LO SCIOPERO DELLA SCUOLA DEL 30 MAGGIO, LE RAGIONI DEL PERSONALE E IL SILENZIO STAMPA SUI GRANDI MEDIA: CHE PAESE SIAMO DIVENTATI?

giovedì 02nd, giugno 2022 / 15:39
LO SCIOPERO DELLA SCUOLA DEL 30 MAGGIO, LE RAGIONI DEL PERSONALE E IL SILENZIO STAMPA SUI GRANDI MEDIA: CHE PAESE SIAMO DIVENTATI?
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“Libertà è partecipazione” cantava Gaber diverso tempo fa.
Nulla di più veritiero ed attuale.
Lunedì 30 maggio molti docenti insieme ai membri del personale Ata, Dsga, DS e del personale educativo, sotto la guida di tutte le sigle sindacali unite, FlcCgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda, Anief, si sono riuniti in Piazza Santi Apostoli a Roma per manifestare contro il D.L. 36 in fase di conversione.
Secondo i sindacati e i lavoratori del comparto scuola l’idea innovativa propinata in sordina dal governo modifica profondamente le norme esistenti, prolungando i tempi di accesso per i neo laureati che vogliono entrare a far parte del mondo della scuola e obbligando i neo immessi in ruolo ad una formazione in itinere che può durare anche anni, estendibile per gli aggiornamenti anche al personale di ruolo.
A fronte di tutto ciò c’è l’istituzione di un nuovo organo statale, una Scuola di Alta Formazione che dovrebbe provvedere alla formazione e all’aggiornamento dei docenti in servizio finanziata con il blocco degli scatti, stipendiali, i tagli al Fondo di Istituto delle istituzioni scolastiche e prolungando i tempi di stabilizzazione dei precari.
Questo nuovo organo finanziato attraverso ulteriori tagli alla Scuola Pubblica, incidendo sulle teste e tasche dei lavoratori, centralizzerebbe la formazione del personale a scapito della libertà del singolo; i docenti non saranno più liberi di scegliere i propri percorsi di formazione e aggiornamento, ma saranno obbligati ad attenersi ad una rosa di proposte fatte da questo ente di “alta formazione”.
È chiaro che per chi lavora al governo dilettarsi sulla scelta dei termini per imbastire nuovi piani di lavoro sia un dovere unito comunque al piacere della creazione di artifici linguistici, poiché di questo si tratta.
La maggior parte dei docenti stabilizzati e neo-assunti sta di fatto che, prima di diventare tali, hanno frequentato e ottenuto titoli presso Università o Accademie che vantano una storia secolare. Sono stati interrogati, spulciati, vivisezionati da una casta docente preparata, l’alto valore degli atenei italiani è riconosciuto a livello globale.
Gli insegnanti hanno superato un percorso ad ostacoli arduo e impervio, iniziato il giorno successivo al conseguimento della laurea e segnato da sigle come SSIS, TFA, CFU, traguardi formativi durati anni e ottenuti attraverso la frequentazione di Università e agenzie formative di alto livello.
Dove sta quindi il senso dell’istituire un nuovo organo con un presidente (250.000 euro annui circa), un vice presidente (150.000 euro), dodici funzionari (45.000 euro) e la relativa casta faraonica che costerebbero allo Stato (ovvero ai cittadini) milioni di euro? E soprattutto come può essere tale istituzione superiore a quelle già in essere?
Ci troviamo di fronte all’ennesima manovra della formazione capitalizzata promossa dalla corte del gran re.
E’ palesemente chiaro che la scuola non ha bisogno di un’altra scuola; la scuola ha bisogno di risorse umane che collaborino al suo interno investendo sui ragazzi, sulle loro necessità e sulle dinamiche che si sviluppano nei vari contesti.
La scuola ha bisogno di meno alunni per classe e di docenti che non siano soli, ma che siano invece supportati da specialisti dell’educazione là dove se ne presentino le necessità.
Se si vuole investire sull’ istruzione bisogna avere la saggezza di investire sui numeri stabilizzando i precari e fornendo risorse sia economiche che di supporto al personale scolastico e ai ragazzi.
Il discorso ovviamente è ampio e costantemente in divenire; la formazione e l’aggiornamento devono essere un obbligo per il docente ma libera deve essere la scelta del percorso da seguire e il relativo canale, non devono venire imposti dall’alto.
Molte scuole della provincia di Siena sono rimaste chiuse lunedì 30 maggio, tra le quali il plesso di Chiusi Scalo, l’Istituto Comprensivo di Castiglion d’Orcia, quello di Abbadia San Salvatore; in quelle aperte si è registrata una considerevole adesione dei docenti allo sciopero.
Il personale della scuola si è mobilitato contro i tagli, ma anche e soprattutto contro gli sprechi; finanziare un nuovo organo-succhia risorse è la cosa che serve di meno allo Stato, alla scuola, ai cittadini.
Apriamo gli occhi, guardiamo avanti, dissentiamo tutti contro il D.L. 36 e prendiamoci quello che realmente ci serve. Questo il mantra della manifestazione romana.
Un paese che non investe nella scuola è un paese che non ha futuro e investire nella scuola significa concentrare le risorse affinché chi la frequenta possa avere il meglio in quel dato momento storico.
Un organo superiore esterno alle istituzioni scolastiche, che accentra al suo interno poteri e privilegi, non farà altro che indebolire ancora di più un sistema che è già al collasso, disorientando e dividendo chi ha scelto di vivere la scuola come professione.
Non sono più questi gli anni in cui l’amministrazione pubblica può permettersi di disperdere energie indispensabili, gli investimenti devono essere mirati e fatti sul campo dove realmente servono, tutto il resto può aspettare, tutto il resto può non essere.
Sentiamoci liberi di non essere d’accordo con il D.L. 36.
Viviamo fortunatamente in un paese dove ancora possiamo dire la nostra, dove è ancora possibile scegliere i nostri percorsi.
Facciamo che nessuno decida per noi e soprattutto facciamo che la libertà di insegnamento e l’unicità del singolo siano il vero valore e la vera forza della scuola italiana.

Dello sciopero del personale scolastico e della manifestazione del 30 maggio a Roma i grandi media hanno parlato poco o niente, qualche flash nei Tg (e neanche tutti). Evidentemente la scuola non fa notizia. E meno ancora la fanno le perplessità e le contestazioni dei docenti, come se questi fossero una categoria del tutto marginale e ininfluente, quando invece sono – in forza della Costituzione – uno dei gangli vitali dell’apparato democratico, quello che ha la funzione di formare la coscienza civile e il sapere delle nuove generazioni.

Lo sciopero e la manifestazione romana sono una buona notizia. Significa che c’è ancora un Paese che non si piega a logiche farraginose e sempre indirizzate allo smantellamento progressivo e sistematico della “cosa pubblica” (in questo caso della scuola pubblica). Il silenzio stampa che ha accompagnato l’evento invece è una notizia pessima che la dice lunga anche sullo stato dell’informazione in questo Paese.

Paola Margheriti*

docente e Rsu scuola elementare Cetona 

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