MONTEPULCIANO, PARTITO IL CONFRONTO PUBBLICO SULL’IMPIANTO A BIOGAS VICINO AL LAGO. IL COMITATO SODDISFATTO A META’
Domenica 8 maggio, presso il centro visite della Riserva naturale regionale del Lago di Montepulciano, si è svolta la prima assemblea del procedimento di evidenza pubblica, avviato dal Comune di Montepulciano in accordo con tutti i soggetti interessati, per la valutazione del progetto di centrale a biogas in località Fornacelle, in prossimità della Riserva del Lago.
Il progetto prevede la trasformazione dell’esistente centrale a Biomasse in un impianto di trattamento della FORSU (Frazione organica di rifiuti solidi urbani). L’assemblea è stata presieduta da Piero Di Betto, ex Sindaco di Montepulciano.
“La forte presenza di cittadini, associazioni e tecnici ha subito evidenziato il desiderio di informazione e la volontà di partecipazione espressa dal territorio. La scelta di realizzare questo momento di approfondimento pubblico è quindi stata una scelta giusta, che testimonia adesione alla legge sulla trasparenza e fiducia reciproca tra i cittadini e la loro Amministrazione Pubblica”, così il “Comitato Tutela Ambiente e Salute” di Montepulciano che incassa il successo, ma al tempo stesso dà atto al Comune di aver risposto alla richiesta di informazione e trasparenza.
Meno soddisfatto lo stesso Comitato, sulla presentazione del progetto, da parte dei tecnici dell’azienda proponente: “A nostro parere – scrive – l’illustrazione del progetto non è stata sufficientemente chiara per quanto riguarda vari aspetti tecnici. Anche l’atteggiamento di fondo del proponente non ci è sembrato realmente attento ai dubbi ed alle considerazioni espressi nel merito dal Comitato tutela ambiente e salute, da singoli cittadini e associazioni. Le risposte che sono venute, durante il dibattito, non ci sono apparse convincenti.”
Tra numerosi interrogativi che secondo il Comitato sono rimasti aperti e irrisolti “ce ne sono alcuni fondamentali, che riguardano la fornitura della purea organica (nutrimento della centrale), la sua qualità, provenienza, percorsi per il suo necessario controllo e, al lato opposto del processo, il destino del digestato, il rifiuto prodotto dall’impianto, le sue presunte qualità di fertilizzante, i luoghi ed i criteri del suo eventuale spandimento”.
“Assicurare la corretta realizzazione di queste due fasi – scrive ancora il Comitato – è essenziale per capire l’impatto dell’impianto sul territorio. Ma, per il momento, non si riesce ad avere risposte precise, a capire la geometria del movimento rifiuti e nemmeno se il procedimento assicura una reale chiusura del ciclo dei rifiuti. Un secondo aspetto che è completamente mancato nella presentazione del proponente è una riflessione sulla collocazione geografica dell’impianto”.
Secondo i proponenti l’impianto sarebbe una struttura industriale che, per sua natura, può essere inserita in qualunque ambiente. Ma su questo, il Comitato è “in assoluto disaccordo”. Questa la spiegazione: “Se questo è il punto di vista dell’azienda proponente, non può certo essere quello dei cittadini e, a nostro parere, neppure quello dell’Amministrazione locale. Le politiche sul territorio devono derivare da scelte precise e condivise. Siamo nel centro di un’area agricola, collocata al limite di una riserva naturale che è un bacino di biodiversità preziosissimo. Il nostro obbiettivo è qualificare sempre di più quest’area, dal punto di vista delle pratiche agricole sostenibili e dell’implemento della biodiversità. Questo significa che l’intervento umano va calibrato rispetto a questi obbiettivi e non produrre impatti pesanti su un’area fragile e particolare come quella interessata. Processi industriali, sui quali pesano importanti criticità, anche se per cavilli tecnico-giuridici potessero essere realizzati in zona agricola (ed è tutto da dimostrare), non fanno parte delle cose che ha senso fare”.
Il comitato ricorda che “il modello di sviluppo economico scelto, da tempo, per quest’area prevede la tutela dei suoi habitat, dal punto di vista ambientale, sociale e storico-culturale. La Riserva Naturale ha richiesto e richiede investimenti importanti. Il turismo ambientale, culturale ed enogastronomico, insieme alla ricettività diffusa ed alla qualificazione dei prodotti agricoli della valle, sono i passaggi necessari. Passaggi che possono armonizzare lo sviluppo del territorio, recuperare i gap tra parti diverse del territorio comunale e ricostruire una identità consapevole di terra e abitanti. Questo processo è già cominciato, lavoriamo nella direzione giusta”.
Un’ultima considerazione il Comitato la riserva alla accelerazione verso la transizione energetica: “l’attuale accelerazione verso la transizione energetica, nodo importante della più generale transizione ecologica, è frutto di una crescente, seppur tardiva, consapevolezza della necessità di una svolta verso pratiche sostenibili in tutti i settori. È la benvenuta nel rispetto delle vocazioni dei territori, se li tutela e non li danneggia in nome di ‘ ragioni superiori’. È possibile farlo, ci crediamo fermamente, ma solo se le logiche che ci guideranno saranno quelle dell’interesse pubblico e quindi se la conoscenza tecnica sarà al servizio della politica nella sua accezione più nobile, quella del servizio e della realizzazione del bene comune”. Non poteva mancare, e infatti non manca, nel giudizio del Comitato una frecciatina alla governance regionale: “Possiamo essere orgogliosi che qui, a Montepulciano, si è sviluppato un percorso dal basso di confronto su questioni importanti per tutto il territorio. Mentre le istituzioni regionali sono sempre più distratte e qualche volta considerano molesto il desiderio di partecipazione dei cittadini, dai livelli locali e dalle loro amministrazioni può ripartire un processo di condivisione. Ma perché questo abbia un senso e un risultato è necessario che la cittadinanza, il mondo associativo e politico partecipino a questo percorso. In modo sempre più largo e massiccio. Ed è questo che ci auguriamo e per cui ci impegniamo”.