri, addetti alle pulizie, alla sicurezza…Ristoranti, alberghi, agriturismi e case vacanze tutti pieni.

Tra la festa di Brugnaro con migliaia di persone arrivate dal Veneto e dal Nord Italia e il Lars Rock a Chiusi non si trovava da dormire neanche sotto i ponti. Idem a Chianciano. Qualcuno la camera l’ha trovata a Corciano o a Cortona…

I due eventi insomma hanno portato tanta gente a Chiusi e dintorni, hanno offerto musica di qualità molto elevata (del Lars abbiamo detto e Zucchero sarà pure sempre uguale a sé stesso da 30 anni a questa parte, ma è sempre Zucchero e nel concerto alla San Giobbe non si è risparmiato… ). E hanno fatto girare un po’ di economia, che di questi tempi non è cosa da trascurare. Se Brugnaro ha voluto dare un segnale di potenza, per lanciare il suo partito Coraggio Italia (c’era il ministro Brunetta) lo sapremo più avanti. Ma per lanciare un’avventura politica nazionale uno con le sue possibilità il lancio lo fa a Montallese? Forse era meglio Venezia, per dire…

Un segnale al territorio lo ha voluto mandare però, ha voluto far sapere che lui c’è e che sta spendendo in questa zona. ha voluto far vedere anche alla classe imprenditoriale locale e alla classe politica di queste terre di mezzo come si fanno o si possono fare certe cose: una stalla modello e una mega festa… La politica e il gotha economico erano presenti al completo, da destra a sinistra. Con rarissime eccezioni. Qualcuno avrà preso nota.

Chi storce il naso tenga conto che Brugnaro ha fatto tutto a casa sua, coi soldi suoi…  “Il piacere di condividere” ha detto poco prima del concerto, beh, certe cose per condividerle bisogna potersele permettere. Forse ha dato uno schiaffo alla miseria, come si suol dire, ma ha anche consentito a tante persone di lavorare e guadagnare, di alleviarla la miseria… Sta investendo molto nel territorio: oltre alla stalla San Giobbe, ha rilevato da poco l’albergo-ristorante Il Patriarca e sia pure con una società a parte, è di fatto il patron della quadra di basket che sta portando il nome di Chiusi in A2 e nella stagione scorsa è arrivata a disputare la semifinale play off contro Udine…

Anche il festival rock chiusino dopo 10 anni (questa era la nona edizione) è ormai nella A2 dei festival rock a livello nazionale. Le riviste specializzate ne parlano in questi termini. Quest’anno ha dimostrato anche una certa “potenza”.

Con un concerto di Zucchero  a meno di 10 km, il Lars non si è fatto intimidire e ha fatto il pienone lo stesso. Anche questo è stato uno splendido segnale. Ah, piccola nota di colore (e di sapore): gli hamburger del Lars, ottimi dicono, li aveva offerti la San Giobbe di Brugnaro, come sponsorizzazione dell’evento. Concorrenza e sinergia. Strane cose succedono a Chiusi.

L’unico che non se ne accorge sembra essere il Pd, un partito sempre più triste che ha appena aperto la sua Festa de l’Unità, dopo 3 anni di stop per pandemia… Una festa che però sembra una scena da film di Fellini: stessa location e stesse strutture del Lars, con un centesimo di presenze… Verrebbe voglia di mettersi lì e inventare qualcosa all’impornta per tirare un po’ su il morale, pur non avendo mai votato Pd…

m.l.

 

 

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