LA CURA DIMAGRANTE DELLE BANCHE: MPS ANNUNCIA 4.000 ESUBERI, BANCA TEMA CHIUDE LE ALCUNE PICCOLE FILIALI

LA CURA DIMAGRANTE DELLE BANCHE: MPS ANNUNCIA 4.000 ESUBERI, BANCA TEMA CHIUDE LE ALCUNE PICCOLE FILIALI
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CHIUSI –  Le banche sono sempre più grandi e non sono più quelle di un tempo. Fusioni accorpamenti, incorporazioni, salvataggi ne hanno ridisegnato completamente il panorama e in molti casi anche i singoli assetti.

Il Monte dei Paschi per esempio, la banca più antica del mondo, è oggi una banca molto diversa da quella che era prima della crisi cominciata nei primi anni 2000, anche rispetto al territorio d’origine e di maggiore insediamento. Un tempo era forziere di risparmi e risorse e motore di sviluppo, una sorta di grande mucca generosa alle cui mammelle si sono attaccati in tanti e il latte c’era per tutti. Anche per i dipendenti, vera e propria “aristocrazia” impiegatizia, ben pagata e supergarantita.

Da anni Mps è una banca più piccola, più debole, meno presente nei territori. La mucca non dà più latte a nessuno e sia la città di Siena che tutta la provincia hanno subito contraccolpi devastanti, sul piano occupazionale e sul piano del sostegno all’economia, all’associazionismo, alle famiglie… Con il tracollo di Mps Siena ha perso il calcio, il basket (che era arrivato a livelli stellari a adesso è sotto a… Chiusi), ha visto impoverirsi l’Università, la sanità e molti altri settori. E la cura dimagrante non è finita: è di questi giorni la notizia che il nuovo Piano industriale traguardato al 2026  prevede un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro e circa 4 mila uscite volontarie attraverso il ricorso al fondo di solidarietà. 4.000 esuberi, cioè posti di lavoro che salteranno e diventeranno… pensioni. Un’operazione drastica che porterà- dicono i vertici Mps – ad un risparmio di 270 milioni di euro a partire dal 2023…

Ma i tagli, nel settore bancario, non riguarderanno solo Mps. E’ sempre di questi giorni anche la notizia che pure Banca Tema, il nuovo colosso del credito cooperativo che ha inglobato l’ex Banca Valdichiana di Chiusi e Montepulciano, ha in programma la chiusura di alcune filiali. Tra le filali da chiudere e trasformare, se va bene, in sportelli automatici figurerebbero anche quelle di Cetona, San Casciano Bagni e Montallese, nel comune di Chiusi.

In riferimento a ciò, i tre sindaci di San Casciano, Cetona e Chiusi, Agnese Carletti, Roberto Cottini e Gianluca Sonnini hanno chiesto un confronto immediato coi i vertici di Banca Tema.

“Apprendiamo da un servizio di una TV regionale – dichiarano i tre sindaci – che le filiali di Banca Tema di Cetona, San Casciano dei Bagni e Montallese, sarebbero a rischio chiusura, a seguito di un piano di riorganizzazione del gruppo bancario che prevede accorpamenti e fusioni di numerosi sportelli nelle province di Arezzo e Siena. Appare quanto mai insolito – proseguono Carletti, Cottini e Sonnini – che i primi cittadini debbano apprendere decisioni così importanti per le proprie comunità dai mezzi di informazione, invece che da chi la banca avrebbe il compito di guidarla. Si tratterebbe peraltro di decisioni che, stando a quanto riportato dal servizio televisivo, sarebbero addirittura già state prese. Chiediamo quindi che il Consiglio di Amministrazione della banca apra un dialogo con i sindaci per chiarire la situazione, per condividere le motivazioni e individuare le soluzioni utili a beneficio delle nostre collettività”.

Per la verità la chiusura/accorpamento di alcune filiali della ex Bcc Valdichiana (6 se non andiamo errati) era già prevista nel protocollo di fusione. E quando all’assemblea dei soci l’allora sindaco di Chiusi Bettollini alzò la voce e si espresse in maniera critica verso la fusione, fu accusato da più parti, di “ingerenza” politica sulle questioni della banca. Più tardi anche i Podemos, all’epoca all’opposizione a Chiusi, espressero perplessità sulla fusione e preoccupazione per le conseguenze che essa avrebbe comportato nel rapporto tra banca e territorio… Nacque pure un comitato soci autoconvocato, ma il treno era partito e non si è fermato.

Oggi i sindaci dicono di essere venuti a conoscenza dei possibili tagli dalla Tv e in questo sembrano un po’ cadere dal pero…

E’ ovvio che la riforma del credito cooperativo e la politica delle fusioni hanno cambiato i connotati alle Bcc, che sono cosa molto diversa, oggi, dalle vecchie Casse Rurali e Artigiane, sia per dimensioni che per caratteristiche strutturali ed è ovvio che oggi anche le Bcc sono sottoposte agli stessi vincoli operativi e di bilancio che valgono per le banche di tipo diverso. Ma il credito cooperativo resta comunque un sistema che ha ancora nel dna i crismi della “finanza sociale”, del servizio ai territori di competenza… E questo aspetto è sempre stato ribadito dai dirigenti, anche all’atto dele fusioni. Per cui la chiusura delle filiali poco produttive o piuttosto vicine ad altre, ci sta. Ma sguarnire anche di questo servizio realtà come i piccoli comuni e le frazioni che magari hanno già perso la scuola, le poste, l’ambulatorio medico, può diventare un colpo mortale… Certo, se al posto della filiale con personale, rimane comunque uno sportello automatico non è la stessa cosa, ma il servizio non è perso del tutto.

E a questo punto la battaglia da fare sarà per garantire che ciò avvenga e non ci siano chiusure tout court. Aggrapparsi alla storia, alla tradizione, al “localismo” e agli antichi legami territoriali delle vecchie Bcc è un esercizio di memoria che vale la pena fare per non smarrire il senso delle radici, ma in concreto è una battaglia di retroguardia, Soprattutto è una battaglia persa. E non da adesso.

m.l.

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