GUERRA, SICCITA’ E PREZZI ALLE STELLE NEI SUPERMERCATI. IL CASO COOP: CON IL PASSAGGIO DI 29 PUNTI VENDITA A UNICOOP FIRENZE, LA CLIENTELA CI HA GUADAGNATO?

mercoledì 29th, giugno 2022 / 10:56
GUERRA, SICCITA’ E PREZZI ALLE STELLE NEI SUPERMERCATI. IL CASO COOP: CON IL PASSAGGIO DI 29 PUNTI VENDITA A UNICOOP FIRENZE, LA CLIENTELA CI HA GUADAGNATO?
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CHIUSI –  C’è chi sostiene che sia colpa della guerra in Ucraina che  ha fatto schizzare i prezzi dell’energia e quindi dei trasporti e anche del grano e quindi dei prodotti derivati, c’è chi  sostiene che più della guerra la causa sia la perdurante siccità che ha messo e sta mettendo in ginocchio agricoltura, produzioni ortofrutticole e zootecnia, quindi tutte le filiere alimentari.. Fatto sta che i prezzi al dettaglio nei supermercati sono lievitati in maniera sensibile. E ogni giorno continuano a salire. E gli scaffali sono più vuoti e meno forniti. Nei negozi e supermercati Coop, quelli che dovrebbero essere più vicini ai consumatori, perché sono di proprietà degli stessi consumatori-soci, la differenza salta agli occhi, più che altrove. Non perché siano più cari degli altri (in qualche caso lo sono, però), ma proprio perché dalla Coop, per le caratteristiche intrinseche della Coop,  uno non se lo aspetterebbe. In Valdichiana, per quanto riguarda i supermercati Coop, dall’inizio del 2022, prima cioè dell’esplosione del conflitto in Ucraina, c’è anche un altro fattore che sembra aver inciso in maniera piuttosto evidente sia sull’offerta che suoi prezzi: il cambio di manico. Ovvero di proprietà e di gestione. Nelle province di Siena e Arezzo infatti 29 punti vendita (dai negozi di vicinato agli ipermercati) sono passati da Coop Centro Italia con sede a Castiglione del Lago, a Unicoop Firenze. Il passaggio è avvenuto tramite la società “Terre di mezzo”, controllata al cento per cento da Unicoop Firenze. Il cambio di marchio con il tesseramento soci alla nuova gestione è partito nel mese di gennaio 2022. Da allora i punti vendita di Chianciano, Chiusi, Sarteano, Acquaviva, Torrita di Siena, Sinalunga, San Quirico d’Orcia, Torrenieri, Montalcino, Serre di Rapolano, Rapolano, Buonconvento, Asciano, Taverne d’Arbia, Monteroni d’Arbia, Siena San Miniato, Castellina in Chianti, Castellina Scalo, Radda in Chianti, San Rocco a Pilli, Rosia, San Gimignano per quanto riguarda la provincia di Siena e Foiano della Chiana, Monte San Savino, Castiglion Fiorentino, Camucia, Terranuova Bracciolini, Subbiano, Bibbiena per la provincia di Arezzo, sono passati sotto l’egida di Unicoop FI.

Secondo i consumatori (basta andare a fare la spesa e sentire i commenti della gente) la clientela nel cambio non ci ha guadagnato, tutt’altro: la scelta è diminuita e i prezzi sono lievitati. E sui social si leggono anche commenti allarmati e piuttosto drastici sia sul peso effettivo dei soci nelle decisioni, che sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, che già non erano ottimali prima e adesso sembrano addirittura peggiorate. Il Partito Comunista parla di “sfruttamento legalizzato” e sollecita le maestranze a prendere atto della situazione a farsi sentire. Anche con l’arma dello sciopero…

“Non sembri una contraddizione, perché ormai Coop, nonostante la veste cooperativa,  è un’azienda  commerciale come tutte le altre e i supermercati Coop sono supermercati come tutti gli altri, piegati alla logica del profitto”., dice Nicola Bettollini del PC Valdichiana. “Con buona pace, di coloro che alla fine dell’800 cerarono le prime cooperative di consumo, come quella di Sesto Fiorentino, da cui ha preso origine Unicoop Firenze, che oggi è la prima cooperativa di consumatori della Toscana, la seconda a livello nazionale, con 1.079.885 soci, 106 punti vendita, 7.800 dipendenti e un patrimonio netto di un miliardo e 700 milioni di euro.

Con il passaggio sotto le insegne di Unicoop Firenze, rispetto alla precedente gestione Coop Centro Italia, per i punti vendita della Valdichiana si è allontanato anche il centro direzionale e il magazzino-rifornimenti che prima era a Castiglione del Lago e anche questo, alla luce dei fatti, sembra aver creato qualche falla. Il cambio di insegne è stato presentato e spiegato come un’operazione per “sviluppare nuove sinergie fra le due cooperative, con l’obiettivo del miglioramento dell’efficienza delle rispettive strutture organizzative”. Sui social però c’è anche chi parla di acquisizione o incorporazione dei 29 negozi, “per salvare Coop centro Italia”, la quale dalla cessione della nuda proprietà delle strutture in questione ha incassato 85 milioni di euro. E c’è anche chi ironizza sul famoso slogan “La Coop sei tu”: “No, la Coop sono loro, tu ci vai solo a fare la spesa spendendo più che altrove… E se hai la tessera di socio non conti una beata mazza… “.

Ecco, per evitare equazioni troppo semplicistiche e vagamente qualunquiste e populiste e proprio per la storia della Coop, i vertici Coop e la politica locale dovrebbero spiegarla meglio l’operazione fatta a gennaio scorso. Ai soci e all’utenza in generale. Perché con la strategia de silenzio e dei prezzi perennemente in salita, i supermercati Coop rischiano di perdere non solo il vecchio appeal, legato a questioni di “appartenenza”, ma anche quote consistenti di clientela. Anche nella logica del mercato perdere clientela e fidelizzazione non è certo un bene.

m.l.

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