FEBBRAIO ’64, CINEMA CAVALLINO BIANCO DI CHIUSI: “LA RAGAZZA DI BUBE”, QUANDO LIBRI E FILM SCATENAVANO LA POLITICA

lunedì 14th, febbraio 2022 / 16:52
FEBBRAIO ’64, CINEMA CAVALLINO BIANCO DI CHIUSI: “LA RAGAZZA DI BUBE”, QUANDO LIBRI E FILM SCATENAVANO LA POLITICA
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CHIUSI – Nel febbraio del 1964 al cinema Cavallino Bianco di Chiusi, che era ancora laddove adesso c’è il bar dei cinesi in piazza della stazione (nel 1965 si sarebbe trasferito nei nuovi locali in via Mario Morgantini) fu proiettato un film che fece molto discutere. Era un film uscito da pochissimo e non era usuale che i film appena usciti arrivassero anche a Chiusi. Di solito passava un po’ di tempo… Ma quel film ci arrivò prestissimo, e c’era una ragione. Era ambientato non proprio a Chiusi, ma a Colle Val d’Elsa, Poggibonsi e San Gimignano, oltre che a Volterra. O meglio nei paesi della Valdelsa era ambientato il libro da cui il film era tratto, il film in realtà fu girato a San Lorenzo a Merse, frazione di Monticiano, sempre in provincia di Siena e ad Anghiari e Terni. Però si diceva che fosse girato in provincia di Siena e c’era curiosità. Il gestore della sala non se lo fece scappare… In quegli anni Chiusi Scalo era un porto di mare, la stazione sembrava quella di Firenze. C’erano treni che andavano tutti i giorni a Colle e Poggibonsi. E non erano semivuoti come adesso…

Il film in questione era “La ragazza di Bube”, diretto da Luigi Comencini, con Claudia Cardinale, George Chakiris (premio Oscar per West side story) e Marc Michel, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Cassola. Anche il libro uscito nel ’60 aveva fatto discutere. Cassola, che era stato partigiano in una brigata comunista, fu accusato dal Pci di aver tentato un’operazione revisionista, tendente a sminuire l’epopea resistenziale cui pure aveva partecipato. Questo perché il libro affrontava come poi anche il film la problematica ancora calda della guerra civile e dell’immediato dopoguerra, con i partigiani spesso messi sotto accusa e trascinati in tribunale, come il protagonista Bube, per azioni sconsiderate o border line… Del libro di Cassola e del film parlavano l’Unità, l’Avanti, Rinascita…  Intervenne pure il segretario del Pci Togliatti e la base comunista e socialista, a quel tempo molto appassionata, voleva vedere chi avesse ragione. La tendenza era – naturalmente – quella di pensare che era il partito ad avere ragione.

Ma Cassola non aveva fatto nessuna operazione revisionista, non aveva infangato alcunché. Come scrittore e come persona è sempre rimasto un fedele e convinto antifascista, un assertore della validità e della giustezza della guerra partigiana, e anche di altri valori come la laicità, l’anticlericalismo che dopo la guerra divenne una sorta di spartiacque. Aveva solo raccontato il dopoguerra attraverso la vicenda personale di due giovani amanti, adolescenti (16 e 19 anni) nel libro, un po’ più adulti nel film, che si trovano travolti dagli eventi, nella Valdelsa post liberazione. Lui accusato dell’omicidio di un militare (come ce ne furono tanti in quel periodo) e costretto a fuggire fuori dall’Italia, prima in Francia, poi in Jugoslavia, lei, giovanissima, operaia, figlia di un militante comunista, che per mesi non ha notizie del fidanzato… Lui che rientra e viene arrestato e condannato a 14 anni di galera, lei che lo aspetta nonostante le avances, che vorrebbe pure ricambiare, di un altro giovane, Stefano, un tipografo che se ne è innamorato…  Alla fine Mara (nel film Claudia Cardinale) deciderà di aspettare Bube fino alla fine della sua pena carceraria..

La vicenda si interseca con i fatti e con le discussioni di quei mesi concitati: la fine della guerra e la ricostruzione, il referendum Monarchia-Repubblica, l’amnistia decisa da Togliatti ministro di Grazia e Giustizia. Il travaglio dei giovani comunisti e socialisti per quella scelta che rimetteva in gioco i gerarchi fascisti, in nome di una pacificazione nazionale che molti non capivano…

In quel febbraio di 58 anni fa, al cinema Cavallino Bianco di Chiusi – come in altre parti d’Italia – i militanti della sinistra si accapigliarono sul film di Comencini (il libro di sicuro lo avevano letto in pochi) e andarono a vederlo in massa. Viene nostalgia a pensare che in un’Italia certo meno acculturata e meno scolarizzata di adesso, anche gente comune – operai, artigiani, maestri si scuola, impiegati comunali – riempisse una sala cinematografica perché di quel film aveva scritto Rinascita… Viene nostalgia a pensare al ruolo, anche pedagogico e culturale, dei partiti di fronte al nulla cosmico di adesso. E nel 1964 non c’era ancora stato il’68, non c’era stata la rivolta studentesca, né la rivoluzione dei costumi. Nel ’64 anche jeans e minigonne si vedevano poco. A Chiusi per niente. A Sanremo, in quegli stessi giorni vinceva Gigliola Cinquetti, con “Non ho l’età”… Domenico Modugno, mister “Volare”, definì la cosa “una buffonata” (poi due anni dopo vinse lui, in coppia con la stessa Cinquetti).

Ma perché parliamo, oggi de “La Ragazza di Bube”? perché alla fine è una storia d’amore, un po’ complicata dagli eventi, ma sempre una storia d’amore. E oggi è San Valentino. E anche per ricordare che pure da queste parti siamo stati migliori.

m.l.

 

 

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